Vanessa Russo: cronaca di una morte insensata

Sono state arrestate mentre guardavano la propria fotografia su un giornale. Chissà se con paura o con quel distacco che nasce dal non avere più nulla da perdere; quella sensazione da animale braccato che fa compiere gesti avventati, come andare in un centro commerciale sebbene le forze dell’ordine siano sulle tue tracce. Oppure con lo stesso sangue freddo che fa brandire un ombrello sul volto di una ragazza che ha la tua stessa età e che forse ha l’unica colpa di avere reagito con impeto a una provocazione – reazione che molti testimoni smentiscono. Che trasforma un alterco stupido in una tragedia incomprensibile.
“Forse se fosse rimasta con me a quest’ora sarebbe ancora in vita”, ha detto il fratello di Vanessa Russo, l’ultimo a incontrarla poco prima che la giovane fosse infilzata da una punta di un oggetto banale divenuto un’arma mortale. Sono troppi e insopportabili i controfattuali di questa morte che non potrà mai avere un senso, ammesso che qualche morte ne abbia.
Doina Matei, quasi coetanea di Vanessa, ha detto che non voleva uccidere. E chissà, forse è vero. Ma viene da domandare: che importanza ha? Che importanza può avere ora che Vanessa è morta in una circostanza tanto assurda, per una spropositata reazione di violenza, per una rabbia cieca che – tragica ironia – si è scatenata sul suo volto e sui suoi occhi?
Per il processo e per la pena sarà senza dubbio importante analizzare la premeditazione, distinguere un incidente da un omicidio volontario. Ma se anche fosse possibile dimostrare la non volontarietà dell’uccidere, se anche Vanessa fosse morta per una inammissibile incapacità, emotiva e razionale, di valutare le conseguenze di un gesto brutale rimane il fatto che una ragazza è morta. E a questo nulla potrà offrire un rimedio.
Tre vite spezzate. Una per sempre. Le altre due schiacciate dall’esilio, dalla prostituzione, dalla disperazione. Esistenze disgraziate che forse privano di significato anche le esistenze altrui.
Cercare di capire non ha di certo nulla a che vedere con la giustificazione o con la cancellazione o l’attenuazione della gravità di quanto è accaduto. Può forse servire ad evitare che non accada più. Può contribuire almeno a non trasformare la morte di Vanessa in un fantasma impossibile da scacciare, che sussurra nelle nostre orecchie “potrebbe succedere a te” tutte le volte che scendiamo nelle viscere della città per tornare a casa.

L’articolo di Chiara Lalli è pubblicato sul blog Bioetica

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24 commenti

Ela

Può forse servire ad evitare che non accada più” = Può forse servire ad evitare che accada ancora… almeno spero fosse inteso così, visto che c’è un piccolo errore d’italiano nella frase originale, direi

Leo55

Sono stato un praticante di arti marziali, ho anche effettuato combattimenti sportivi……posso solo dire questo: un ombrello è un’arma molto poco efficace potenzialmente.
Un’ombrellata in testa non arreca gran danno a chi la riceve.
Per provocare un simile effetto con un ombrello occorre una freddezza premeditata, la piena capacità gestuale di assestare il colpo con la punta, accoppiata alla consapevole volontà del danno che si vuole arrecare, oltre che a una forza bestiale che accompagni il gesto.
Altro che incidente…….quella ragazza rumena è una belva assassina!!

Ela

Leo, se il colpo è stato effettivamente portato all’occhio, di forza non ne serve poi chissà quanta. E un’altra cosa, sull’ultima frase. Quella ragazza è una belva assassina. Che sia rumena, moldava o pugliese o trentina… fa davvero differenza ai fini del gesto e del risultato? io dico di no…

Alessandro Bruzzone

Sottoscrivo Leo55, essendo anch’io praticante di arti marziali. Un occhio è sì parte molle del corpo, ma per infilzare a quel modo occorre molta forza, velocità e precisione. Inoltre, ha colpito di punta e le possibilità che abbia sbagliato mira è inconsistente: comunque sia non era un colpo dato per semplice difesa.

Alessandro Bruzzone

Sbagli Ela, qui non si tratta di una ferita all’occhio, ma di un’emorragia interna che ha ucciso la ragazza. L’occhio umano non è fatto di gelatina. E ripeto: tu daresti un colpo di punta in un occhio con un ombrello per difenderti??? Ma su…

Poi non facciamo sempre i difensori dello straniero: non penso che Leo intendesse porre l’accento sulla nazionalità della ragazza. Rumena o rumenta, è una delinquente, una persona socialmente pericolosa che deve essere condannata pesantemente.

E peccato che la pesantezza delle pene in Italia sia spesso utopia.

Ela

Alessandro Bruzzone scrive: “…occorre molta forza forza, velocità e precisione”
…oppure sfiga e una serie di coincidenze fortuite. Non si tratta di sminuire, badate bene, bensì solo di prendere in esame il maggior numero di ipotesi possibili. Perchè comunque, che sia stata mira o jella, l’ombrello è stato comunque volontariamente usato come oggetto contundente…

Alessandro Bruzzone

Ela, se sventolo a caso un ombrello in aria uccido tutti quelli che mi circondano? Non mi sembra. Non diciamo assurdità su…

Ela

Alessandro Bruzzone scrive: “ripeto: tu daresti un colpo di punta in un occhio con un ombrello per difenderti???”
E che c’entra col discorso precedente di forza e mira? Io non ho parlato assolutamente di difesa o di motivazioni, ma solo di possibilità di dinamica 🙂

“Poi non facciamo sempre i difensori dello straniero”. Dove è stata fatta? Ho forse detto che in quanto straniera era da capire, difendere, giustificare o altro? Non mi pare… basta leggere, ho solo detto che la nazionalità non deve far peso sul risultato.

Alessandro Bruzzone

E poi, ammesso anche che potesse aver avuto paura, una persona che dopo un gesto simile fugge dalla città e organizzi l’espatrio comunque sia non ha la coscienza a posto.
Se dopo aver tirato un colpo a uno lo vedessi accasciarsi sanguinando, non penso che me ne andrei dall’Italia.

Ela

@ Alessandro: ma leggi bene tutto quello che scrivo, fino in fondo, o sono io che ho problemi nello spiegarmi?

Alessandro Bruzzone

Ela, ma hai letto bene?: “Sottoscrivo Leo55, essendo anch’io praticante di arti marziali. Un occhio è sì parte molle del corpo, ma per infilzare a quel modo occorre molta forza, velocità e precisione. Inoltre, ha colpito di punta e le possibilità che abbia sbagliato mira è inconsistente: COMUNQUE SIA NON ERA UN COLPO DATO PER SEMPLICE DIFESA”

Dinamica un cacchio: se ti sparo la punta di un ombrello ad un occhio e ti prendo, cosa devo dire? “Oh, disdetta! E’ stata sfortuna scusa!”

L’essere straniero (cosa su cui comunque hai puntato il dito te…) non è in sé male, ci mancherebbe: certo, se almeno i DELINQUENTI stranieri si lasciassero oltre i confini sarebbe meglio, no?

Alessandro Bruzzone

Se ti voglio allontanare, o mettere ko con un oggetto contundente, te lo darò in testa o sul collo con un movimento a girare. Non te lo do per diritto in un occhio… soprattutto se l’oggetto in questione ha una punta in metallo.

Porca puttana, non mi sembra un dato così poco evidente!

Alessandro Bruzzone

Laddove per mettere ko intendo stordire, ovviamente.

Ela

@Alessandro: si ma rileggi bene pure tu… 😉

Ela scrive: 2 Maggio 2007 alle 18:43

Alessandro Bruzzone scrive: “…occorre molta forza forza, velocità e precisione”
…oppure sfiga e una serie di coincidenze fortuite. Non si tratta di sminuire, badate bene, bensì solo di prendere in esame il maggior numero di ipotesi possibili. Perchè comunque, che sia stata mira o jella, l’ombrello è stato comunque volontariamente usato come oggetto contundente…

Alessandro Bruzzone

Stavolta ti ho anticipata. 🙂

Leggi sopra. E aggiungi che se ti voglio solo ferire non metterò tutta la mia forza nel gesto.

E cmq, una persona che non sa gestire la sua forza a questo modo, che in una circostanza banalissima può “uccidere per sbaglio” (dio mi fulminasse per questa sciocchezza, se solo esistesse…) va legata a prescindere. E’ socialmente pericolosa.

Alessandro Bruzzone

Mi viene in mente un’altra storia: un tizio (caso strano anche lui straniero…) che ubriaco diete una coltellata alla gola a un ragazzo (italiano) uccidendolo.

Cosa ha di tanto strano questa vicenda, vi chiederete? Che interrogato disse “eh ma io mica volevo ucciderlo!”…

Ela

@Alessandro: si, ma era la parte in grassetto che volevo portare alla tua attenzione, giacchè mi pareva di capire (oh, poi magari non è giornata per me) che non ti fosse chiaro che comunque il mio discorso NON voleva sollevare l’assalitrice dalle sue responsabilità, anzi!

Alessandro Bruzzone

Mettiamola così, Ela: se i giudici, in un caso come questo, prendono sul serio l’ipotesi delle “circostanze fortuite”, allora tanto vale aprire le carceri e abolire ogni legge. 🙂

Cinzia

Purtroppo in Italia esistono solo le attenuanti per tutti coloro che commettono reati di ogni genere, non si tutelano le vittime, si salvaguardano i diritti (!) dei colpevoli che fanno la felicità e il benessere economico di tanti legali senza scrupoli. Mi avete capito spero.

cartman666

Gia’ mi sembra abbastanza incredibile, che come diceva l’assassina,la ragazza le si sia avventata addosso andando a finire guarda caso proprio contro la punta dell’ombrello!
Speriamo che la punizione sia esemplare, e non perche’ rumena, se fosse un italiana andrebbe giudicata con la stessa estrema severita’!
Il probema e’ che in italia se vai in giro senza cintura o senza casco ti massacrano, se ammazzi
qualcuno dopo pochi anni sei gia’ fuori!

Cinzia

Sei ottimista se dici dopo pochi anni fuori, perchè il più delle volte la somma delle attenuanti non fa neanche entrare in carcere!

Marja

questa vicenda dal punto di vista della Bio-etica, mi ha suggerito questa riflessione: l’assassina, Doina, è una madre, una donna che non ha abortito ben 2 figli, concepiti durante l’adolescenza. Stando a coloro che sostengono che chi è favorevole all’aborto(e ai contraccettivi)non ha rispetto per la vita umana, è un cultore della morte etc…, questa ragazza doveva essere una persona piena di rispetto per la vita umana, e, invece, ha ucciso senza motivo, futilmente, quasi come fosse un gesto naturale(come si può dare una spinta a qualcuno che ci infastidisce)una persona.
Ciò dimostra la falisità di teoremi come quello ” L’aborto è il più grande distruttore della pace perché, se una madre può uccidere il suo stesso figlio, cosa impedisce che io uccida te e che tu uccida me? Non c’è più nessun ostacolo” eleborato da quel “genio” di M. Teresa di Calcutta

nando

@Marja
Ovviamente questa carnefice di merda avrà partorito ‘sti bambini perché abortire nonnò, non si fa!, e, trovatasi nella necessità di mantenerli, è venuta a fare la bagascia da queste parti.
Colta in un attimo in cui era particolarmente incazzata col mondo per questa sua situazione, ha ficcato un ombrello nel cervello alla prima persona che non le andava a genio.
Ma per la chiesa meglio così che abortire, no? Non ha abortito e questo già la rende laudabile. Adesso basta che si penta in punto di morte e per la chiesa è tutto a posto, sarà salva e le spetterà la visione beatifica di Dio…

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