Il “costo” della discriminazione femminile in Asia

Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, in Asia rimane forte la discriminazione sociale verso le donne, che oltre a gravi ripercussioni sociali genera anche forti perdite economiche. Lo ha calcolato un rapporto della Economic and Social Commission for Asia and the Pacific (ESCAP), secondo il quale le restrizioni imposte alle donne nel mondo del lavoro “costano” alla regione tra i 42 e i 50 miliardi di dollari l’anno.
Secondo lo studio di questo organismo delle Nazioni Unite con sede a Bangkok, persistono discriminazioni sessuali nell’istruzione, nel lavoro, mentre cresce la partecipazione politica delle donne.
La stima delle iscrizioni femminili alla scuola elementare è più bassa di quelle maschili del 26%, mentre le violenze sulle donne continuano in tutta la zona. “In alcuni Paesi – si legge nel rapporto – una donna su 10 muore prima di raggiungere il primo anno di età, mentre una su 50 muore di parto o durante la gravidanza”. […]

L’articolo completo è raggiungibile sul sito di AsiaNews

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4 commenti

Sailor-Sun

Il maschilismo è sovrareligioso, ma non meno sbagliato.

Asatan

No guarda le culture politeiste dell’are sono fortemente maschiliste. Basta leggersi un po’ di mitologia cinese o indiana.

Ci provò siddarta a raddrizzare sta cosa (in vita aveva parificato lo status di monaci e monache), ma morto lui i suoi eredi han riportato l’orologio indietro (le funzioni tenute da una monaca non hanno valore).

Bardhi

Un esempio di società quassi paritaria fra gli sessi, se non madriarcale, e pure politeista era quella egizia è in modo minore quella greca.

Sailor-Sun

X bardhi: allora è vero che si stava meglio quando si stava peggio.

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