Iran, una battuta sul velo islamico costa il posto a un cartoonist

Una battuta di dubbio gusto su un argomento tabù, il velo islamico (hijab), è costata la carriera universitaria al creatore di cartoni animati iraniano, Nureddin Zarrinkelk, che è stato espulso da tutti gli atenei del Paese.
Lo scherzo, scrive il quodiano Etemad, ha suscitato le ire degli studenti Basiji, i volontari delle milizie islamiche, che hanno dato vita a dimostrazioni di protesta. E il colpevole è stato prontamente punito.
Il fatto è avvenuto alla facoltà di Belle Arti di Teheran, dove Zarrinkelk, che ha 70 anni, insegnava. Gli studenti dovevano disegnare degli angeli. Uno dei giovani li ha ritratti calvi. Una ragazza che indossava il chador ha difeso questa decisione. A quel punto Zarrinkelk le ha chiesto se anche lei era calva e portava il chador per nasconderlo, e l’ha toccata, facendo uscire una ciocca di capelli.
In Iran è obbligatorio per tutte le donne, quando sono in pubblico, tenere i capelli e il corpo coperti fino ai piedi. Ma solo le più tradizionaliste usano il chador, un mantello nero che copre tutta la figura. Le altre mettono un soprabito e un foulard sulla testa. All’Università e negli uffici pubblici, tuttavia, è considerato più appropriato il “maghnahe”, un cappuccio nero che nasconde tutta la capigliatura e il collo.
Il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Mohammad Mahdi Zaheri, ha detto che Zarrinkelk «ha insultato il velo islamico di una studentessa, e quindi è stato licenziato». «Inoltre – ha aggiunto – gli è vietato insegnare in ogni altra Università del Paese».
Nureddin Zarrinkelk è conosciuto anche all’estero per la sua attività. Nel 1975 ha fondato la prima scuola del cartone animato in Iran e successivamente ha creato il primo corso universitario in materia. Dopo la rivoluzione islamica del 1979 era stato allontanato dall’insegnamento, ma poi vi era stato riammesso. Autore anche di molti libri per le scuole, attualmente sta lavorando ad un film d’animazione commissionatogli dalle Nazioni Unite.

Fonte: Gazzetta del Sud

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7 commenti

Daniela

mah, incredibile, bandito dall’università per questo è proprio incredibile, ma poi avessero detto che ha violato la privacy della ragazza, no, è come se lei non esistesse, è come se non contasse proprio, il velo conta più di lei, solo le religioni possono essere così ridicole.

Stefano

Anche in Italia stanno possono succedere episodi simili, ad esempio il presentatore del concerto del primo maggio pensate che verrà nominato come conduttore per altre importanti manifestazioni?

fedele

Io temo che la notizia sia riportata male. Sul sito http://www.film.it e sul sito http://www.nexta.com è riportata così : “Nureddin Zarrinkelk, padre del cinema di animazione iraniana, è stato espulso dalla facoltà di Belle Arti dell’Università di Teheran. Zarrinkelk è accusato, infatti, di aver deriso una studentessa che indossava il chador, il tipico copricapo iraniano. La campagna di moralizzazione ha investito anche Zarrinkelk, una delle icone del cinema iraniano che ora non potrà più insegnare. A quanto riferisce l’agenzia filo governativa Rajanews, Zarrinkelk avrebbe offeso una delle sue studentesse che indossava il chador definendola ‘primitiva’. Il suo “Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo” è stato inserito nell’elenco dei ‘gioielli d’animazione’ stilato l’anno scorso al Festival di Annecy, in Francia. Attualmente Zarrinkelk è impegnato nella realizzazione di un film commissionato dalle Nazioni Unite.” Sembra, quindi, che abba offeso una studentessa chiamandola “primitiva”

Magar

Beh, visto che ha “insultato il velo”, dovrebbe essere il velo a sporgere denuncia, no? 😛

Sailor-Sun

Non mi pare tanto grave insultare un insulto alla dignità umana.
Anche in giappone accadono episodi altrettanto bizzarri…ho sentito di un prof che si era portato a letto metà delle sue alunne senza problemi, ma è stato licenziato per aver toccato il sedere ad una di loro in pubblico. La ragazza in questione, inoltre (che era stata a letto con lui), si è messa a piangere dalla vergogna. (paese che vai…)

Aldo

Ancora una volta, di fronte a messaggi contrastanti (la notizia riportata dalla Gazzetta del Sud e quella riportata in rete, commento con un “non c’ero, non ho visto”. Dal momento che due verità contrastanti non possono coesistere, su un episodio tanto semplice, è evidente che qualcuno è in mala fede, e non sono in grado di decidere chi. Certo che fintanto che la “informazione” continuerà a raccontare frottole la civiltà non potrà veramente dirsi tale. In effetti, dubito che sia mai esistita una cosa definibile “civiltà”, se non in senso moooolto lato.

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