Un papa più nuovo dei suoi critici

Da oggi Benedetto XVI è in Brasile. Lo scopo di questo viaggio intercontinentale del Papa è principalmente quello di aprire la quinta conferenza generale dell’episcopato di tutta l’America Latina: un appuntamento importante, che mostra con evidenza planetaria la cattolicità e la collegialità della Chiesa di Roma. Tanto importante che, dopo il concilio Vaticano II, all’apertura delle tre precedenti conferenze (a Medellín, Puebla e Santo Domingo) non avevano voluto mancare né Paolo VI né Giovanni Paolo II. E tanto importante che Pio XII aveva disposto che la prima, nel 1955, si svolgesse non a Roma – come era avvenuto al tempo di Leone XIII per il concilio plenario latinoamericano del 1899 – ma a Rio de Janeiro: in quel Brasile dove, ad Aparecida, da domenica saranno riuniti per tutto il mese di maggio i vescovi latinoamericani.
Non è poi la prima volta di Ratzinger in quello che domenica scorsa ha chiamato il “continente della speranza”: dove infatti si era recato come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, per riunirsi con gruppi di vescovi e sottolineare – anche in questo modo inedito nella prassi curiale – l’attenzione e la considerazione di Roma per le Chiese latinoamericane. Ed è interessante come Benedetto XVI abbia chiosato la citata definizione di “continente della speranza” ormai entrata nel linguaggio cattolico, spiegando che questa speranza «riguarda non solo la Chiesa, ma tutta l’America e il mondo intero». I cattolici latinoamericani sono cioè chiamati, nella visione di papa Ratzinger, a una responsabilità alta e coerente nei confronti dell’America settentrionale e del mondo, che va dunque al di là dei confini visibili del cattolicesimo.
Sorprende, quindi, ed anche rattrista, un intervento di Leonardo Boff sul viaggio papale in Brasile, presentato in forma di «intervista collettiva che può essere usata liberamente, in tutto e in parte, da quanti vi siano interessati». Come ha fatto poi ieri ilmanifesto, che ha pubb licato una sintesi del lunghissimo testo sotto un titolo appena appena pessimista: «Benedetto XVI, un papa nostalgico di una Chiesa che non ha futuro». […]

Il testo integrale dell’articolo di Gian Maria Vian è stato pubblicato sul sito di Avvenire

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6 commenti

Markus

Ho sentito dire che i cattolici hanno perso 20 milioni di fedeli negli ultimi 5 anni in Brasile… tutti dai pentecostali.

Forse il Brasile ha buone speranze di cavarsela, se, come ho sentito dire, sono più tolleranti e meno gerarchici dei cattolici

Espatriato

“Il continente della speranza”??? Che balla! Almeno i brasiliani, garantisco, si filano sempre meno il vaticano e questo papa in particolare. In Brasile ognuno vive la propria spiritualità come meglio crede, liberamente. Ci sono così tante sette e tradizioni religiose che fare un elenco sarebbe un’impresa. Di fatto, le chiese cattoliche sono sempre più vuote. Una cosa è sicura: lo stato, non permette tanto facilmente ingerenze di religiosi sulle leggi. Questo non viene detto in Italia, ma in Brasile si dice chiaramente: il papa è in Brasile per cercare di far firmare un concordato tra Brasile e Vaticano ma GLI HANNO GIÁ SBATTUTO LA PORTA IN FACCIA! È notizia di tutti i giornali brasiliani: LULA NON FIRMERÀ NESSUN CONCORDATO CON LA CHIESA CATTOLICA.

Aldo

Markus: “Forse il Brasile ha buone speranze di cavarsela, se, come ho sentito dire, sono più tolleranti e meno gerarchici dei cattolici.”

Non credo proprio, Markus. Quando nascono, le associazioni umane (“associazioni” in senso lato) tendono ad essere abbastanza “pulite”. Con l’andare del tempo si ingigantiscono e si corrompono, quindi declinano e si sfaldano dando spazio a nuove associazioni. Le associazioni di stampo religioso non costituiscono eccezione a questa caratteristica indotta dal comportamento umano. E’ un processo biologico che si perpetuerà da sé almeno fintanto che non cambieranno le fondamenta fisiologiche sulle quali è basato. E non è detta che quelle fondamenta cambieranno in meglio.

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