Per me il 12 maggio è un errore diviso su due piazze

Domani due piazze, ovvero due Italie, si schierano sul tema della famiglia e della laicità. Per chi crede che la democrazia non sia soltanto un metodo di voto, ma un percorso complesso che prima del voto prevede il libero confronto tra diverse concezioni, non si tratta di un evento negativo. È bene che i cittadini prendano posizione e la esprimano, sui grandi problemi, e che tutti abbiano voce, laici e credenti di ogni religione. E tuttavia c’è qualcosa di sgradevole in queste due piazze romane che domani si riempiranno di milizie contrapposte. Simbolicamente, sembra quasi che si separino due mondi: da un parte la famiglia, dall’altra i diritti delle persone. Da una parte la libertà della Chiesa di sostenere la sua visione etica, dall’altra la laicità. Ma questi due mondi possono davvero separarsi?
La famiglia è stata oggetto di lotte antiautoritarie da parte dei giovani e antipatriarcali da parte del femminismo. Ma oggi patriarcalismo e autoritarismo sono scomparsi e sarebbe ridicolo, oltre che sbagliato, essere «contro la famiglia». Nessuno mette in discussione la funzione della famiglia nella società, come struttura che assicura la prima formazione dei bambini in un contesto di intimità, di fiducia e di amore (pur nei limiti e con i fallimenti inevitabili), e come interlocutrice principale dello stato sociale. Ma nemmeno si può pensare di concepire la famiglia come una comunità arcaica, separata dalla società in un idillico isolamento. Una famiglia da difendere. Non è così. La famiglia è una comunità sempre più aperta e sempre più permeabile ai problemi e alle tendenze della società. Bisognerebbe sostenerla, più che difenderla. Sostenerla significa darle aiuti economici e organizzativi (quelli che il nostro paese con tutto il suo familismo ideologico non le ha mai dato), e considerarla per quello che è: una comunità in trasformazione, coinvolta nella storia della contemporaneità e dei diritti. […]

Il testo integrale dell’articolo di Claudia Mancina è stato pubblicato sul sito de Il Riformista

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11 commenti

giops

ma di che parla?
il family day è palesemente contro i dico, perchè sennò non invitare anche le famiglie non tradizionali?
vogliamo negare l’evidenza?

claudio

Ma che cos’e la famiglia?
Questa signora Mancina ragiona secondo categorie tardo ottocentesche.
Dunque: quando ero giovane io chi non si sposava in chiesa era considerato concubino,
memorabile l’omelia di mons. fiordelli vescovo di prato che accuso’ di concubinaggio
dal pulpito sue coniugi sposati civilmente.
Oggi costretti a digerire il calo dei matrimoni religiosi ed, obtorto collo, a subire l’aumento
dei matrimoni civili, si oppongono alle convivenze, che non riguardano solo le coppie
omossessuali, si badi bene.
Ora chiedo io: per costituire una famiglia e’ proprio necessario eseguire una cerimonia
secondo regole artificiali che molto sono variate nel corso della storia?
O questi ipocriti che predicano e dicono di seguire un vangelo di amore
non fanno altro che fomentare odio e divisione prendendo a pretesto qualunque
cosa pur di conservare il loro potere?

Markus

Ok mi permetto di fare un po’ il filosofo 😉

Esistono i diritti del minore e del fanciullo
Esistono i diritti del genitore
Esistono i diritti del lavoratore
Esistono i diritti dell’uomo.

La famiglia in sè non esiste e si può tutelare solo come espressione del diritto dei suoi singoli componenti, quelli veri, che esistono davvero e sono tutti importanti.

Poi c’è chi vorrebbe illuderci sul fatto che esiste una entità chiamata famiglia (solito errore psicologico di credere che ogni cosa che abbia un nome esista… come “dio”) che va difesa limitando i diritti menzionati, soprattutto quelli dell’uomo. Siccome questa opinione nasce da un chiaro errore mentale, le persone sane di mente dovrebbero rifiutarlo in blocco.

Monsignèr

non farei riferimento alla sanità mentale, farei riferimento a una…….arretratezza culturale che trova le proprie radici in provvedimenti del passato di cui oggi inevitabilmente udiamo li eco, forse è il costo della nostra società…..

Markus

@ Monsignèr.

Ti suggerirei di leggere “games people play” di Eric Berne. In Italia tradotto con il titolo “A che gioco giochiamo”, ma non mai letto la traduzione, quindi non garantisco sui contenuti.

In ogni caso spiega benissimo le relazioni tra salute mentale e salute sociale 🙂

Monsignèr

Io quando sento parlare di queste cose penso sempre a ciò che affermava Jung sull’ombra individuale e collettiva……..per questo ho scritto quel post…….
sarebbe bene che l’opera di integrazione dell’ombra collettiva almeno fosse provata…….
lasciamo perdere poi la storia della scuola di Jung, mi sembra peò un pensiero…..sensato…….
Seguirò il tuo consiglio di lettura…..anzi….sarebbe bene che cercassi di leggerlo in inglese…almeno qualcosa in più forse imparerei………(tesi, e un po’ di vocabolario che nn fa mai male vista la carenza)…

Markus

@ Monsignèr

Credimi… un libro fantastico… molto illuminante 😉

I termini in inglese sono un po’ tecnici, a volte un po’ coloriti, ma proprio per questo rendono benissimo… 🙂

Joséphine

Ho già chiesto spiegazioni, e ancora non ho capito:

Il family day è una manifestazione anti DICO.
Ergo:
Il coraggio laico in questo caso significa una manifestazione PRO DICO??

Perchè in tal caso non mi interessa, pur essendo favorevole ai dico.
Ma mi piace manifestare per cose chiare.
Per me il coraggio laico significa mostrarsi apertamente da laici.

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