Lettera a Vittorio Zucconi

Caro Direttore,

a margine del suo ottimo commento sulla strumentalizzazione dei bambini, che prevedeva già prima dell’inizio del Family Day che cosa sarebbe successo, vorrei segnalare l’esito delle mie ricerche nell’archivio del vostro sito.
Era infatti il 12 marzo scorso quando il Vaticano affermava: “una carnevalata i bambini sfruttati per la causa gay”. L’Osservatore Romano tuonava contro la presenza di minori nella manifestazione pro-Dico avvenuta pochi giorni prima, con queste parole di rimprovero: “Almeno quando è nato, ogni bambino gode, anche nell’ordinamento italiano, di diritti che gli vengono riconosciuti comunque, in ogni condizione si trovino i loro genitori. Anche per questo, sfruttare la loro ingenuità appare un’operazione particolarmente criticabile.”

Ma nelle nebbie della memoria, questo articolo mi richiamava casi precedenti. E’ bastato scorrere ancora nella lista delle occorrenze congiunte di “bambini” e “manifestazioni” per trovare un caso analogo di quasi 2 anni prima: 6 giugno 2005. In questo caso, si parlava di un esposto contro le madri lesbiche che avevano portato con sé i propri figli (legittimi, mica rapiti come le zingare delle leggende metropolitane) al Gay Pride nazionale.
Nell’ordine, si scagliavano contro tali snaturate madri, e contro gli evidenti traumi che comporta un viaggio sul cosiddetto “trenino arcobaleno” (perché di questo si trattava: una cosa un filo meno grave che costringere gli infanti a decapitare dei nemici dell’Islam), il presidente dell’Osservatorio dei diritti dei minori Antonio Marziale, l’allora ministro Calderoli e l’On. Maria Burani Procaccini, senatrice di Forza Italia, allora presidente della commissione Bicamerale infanzia (di cui oggi è semplice membro). Con un distinguo sottile ma non troppo:
se Marziale entrava nel merito, evidenziando un disgusto stretto parente dell’omofobia e dipingendo la manifestazione come un “festival del travestimento” che non aveva la dignità di una rivendicazione di diritti, la Burani Procaccini ne faceva una chiara questione di principio: “È inconcepibile che i bambini vengano utilizzati per manifestazioni politiche o di consenso: mi auguro che la magistratura voglia perseguire i responsabili di questo gesto esecrabile e grave”.

Anche stavolta, un déja vu. Sì, perché un vostro articolo del 3 febbraio 2004, non molto tempo dopo una serie di manifestazioni contro la riforma Moratti in cui le madri avevano portato in piazza i propri figli, descriveva lo zelo di un’esponente di Forza Italia nello scrivere una legge che impedisse questa pratica così vergognosa. La promotrice, (rullo di tamburi) l’On. Burani Procaccini (ta-daaaa!), intendeva mettere al bando la partecipazione dei minori di anni 11 alle manifestazioni politiche, con tanto di sanzioni per i genitori fino a 2000 euro. Le motivazioni: “Un minore di 11 anni non può avere la consapevolezza e la capacità di giudizio necessarie per prendere parte ad una manifestazione. Strumentalizzare un bambino, per qualsiasi motivazione, significa mettere in pericolo il suo sereno sviluppo”.
Addirittura, una clausola simile all’inapplicato divieto di simboli nazifascisti negli stadi (per cui scatterebbe la sospensione della partita): la presenza improvvisa e improvvida di un minore avrebbe dovuto implicare l’immediato annullamento della riunione “o comunque a darne immediato avviso in questura”. Che forse avrebbe dovuto fornirsi di moduli di segnalazione avvistamento minore.

Non so francamente se l’On. Burani Procaccini sia in Piazza S. Giovanni nel momento in cui scrivo, in mezzo ai 750 mila e più dichiarati dagli organizzatori (già più di quelli del Primo Maggio: mi avessero detto che avrei visto Pezzotta fare più gente di Chuck Berry non ci avrei mai creduto). Posso immaginare di sì, vista che la sua posizione sui Dico è stata da lei riassunta in un “Ubbidisco” (alla CEI) che il suo predecessore Garibaldi non avrebbe certo apprezzato.

Per questo guardo avidamente le dirette televisive dell’evento, sperando di vedere l’Onorevole, ma anche i suoi compagni di partito, di coalizione, e perché no, preti e correligionari, mentre tentano strenuamente di impedire l’accesso a genitori con 5, 6, 7, 8 figli come il servizio d’ordine dei sindacati o dei partiti di sinistra si oppongono ai Black Bloc e agli anarchici insurrezionalisti

Fonte: Lopo.it

Archiviato in: Generale

4 commenti

Be 85

Invece un bambino appena nato la capacità di giudizio per accettare di appartenere alla Chiesa cattolica cel’ha!? Ma se ne andassero…

Lorenzo A.

per non parlare poi di cresime comunioni e dottrine varie che indiscutibilmente compromettono “il sereno sviluppo”

Barbara

Appunto perchè è concesso a genitori cattolici di battezzare il figlio neonato??
Tra l’atro anche Gesù Cristo si è battezzato da adulto.Questo è solo un escamotage della Chiesa altrimenti la parcentuale dei cattolici sarebbe più che dimezzata!!!!!!!!!!!

Commenti chiusi.