Vescovi in campo, italiani favorevoli

[…] Il Family Day ha ottenuto un’ampia partecipazione popolare. E vede l’approvazione della maggioranza relativa della popolazione. Con, però, una quasi altrettanto ampia quota di contrari. D’altra parte, l’intera vicenda che lo ha originato ha coinvolto fortemente (si dichiara interessato oltre il 90% degli italiani) ma anche diviso il Paese. Ad esempio, riguardo ai Dico, i contrari (47%) sono poco più dei favorevoli (45%). La contrapposizione non dipende solo dall’orientamento politico, che vede comunque la maggioranza (non la totalità) del centrosinistra favorevole e l’opposto nel centrodestra: nel giudizio convergono sentimenti differenti in relazione alle diverse situazioni che la legge intende regolare. Più di tre italiani su quattro sono infatti favorevoli a riconoscere alle coppie conviventi non sposate almeno qualche diritto degli sposati. Ma, al tempo stesso, la maggioranza si oppone a concedere le stesse prerogative alle coppie gay. Insomma, ciò che motiva l’ostilità verso i Dico è soprattutto la questione degli omosessuali. Che evoca credenze, timori, pregiudizi antichi e assai radicati. Anche le opinioni sull’intervento diretto della Chiesa evidenziano due ampi segmenti contrapposti, con una prevalenza (54%) di giudizi favorevoli. […] Negli ultimi 20 mesi, i favorevoli all’intervento più o meno diretto delle autorità ecclesiastiche sulle scelte legislative dello Stato si sono contratti del 5%. Nello stesso periodo, si è erosa la fiducia espressa nei confronti della Chiesa. E’ un decremento relativo, dato che essa continua a godere del consenso di due italiani su tre. Ma, nella graduatoria del favore verso le istituzioni, la Chiesa risulta oggi superata dalla presidenza della Repubblica, che simboleggia per molti l’essenza stessa dello Stato laico. Questo declino di popolarità dipende certo dal processo di progressiva secolarizzazione del Paese. Secondo alcuni osservatori, però, esso potrebbe essere stato accentuato dal recente clima di «scontro frontale», ritenuto poco consono e scarsamente costruttivo per la soluzione di questioni cosi articolate.

Il testo integrale dell’articolo di Renato Mannheimer è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera 

Archiviato in: Generale

16 commenti

Gabriele Porri

non so, io a luglio mi sposo…e continuo a pensare che i dico servano alle coppie gay più che a quelle etero. invece gli italiani la pensano al contrario, l’omofobia se non è palese è latente, ma c’è.

Pessimista Cosmica

Gli italiani brava gente… pensa se erano cattivi! O_O

Gino

Esatto i DICO hanno ragion d’essere solo per i gay che non hanno nessun’altra alternativa. Gli etero invece di alternative ne hanno ed e’ giusto, a mio parere, che se scelgono la via piu’ “comoda” della convivenza “sopportino” quindi pure gli “inconvenienti” ( = minori diritti) che essa comporta. Il problema e’ che in una societa’ terrorizzata dalle diversita’ come la nostra dire questa cosa fa troppa paura ed i DICO, gia’ ampiamente osteggiati, verrebbero polverizzati.

Antonio

I Di.Co. non hanno ragion d’esistere per gli eterosessuali. Chiunque può decidere di convivere, poi, se vuole che tale convivenza venga pure tutelata, può sposarsi (civilmente intendo). Se il rapporto si deteriora, ci si può sempre separare. Se sono stati proposti i Di.Co., è per le coppie omosessuali, per tutelare un tipo di rapporto “diverso” non ancora riconosciuto.

Una curiosità OT: essendo Di.Co. acronimo di “Dichiarazioni di Convivenza” non si dovrebbe dire “LE” Di.Co. e non “I” Di.Co. ?

Gabriele Porri

ecco, piuttosto attendo che mi spieghino perché per sposarmi basti una firma e per divorziare devo restare separato 3 anni, mica devo essere fidanzato 3 anni per sposarmi, io e la mia futura moglie ci conosciamo da 2 e mezzo!!!

però io facevo un discorso sull’utilità dei dico logico e non giuridico, è ovvio che secondo me le opzioni sono due: quella ottimale del matrimonio anche tra persone dello stesso sesso, e i pacs che non possono essere comunque dati solo alle coppie gay…

Stefano Chiaudano

@Antonio,
Di.Co. è la sigla per “Diritti e Doveri delle coppie conviventi”
Prima di fare una sparata tipo “I Di.Co. non hanno ragion d’esistere per gli eterosessuali”, conoscere l’argomento non farebbe male. Prova ad andarlo a dire alla convivente del soldato morto a Nassiriya la quale non ha potuto neanche partecipare al funerale.

Telepiùagnostico

i risultati del sondaggio mi pare che rispecchino una campagna mediatica senza precedenti, a cui si aggiunge la coincidenza con la campagna per l’8xmille. A tal proposito vale la pena sottolineare che non basta la martellante campagna pubblicitaria su reti Rai e Mediaset, adesso i minispot per l’8xmille sono presenti pure prima dei video sul sito del quotidiano “progressista” Repubblica e prima dei video sul portale Rai.it
Mi chiedo quanti milioni di euro costi tutta questa campagna mediatica.

Antonio

@ Stefano Chiaudano

“Di.Co. è la sigla per “Diritti e Doveri delle coppie conviventi”
Grazie per la precisazione

“Prima di fare una sparata tipo “I Di.Co. non hanno ragion d’esistere per gli eterosessuali”, conoscere l’argomento non farebbe male. Prova ad andarlo a dire alla convivente del soldato morto a Nassiriya la quale non ha potuto neanche partecipare al funerale.”

Non capisco perchè la convivente non abbia potuto partecipare al funerale. Ma al di là di questo esempio, non riesco a capire la differenza che si pone a questo punto fra Di.Co. e matrimonio. Se un Di.Co di una coppia convivente gli dà i diritti che oggi sono propri del matrimonio, perchè allora non si sposano?

Asatan

Infatti prima di dire cazzate come i dico\pacs non servono agli etero bisognerebe accendere il cervello.

Il cosidetto matrimonio civile è solo la cattiva copia inchiave punitiva. Basta seprarasi?
Si con la sacra rota, si. In 6 mesi il matrimonio non è mai esistito. Ma col matrimonio civile vieni vamirizzato per 3 anni dagli avvocati e martirizzato nei tribunali civili.

Oltrtutto in sede di matrimonio civile vienen anche chiesto di giurare il falso. Chi in tutto coscienza può permettersi di giurare che qualcos duri “per sempre”? Solo una persona la cui parola vale meno dello sterco.

I conviventi, poi, si assumono responsabilità reciproche indipendentemente dal loro sesso. L’amore, il rispetto, l’aiuto reciproco sono realtà concrete e quotidiana e questo è l’unico vero impegno\dovere in una coppia.

Il matrimonio non è un’assunzione di responsabilità è solo un contrato mal fatto e obsoleto che serve a consentire, in caso di separazione, al coniuge che non ha voglia di lavorare di fare il parassita a vita.

Antonio

Quindi invece dei Di.Co. perchè non si combatte per riformulare il matrimonio? Se si preferiscono i Di.Co. è proprio per allargare i diritti a tutte le forme di convivenza possibili attualmente non tutetale dalla legge

Gabriele Porri

attenzione io l’ho detto per primo ma non lo dicevo in senso giuridico, e poi ho scritto che servono più alle coppie gay -che non hanno il matrimonio- che alle etero, rimarcando il fatto che l’italiota medio e omofobo è d’accordo sui dico per gli etero e non per i gay…

Flavio

@ Antonio
Come ha detto Rusconi ospite da Augias, il diritto non parte dall’alto (esiste il matrimonio: adattatevi!) ma dalla realtà delle scelte individuali. Riconoscere diritti e stabilire doveri sulle famiglie che già si sono formate e si formeranno è l’obiettivo di una legge sulle unioni di fatto.
Resta il fatto che cmq il matrimonio per i gay non c’è, qui la discriminazione è palese e il Parlamento europeo ha più volte richiamato gli stati membri ad abbattere le discriminazioni, sanzionare l’omofobia e riconoscere alle coppie glbt gli stessi diritti di quelle etero.

Antonio

@ Flavio

Io sono d’accordissimo a riconoscere i diritti per le coppie omosessuali. Infatti volevo rimarcare che gli eterosessuali hanno almeno la possibilità di “scelta” fra una convivenza fine a se stessa e una convivenza tutelata dal matrimonio. Gli omosessuali no, ed è quindi per loro che si sta cercando di muovere (giustamente) le acque.

claudio

Ma perche’ non si lascia alla gente la liberta’ di stare insieme come piu’ gli pare a prescindere,
e garantendo i diritti essenziali di mutualita’ propri della coppia?
Ma qui si continua a confondere l’istituzione della famiglia e del matrimonio secondo i canoni
borghesi dell’ottocento, come qualcosa di immutabile e naturale.
Se uno si vuole sposare in chiesa con l’orchestra diretta da Abbado che suona la marcia
nuziale dal Lohengrin lo faccia, se invece si vuole sposare in comune in short lo faccia
egualmente, basta che non voglia imporre le sue scelte.
Io non capisco perche un ampliamento, no un restringimento, ripeto un ampliamento dei
diritti dia cosi’ tanto fastidio.
Avete mai sentito dei famosi pacs religiosi, dove due persone si sposavano solo con il
matrimonio religioso, senza la registrazione civile, allo scopo di non perdere benefici
tipo ad esempio le pensioni di reversibilita’?

Gino

Cari amici. Il mondo e’ bello perche’ e’ vario ma una cosa, credo, la vita insegna a tutti noi: si ottengono le cose in base a quanto si e’ disposti a rischiare. Questo discorso vale in economia, nella vita sociale, nel lavoro…. Credo sia giusto che questo valga anche nei rapporti di convivenza. Se una persona, per legittimi motivi, ci mancherebbe, decide di non voler rischiare piu’ di tanto, convivendo invece di imbarcarsi in un matrimonio (perche’ non crede sia per sempre, prerche’ non vuole eventualmente dissanguarsi con un divorzio ecc…) e’ giusto che abbia “di meno” rispetto a chi “rischia” sposandoci.
Discorso diverso e’ quello delle coppie omosessuali. Per loro urge un riconoscimento a livello giuridico che e’ completamente assente.
Se poi per “diritti essenziali di mutualita’ ” indendiamo il danaro …. non siamo molto diversi dai “pacs religiosi”

Commenti chiusi.