Grandi scontri sulla forma giuridica della famiglia italiana e poca attenzione alla sostanza, alla sua capacità di svolgere alcune funzioni sociali chiave. In Italia l’utilizzazione delle varie forme sta cambiando: aumentano i matrimoni civili, aumentano le coppie di fatto, aumentano i figli nati da coppie di fatto. Ma, a parte le variabili forme, come se la cava la famiglia italiana nel fare il proprio banale mestiere? In teoria bene: è super popolare. Gli italiani la piazzano in cima alle priorità, prima dell’amore, del lavoro e dell’amicizia. In pratica la super popolare potrebbe fare decisamente meglio.
Partiamo da tre compiti base: generare figli, darsi reciproco aiuto, trasmettere valori civili o almeno socialmente utili. Le famiglie italiane fanno pochi figli; il leggerissimo recente aumento della fertilità è dovuto alla presenza di stranieri. Non solo, l’Italia riesce a dare insieme pessimi risultati sia nel fare figli che nell’occupazione femminile. A conferma del fatto che non sono i Paesi dove le donne lavorano quelli dove si fanno meno figli, ma proprio il contrario. Così ad esempio, Paesi scandinavi, Gran Bretagna e Francia coniugano alti tassi di occupazione femminile e di fertilità. Questo tipo di relazione comincia a profilarsi anche nell’Italia del Nord. Ma il nostro è un Paese dove fare figli svantaggia le lavoratrici. Troppe lasciano ancora il lavoro quando arrivano i figli. Sono le donne che fanno lavori più appaganti, quelle che continuano più spesso a lavorare o sono le madri che devono farlo perché sono sole. La famiglia quindi per la donna è uno svantaggio.
Tra i motivi di propensione o riluttanza a fare figli gli italiani citano la disponibilità del partner ad occuparsi della prole. Ma da noi il 77 per cento delle attività domestiche grava sulla componente femminile. E il tempo dedicato dai padri ai figli è aumentato in misura irrisoria negli ultimi 15 anni.
Quindi, nella vantata e reale solidarietà familiare italiana, troviamo una vistosa falla: la divisione ineguale del lavoro in casa. Inoltre, la nostra è una solidarietà soprattutto «discendente». La componente del patrimonio e delle pensioni è rilevante in molte famiglie, sono quindi gli anziani che aiutano le giovani coppie, specie nei momenti di crisi. […]
In conclusione, a parte una certa latitanza nelle faccende domestiche dei mariti, la solidarietà familiare in Italia c’è, anzi sotto alcuni aspetti, c’è fin troppo. Si trasforma con eccessiva facilità in connivenza. Le cronache ci raccontano di insegnati e allenatori malmenati da genitori inferociti per gli scarsi successi dei bimbi. Casi estremi, ma inquietanti, perché si collocano in un quadro in cui valori socialmente utili, come il merito e la fiducia negli altri, trovano poco spazio negli insegnamenti dei genitori. […]
I progetti di riforma della famiglia e del trattamento giuridico di altre forme di convivenza dovrebbero essere indirizzate a rafforzare le tre funzioni chiave. Mettere le coppie in condizione di fare quanti figli desiderano. Rendere più equilibrate le relazioni di solidarietà tra i vari componenti della famiglia. Invogliare i genitori al compito di educatori civili. Molte delle proposte presenti in Parlamento sono indirizzate al primo obiettivo, gli altri due appaiono, invece, piuttosto trascurati, anche perché andrebbero inseriti in un quadro di interventi ben più ampio. Sta invece acquistando una posizione dominante, nel dibattito sulla riforma della famiglia e sul trattamento delle coppie di fatto, un obiettivo decisamente spurio: la stigmatizzazione della omosessualità. Non credo si possa considerare un obiettivo
L’interessante articolo di Giovanna Zincone è apparso sul sito della Stampa
pienamente d’accordo, allo stato deve importare il benessere e la felicità dei propri cittadini, e deve garantire tutti quei diritti e servizi che permettano loro di raggiungere questi obiettivi, d’altronde tutte le famiglie vogliono questo, invece molti pensano solo a discriminare e colpevolizzare ed insultare, in un clima d’odio che mai avevo visto prima.
A proposito stigmatizzare l’omosessualità è il primo passo verso la repressione, tipico dei paesi dittatoriali.
La famiglia in italia è uno degli ingranaggi che funziona peggio in assoluto. Eppure c’è stato “un milione” di italiani che l’hanno “difesa”. Divertente.
Quelli erano un milione di comparse Endemol
SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!
Fortunatamente al mondo c’è ancora gente che ha voglia di costruire, un popolo
che è sceso in piazza a difendere ciò in cui crede nonostante le difficoltà:
TUTTO IL CONTRARIO DI VOI “MEZZE SE**E CHE SAPETE SOLO DIFFAMARE E DEMOLIRE
@ Zorro:
La prego cortesemente di non rivolgersi più ai frequentatori del sito in questi termini. Scrivo qui perchè immagino che la mail non sia vera.
Zorro, ma non hai altro da fare che stare qui in tutte le ore del giorno a leggere in nostri post? Ma voi mezzi preti non andate a lavorare? E anche i preti mezzo+mezzo, perchè dobbiamo mantenervi noi? E se tutti facessero lo sciopero dell’8 x mille cosa mettereste in pentola?
Odio? Volgarità? insulti?
@Ren
se anche eliminassero l’ 8×1000 a me non sarebbe tolto nulla, perchè essendo laico e insegnante , il mio mensile lo paga lo stato grazie anche alle vs tasse.
Per quel che riguarda il tuo appunto su “odio, volgarità e insulti” ti consiglio di leggere
i post dei tuoi “amici”, soprattutto quelli riguardanti il clero, e ti accorgerai che i “rabbiosi” sono intorno a te.
Zorro e’ insegnante…. un brivido corre per le schiene di tutti coloro che leggono.
Da decenni mi domando perchè le donne debbano fare figli + lavorare.
I figli sono già un lavoro!!!
Basterebbe che uno dei due coniugi andasse a lavorare, si raddoppierebbero i posti di lavoro, si ridurrebbe la richiesta di asili nido,
aumenterebbe il benessere dei figli.
Lo stipendio? Rigorosamente diviso a metà tra i due coniugi, ossia tra chi accudisce i figli e tra chi lavora in azienda.
Professor Zorro si spera che le tue qualità epistemologiche e pedagogiche siano all’altezza del tuo compito e che al lavoro mostri un’apertura maggiore di quella mostrata qui. Spero non usi questi epiteti tipo“MEZZE SE**E in classe. Epiteti per i quali ti sei beccato una reprimenda da Barbara Monea. Direi che ne becchi anche dal tuo dirigente scolastico a giudicare dalla tua imprudenza.
Sai che gli allievi hanno bisogno di esempi positivi per crescere.
Joséphine scrive:
16 Maggio 2007 alle 21:43
Basterebbe che uno dei due coniugi andasse a lavorare, si raddoppierebbero i posti di lavoro, si ridurrebbe la richiesta di asili nido,
aumenterebbe il benessere dei figli.
Lo stipendio? Rigorosamente diviso a metà tra i due coniugi, ossia tra chi accudisce i figli e tra chi lavora in azienda.
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Brava, brava… vai a a lavare il pavimento e cucinare allora? Cosa perdi tempo qui visto che l’unico senso della tua esistenza è fare DA SCHIAVA a marito e figli.
per te DONNA= fattrice + colf
Per molter altre persone DONNA=essere umano avente diritto di realizzarsi pienamente sia nella famiglia che nel lavoro. Scegliendo una cosa, l’altra o tutt’e due in base quanto le sia congeniale.
Oltere tutto anche papà poterbbe fare il casalingo no? Non ci vedo nulla di male.
Io credo che se entrambi i coniugi lavorano le facende di casa vadano divise 50% a testa.
Quando uno dei due coniugi fà il\la casalingo\a l’altro\a ha il dovre di collaborare:
1) rimettendo a posto le cose cose che usa
2) ricordandosi che la biancheria sporca và nel cesto e non per terra
3) non sgocciolando in giro quando piscia, ovvero maschi pisciate seduti e non scrollate il biscione (la carta igenica esiste, sapete?)
4) Al week end dai una mano al partner, così non schiatta di fatica (quello della casalinga è un lavoro fottutamente pesante)
5) ogni tanto ringraziate il\la casalingo\a per quello che fà per voi, è carino evitare di fare sentire una persona nulla più che un elettrodomestico.
Oltretutto il fatto di avere un genitore fisso a casa non garantisce nulla in fatto di qualità delle attenzioni ed è dannoso per la socializzazione dei bambini. Gli asili servono sopratutto per nsegnare ai pargolia socializzare in un ambiente protetto e sicuro. Non mandarceli significa creargli dei ser problemi una volta alle elementari.
@Ren
Giusto! Gli allievi hanno bisogno di esempi positivi per crescere, quindi di aver chiaro che le “mezze se**e” non sono tra essi.
Per quanto riguarda la “reprimenda” di Barbara M. debbo dirti che non mi fa nè caldo nè freddo; sfido chiunque di voi a negare che il termine da me usato sia ormai comune nel linguaggio corrente, e che ni tratti di offesa ma di “termine chiarificatore …. sintetico”.
Chi volesse negarlo sarebbe solo un ipocrita.