«Cos’altro ci vuole, dopo il Family day, perché la sinistra si svegli e capisca che in gioco non ci sono solo i diritti degli omosessuali ma il futuro laico di questo paese?». Non gioca sull’allarmismo, Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell’Arcigay e portavoce del Gay Pride 2007. Ma il suo è più di un appello: «Imploro la sinistra italiana, soprattutto quella sociale, l’associazionismo di base, la società civile e il sindacato, di svegliarsi. Di rendersi conto che possiamo e dobbiamo colmare il vuoto di questo ceto politico, afono e paralizzato, contrapponendo i nostri valori. Che sono forti: quelli della laicità dello stato, della giustizia, della pari dignità. E contro l’omofobia».
Pretendete di rispondere al Family day con il Gay pride del 16 giugno «riconquistando» piazza San Giovanni. Non è un obiettivo troppo ambizioso?
Non sarà la nostra risposta ma quella di tutti i laici, come avvenne per il World pride del 2000 in difesa della libertà di manifestare a Roma. Siamo davanti a una destra reazionaria e clericale che ha alzato la testa dopo la vittoria sulla fecondazione assistita e ha organizzato una grande manifestazione, mentre la sinistra è divisa e incapace di dare una risposta chiara ai tentativi di limitare la libertà di tutti. Una situazione gravissima di cui i vertici della sinistra, politica e sociale, non si vogliono rendere conto. Noi omosessuali siamo solo utilizzati in questo scontro. E allora suoniamo la sveglia di nuovo all’Italia che vuole difendere il pluralismo e la laicità dello stato.
Ma la manifestazione di sabato a Piazza Navona ha dimostrato che anche il popolo della sinistra è un po’ distratto, o no?
Perché hanno vinto le solite divisioni e si è sottovalutato cosa stava accadendo. La festa dell’Orgoglio laico è stata organizzata in fretta e furia, ma ora abbiamo un mese davanti e si possono non fare gli stessi errori. Non abbiamo paura, porteremo a San Giovanni tantissima gente. Lo so che non si risolve tutto con le piazze, ma in Italia hanno un loro peso. E se il governo è all’angolo e non si accorge che potrebbe crollare sotto la spinta clericale, se abdica al proprio ruolo di sinistra ritornando a discussioni medievali, almeno le forze sociali, la Cgil, l’Arci, i sindacati di base, l’associazionismo, diano un segnale. Si rendano conto che occorre colmare il ritardo e dare vita a un movimento laico per evitare di consegnare l’Italia alle destre.
Si aspettava che il Family day fosse caratterizzato così fortemente da pulsioni omofobe?
Sì, perché chi ha organizzato la più grande manifestazione omofobica mai realizzata in Italia, è stato molto abile. Hanno individuato il punto più debole della sinistra, sul piano sociale e culturale: le coppie omosessuali. La posta in gioco però è ben più ampia e noi siamo solo il grimaldello da usare. […]
Cosa chiede l’Arcigay ?
La nostra pazienza è assolutamente finita. Lo abbiamo detto a Fassino domenica in chiusura di congresso. Ora chiediamo pari diritti e pari dignità: ovvero pluralità di istituti familiari, tra cui il matrimonio tra persone omosessuali.
