Dico, l’Unione contro Fassino che tende la mano a Pezzotta

Fassino-Zelig «tende la mano» alla piazza di San Giovanni e al portavoce del Family day Savino Pezzotta. Il segretario della Quercia, nel tentativo di spianare la strada al Partito democratico, prosegue con la tecnica del camaleonte e fa lo slalom tra le posizioni contrapposte dei suoi diversi alleati. Dopo aver compiaciuto la sinistra radicale e laica con la promessa di una partecipazione attiva al Gay pride fissato per il 16 giugno, ora cerca di tirare la coperta dall’altra parte, promettendo attenzione alla piazza cattolica del Family day. Con il risultato di vedersi piovere addosso un diluvio di critiche da sinistra ma pure dal ministro della Famiglia, Rosy Bindi, che ieri ha presentato la Conferenza nazionale sulla Famiglia. Non a caso l’unica a congratularsi per l’evidente cambio di direzione di Fassino è la senatrice teodem della Margherita, Paola Binetti. «Bravo Fassino – dice – i Dico sono uno strumento improprio che crea confusione rispetto ai diritti della famiglia».

L’affollatissima piazza del Family day ha chiesto al governo Prodi un segnale concreto di sostegno per i figli, gli anziani non autosufficienti, i giovani in cerca di un’occupazione stabile. Il governo, ha detto Pezzotta, deve puntare sulla famiglia e non su altre forme di convivenza. Una mobilitazione forte e non solo delle famiglie cattoliche che ha spaventato il governo Prodi. Dunque ora Fassino cerca di venire incontro al «no» ai Dico gridato dalla piazza e ricorda di aver già dato la sua disponibilità per il riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto attraverso modifiche al Codice civile. «Chiedo a Pezzotta di sederci attorno a un tavolo e vedere quali siano gli articoli del Codice civile che possono essere modificati per garantire diritti alle coppie di fatto», dice Fassino che ribadisce pure un «impegno forte per far riconoscere i diritti a chi vive come coppia di fatto, omo ed eterosessuale». E anche se per Fassino la via migliore restano i Dico si dice aperto a discuterne altre «purché i diritti siano riconosciuti». […]

Il testo integrale dell’articolo di Francesca Angeli è stato pubblicato sul sito de Il Giornale

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