Il silenziatore

Tempi duri anche per le campane. Negli anni passati, e per generazioni, hanno sempre suonato liberamente a distesa per scandire orari giornalieri, tempi liturgici, Messe, novene, matrimoni, funerali e feste comandate. Da qualche tempo non è più così perché qualcuno si è accorto che possono dare anche fastidio. Specialmente i ripetuti rintocchi provenienti da campanili ubicati nei centri abitati, vicino a un ospedale, a una scuola o in una zona turistica. Non a caso, da qualche tempo sono sempre più frequenti le proteste di cittadini che chiedono alle autorità competenti di mettere il silenziatore alle campane.

(tratto da un articolo di Orazio La Rocca pubblicato su Repubblica di sabato 19 maggio 2007, a pagina 49)

Da qualcosa si deve pur cominciare. Sia dunque così: si cominci dall’alto, dai campanili. Mettendo il silenziatore ai megafoni di Dio. E poi si proceda a scalare, progressivamente, verso il basso, per non dire l’infimo…
Scendendo ancora un po’ dovrebbe toccare a Ratzinger e a Bagnasco. E qui si pone un problema di strumento: quale usare, il silenziatore o direttamente la museruola?
Scendiamo ancora. Cosa troviamo? Ah, già: preti, suore, frati e monache. Con loro il silenziatore non serve. È già nel loro dna, bisbigliare. Occorrono provvedimenti più drastici: si potrebbe però fare come con Marlon Brando ne Il Padrino, con due pezzi di cotone nelle guance. Otterremmo così un doppio risultato: affievolimento del volume delle prediche da un lato e un’ancor più spiccata immedesimazione nei personaggi mafiosi (se mai ci fosse bisogno di sottolineare le somiglianze) dall’altro.
Si può scendere ancora più in basso? Certo che si può: ci sono i politici! Scendiamo fino al livello Casini, o ancora più in basso, ad altezza Mastella. Che fare a questo punto? A loro il silenziatore non lo possiamo mettere, almeno fin quando esisterà Bruno Vespa sono immuni da questa misura di sicurezza acustica. Forse occorre muoversi in senso contrario, e alzare il volume di tutto ciò che gli sta intorno. Ed è un bel sacrificio, però, se ben ci pensate: perché significherebbe alzare il microfono a gente come Dario Rivolta o Alfredo Biondi da una parte, e Rosy Bindi da quell’altra… come ci siamo ridotti in basso!
Sembra dunque che più in basso di così non si possa andare. A meno di scavare una catacomba fino all’underground del livello minimo di civiltà consentita dai tempi che corrono. Lì sotto troveremmo solo Pezzotta: il re della catacomba, inventore della catto-bomba (il family day), promotore della dignità politica della samba e della rumba.
Ma è inutile silenziarlo: da dentro lo sprofondo più cupo e tetro della nostra Italia, nessuno lo sente, o lo vorrebbe sentire. A parte Fassino, ovviamente, che ha già chiesto un incontro con l’ex segretario della Cisl per tendere la mano a piazza San Giovanni e abdicare a qualsiasi minimo principio di laicità in nome del compromesso e della genuflessione.
Ma Fassino vive al piano terra… come si fa? Sarà Pezzotta a salire le scale o toccherà a Fassino doversi inchinare?
Chissà perché, temo più che altro la seconda ipotesi… e tremo.

Fonte: Alteredo

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