Il Family day ha mostrato il volto di un’Italia che non crede ai dogmi laicisti e non gioca a fare la snob sulle grandi questioni. Le questioni che decidono del destino di un popolo. È ovvio che un’Italia così, certamente non interamente inscrivibile nel popolo dei credenti, desti il risentimento dei laicisti radical-libertari, sempre più soli a difendere una dimensione del cosiddetto «progresso» che da più parti viene messa sotto accusa. Non so quali Paesi visiti abitualmente Emma Bonino, con la quale ho avuto il piacere di dialogare nella tramissione televisiva di Lucia Annunziata, visto che secondo l’esponente del governo Prodi e leader del movimento radicale, l’Italia sarebbe l’unico Paese a porre la famiglia come realtà da difendere sottovalutando così diritti individuali dati per acquisiti altrove.
Posso soltanto dire che, dalla Francia all’Olanda, le questioni dei «diritti individuali» sono diventate dei veri e propri campi di battaglia. Dietro questa etichetta si celano spesso realtà che non hanno niente a che fare con essi, come l’ingresso del diritto pubblico nella sfera civile di natura privatistica, che i Dico vogliono ad ogni costo realizzare. Questo è il livello dello scontro che il laicismo nostrano vuol mettere in gioco, sentendosi minoritario e ben poco seguito dal popolo. La piazza del Family day è stata la risposta ad un’assenza storica di interesse per la famiglia e la replica, tanto pacata quanto efficace, a chi voglia stravolgere il senso oggettivo e naturale della famiglia, che l’articolo 29 della Costituzione definisce come una società naturale fondata sul matrimonio. Società «naturale», si badi, dunque legata al legame che si invera nel matrimonio, come rapporto stabile, fatto di diritti e doveri reciproci, fra un uomo e una donna.
Una piazza laica, e in quanto tale non sottoponibile al giudizio sprezzante Scalfari su Repubblica e della Spinelli sulla Stampa, di Cotroneo, di Concita De Gregorio, i quali, rimarcando enfaticamente l’elemento dialettico tra la visione tradizionale della famiglia e il laicismo esasperato e reazionario hanno costruito una visione di cattolicesimo piazzaiolo, reattivo e perdente di fronte alla modernità, una sorta di nuova falange armata del Papa. Errori culturali e distorsioni cognitive dure a morire. Queste sono patologie del pensiero e manifestano ancora un complesso di inferiorità nei confronti della Chiesa e del pensiero cristiano, tant’è vero che ognuno, per replicare alla Chiesa ed al Family day, si è dovuto creare in laboratorio un proprio cristianesimo-fai-da-te, che niente hanno a che vedere con la realtà della storia e della dottrina e con il movimento di massa che ha riempito Piazza San Giovanni. […]
Il testo integrale dell’articolo di Sandro Bondi è stato pubblicato sul sito de Il Giornale