Qualche sera fa hanno aggredito il presidente del circolo Arcigay di Milano mentre era in una pizzeria. Pochi giorni fa l’ex presidente del circolo Arcigay di Pistoia, oggi candidato per il consiglio comunale, è stato raggiunto da volantini con minacce di morte. A Lucca i giovani gay hanno ormai paura a uscire di sera per le continue aggressioni da parte soprattutto di Forza nuova. Di poche settimane fa sono le scritte omofobe sui muri della libreria gay Babele di Milano. Monta nel nostro paese un diffuso sentimento di aggressività omofoba. Qui, oggi, non si discute più del riconoscimento di alcuni diritti per gay e lesbiche (il diritto all’affettività e vedere riconosciuta la propria famiglia, per esempio). Qui, oggi, è in gioco la vita stessa delle persone omosessuali. Qualcuno si meraviglierebbe se in capo a qualche settimana un omosessuale venisse aggredito e ucciso, in pieno giorno? Qualcuno, speriamo, si indignerà e già si indigna per ciò che sta succedendo, ma i più – gente comune e politici «qualificati» – non reagiscono affatto. E il silenzio, in questi casi, è complicità. Ancor di più lo è non muovere un dito, come è avvenuto a Milano in pizzeria. Si sente un brutto odore di vigilia di leggi razziali, come prima del 1938: iniziativa politica razzista che passa nel silenzio politico e sociale. La campagna reazionaria scatenata dal Vaticano e raccolta dalla destra sta dando i suoi frutti: aggressioni agli omosessuali nel silenzio della politica. Se il Vaticano è il mandante, i sicari sono per lo più giovani della destra politica o di quella sociale, che recepiscono quel che si è voluto loro inculcare; i fiancheggiatori sono una destra politica e sociale perbenista e una sinistra che non si è mai resa realmente conto del valore dei diritti civili e individuali; il movente è chiaro: un grande balzo all’indietro per gli omosessuali, ricacciati nel loro «armadio», nel non mostrarsi e quindi non esserci, ma anche per le donne e per la famiglia, da rifondarsi, una volta ancora, come patriarcale. Questo clima va scosso e rovesciato. Il Pride che si terrà a Roma il 16 giugno speriamo che veda, accanto a lesbiche, gay e transgender , tanti ma proprio tanti eterosessuali che avvertono quanto pericolosa sia la china che ha preso il nostro paese. Ma non basta, occorre una chiara indicazione politica, la chiede il movimento omosessuale, ma è condivisa da vasti settori: riconoscere le famiglie di fatto, etero o omo che siano; ma ancor prima varare una normativa antidiscriminazione, estendendo anche all’orientamento sessuale la norma che la vecchia legge Mancino riservava a altre forme di discriminazione.
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