Il giornalista vuole mandare sulla Rai l’inchiesta della Bbc. La Cei: spazzatura. Da viale Mazzini non c’è ancora il sì«Sex crimes and Vatican», cioè «Crimini sessuali e Vaticano», è un’ inchiesta tv di 39 minuti. Michele Santoro vuole acquistarla per costruirci attorno una puntata di «Annozero», mai vertici Rai per ora non lo hanno autorizzato. Avvenire, il quotidiano dei vescovi, ieri in prima pagina definiva il documentario roba «da bidone della spazzatura ». Insomma, prima che qualcuno decida di metterlo in onda la Chiesa avverte che quel lavoro è una vergogna e lo scontro sarebbe durissimo. Nel maremoto che già regna in Rai nessuno finora ha preso posizione. Né Marano, direttore di Rai2, secondo il quale Santoro non dipende da lui, né Di Bella, direttore del Tg3, che è responsabile di «Annozero» solo per la par condicio pre-elettorale.
Tutto, quindi, nelle mani del direttore generale Cappon. Far trasmettere il filmato significa incidente grave con il Vaticano, vietare l’acquisto vuol dire mandare Santoro in trincea: il giornalista potrebbe denunciare la censura in diretta. Terze vie non si intravedono, il caso è pronto. Il tema terribile di cui parliamo è la pedofilia violenta di alcuni preti in Irlanda, negli Usa, in Brasile. In «Sex crimes» la Chiesa cattolica viene accusata di aver voluto coprire i suoi ministri di culto colpevoli di abusi sessuali su minori. In particolare, l’ex cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, viene accusato di aver avallato questa politica di copertura e segretezza e di aver accentrato in Vaticano ogni indagine.
l video non è nuovo e porta un marchio prestigioso, Bbc, che lo ha trasmesso nell’ottobre 2006. Ora, nella scia dei contrasti laici-cattolici, quelli di «Bispensiero », portale siciliano degli amici di Beppe Grillo, hanno deciso di sottotitolare «Sex crimes» e di caricarlo — inizi di questo mese — su Video Google. Risultato: è da giorni il filmato più visto in quel sito. I trentanove minuti ricordano più lo stile Michael Moore, aggressivo e con una tesi da dimostrare, piuttosto che la equidistanza del giornalismo anglosassone. Il conduttore è Colm O’Gorman, vittima delle violenze di un sacerdote irlandese nel 2002. Gorman si sposta negli Usa per padre O’Grady, che al processo confessò di aver violentato trenta bambini e bambine e poi in Brasile e in California con altre vicende di preti e abusi sessuali.
Ma il cuore bruciante del documentario riguarda la «Crimen sollicitationis», documento del 1962, con il quale — secondo la Bbc — il Vaticano stabiliva «come mettere a tacere le accuse di abusi sessuali », «obbligava vittime, preti e testimoni alla segretezza assoluta, pena la scomunica». Ed ecco il punto: «Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, impose per 20 anni l’applicazione del “Crimen”» ed emanò un seguito, secondo il quale «ogni accusa andava vagliata esclusivamente in Vaticano ». Il documentario si conclude così: «Il Vaticano non ha risposto alle richieste di interviste». Avvenire ribatte: «Ognuno si consola come vuole dinanzi alla vitalità cattolica documentata sabato scorso in piazza San Giovanni». Poi cominciano le correzioni: «”Crimen sollicitationis” è un’istruzione emanata dal Sant’Uffizio nel 1962 e in quel tempo Ratzinger era ancora teologo impegnato in Germania… Il documento era atto a istruire i casi canonici e portare allo stato laicale i presbiteri coinvolti in nefandezze pedofile… obbligava chiunque fosse a conoscenza di un uso del confessionale per abusi sessuali a denunciare il tutto, pena la scomunica…
Ratzinger, diventato più tardi prefetto della Congregazione, firma una Lettera ai Vescovi dove si prevede che il delitto commesso da un chierico contro un minore di diciotto anni, sia di competenza diretta della Congregazione stessa. Segno della volontà di dare il massimo rilievo a certi reati ». Dunque: «I calunniatori dovrebbero chinare il capo e chiedere scusa». Michele Santoro, invece, vorrebbe partire da «Sex crimes» per discutere, con clamore. La sua struttura ha contattato la Bbc ed esiste già un prezzo del video, attorno ai ventimila euro. Come avvenne per il «Codice da Vinci », parlare di questo video non fa che aumentare la curiosità. Storica o morbosa.
Articolo di Andrea Garibaldi pubblicato sul Corriere della Sera