Colpisce, in quanto interessante e persino impressionante, l’analisi del disagio sociale tratteggiata da monsignor Bagnasco. La Chiesa italiana ha canali privilegiati, in virtù della sua vicinanza alla gente, per poter rilanciare – come testimonianza viva – l’allarme per il progressivo impoverimento dei ceti medi». Ernesto Galli della Loggia, storico e opinionista, preside della facoltà di Filosofia dell’università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, coglie in questa nervatura della prolusione del presidente della Cei l’aspetto più innovativo e meritevole di sottolineatura.
Non c’è quindi quella pretesa scollatura tra Chiesa e società?
Si tratta di una rappresentazione polemico-propagandistica e, come tale, irrealistica. Proprio l’essere la Chiesa presente nelle giunture più minute della società le conferisce una sensibilità alle dinamiche profonde, quale la tendenza all’aggravarsi dei problemi economici di famiglie e pensionati. D’altra parte, è proprio questa prossimità ai bisogni della gente a trovare riscontro nelle periodiche classifiche delle istituzioni in cui si ha più fiducia, nelle quali la Chiesa continua a riscuotere grande consenso.
Anche il successo del Family Day sembrerebbe confermare questa analisi, sebbene si sia cercato di minimizzarne l’impatto.
La battaglia sui Dico è stata vinta (mi pare che ora lo si possa dire) perché la mobilitazione sollecitata dal mondo cattolico ha raggiunto il suo obiettivo. È non è possibile negare che esista un rapporto stretto, se non una sintonia, tra la Chiesa e gran parte della società italiana. Non tutta, certo.
Monsignor Bagnasco ha parlato di una «contrapposizione forzosa e strumentale» tra laici e cattolici.
Ritengo che una contrapposizione sia in atto anche quando la cerca una parte soltanto. Nella prolusione, vi sono toni e appelli a stemperare le tensioni, eppure da parte laica, o laicista, rimarrà un atteggiamento di scontro.
Da che cosa nasce questa volontà di mettersi in rotta di collisione ?
Tramontata la parte principale dell’ideologia identitaria della sinistra, quella legata all’economia e alle politiche sociali – per le quali ormai la strada è segnata e spesso dettata da organismi sovrannazionali –, bisogna trovare un altro terreno su cui differenziarsi. E una parte della cultura, dei media, dell’opinione pubblica ha scelto la laicità scientista. Si moltiplicheranno le applicazioni di nuove scoperte sulle quali verranno a confliggere le posizioni dell’antropologia cattolica e quelle del liberismo individualistico.
Tutto ciò avrà ripercussioni sul fronte politico?
I partiti temono un braccio di ferro con il mondo cattolico. Infatti, cercano di attenuarlo (si vedano le recenti prese di posizione di Fassino). Il punto è che una parte dell’elettorato della sinistra radicale (e, a mio avviso, anche del Partito democratico) chiede che non si facciano troppe concessioni alla Chiesa; in caso contrario, è pronta a voltare le spalle ai suoi leader.
Anche dall’Europa, come ha sottolineato il “ministro degli Esteri” vaticano Mamberti, soffia un vento anti-cattolico, che alimenta le diffidenze. […]Il testo integrale dell’articolo di Andrea Lavazza è stato pubblicato sul sito di Avvenire