Bologna: conferenza UAAR sull’evoluzione del comportamento il 29

Per il ciclo NESSUN DOGMA, i martedì della cultura laica, il circolo UAAR di Bologna invita alla conferenza:

Evoluzione del comportamento: basi anatomiche e molecolari della monogamia, e…“;
con Bruna Tadolini, prof. ordinario di Biochimica, Univ. di Sassari
29 maggio, ore 21, Vicolo Bolognetti 2 (sala Silentium)

La scoperta che in alcuni topi la monogamia ha una base genetica è l’occasione per parlare delle basi anatomico-molecolari del comportamento e di come anch’esso sia soggetto ad evoluzione. Centocinquant’anni di ricerca scientifica stanno cominciando a dimostrare ciò che Darwin aveva intuito: che non solo le caratteristiche fisiche ma anche quelle “metafisiche” di un organismo sono il risultato di un processo di adattamento all’ambiente!

Con il patrocinio del Comune di Bologna – quartiere San Vitale.

Volantino dell’iniziativa:
http://uaarbologna.altervista.org/files/nessundogma2007.pdf

Roberto Grendene
Circolo UAAR di Bologna
www.uaar.it/bologna – bologna@uaar.it

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18 commenti

Vassilissa

UNA OLA PER LA PROF. BRUNA! 🙂

Comunque papi Ratzinger ha detto che non ci sono prove scientifiche, e se lo dice lui che è uno scienziato…

Silent Bob

Già!!!
E siccome non ci sono prove, per lui non rimane altro da fare che credere nella creazione… per la quale invece le prove abbondano, giusto?!
Buffoni…

papa Nazinger

Interessante, peccato non poterci essere.

Ci sarebbe molto da discutere sulla reale utilità attuale di certi comportamenti selezionati in passato come adattivi nella specie umana.
Lo studio della paleontologia mi ha insegnato che esiste anche un vertice non adattivo negli organismi, tutto può essere sovvertito in tempi diversi.
Ciò che in passato poteva rappresentare un tratto fondamentale per la sopravvivenza oggi può essere solo uno scomodo vincolo, e viceversa, l’inutile può trasformarsi in utile nei tempi geologici.

Buon lavoro e tanti saluti a Bruna.

Ren

grazie per queste boccate di ossigeno, l’aria si è fatta talmente irrespirabile ultimamente …

Aldo

Articolo: “[…] non solo le caratteristiche fisiche ma anche quelle “metafisiche” di un organismo sono il risultato di un processo di adattamento all’ambiente!”

Sarà, ma io l’ho sempre considerata l’eventualità più plausibile. Il cervello è come un macchinario, mi pare abbastanza inevitabile che le sue funzioni (la mente) siano determinate della costituzione fisica dell’organo. Avete mai visto una caffettiera fare fotocopie invece che caffè? Il livello di complessità del cervello è certo maggiore di quello d’una caffettiera, ma il concetto dovrebbe essere chiaro.

La cultura può sicuramente determinare inflessioni nelle funzioni del cervello, ma esso non potrà mai diventare diverso da quel che è, se non nell’arco di innumerevoli generazioni. A mio parere l’idea di un cervello “pre-programmato” non piace perché limita e ridimensiona il peso e la portata di alcuni degli “alti ideali” sui quali ci piace indulgere, mettendo in risalto la nostra natura spiccatamente animale (con tutto quel che ne consegue). Ma le cose vere, purtroppo, non coincidono sempre con quelle che piacciono.

Se il punto di vista espresso nell’articolo dovesse prendere piede, temo che diverrà l’ennesimo spunto per feroci diatribe a sfondo ideologico. Proprio quello che non vorrei rivedere. Roba da far cadere le braccia.

Massimiliano

Ma xchè le conferenze UAAR si fanno sempre al Nord?
Qui in Calabria mai, vero ?!

BARBARA MONEA rispondi, per favore.

Mario

Ve ne siete accorti che quando parla il Papa, nessuno può criticare o ribattere ciò che dice?
Perchè nel nostro paese che si ritiene libero, non lo è! – Perchè “PORTA A PORTA” non tratta
mai queste cose? E allora: c’è o no la libertà del contradditorio? Ad esempio con Odifreddi e
qualche cardinale. – O siamo un paese succube?

Roberto Grendene

Massimiliano scrive:
> Ma xchè le conferenze UAAR si fanno sempre al Nord?
> Qui in Calabria mai, vero ?!

Massimiliano, non e’ che l’UAAR stanzi 4000 euro e scelga di fare un ciclo di conferenze nella citta A piuttosto che nella citta’ B.
Noi soci UAAR del circolo di Bologna ci siamo dati da fare, abbiamo cercato sale e ralatori disponibili. Per far venire relatori da fuori citta’ e stampare volantini ci autotasseremo.
E nonostante nessun giornale ci abbia pubblicato la notizia della conferenza, il passaparola, il volantinaggio di alcuni soci, il nostro notiziario, ha fatto arrivare parecchia gente.

Ciao
Roberto Grendene
Circolo UAAR di Bologna

Bruna Tadolini

X Aldo,

Le intuizioni e le ipotesi valgono per quello che sono: teorie ed ipotesi, appunto! Già Aristotele pensava che il comportamento fosse dipendente dal cervello e Darwin che fosse il prodotto dell’evoluzione, ma le prove?
Nella scienza vale solo ciò che è dimostrato! e le prove sono arrivate o stanno arrivando.

Per quanto riguarda possibili “feroci diatribe a sfondo ideologico”, le notizie delle scoperte sull’origine genetica/fisica del comportamento compaiono su tutti i quotidiani da anni ma ….. tutto tace! Forse chi ha da perdere preferisce non illuminare, con la polemica, un campo di battaglia in cui sta perdendo su tutta la linea. Tocca a noi illuminarlo quel campo!

Joséphine

@ Bruna

Come dire che se troviamo il farmaco adatto,
che potremmo ingerire tutti i giorni,
avremo un pianeta di libertà, uguaglianza e fratellanza??
E magari anche di misericordia per i meno fortunati?

Mi spiace, ma non posso crederci finché non sarà sintetizzato il principio attivo.

Bruna Tadolini

X Josèphine
Direi che il tuo è un sano atteggiamento! La scienza non chiede di credere ciò che non è provato, ma opera per fornire le conoscenze in cui credere.

Avevo promesso un riassunto del contenuto dell’incontro.
Eccolo con un po’ di riferimenti bibliografici!
Questi studi sono importanti perchè le stesse molecole sono coinvolte in altri comportamenti sociali e si ritiene che patologia come l’autismo siano dovute ad alterazioni di queste vie.

“Evoluzione del Comportamento. Le basi anatomiche e molecolari della
monogamia e ….”

La monogamia è una forma di comportamento sociale che favorisce la sopravvivenza della prole in ambienti in cui è scarsa la disponibilità di cibo o è alto il rischio di predazione. Il maschio e la femmina formano un legame di coppia che può durare tutta la vita, costruiscono insieme il nido proteggono il territorio, allevano insieme la prole.
Studi sulla base genetica di questo comportamento sono stati condotto utilizzando topi come modello sperimentale (il Microtus ochrogaster, monogamo e i Microtus montanus o pennsylvanicus, promiscui). I risultati delle ricerche hanno dimostrato che questo comportamento è determinato da quanto recettore V1AR per la vasopressina è presente in una zona del cervello, il ventral pallidum. Come controprova, esperimenti che aumentavano la quantità di questo recettore nel ventral pallidum rendevano più monogamo un topo già monogamo e monogamo un topo promiscuo.
La maggiore o minore quantità di recettore, rispettivamente nelle specie monogame e promiscue, è determinata dalle dimensioni di una sequenza regolatrice (microsatellite) che è presente a monte del gene che codifica per il recettore V1AR. Come controprova, esperimenti in cui si legavano i due diversi microsatelliti ad un gene “qualsiasi”, hanno dimostrato la capacità di questi elementi regolatori di influenzare la quantità di proteina prodotta. Come ulteriore controprova del ruolo esercitato dalle dimensioni del microsatellite, sono state riscontrate differenze nei microsatelliti di ceppi di topi monogami, in cui la monogamia è maggiore o minore.
E’ stato ipotizzato che la casuale amplificazione del microsatellite potrebbe essere l’origine della comparsa del fenotipo “monogamo” nel Microtus ochrogaster.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?itool=abstractplus&db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=abstractplus&list_uids=11549749
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?itool=abstractplus&db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=abstractplus&list_uids=15201909
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?itool=abstractplus&db=pubmed&cmd=Retrieve&dopt=abstractplus&list_uids=15947188

Lady Godiva

Ciao Bruna, sono ex-Joséphine

Certamente questi studi sono interessanti e importanti, soprattutto per le patologie.
Ma mi pare che si rischi di fare di un essere umano un essere scomposto in tante parti.

Mi spiego meglio: una torta si fa con burro, latte, uova, zucchero farina etc.

Questi ingredienti,ingeriti da soli, hanno un sapore individuale che non ricorda per nulla
la torta.
E’ l’interazione tra i vari componenti che fa la torta.

In qualche modo Goethe lo aveva anticipato con le sue “affinità elettive”,
grandissimo libro, che ho capito solo con la maturità.

Bruna Tadolini

Cara Lady Godiva,

ma conoscere le qualità e le composizioni delle farine aiuta a fare una pizza ben lievitata!!!!! perchè il glutine intrappola l’anidride acrbonica del lievito……..

Scherzo! La semplificazione è l’unico modo di conoscere i sistemi complessi. Non ti preoccupare, poi si rimette insieme il tutto e si ha una fantastica visione globale!

PS gli esperimenti erano su topini ma anche nell’uomo c’è un microsatellite simile (anche nel bonobo, altra specie molto sociale, ma non nello scimpanze, specie poco sociale ed invece aggressiva)

Aldo

Bruna: “[…] nello scimpanze, specie poco sociale ed invece aggressiva.”

Proprio lo scimpanzé può costituire un esempio di quello che intendevo con “le cose vere, purtroppo, non coincidono sempre con quelle che piacciono” e simili. Il pregiudizio. La scelta di campo ideologica. Mi spiego…

Lo scimpanzé, nell’immaginario collettivo, viene identificato con una scimmia “simpatica”. La cinematografia ci ha gonfiato la testa con immagini di scimpanzé (guarda caso quasi sempre cuccioli) con comportamenti umanizzati ad arte che mettessero in mostra tratti comportamentali esclusivamente positivi. Risultato: nell’immaginartio collettivo lo scimpanzé non è per nulla quel primate aggressivo che è spesso nella realtà. Sentir parlare di scimpanzé aggressivi genera in molti un senso di incredula repulsione, perché nega l’immagine che ci è stata impressa dalla fantasia cinematografica. Io stesso, quando ho VISTO in un documentario una famiglia di scimpanzé braccare una scimma d’altra specie per poi smembrarla e mangiarsela con un rituale al confronto del quale quello dei grandi felini sembra il té delle cinque, sono rimasto piuttosto scosso. E’ ben vero che il documentarista potrebbe avere calcato un po’ la mano nella scelta delle immagini, ma la realtà era là, inequivocabile: gli scimpanzé, quelli veri, non sono Cita.

Pensa allo sconquasso che creerebbe nell’immagine che abbiamo di noi stessi lo scoprire che siamo in gran parte pre-programmati e che il libero arbitrio è molto meno libero di quel che ci piace credere… inoltre, pensa che sconquasso creerebbe lo scoprire che non potremmo cambiare se non nei tempi determinati dall’evoluzione… e lo scoprire che la pedagogia ha valore solo fino ad un certo punto, ché uno nasce come nasce e un cane non metterà mai al mondo una capra… e così via. Una vera e propria nuova rivoluzione copernicana dai risultati imprevedibili.

…sempre ammesso che l’ipotesi venga accertata (e, da quel che dici, pare che stia accadendo) ed accettata a livello di mentalità collettiva (il che credo che sia già più difficile).

Bruna Tadolini

X Aldo

per fortuna, rispetto ad altri animali, noi abbiamo un cervello molto sviluppato e questo grande sviluppo ha un significato adattativo: IMPARIAMO! Le nostre esperienze vengono cioè usate per modulare il comportamento.
Grazie a questo grande cervello i nostri comportamenti non sono completamente stereotipati (neppure quelli degli animli però) ma hanno un grandissimo grado di libertà!
Come dicevo l’ambiente modula i comportamenti. Già nei topini da esperimento, ad esempio, lo stress nei maschi accentua la tendenza alla monogamia mentre nelle femmine la diminuisce (le femmine stressate tendono al tradimento!!!!). Il significato evolutivo può essere facilmente intuito: per la femmina il maschio deve favorire la stabilità e la tranquillità ma se ciò non avviene (stress) … è meglio cercare un’altro!
Anche una esperienza precedente influenza la tendenza alla monogamia. Sempre nei topini l’isolamento favorisce la successiva tendenza a formare una coppia (quanto somiglia tutto questo a noi……)

Aldo

Bruna, le tue osservazioni sui topi, abbinate ad altre osservazioni piuttosto allineate (vedi http://www.oilcrash.com//italia/ratti.htm ) mi portano a chiedermi con ancor maggiore curiosità quanto l’affollamento del nostro territorio incida sulla bassa natalità. Probabilmente stiamo reagendo al sovraffollamento con comportamenti istintivamente orientati a ridimensionare la popolazione. A questo ci ha portati l’adattamento? Se così fosse, come potremmo valutare i comportamenti dei nostri dirigenti politici, economici, religiosi, ecc. (mirati ad incrementare la popolazione con incentivi alla natalità e all’immigrazione?)

Ti accorgerai che, gira gira, cado sempre lì. 🙂

Bruna Tadolini

X Aldo,
gli esperimenti non sono miei, faccio solo da divulgatore in questa circostanza!

Ci sono ricerche già vecchie di anni che dimostravano come il sovrapopolamente nei ratti determini una diminuzione della riproduzione: lo stress incasina gli ormoni!

Ma le ideologie e la politica (perchè in realtà la popolazione mondiale cresce anche senza il nostro contributo, ma quello che vogliono certe gerarchie è che cresciamo noi, i buoni per bloccare i nemici cattivi) seguono altri istinti: quelli della lotta fra gruppi per la sopravvivenza del gruppo “più forte”

SIAMO ANIMALI A TUTTI GLI EFFETTI

Aldo

Bruna: “SIAMO ANIMALI A TUTTI GLI EFFETTI”

Approvo l’affermazione, così come il maiuscolo rafforzativo.
Prendessimo atto fino in fondo di cosa siamo, tante situazioni potrebbero migliorare.

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