Barbara urla nel silenzio

Ha un sorriso grazioso, Barbara, i capelli neri acconciati per l’occasione, ha un sorriso pieno di buona volontà, sotto il velo bianco, nel giorno più bello della sua corta vita, sta per sposare il suo peggior nemico. Non lo sa, naturalmente. Ma lo scoprirà poco tempo dopo, quando suo marito incomincerà a picchiarla. Quella di menare botte è un’attitudine e un’abitudine. Un uomo, o non gli viene mai neppure in mente di alzare le mani su sua moglie, o le alza ad ogni occasione: che lei gli abbia messo le corna o abbia dimenticato di accoppiargli i calzini nel cassetto. Prendere a botte la moglie è un crimine grave e disgustoso. È grave approfittare della propria maggiore forza fisica e simpatia per la violenza, per recare danno alla persona che dovresti amare, rispettare e proteggere, come vuole la Chiesa in cui hai ricevuto il sacramento del matrimonio. È disgustoso approfittare dell’intimità della casa, della sua porta chiusa, per dare libero sfogo al tuo istinto di sopraffazione. È disgustosa l’impunità: se aggredisci una donna incinta per strada la folla ti lincia. Se quella donna incinta è tua moglie nessuno ti vede, nessuno lo sa, oppure qualcuno lo sa e pensa che non sono fatti suoi, oppure qualcuno lo sa e, inconsciamente, lo approva («picchiala pure, la tua donna, tu non sai perché, ma lei sì», «ne conosco di mignotte, ma come le donne…»,eccetera eccetera sull’onda lunga della cosiddetta saggezza popolare).

Roberto Spaccino, con la sua bella faccia ottusa, la boccia rasata, la barbetta ben curata, il mascellone, con la sua schiena robusta e i braccioni che gonfiano le maniche della camicia a quadri, prima di diventare un (presunto) assassino è stato un torturatore, un bruto, una carogna. A Compignano, che non è New York, molti lo sapevano. La cugina Chiara, le comari, le amiche, il padre , il prete e magari anche i carabinieri. Sapevano che un uomo robusto e violento aveva in suo potere due bambini piccoli e una giovane donna, tre volte incinta, per un totale di 26 mesi (l’ultima gravidanza si è fermata all’ottavo), lo sapevano bene.

La domanda è: perché hanno taciuto? Perché, ancora la atroce saggezza popolare, «i panni sporchi si lavano in famiglia»? Oppure per indifferenza, dato che anche nei paesi , ormai, la piazza è stata sostituita dalla televisione e non c’è più un tessuto sociale che sostiene le disgrazie e le solitudini delle donne. Forse entrambe le risposte sono buone, quella che resta un mistero è l’altra domanda: perché, sapendo, in molti, che il marito di Barbara non era esattamente un gentiluomo, hanno creduto alla solita favola della rapina e degli albanesi? I malvagi venuti dall’est.

È diventato un genere, quello della finta rapina, all’ora di cena, quando nessun ladro con un briciolo di cervello si sognerebbe di andare a rubare perché sono tutti in casa, con il cane che non abbaia, e i bambini che non piangono e i vicini che non sentono. È diventata ridicola la frequenza con cui il «babaù» viene scagionato, l’uomo nero con la povertà nel sacco e la violenza nel Dna ex-comunista. Perché tutti continuano a far finta di crederci? È dunque diventato un bisogno primario non vedere la mostruosità del condomino, del vicino di casa, del genero, del figlio? La famiglia, questa corteggiata associazione di esseri umani, legati da matrimonio eterosessuale indissolubile, questa sbandierata parte sana e normale della popolazione, entra sempre più spesso nelle pagine della cronaca nera. Figlie che accoltellano la madre, nipoti che massacrano i nonni, madri che ammazzano figli duenni, mariti che soffocano la moglie e impediscono di nascere alla loro stessa figlia…mi piacerebbe che gli animatori del «family day» avessero l’umiltà e l’onestà e l’intelligenza di riflettere un attimo sull’aggravarsi della violenza fra le mura domestiche, sull’omertà dei testimoni di questa stessa violenza. Sulle grida che, prima che il caso venga risolto, incitano al linciaggio dello straniero. Mi piacerebbe che i cattolici di buona volontà (ce n’è, ne sono certa) si interrogassero, seriamente.

Facessero, come dovrebbero saper fare meglio di me, un esame di coscienza, per capire quanto l’enfatizzazione dei meriti e delle virtù della famiglia non sia responsabile anche del silenzio che ha condannato a morte Barbara. La famiglia non si tocca. La famiglia è il bene. La famiglia è la cellula sacra della società. E se quella cellula viene intaccata dal cancro, meglio star zitti, meglio non dire niente, meglio simulare la rapina, meglio credere alla simulazione. Meglio essere conformi. E conformisti.

Come diceva quella canzone degli anni settanta? «L’ipocrisia di chi sta sempre/ con la ragione e mai col torto/ è un Dio che è morto…». Pensiamoci, prima del prossimo «family day». O «family night».

Articolo di Lidia Ravera pubblicato su L’Unità

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19 commenti

Alberto Quercetti

Brava Lidia, se mi si concede, qui sono tutti porci e pure senza ali. Impietoso ritratto della società italiana, familista e amorale e maschilista: spero ci vadano a mettere il naso, a Compignano quelli di Annozero. Pensate che uno-due: prima una puntata sui preti pedofili, poi una sugli uxoricidi che vanno in chiesa e pregano tanto dopo aver massacrato la moglie incinta!

Nikky

Chi sospettava qualcosa ha taciuto perché poi dal marito ci doveva tornare Barbara,perché la denuncia di uno che sospetta qualcosa vale meno di zero, e una donna che subisce violenze dal marito, il coraggio di denunciarle e di lasciarlo non lo trova così a caso ma gli è offerto da garanzie che al momento il nostro bello stato non può dare e che costringono molte persone a vivere sotto lo stesso tetto del loro carnefice

emel

“La folla urlava Bastardo ! ”

…da lontano, pero’. E solo dopo che i carabinieri gli hanno fatto toc toc sulla sua testa di cazzo.

Pagherei non so cosa per sapere cosa pensava il Cicioni delle famiglie omosessuali se paragonate alla sua sposata in chiesa.
Per non dire del pretaccio che (se segue il suo vescovo) straparla contro gli omosessuali pervertiti ma al bestione di paese non ci va a dire niente se no torna in canonica col il suo rosario infilato in culo.
E tutte le donnine pie che seguivano la bara dell’uccisa pregando il dio maschilista…
Povere tapine.

…e la folla urlava bastardo (tra un padre nostro e un avemaria).

Ela

…tanto la colpa sarebbe comunque da ricercarsi nella deriva dei valori morali (cristiani, guardampo’) causati da secolarizzazione, materialismo, etc, etc.

L’abitudine che è sempre colpa di qualcus’altro/qualcun’altro è troppo radicata (ed è troppo comoda per cervelli e coscienze) perchè la massa si decida a vedere le cose in altra maniera.

Carlo

No, non sono d’accordo con Lidia Ravera. Giusto denunciare le strumentalizzazioni di Avvenire, ma non mi sembra corretto fare contro-strumentalizzazioni, come quelle presenti in questo articolo. Giustamente la Ravera denuncia i pregiudizi contro gli immigrati, ma poi cade lei stessa nella trappola prendendo come vere voci di paese e pregiudizi.

E poi onestamente siamo alle solite: tutti sapevano che era un violento, ma che vuol dire? Se erano a conoscenza di fatti concreti, non di voci, perche’ non lo hanno denunciato? Perche’ queste cose vengono fuori sempre dopo?
Infine mi sembra che la Ravera giudichi molto sull’aspetto fisico, che non e’ certo un buon indicatore.

Direi che e’ meglio aspettare la conclusione dell’inchiesta e del processo prima di giudicare…. Sia chiaro che non difendo assolutamente questo tizio, che probabilmente e’ colpevole. Semplicemente non mi piace il tono e gli argomenti usati in quest’articolo.

Kaworu

@carlo

beh di solito la filosofia italiana è il “NIMB” ovvero Not In My Backyard.

cioè può succedere tutto, ma finchè non succede qualcosa che riguarda me, me ne fotto allegramente.

nel mio paese c’è la famiglia di un mio ex compagno delle medie: tutti e 3 i figli sono più o meno gravemente ritardati, e anche i genitori del tutto a posto non sono. la figlia grande ha avuto un bambino a 15 anni da non si sa chi (forse pure lo stesso padre? non me ne stupirei molto…). i due piccoli venivano sempre a scuola con segni di botte vari ed eventuali, cinghiate e simili. qualcuno ha mai mosso un dito? no certo che no. io all’epoca ero una bambina e tanto non potevo fare. ora non vivendo praticamente più qui non so come siano evolute le cose. comunque anche se i fatti erano EVIDENTI E CRISTALLINI nessuno ha mai fatto niente.

quindi non mi stupisco che anche in questo caso la gente si sia semplicemente voltata dall’altra parte…

e poi se la gente lo denunciava, e la moglie smentiva? i carabinieri che potevan fare?

Carlo

@Kaworu:

sono d’accordo, ma non mi piace la strumentalizzazione politica di fatti di cronaca, tra l’altro non chiariti. Mi ha fatto schifo quella fatta da avvenire e mi fa schifo questa. E poi bisogna vedere, facile dire adesso che era un violento, nei paesi girano sempre un sacco di voci. Mi riservo di giudicare quando saranno accertati meglio i fatti.

Non mi sembra pero’ che sia corretto usare fatti di cronaca a sostegno delle proprie opinioni politiche. Sono piani diversi.

Nikky

@Carlo
daccordo con te. Conoscevo Barbara, e non ha mai accennato a nulla del genere, o almeno non con me. In giro si sentivano voci del genere: che Roberto fosse un violento, ma nei paesi, o almeno nei miei, se ne sentono parecchie di voci e quasi nessuna vera.

Kaworu

@carlo
beh su quello siamo d’accordo, la strumentalizzazione non va bene nè da una parte nè dall’altra.

Vassilissa

Non si insegna mai il valore inviolabile della Persona: quale mamma, insegnante o prete dice “se ti picchiano vai ubito dai carabinieri e io ti accompagno”?
Non si dice perchè i diritti dell’individuo fanno paura.
A una mia collega che il marito gonfiava di botte la mamma diceva “sopporta, anch’io ne ho passate tante”, il prete “sacrificati x il bene dei figli, non vorrai mica sfasciare la famiglia” e le amiche “poverina”. Tutto qua
Se lui l’avesse ammazzata tutte quelle brave persone chissà che piagnisteo avrebbero fatto. Le uniche a aiutarla siamo state noi donnacce femministe che l’abbiamo indirizzata da un avvocata e al centro dionne maltrattate.
Dall’alto dei miei molti anni lasciatemenlo dire: troppo presto abbiamo archiviato il femminismo che avrà certo avuto i suoi momenti di sbandamento ma teneva vivo il ragionare su queste cose.

Bruna Tadolini

Insomma, la famiglia è alla base della società e a sua volta poggia (spesso) sul sacrificio (donare a dio una cosa che costa cara: dolore, sofferenze ed addirittura la vita!!) dei più deboli.

paolo di palma

Concordo con quanto dice Carlo, capisco anche Lidia Ravera, se c’è chi dichiara che i DICO distruggono la famiglia, non trovo eccessivo metterein dubbio che la famiglia tradizionale sia la sbandierata parte sana della società.

Lady Godiva

Dietro ogni adulto violento c’è un bambino/a maltrattato/a.
Non scordiamocelo.

Il Conte di Saint Germain

Può anche esserci un bambino maltrattato ma la maggior parte delle volte è solo uno stronzo cresciuto, queste attenuanti mi fanno un po’ rabbia scusa se mi permetto. Uno che picchia la moglie lo sa benissimo che le sta facendo del male e ne gode, il che è dimostrato dall’assenza di rimorso e il ritorno repentino alla normalità dopo il pestaggio, come se fosse giusto così. Non stiamo parlando di raptus ma di violenze sistematiche e ripetute, e spesso le donne sopportano tutto per amore perchè hanno paura di non farcela da sole e tante altre cose (magari pure che il marito le ammazzi del tutto se se ne vanno), mi dispiace che questa ragazza non sia potuta scappare da nessuno che l’abbia protetta e l’abbia aiutata a nascondersi. Ma come al solito chi sapeva adesso parla, troppo tardi.

Lady Godiva

Conoscevo un tizio che maltrattava e picchiava la moglie.
E lo disprezzavo moltissimo.
Finché non venni a sapere la sua storia.
Quando faceva qualche marachella da piccolo, i suoi genitori, contadini siciliani lo prendevano e cinghiate e poi lo appendevano per i piedi sopra un pozzo.

Quello che succede nelle famiglie non è sempre facilmente decifrabile dall’esterno.

Aldo

A leggere l’articolo si ricava l’impressione che i vari gradi di processo siano stati conclusi e che si sia avuta una condanna certa e definitiva, che tal Roberto Spaccino sia *IL* colpevole. Se così non è stato, se la condanna definitiva non è ancora stata emessa, temo che le parole impiegate configurino il reato di calunnia ai danni dell’attuale imputato. Una forma di quella giustizia fai-da-te che, concessa alla stampa, è vietata al comune cittadino, anche quando aggredito.

Siamo di fronte all’ennesima condanna mediatica basata su supposizioni non provate. Gravissimo. Non dovrebbe essere consentito. A quando le impiccagioni sommarie ai lampioni lungo la via?

Signorapina

Qualunque comportamento è frutto, in misura più o meno grande, della storia personale di ciascuno.
Ma, a meno che una persona non sia incapace di intendere e di volere, questo non può in nessun modo costituire una giustificazione.
Chi è in grado di distinguere il bene dal male, è responsabile del male che sceglie di commettere, indipendentemente dai fattori che possano eventualmente aver influenzato tali scelte.

Avalon

Una carissima amica fin da piccola è stata maltrattata dal padre che picchiava pesantemente anche la madre… quando se n’è andata di casa, sistemandosi da un’amica e trovando un lavorino è stata ripescata dal parroco che le ha mandato il padre sotto casa ad aspettarla… successivamente trovò il coraggio di denunciarlo ai carabinieri, e il maresciallo, di fronte alle sue ferite e al racconto di quello che succedeva a sua madre, le rispose che se lui le picchiava vuol dire che loro si comportavano male e se lo meritavano.
Di fronte a questo, avrebbe dovuto denunciare pure il maresciallo, ma una ragazza di diciotto anni il coraggio e la forza necessari per una lotta di questo genere, dove lo può trovare, a chi chiede aiuto?

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