Ci sono vicende che imboccano quasi senza che nessuno se ne accorga un piano inclinato dal quale, giunti a un certo punto, pare impossibile risollevarle, ma che invece va raddrizzato per tempo.
A quel punto di non ritorno si sta avvicinando pericolosamente la storia di Giovanni Nuvoli, il paziente algherese ridotto a una penosa immobilità dalla Sclerosi laterale amiotrofica. Come altri malati nelle sue condizioni, Giovanni dipende in tutto da chi lo assiste e da un ventilatore polmonare che lo sostiene in un’operazione – respirare – che a una persona sana pare elementare ma a lui è da tempo impossibile compiere autonomamente. Vincolato a una macchina, Giovanni sta vivendo la reazione emotiva che molti di noi al suo posto potremmo sperimentare: non ne può più, la sua idea di vita è troppo diversa dall’amara esperienza che gli càpita di attraversare, lui che gli amici descrivono pieno di energia, sportivo, generoso, aperto a relazioni ricche. Non ce la fa, e il grido che lancia attraverso un’altra macchina che gli consente di comunicare è un grido di morte. In un momento di simile fragilità chiunque ha diritto di vedersi accanto persone che possono sorreggerlo, quasi portarlo di peso oltre il crepaccio che si è aperto sotto i suoi piedi.
Ma attorno al capezzale di Giovanni Nuvoli ai medici curanti si stanno sostituendo gli attivisti dell’Associazione radicale Luca Coscioni, che si adopera a ogni livello per legalizzare l’eutanasia, e che certo non sembrano intenzionati a fare di Giovanni la smentita vivente della loro battaglia: la stessa che li ha condotti ad accompagnare Piergiorgio Welby a una morte drammatica. Nuvoli, come Welby, non è malato terminale, né su di lui si sta esercitando alcuna forma di accanimento terapeutico (se così fosse, centinaia di malati di Sla andrebbero lasciati morire subito). I suoi medici lo conoscono bene, e sanno che è un paziente col quale occorre muoversi con delicatezza, mostrandogli sempre fiducia. Ultimamente invece i radicali si sono affiancati nominando una équipe clinica di loro fiducia, guidata da un medico che è anche dirigente del partito e composta da specialisti contattati grazie all’Associazione. Un consesso con la sentenza già scritta nel cassetto, si direbbe, anche se la complessità della vicenda impone a tutti una grande prudenza. […]
Il testo integrale dell’articolo di Francesco Ognibene è stato pubblicato sul sito di Avvenire
Ah ecco, sarebbero stati i radicali a condurre Welby ad una morte violenta?! Certo morire soffocato fra mille sofferenze è sicuramente una morte meno violenta per le loro menti malate.
Poi ho scoperto anche che Welby non era un malato terminale…vorrei proprio vedere il sig. ognibene con un tubo infilato nello stomaco e unaltro nella gola… secondo me cambierebbe idea
Il fatto che Nuvoli chiede di morire dipende dalla sua reazione emotiva..tra un pò diranno anche che non è capace di intendere e volere!
I preti vogliono decidere tutto, solo per far sapere che comandano loro. Della sofferenza, delle questioni etiche a loro non strabatte nulla, mettiamocelo in testa. Hanno altro per la testa: l’otto per mille fantastiliardi di euro.
Qualche fedele, qualche aquila, qualche zumpappa mi sa spiegare per cortesia che differenza fa tra un intubato che vuol togliersi il tubo per la respirazione e morire senza eccessive sofferenze, caso Welbi e caso Nuvoli vicino ad altri mille, e chi il tubo per respirare non se lo vuol mettere e crepa sedato senza sofferenza, caso woitila? Perchè per uno hanno rotto il cazzo su tutte le reti 15 giorni prima della morte e quattro giorni dopo con i suoi funerali cristianamente faraonici? Mentre all’altro che come il primo era stufo di vivere non hanno concesso quei funerali religiosi che sono stati concessi ai più feroci assassini della mafia ed ai peggiori dittatori? Lo so sono sempre le stesse domande ma dagli interessati non ho ancora sentito una risposta coerente. Poi siamo noi atei che facciamo terrorismo contro la chiesa.
io stostituirei un po’ di parole dell’articolo: al posto di morte drammatica di Welby io direi morte dignitosa perchè nonostante quello che pensano i preti c’è una dignita anche nella morte. I medici curanti del povero Nuvoli a me sembrano solo degli aguzzini, perchè stare in certe condizioni credo sia la peggiore tortura.
Ad essere più precisi siamo noi che col ventilatore e la sonda abbiamo giocato a fare Dio allungando una vita rendendola per giunta indecorosa; in questo caso la natura o Dio senza di noi averbbe fatto il suo corso da un pezzo.
Mattia
“né su di lui si sta esercitando alcuna forma di accanimento terapeutico (se così fosse, centinaia di malati di Sla andrebbero lasciati morire subito)”
OGNIBENE, MALEDETTO ASSASSINO CHE NON SEI ALTRO, IO VOGLIO L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO CAPITO? IO LO VOGLIO.
woityla era infallibile quando ha chiesto di lasciare che andasse alla casa del padre? era una decisione ex cathedra??
Se mi dovesse capitare (faccio i debiti scongiuri) di ammalarmi gravemente e ritrovarmi intorno degli imbecilli che vengono a dirmi “fatti forza guarda com’è bella la vita” e delle pietose bugie del genere giuro che mi faccio esplodere con la bombola d’ossigeno. Ma uno sarà pur padrone del suo corpo o no? Ma se mi sono stufato di stare buttato sul letto come un relitto, con tubi infilati dappertutto e non sono nemmeno più capace di respirare o esprimermi da solo ma mi volete lasciare in pace, razza di avvoltoi?
Se uno vuole continuare a vivere in uno stato del genere va aiutato e supportato, ma se uno vuole semplicemente smettere di essere metà uomo e metà macchina lasciatelo andare. Tutto quello che rimane ad una persona è la sua dignità di fronte alla morte e così non si fa altro che togliergliela.
Caro Conte, lei è in gran forma ultimamente. Ho fatto un sacco di risate a leggere la storia della bombola dell’ossigeno.
Sai che è venuto in mente anche a me una cosa simile. Mi son detto, dovessi avere una malattia incurabile ed essere un malato terminale, se mi apparissero degli idioti di quel genere intorno al letto per estreme unzioni e recite di rosari diventerei un Kamikaze con lancio di flebo a destra e a manca 🙂