Sbaglia il monte di Abramo. Anticipa di secoli la domenica delle Palme. E poi: citazioni imprecise, parole mal tradotte. Ecco gli sbagli del papa nel libro su Gesù.
Abramo fu chiamato a sacrificare il figlio Isacco sul monte Oreb? Macché, era il monte Moria. Gesù entrò a Gerusalemme il giorno della domenica delle Palme? Impossibile: ai tempi di Gesù la festività non esisteva, non esisteva neppure la domenica, in verità. Chissà cosa avrebbe fatto un docente di teologia con un allievo che nella sua tesi di laurea fosse incappato in simili errori. E chissà come li avrebbe giudicati, ai tempi in cui insegnava a Munster, Tubinga e Ratisbona, il professor Joseph Ratzinger. Ma in questo caso impugnare la matita rossa e blu è più complicato. Perché l’autore del testo in questione non è uno studentello alle prime armi, ma il teologo tedesco famoso in tutto il mondo, la cui opera si compone di “seicento articoli e un centinaio di libri tradotti in tutte le lingue, come vanta la quarta dì copertina del suo ultimo volume. Proprio lui: Ratzinger, papa Benedetto XVI. Il suo libro “Gesù di Nazareth”, edito da Rizzoli, in poco più di un mese ha raggiunto la tiratura di un milione e mezzo di copie (con edizioni in Italia, Germania, Slovenia, Grecia, Polonia, Stati Uniti e Gran Bretagna e con traduzioni in corso in 30 lingue). Un successo enorme di pubblico, accompagnato dall’applauso dei fan: “Ha l’aria di avere in pugno la storia più interessante in circolazione della storia del mondo”, si è commosso Giuliano Ferrara. Gli specialisti, gli esperti di Scrittura, però, non condividono tanto entusiasmo. E forse pensava a loro, il collega Ratzinger, quando ha scritto l’introduzione: “Questo libro non è magisteriale. Perciò ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo alle lettrici e ai lettori quell’anticipo di simpatia senza il quale non c’è alcuna comprensione”. Quasi un invito alla clemenza, con l’ansia dell’intellettuale che teme il giudizio dei critici su ciò che gli è più caro, l’opera del suo ingegno. Altro che simpatia. Dagli esegeti arrivano stroncature impietose. Segnalazioni di errori che “L’espresso” ha raccolto con l’assicurazione dell’anonimato. Sviste, confusioni sintattiche, anacronismi, luoghi comuni. E qualche autentico strafalcione. A pagina 51, per esempio, Ratzinger parla del racconto rabbinico secondo cui “Abramo, sulla strada per il monte Oreb dove avrebbe dovuto sacrificare il figlio, non prese né cibo né bevanda per quaranta giorni e quaranta notti”. Ma qui il papa fa confusione tra due episodi biblici: nel capitolo 22 del libro della Genesi il monte indicato per il sacrificio di Isacco è il Moria. E Abramo arriva nel luogo dell’olocausto il terzo giorno. Mentre, in effetti, c’è un altro personaggio fondamentale che digiuna per quaranta giorni camminando verso il monte Oreb: ma è il profeta Elia, come racconta il capitolo 19 del libro dei Re. Scambiare Abramo con Elia è da “non possumus”. Ma a pagina 356, il papa tedesco scivola sull’Oreb, per la seconda volta. Parlando dei “monti della rivelazione” ne indica tre: il Sinai, l’Oreb e il Moria. Ma il Sinai e l’Oreb nel linguaggio della Bibbia sono la stessa cosa, simboleggiano il monte dove Dio parla al suo popolo. C’è poi l’equivoco per cui Ratzinger scrive che Gesù entrò a Gerusalemme durante la festa della domenica delle Palme: il papa lo ripete quattro volte, a pagina 213, 272, 315, 335. Ma si tratta di un evidente anacronismo: la domenica delle Palme, come è ovvio all’epoca era una festività inesistente. La benedizione dei ramoscelli d’ulivo che ricorda quel giorno fu istituita molti secoli dopo. A voler essere pignoli, poi, e solo Dio e Ratzinger sanno quanto possono esserlo certi teologi, si scova di tutto. Scambi di genere: a pagina 362 la parola ebraica sukkot (capanne) viene utilizzata al maschile, e invece è femminile. Scambi di declinazione: l'”epistata” di cui si legge a pagina 348, che in greco significa presidente, capo, maestro, è un vocativo, il nominativo è “epistates”. Luoghi comuni: l’asina “cavalcatura dei poveri”, di cui si parla a pagina 105, sa un po’ di fiaba bavarese. Si può aggiungere che “malkut” è una parola ebraica, e non una radice come afferma il papa a pagina 79. E ancora: a pagina 62 Benedetto XVI traduce il termine “doxa” in gloria, ma nel greco classico in realtà la parola significa opinione, solo nel Nuovo testamento, nei Vangeli, assume un nuovo significato. Discussioni sul sesso degli angeli? Mica tanto. Come sì è visto la settimana scorsa a Parigi quando alla caccia all’errore nel testo del professor Ratzinger si è aggregato un lettore d’eccezione: Carlo Maria Martini. Recensendo il libro del papa nella sede dell’Unesco il cardinale gesuita, ex rettore dell’Università Gregoriana, raffinato studioso delle Scritture, ha soavemente scagliato qualche bel pietrone. Prima ha fatto notare che l’assenza di note non consente di capire a cosa si riferisca Ratzinger quando parla di versioni recenti della Scrittura: “Il testo ebraico non è una versione”, ha commentato l’arcivescovo emerito di Milano. Segnalando, en passant, che il primo libro dei Re di cui si parla nell’edizione francese, in quella italiana viene citato come il secondo. Poi si è dedicato a gettare un’ombra sulla preparazione dell’autore: “Egli non è esegeta, ma teologo, e sebbene si muova agilmente nella letteratura esegetica del suo tempo non ha fatto studi di prima mano per esempio sul testo critico del Nuovo Testamento”. Come dire che il papa è rimasto alla teologia dei primi anni Settanta, non ha studiato oltre. Detto a un dottor sottile come Ratzinger, è una bacchettata niente male. Qualcuno attribuisce gli errori alla stesura accidentata del testo, cominciata nell’estate del 2003, quando Ratzinger era un cardinale in vista della pensione, e terminata, stando alla data della prefazione, il 30 settembre 2006, nel pieno delle polemiche seguite alla lectio magistralis di Benedetto XVI nell’Università di Ratisbona, il più grave cortocircuito comunicativo del suo pontificato. Un testo scritto nei “momenti liberi”, e questo può giustificare qualche imprecisione. Qualcun altro, invece, se la prende con l’imperizia dei curatori dell’edizione italiana: Ingrid Stampa, la signora che da quindici anni fa da governante a Ratzinger e oggi è integrata nella sezione tedesca della segreteria di Stato, ed Elio Guerriero, irpino di Capriglia, responsabile di “Communio”, la rivista teologica internazionale fondata nel 1972 da Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac e dallo stesso Ratzinger per fare da contraltare a “Concilium”, la voce dei teologi progressisti negli anni dell’immediato post Concilio su cui scrivevano Hans Kung, Johann-Baptist Metz e Karl Rahner. Anche il gioco delle interpretazioni sul “Gesù” di Ratzinger ripropone l’antica divisione tra progressisti e conservatori. In ballo, al di là di dispute fin troppo sofisticate, c’è il metodo storico-critico di interpretazione dei Vangeli, che si è affermato nel secolo scorso ed è considerato essenziale dai principali esegeti. Mentre Benedetto XVI lo elegge a suo bersaglio polemico, lo smantella fin dall’introduzione, lo accusa addirittura di essere tra i principali responsabili dell’indebolimento della fede cristiana negli ultimi decenni. “Chi legge alcune ricostruzioni”, scrive il papa, “può constatare che esse sono molto più fotografie degli autori e dei loro ideali che non la messa a nudo di un’icona fattasi sbiadita. In conseguenza di ciò, la figura di Cristo si è ancora più allontanata da noi”. E così mezzo secolo di ricerche sui testi evangelici e sulla storicità di Gesù sono serviti. Martini ha preferito sorvolare sull’attacco. Ma nella presentazione parigina ha declassato il testo del papa al rango di meditazione personale: “Questa opera è una grande e ardente testimonianza su Gesù di Nazareth”, ha detto il cardinale con apparente benevolenza. Aggiungendo, con una certa dose di malizia: “E’ sempre confortante leggere testimonianze come questa”. Una bella testimonianza, insomma, e ci mancherebbe, ma nulla di più: non certo la parola definitiva sulla figura di Gesù. E il successo popolare del testo ratzingeriano? “Tutto sommato non è un indice particolarmente significativo del valore del libro”, ha concluso Martini. E questa suona come la più perfida delle critiche.
Marco Damilano, L’Espresso n. 22 – 7 giugno 2007
Paradossalmente io difendo Ratzinger!
L’ho sempre detto che in un opera di fantasia la coerenza dei dettagli non è fondamentale 😛
Per me Gesù poteva farlo andare anche sulla Luna: favola è e favola resta.
Quoto sua eminenza “reverendissima” il cardinale martini 🙂 :
“il successo popolare del testo ratzingeriano? “Tutto sommato non è un indice particolarmente significativo del valore del libro”
Ok, come dice Borges, un altro libro che appartiene al genere della letteratura fantastica…
La stampa inglese aveva avvertito che aveva la mentalità di un parroco di campagna all’indomani della sua elezione. Era inevitabile che il libro fosse un pacco.
Il primo errore è nel titolo. Gesù non era di Nazareth, ma il Nazareno
Quoto sua eminenza “reverendissima” il cardinale martini 🙂 :
“il successo popolare del testo ratzingeriano? “Tutto sommato non è un indice particolarmente significativo del valore del libro”
E io quoto te e il cardinale…..
Io lo dico sempre che i cattolici sono i primi a non leggersi i propri testi sacri, e il papa non è diverso dalla massa di pecore che la domenica va in chiesa.
meno male che era il fine teologo…
La Bibbia stessa è un agglomerato di cose assurde e contraddittorie, figuriamoci cosa può esserne una rivisitazione fatta con i piedi!Però son sempre piedi sacri eh…
Il papa mai è stato definito ottimo esegeta….certo che….son grossolani sti errori eh…
probabilmente il libro di rattzi è rivolto principalmnte a lettori cattolici. che ne sanno loro di studio analitico del testo evangelico!
certo che a far le cose così alla carlona fa proprio la figura dello sfaticato. quasi quasi mi risulta più simpatico.
se sbaglia …..lo curigeremo
L’errore sul Monte Moria è davvero incredibile, gli altri decisamente grossolani… Magari ha scritto di getto e non ha riletto?!
Di getto? ma se l’ha iniziato quand’era cardinale!
Certo che ne prende di strafalcioni il giornalista dell’espresso.
Confonde la bibbia con i racconti rabbinici, che sono altra cosa.A fare confusione è il giornalista, non il papa. Che ognuno faccia il suo mestiere, e prima di calarsi in territori che non sono suoi si documenti.
E il cardinal Martini quindi s’è sbagliato pure lui? confonde pure lui bibbia e testi rabbinici?
Proprio non mandate giù che il libro abbia venduto tanto. Così si diventa ridicoli. Il papa la materia la conosce, ma se vi consola…cercate l’errata corrige.
@ Charlotte
Il cardinale Martini non ha scritto le fesserie che ha scritto il giornalista dell’espresso.
Ora, se gli atei o gli anticlericali vogliono attaccare il Papa, che lo facciano pure, ma che trovino argomenti più convincenti. Non si può venire a dire che il Papa non conosce “la sua materia”. Non stiamo parlando di un sagrestano o un curato di campagna, ma di un signore che ha insegnato per lungo tempo all’università.
Grande Bottiglione , grande figura di m…il tuo post , quasi come il giornalista ahaha
il papa era troppo occupato a dire castronerie per poter leggere attentamente il suo libro
Probabilmente ha fatto gli errori per vedere se eravate attenti. E poi per fortuna che ci sono tante personcine brave e precise che possono aiutarlo a correggere le sviste. Mi domando, ma perchè tutti questi perfettini non si candidano a fare qualcosa di utile, invece di spaccare la m….a? Potrebbero utilizzare la loro bravura al servizio del nostro paese, che fra l’altro ne avrebbe anche bisogno.
…ci sono tante altre cose da criticare….nn penso che criticare questi tipi di errori aiuti molto….concentriamoci su qualcos’altro…
@ Aquila
Come fai a dire che ci sono errori nel libro? Sei il vero Aquila oppure sei un anticlericale che si vuole divertire? Gli errori gravi li ha commessi il giornalista dell’espresso che ha avuto l’ardire di cimentarsi in un terreno che non è il suo, per il solo gusto di sparlare del papa.
secondo me si possono criticare sia le madornali sviste sia ciò che argomenta.
Fedele, scusa. Sono il vero aquila, e non ho ancora letto il libro. Anche se l’ho comprato. Il problema che volevo sottolineare non è se ci sono errori o meno, quanto che mi sembra il solito modo di fare di questi laicisti cercare atutti i costi il pelo nell’uovo. Anche io sono convinto che non ci siano errori chiaramente. Ho scritto anche sui post di Fatima. Anche li tutti sempre a criticare e basta, sempre su cose di cui sono completamente ignoranti.
Aquila, Fedele, visto che dite che non ci sono errori, prendete la bibbia impolverata che avete sull’ultimo scaffale della vostra libreria, e dimostratelo.
Certo poi voi siete abituati ad affermare senza dimostrare
Nicky, vedo che ti preoccupi di come noi alimentiamo la nostra fede, e per questo ti ringrazio. Ti vorrei pero proporre di fare altrettanto, guarda che non scherzo. Perche non provi a leggerla anche tu? Fra l’altro ho appena sentito al TG che stanno proponendo di aggiungere lo studio della Bibbia fra le materie di studio a scuola. Credo che sarebbe una scelta ottima, per tutti, anche per i non Visto che la loro principale preoccupazione e’ di criticare i cattolici, almeno potrebbero farlo con un po piu di cultura, e non sparando parole a vanvera.
Guarda aquila che io ho letto la vostra bibbia, quella dei testimoni di geova, il corano e i veda, ma questo forse non si può dire della stragrande maggioranza dei cattolici.
E evidente che Marco Damilano e Martini, per accorgersi degli errori di ratzi l’hanno letta, mentre tu affermi che loro si sbagliano, ma mi chiedo, affermi su cosa visto che la bibbia dice il contrario?
@ Nikky
dici quali sono gli errori e ti spiegheremo che errori non sono. Faccio appello alla tua intelligenza: e’ mai possibile che a certi livelli si commettano errori così madornali come quelli denunciati dal giornalista dell’espresso in relazione all’episodio di Abramo ed Isacco?
Purtroppo per lui l’errore lo ha commesso il giornalista, che o non ha letto il libro o lo ha letto con estrema superficialità. Di quell’episodio il papa non cita la versione biblica bensì un racconto rabbinico (sicuramente hai sentito parlare o hai letto il Talmud). I racconti rabbinici, spesse volte, dicono cose diverse rispetto a quanto tiportato nella Bibbia. Se un appunto si può fare al libro del papa è quello della scarsezza di citazioni bibliografiche, ma, come ricordato dallo stesso cardinale Martini, non si tratta di un libro “esegetico” ma “teologico”.
Ma a parte quello che dice giustamente Fedele, vorrei capire perche gli unici argomenti che sembrano interessare al mondo laico siano appigli di qualsiasi genere per fare il bastion contrario contro quanto dice il papa e la Chiesa. Mi chiedo se avete qualche valore anche voi da opporre ai nostri, o se il vostro unico valore sia criticare
Personalmente ritengo giusti i valori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
A quanto mi risulta il vostro Boss (che è a capo di una dittatura teocratica) non li riconosce (magari in futuro copierà i Diritti dell’Uomo nell’Islam con qualche modifica)
Se lo seguite, lo giustificate e vi fate aiutare quando commettete dei crimini con scuse irrazionali, sono contento di OPPORRE E DIVULGARE I MIEI VALORI invece delle vostre fantasie irrazionali.
inoltre per rimanere in argomento
Se nei racconti rabbinici c’è scritto una cosa,
nella bibbia un’altra,
(e magari gli scrittori non ebrei dell’epoca dicono tuttaltra cosa)
CHI SBAGLIA?????
e
PER UN CATTOLICO SI PUO’ SCRIVERE QUELLO CHE SI VUOLE TANTO QUELLO CHE CONTA E’ L’AUTORE E NON QUELLO CHE SCRIVE? (il boss ha sempre ragione?)
e
QUANDO ESCE LA VERSIONE RIVEDUTA, CORRETTA E “NON FRAINTESA” DEL LIBRO?
Solo un crasso ignorante puo fraintendere le cose chiare. Il passo citato inopinatamente dal giornalista dell’espresso è di una estrema chiarezza. Non può il giornalista e non possono i suoi anonimi suggeritori competere, in queste materie, con chi è infinatemente più preparato di loro. Sarebbe come se io mi mettessi a competere di fisica con la Signora Margherita Hack o di biochimica con la Signora Bruna Tadolini. Totò direbbe: ma mi faccia il piacere…
“Sarebbe come se io mi mettessi a competere di fisica con la Signora Margherita Hack o di biochimica con la Signora Bruna Tadolini. ”
” E ancora: a pagina 62 Benedetto XVI traduce il termine “doxa” in gloria, ma nel greco classico in realtà la parola significa opinione, solo nel Nuovo testamento, nei Vangeli, assume un nuovo significato. ”
Prendi questo pezzo di articolo. Avanti fedele, mostraci che questo non è vero. Che il giornalista sbagliava a fare queste critiche. Dimostra che se si trovasse davanti Totò gli direbbe ” ma mi faccia il piacere…”
Dimostralo però. Abbi fede. E’ la materia del santo padre no?
Il (cattolico) dittatore è specializzato nel farsi fraintendere… (con gli Indios ha avuto problemi di traduzione?)
se c’è un “esperto” delle “storie fantastiche” citate nel libro del boss vaticano, può gentilmente ribattere con PROVE (riferimenti bibliografici, siti internet affidabili, riferimenti storici… non valgono sogni, visioni o esseri alieni svolazzanti) a TUTTE LE IMPRECISAZIONI CITATE?
Anche i giornalisti dell’Espresso qualche volta sbagliano (ricordo un articolo in cui affermavano che l’autoblindo Centauro non aveva la retromarcia… e in un’altro articolo scambiavano una boa acustica inabissata sul fondo del mare di Ustica per un pezzo di missile ,riuscendo perfino ad identificare tipo e provenienza…) quindi da razionalista non accetto FIDEISTICAMENTE questo articolo (anche gli “esperti” possono sbagliare).
Comunque da quello che sò gli ebrei non festeggiano la domenica delle palme…
Gli ebrei non festeggiano la domenica ovviamente…
Certo che gli ebrei non festeggiano la domenica delle palme e neppure la domenica ma il sabato. Però festeggiano la Sokkot o festa delle capanne o dei tabernacoli, festa nella quale si agitano le palme (lulav). Gesù entrò a gerusalemme quando veniva celebrata la festa dei tabernacoli e venivano agitate le palme, ed era domenica. Nella tradizione Cristiana quella è diventata la domenica delle palme. Cercate di essere intelligenti.
@ Fedele
Ratzi citava il talmud e non la bibbia, e immagino che ce l’ha scritto nel suo libro questo visto che il talmud è riconosciuto solo dagli ebrei come minimo dovrebbe averlo citato, l’ha fatto? E se non l’ha fatto che ne sai tu che si tratta del talmud? Forse perché persone del livello di ratzi non possono sbagliare? Beh ratzi ha dovuto chiedere scusa un pò troppe volte ultimamente per essere infallibile.. ratisbona, brasile.. ti dicono qualcosa?
Inoltre se leggi tutto l’articolo ti accorgerai che quello non è l’unico errore, perché non provi a spiegare anche gli altri? Magari ci accorgeremo che sei un fine esegeta, molto meglio del cardinal martini!
Io personalmente non proseguo su questa discussione perche:
1) mi sembra sterile: ad ogni cosa che dice il papa non considerate assolutamente i contenuti veri, e vi limitate a cercare il pelo nell’uovo per vedere se sbaglia. Questo non è un atteggiamento costruttivo di dialogo
2) non ho letto ancora il libro, e mi sembra inutile parlarne, di conseguenza. Mi chiedo quanti fra voi professori accusatori lo hanno letto. Spero tutti, non voglio nemmeno pensare che state disquisendo cosi sottilmente su qualcosa che nemmeno hanno letto e profondamente studiato, ripetendo a pappagallo quello che dice un giornalista di turno. Anche perche il pappagallo se non sbaglio ero io…..
Quando penso a ratzinger mi viene in mente un passo di Henri Miller non ricordo se nel “Tropico del Cancro” o nel “Tropico del Capricorno” ….utero e conchiglie e dal profondo dell’utero un idiota adulto va cogliendo ranuncoli….
Ho comprato il libro del papa e lo leggero’…. A prima vista contesto anche io l’uso ridotto di citazioni e note, che non permettono di capire a cosa ci si riferisce. Non si capisce se questa sia un’opera divulgativa o un testo di esegesi.
Prima i fatti poi le opinioni! Come al solito i bravi cattolici si ritengono esentati da leggere i loro testi sacri e quello che scrive il loro sommo pontefice.Il libro di Ratzinger non è disponibile in rete ma la bibbia si! Se non sono convinti si vadano a controllare i passi sotto citati.
“Il ricordo può estendersi poi al racconto rabbinico secondo cui Abramo sulla strada per il monte Oreb,dove avrebbe dovuto sacrificare il figlio , non prese ne cibo ne bevanda per 40 giorni e 40 notti” J. Ratzinger – Gesù di Nazareth pag. 51/52
1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.
Genesi 22
“Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull’Oreb, statuti e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio”
Mal 3, 22-24.
Acab raccontò a sua moglie Gezabele tutto quel che Elia aveva fatto e come aveva ucciso tutti i profeti. 2Gezabele mandò un messaggero ad Elia per dirgli: “Mi puniscano gli dèi, se entro domani a quest’ora non ti avrò fatto fare la stessa fine dei profeti!” 3Elia ebbe paura e fuggì per salvarsi la vita. Arrivato a Bersabea, nel territorio di Giuda, lasciò il suo servitore e 4proseguì nel deserto un’altra giornata di cammino. Alla fine si mise sotto una ginestra. Si augurò di morire: “Signore, – disse, – non ne posso più! Toglimi la vita, perché non valgo più dei miei padri”. 5Si coricò e si addormentò sotto la ginestra, ma all’improvviso un angelo lo svegliò e disse: “Alzati e mangia”. 6Subito notò accanto alla sua testa una focaccia, di quelle cotte su pietre arroventate, e una brocca d’acqua. Dopo aver mangiato e bevuto, si mise di nuovo a dormire. 7L’angelo del Signore lo svegliò una seconda volta: “Mangia ancora, – gli disse, – perché il cammino sarà molto lungo per te”. 8EIia si alzò, mangiò e bevve. Poi, rinforzato da quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti, fino all’Oreb, il monte di Dio.
I Re 19 Elia sul monte Oreb
Premetto che non ho letto il libro e che considero la teologia al pari dell’astrologia e chiromanzia (favole).
Ma in questo libro mi pare che si volglia usare la logica e che si facciano riferimenti storici (correggetemi pure, se il libro è tutto un atto di fede irrazionale, allora effettivamente questa polemica è sterile)
Se qualche anonimo ha fatto notare delle “possibili” imprecisazioni, perchè non le spiegate?
Visto che io non ho letto questo libro, i “cattolici” del forum hanno letto LA FAVOLA DI CRISTO di Cascioli?
Anche se non lo avete letto , sono sicuro che avrete letto degli “innumerevoli” errori che altri hanno riscontrato in questo testo.
Eppure se usassi il vostro metodi potrei dire che “non considerate assolutamente i contenuti veri, e vi limitate a cercare il pelo nell’uovo per vedere se sbaglia”.
Infine una domanda per gli “esperti”…
Ma la festività della pasqua ebraica e quella del Sukkot (così ho trovato su Wikipedia) non sono in mesi diversi?
Personalmente non accuso nessuno (ma ho risposto a chi accusava di non avere valori), ho solo fatto delle domande (scomode?).
Infine una domanda per gli “esperti”…
Ma la festività della pasqua ebraica e quella del Sukkot (così ho trovato su Wikipedia) non sono in mesi diversi?
Assolutamente si ! Pesach inizia il 15 del mese di Nissan verso quindi aprile Succot cade il 15 del mese di Tishri’ settembre nel calendario gregoriano.(i 2 calendari non hanno corrispondenza fissa, il calendari ebraico è lunare)
Vabbè dai, che Ratzinger sia un IGNORANTONE si sa… Non c’è bisogno di umiliarlo ulteriormente, sa farlo benissimo da sè.
bhè..a parte la risatina che ci possaimo fare su…..a me non frega nulla del libro sinceramente….non vedo il perchè di tanti post..
Non stiamo a sottilizzare;sono e restano miti mediorientali;il pianeta è grandicello ed altrove ce ne sono di migliori,meno pretenziosi , meno sanguinari e più interessanti.
Si, si sukkot e pessah cadono in mesi diversi.
Ammetto che è un po’ che non rispolvero il Talmud (se è per questo nemmeno il Sephir Yetzirà o lo Zohar) ma quella storia del viaggio di 40 giorni di Ambramo non mi pare ci fosse. Più probabile si tratti di una favola della tradizione orale, che ha la stessa validità teologica delle barzellette yddish per l’ebraismo.
Ne nella pessah ne nel sukkot c’entrano le palme, quella è un’usanza cattolica istituita secoli dopo. Nella pessah c’è una cena tradizionale comprendente alcune pietanze rituali tipo mazzot e erbe amare (fanno veramente schifo).
Nella festa delle capanne, o sukkot, si costruiscono appunto capanne nei cortili delle sinagoghe nella quali si prega, si magna si canta e si prega. (Questa è molto bella come festa).
Malkut cmq è un nome: quello della decima sephira dell’albero della vita, nella kabalah tradizionale ebraica. Rappresenta dal completezza del mondo materiale.
Azzo centra l’oriab col moria? Na sega. Sarebbe come dire che lombardia e sicilia son la stessa cosa.
Contesto all’articolista l’uso di termini moolto imprecisi. Sia thorà, talmud, che tradizione orale sono definibili come “racconti rabbinici”, a cosa si fà riferimento con esattezza.. Sarebbe bello avere il testo integrale dell’intervento del Card. Martini, essendo un uomo colto e inteligente non credo che sia messo a saprare critiche alla cavolo di cane.
Mi sto rendendo conto che sta discussione tira fuori il qusi-rabbi che è in me…. devo peroccuparmi? 😀
@ Asatan
Effettivamente la festa delle capanne e la pasqua ebraica cadono in mesi diversi. Mi sono sbagliato in quanto le palme hanno uno stretto rapporto con la festa delle capanne. Ti riporto, in proposito, quanto è scritto su wikipedia:
“Significato della festa
La festa di Sukkot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto essi vivevano in capanne (“sukkot”). La Torah ordina agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il “lulav”, (un ramo di palma), l'”etrog” (un cedro), un ramo di mirto ed un ramo di salice. Il cedro viene impugnato separatamente dai rami che invece sono legati assieme”
@ Asatan
198.62.75.1/www1/ofm/sbf/taccuino/pagine/20051020/sukkot.html
Aprendo il link vedrai che la festa sukkot prevede l’impiego delle palme e che oggi le stesse vengono importate dall’egitto proprio per sopperire alle necessità della festa.
MA ALMENO SUA GRULLOIOSITA’ IL FARAONE
DI ROMA LO SA’ CHE ABRAMO E’ CITATO NELLE TAVOLETTE SUMERICHE ??
SA CHE IL DIO EL HO ELOIM , DISSE AD ABRAMO QUELLO CHE DICE ANCHE LA BIBBIA,
EL STA’ X ELOIM DIO CHE NEI RACCONTI SUMERICI TROVIAMO SPESSO.
E ELOIM DISSE AD ABRAMO DI URIK (UR).
accidenti che figuraccia, Razzinga, che fine teologo dei miei stivali,era meglio che facevi un saggio sul Signore degli Anelli, molto meno palloso della bibbia e dei vangeli.
non ci sono più gli atei intellettuali di un tempo…
oramai ci si accontenta di leggere le recensioni (?) di uno scribacchino qualunque per pontificare su ogni argomento…
non si puo’ pretendere di più da un sito, in cui, tra le battaglie per la modernità e la laicità, si annovera anche quella contro la tutela anacronistica della bestemmia….
qui in cattolandia x la festa delle palme ,
ragazzi in toscana usano portare a benedire rappacci di ulivo
in chiesa al posto delle palme . per i cattotrolli tutto va bene tutto fa brodo ,
gli basta schizzare acqua adosso lla gente e alle cose per essere felici .
e dio quale?? quello stragista della bibbia di mose’, quello che sdraiava intere citta’ che faceva passare a filo di spada tutti donne e bambini ??
perche’ cosi e’ scritto . insomma dio di amore o dio di morte .
il dio di mose era’ si o no un guerrafondaio conqustatore sottometteva secondo le scritture
popoli interi con il ferro e con il fuoco ?? si o no??
e voi cattolici che dite e’ lui il vs dio ??’il papa’ di gesu’ si o no??
Più che altro è pieno di errori madornali il pezzo dell’Espresso.
Prima di tutto sbaglia il titolo: “Gesù di Nazaret” e non “Nazareth”, fa differenza e non è una pignoleria.
Poi, stando a quello che qui si dice -in relazione alla questione domenica delle palme, non si potrebbe più dire una frase del tipo “Gesù nasce a Natale” perchè la festa non era stata ancora istituita.
E’ ovvio che sono malignità e pure messe male insieme..
Vi riporto un mio contributo che mostra che chi ha commesso errori è stato Marco Damilano e prima di lui il biblista Piero Stefani e non Papa Ratzinger!
«Cristo, quanti errori»! Così Marco Damilano sull’Espresso online (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Cristo-quanti-errori/1635347) titola il suo «non simpatico» contributo all’appello del teologo Joseph Ratzinger contenuto nella prefazione del suo «Gesù di Nazaret»: «ognuno è libero di contraddirmi». Ratzinger aggiunge però una richiesta per i lettori e lettrici, quella di un anticipo di simpatia senza il quale è impossibile una comprensione autentica.
Il giornalista Marco Damilano ha accolto al volo la prima parte dell’appello del teologo Ratzinger unendovi però un anticipo di «antipatia» che trasuda da ogni parte nella lettura del pezzo. Quel che segue mostrerà la tesi secondo la quale il pregiudizio «antipatico» nei confronti di papa Benedetto XVI ha portato il Damilano a scovare errori che tali sono solo per chi ignora i dati finendo per dare dell’ignorante allo stesso professor Ratzinger scivolando sulla sua stessa buccia di banana. In effetti, l’unica osservazione fondata del Damilano è quella di p. 79 dove si afferma erroneamente sul piano filologico che «malkut», sostantivo femminile ebraico che significa «regno, regalità, signoria», è una «radice». Questo è tutto quel che resta della critica del Damilano! Le altre sette osservazioni, nonostante lo scoop, sono una bufala!
1) Lo svarione più eclatante è per Damilano a p. 51 dove il Papa avrebbe confuso il monte di Abramo, il monte Moria, con il monte di Mosè, l’Oreb. Il testo del Papa dice: «Il ricordo può estendersi poi al racconto rabbinico secondo cui Abramo, sulla strada per il monte Oreb dove avrebbe dovuto sacrificare il figlio, non prese né cibo né bevanda per quaranta giorni e quaranta notti, nutrendosi dello sguardo e delle parole dell’angelo che lo accompagnava» (pp. 51-52). Damilano si mostra allibito per la confusione papale tra l’episodio di Gen 22, il sacrificio di Isacco, e la storia di Elia che cammina per quaranta giorni verso il monte di Dio, l’Oreb in 1Re 19. Che Abramo possa essere salito sull’Oreb in effetti pare cosa strana a tutti, ma non alla tradizione che ha redatto il testo originariamente ebraico dell’Apocalisse di Abramo, verso la fine del I sec. d.C., giunta a noi dalla testimonianza dell’antica Chiesa slava. Si tratta di un racconto midraschico che fonde insieme l’alleanza di Gen 15, il racconto del sacrificio di Gen 22, il ciclo di Mosè al Sinai e il ciclo di Elia all’Oreb. L’angelo del Signore accompagna per il sacrificio Abramo fin sul monte Oreb lungo il cammino di quaranta giorni senza cibo e bevande (cfr. cap. 12). Quindi Abramo, secondo questa tradizione ebraica, va veramente sull’Oreb!
2) A p. 356 «il papa tedesco scivola sull’Oreb, per la seconda volta», secondo Damilano. Infatti, papa Ratzinger, in riferimento ad una sorta di teologia sui monti nella Bibbia, afferma: «Sullo sfondo si stagliano però anche il Sinai, l’Oreb, il Moria – i monti della rivelazione dell’Antico Testamento, che sono tutti al tempo stesso monti della passione e monti della rivelazione e, dal canto loro, rimandano anche al monte del tempio su cui la rivelazione diventa liturgia». Il Damilano ricorda a chi fosse ignorante in materia che nella Bibbia, Sinai e Oreb, sono lo stesso monte della rivelazione che ha due nomi diversi per diverse tradizioni. Invece il Papa, evidentemente poco istruito secondo il Damilano, pensa che siano due monti diversi! Se si legge con attenzione il testo del Papa egli non sta dicendo che con il Moria questi sono tre monti in tutto, in senso assoluto ma che sono «i monti» che tengono insieme, da un punto di vista teologico, il significato della passione e della rivelazione e che rimandano anche al monte del tempio. L’Oreb è per Mosè solo il monte della rivelazione del nome (Es 3,12ss.) mentre sarà il Sinai a divenire per Mosè il monte della rivelazione e della passione (il dono della Legge e il peccato del popolo e la fatica dell’alleanza). Per Elia sarà l’Oreb il monte della passione e della rivelazione. Per Abramo sarà il Moria il suo monte della passione e della rivelazione. Ma la tradizione biblica in 2Cr 3,1 identificherà il monte del tempio (di solito il Sion) con il monte Moria, quello del sacrificio di Abramo. Nel tempio, inoltre, si legge ogni sabato la Torà di Mosè che è stata data sull’Oreb/Sinai, e per questo, nella liturgia, si ricollegano tutti e tre i monti (anche se erano fisicamente due) nelle figure di Abramo, Mosè ed Elia. L’approccio simbolico e teologico alle Scritture richiede una conoscenza profonda del testo che Papa Ratzinger mostra di avere.
3) Alle pp. 213, 272, 315, 335 il Damilano sorride nel segnalare che il testo del Papa per ben quattro volte usa l’espressione «domenica delle Palme» quando dovrebbe essere risaputo che fu una festa istituita dal cristianesimo parecchi secoli dopo. In tutti i testi richiamati il Papa fa sempre riferimento al vangelo di Giovanni e, in specie al cap. 12. Solo il quarto evangelista ci permette di definire quel giorno in cui Gesù entrò in Gerusalemme mentre la folla con «rami di palme» gli veniva incontro gridando: «Osanna…». Infatti, in Gv 12,1 si dice: «Sei giorni prima della Pasqua». Ora poiché la Pasqua per Giovanni è collocata tra il venerdì sera e il sabato, l’indicazione cronologica di «sei giorni prima» cade tra la sera del sabato e la domenica, momento in cui è contestualizzata la cena a Betania in casa di Marta, Maria e Lazzaro. In Gv 12,12, introducendo la scena delle Palme si dice: «Il giorno dopo», ovvero quella domenica! Quindi era davvero domenica. Al tempo di Gesù i giorni della settimana erano denominati tutti in relazione al sabato: primo giorno dopo il sabato (domenica), secondo giorno dopo il sabato (lunedì)… fino al venerdì che era chiamato invece “parasceve” del sabato, ovvero preparazione. Il Papa per farsi capire anche da un lettore non ebreo, stando al testo di Giovanni, chiama quel giorno «domenica» e la determina per l’episodio noto con il segno delle palme. Il fatto poi che non vi sia la maiuscola «Domenica delle Palme» mostra con chiarezza la volontà di segnalare non la solennità liturgica del cristianesimo, bensì l’evento decisivo di carattere messianico simbolizzato anche dalle «Palme» stesse.
4) Scambi di genere: a p. 362 si dice che la parola ebraica sukkot (capanne) è femminile e invece il Papa la tratta come un maschile. A ben vedere il Papa sta citando Daniélou che a sua volta cita Riesenfeld. Quindi occorre risalire alle fonti per vedere dove sta l’errore: nella versione italiana o nella citazione di Daniélou o nella citazione di Riesenfeld.
5) Scambi di declinazione: a p. 348 Papa Ratzinger riporta il vocativo «epistàta» (maestro, insegnante, rabbino) invece del nominativo epistàtes. Se si va a controllare il testo si vede con chiarezza che il Papa voleva citare esattamente il vocativo e lo fa usando virgolette e corsivo diversamente dai casi in cui vuole citare il nominativo, solo con virgolette. Il perché di questa eccezione è dato dal fatto che il termine ricorre nel Nuovo Testamento soltanto nel Vangelo di Luca e, in tutto 7 volte e sempre al vocativo! Per sottolineare questo aspetto particolare, Papa Ratzinger l’ha posto tra virgolette in corsivo. Il termine Kyrios (Signore) che Ratzinger richiama appena oltre è al nominativo (quindi senza virgolette) e ricorre 717 volte nel testo neotestamentario e di queste solo 124 al caso vocativo.
6) Luoghi comuni: a p. 105 ci sarebbe un’espressione da «fiaba bavarese» perché, commentando la citazione profetica di Zac 9,9ss. il Papa afferma: «Questa sua natura, che lo oppone ai grandi re del mondo, si manifesta nel fatto che egli giunge cavalcando un’asina – la cavalcatura dei poveri, immagine contrastante con i carri da guerra che egli esclude». L’espressione «cavalcatura dei poveri» appare quindi «bavarese» per il Damilano. Basta conoscere la letteratura esegetica al riguardo per verificare quanto il Papa abbia fatto una scelta interpretativa molto attestata, che coglie il contrasto, nell’immagine, con la logica della potenza e della guerra. Cosa ci sia di «bavarese» in tutto questo non saprei proprio.
7) A p. 62 il termine «doxa» è tradotto con «gloria» che invece nel greco classico significa «opinione». Vediamo cosa dice Papa Benedetto XVI: «Questa gloria è, come indica il significato della parola greca dóxa, splendore che si dissolve». Se si va a consultare gli studi di settore ci si rende conto che accanto ai significati di «opinione, stima, fama», il termine dóxa, secondo gli studi di A. Deissmann e soprattutto di J. Schneider, può significare nel greco classico anche: «luce, splendore». Il Papa mostra di conoscere questa tesi poco frequentata tra giornalisti ma un po’ più accessibile ai teologi.
Gli errori interpretativi del testo del Papa si trascinano oltre e giungono a far dire al Cardinal Martini quel che non ha mai sostenuto nella presentazione a Parigi del libro del Papa. Pur di «tirare l’acqua al suo mulino» Marco Damilano si accosta così con atteggiamento «antipatico» e non documentato al testo di Papa Benedetto XVI, strumentalizzando la presentazione del Cardinal Martini che viene tirato dalla propria parte per la giacchetta forse perché anche lui un po’ «da Milano».
Al Damilano e all’Espresso il compito di rinviare ai censori anonimi le rettifiche del caso.
Don Silvio BARBAGLIA
Docente di Scienze bibliche
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