Gay Pride a Mosca. Il ministro degli Esteri risponde all’interpellanza di Grillini

Il resoconto stenografico:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rispetto dei diritti umani delle persone omosessuali e transgender in Russia – n. 2-00554)

PRESIDENTE. L’onorevole Grillini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00554 (vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti sezione 1).

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, i fatti sono noti: lo scorso 27 maggio, a Mosca, un gruppo di parlamentari italiani ed europei, assieme ad altre centinaia di persone, avevano chiesto di poter consegnare al sindaco di Mosca, Jurij Luzkov, una petizione sottoscritta da numerosi parlamentari italiani ed europei in cui si chiedeva alla Russia e, in particolare, al sindaco della città di Mosca il rispetto dei diritti umani e soprattutto del diritto alla libera manifestazione del pensiero e a poter manifestare per le vie della città.

I fatti – dicevo – sono noti, non solo perché non è stato possibile consegnare la lettera al sindaco di Mosca, ma anche perché alcuni parlamentari, in particolare l’europarlamentare Cappato e il parlamentare italiano onorevole Vladimiro Guadagno, detto Luxuria, sono stati maltrattati dalla polizia prima in aeroporto e, successivamente, durante il tentativo di consegnare la lettera al sindaco di Mosca. Non solo, bloccati dalla polizia speciale russa Omon, sono stati impossibilitati a consegnare la lettera e a muoversi per le vie di Mosca e sono stati fatti oggetto di insulti, minacce e aggressioni da un gruppo di estrema destra locale e da alcuni cittadini russi, addirittura spalleggiati e incentivati da alcuni preti ortodossi. Sembra, addirittura, che fosse presente un vescovo ortodosso.

Tale aggressione non è stata impedita dalla polizia russa che, al contrario, alle proteste dell’onorevole Cappato ha risposto arrestandolo illegalmente e trattenendolo (sempre illegalmente) per ben cinque ore negli uffici della polizia, senza la possibilità di comunicazione con l’esterno, e rilasciandolo dopo ben cinque ore, senza nessuna spiegazione.

Il sindaco di Mosca non è nuovo a queste iniziative: aveva già definito la manifestazione del Pride a Mosca come opera di Satana; ne aveva addirittura negato il permesso, un anno fa, per le vie di Mosca. Anche in quella occasione vi furono incidenti e fu malmenato un parlamentare tedesco dei Verdi e il sindaco di Mosca rivendicò orgogliosamente il divieto affermando che «la Russia è più pulita moralmente del licenzioso Occidente».

Queste furono le frasi del sindaco di Mosca Iuri Luzhkov. Per quanto riguarda i diritti umani, la situazione nell’Est europeo è preoccupante. Non abbiamo di fronte soltanto il caso della Russia, dei pestaggi e della limitazione della libertà di espressione. Credo che tutti noi abbiamo ancora vivide le tragiche immagini dell’assassinio della giornalista Anna Politkovskaja che denunciava gli orrori della guerra in Cecenia e le violazioni sistematiche dei diritti umani nella Russia.

Si tratta, quindi, di un tema di carattere più generale e le difficoltà nella libertà di espressione di gay, lesbiche e transessuali russi ne costituiscono solo una parte ovviamente rilevante. È un quadro che riscontriamo in molti altri Paesi europei. Per esempio, tra qualche giorno a Riga dovrebbe tenersi una manifestazione del gay pride, ma anche in questo caso è stata proibita.

Un ulteriore esempio è quello della Polonia, dove la manifestazione del gay pride a Varsavia, proibita negli anni passati, quest’anno, grazie a un sindaco liberale appena eletto, si è potuta tenere e diecimila persone hanno manifestato per le vie della capitale polacca. Tuttavia, sappiamo tutti quanto sta accadendo in Polonia. Pur essendo, infatti, il Paese che più di ogni altro gode degli aiuti europei, è capofila dei Paesi euroscettici, grazie alla vittoria elettorale dei gemelli Kaczynski: un caso straordinario e incredibile di nepotismo di potere, per cui un fratello è Presidente della Repubblica, mentre l’altro è Presidente del Consiglio. Soprattutto l’attuale Presidente del Consiglio polacco, che è stato anche sindaco di Varsavia, si è prodotto in insulti, offese e diffamazioni verso gli omosessuali. In Polonia, in questo momento stiamo addirittura assistendo ad una vera e propria caccia alle streghe attuata mediante una legge che si chiama «lustrazia» e che vorrebbe criminalizzare chiunque abbia avuto a che fare con il partito comunista precedentemente al potere. Ovviamente, dentro il «tritacarne» di questa legge finiscono anche gli omosessuali.

Assistiamo, pertanto, a questo clima di caccia alle streghe che ha portato, per esempio, alla perdita del seggio parlamentare di Geremek, uno degli eroi della rivoluzione e della democrazia polacca, protagonista della «primavera», perché si è rifiutato di sottoscrivere l’umiliante documento previsto da questa infame «lustrazia», che sta attualmente caratterizzando la politica dei fratelli Kaczynski in Polonia.

Siamo quindi di fronte ad un problema di carattere generale: pestaggi in Romania, Bulgaria e Albania. Recentemente, è stata addirittura applicata ad un cittadino omosessuale albanese in Italia la nuova legge sul diritto d’asilo per la protezione delle persone che corrono rischi seri nelle loro realtà. Infatti, un cittadino di Pistoia – il caso è stato seguito dall’Arci gay locale – ha ottenuto il permesso di soggiorno, perché nel suo Paese correva gravissimi rischi.

Siamo, quindi, in presenza di una situazione generale su cui non possiamo che prestare il massimo dell’attenzione. Intanto, la domanda che si rivolge al Governo è quali provvedimenti intenda assumere – l’interpellanza da questo punto di vista è molto chiara – alla luce della tragica vicenda moscovita. Tale vicenda, infatti, non ha avuto solo gli onori della cronaca internazionale, ma finalmente se ne è parlato a lungo anche nei media russi. In questa situazione, non è stato possibile nemmeno per la polizia o il regime russi avere un atteggiamento eccessivamente censorio verso i media.

Chiedo di sapere che cosa intenda fare il Governo per il trattamento che due parlamentari italiani hanno subito. Abbiamo consistenti relazioni commerciali con la Russia (siamo il terzo partner commerciale); a mio avviso, siamo anche eccessivamente dipendenti dall’importazione del gas russo e dall’azienda monopolista russa Gazprom.

Da questo punto di vista, è doveroso che il Governo italiano faccia presente tutto ciò al presidente russo Putin, che, come noto, intrattiene con molti politici italiani, in particolare con il capo dell’opposizione, rapporti a mio avviso eccessivamente amichevoli ed intimi.

Stupisce che il capo dell’opposizione, che ha fatto dell’anticomunismo la sua ragion d’essere, ci mostri questa strana ed ambigua intimità con Vladimir Putin, anche sul piano personale, amicale, vacanziero e via dicendo. Putin è stato il capo del KGB; tutti noi ci auguriamo che, finalmente, si sia votato alla cultura della democrazia e dei diritti umani. Tuttavia, sappiamo che il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Quando è stato interpellato sulla questione omosessuale il 2 febbraio 2007 ha reso la seguente dichiarazione: il mio atteggiamento è legato all’espletamento delle mie funzioni; il nocciolo della questione è che uno dei principali problemi di questo Paese è di natura demografica, ma io rispetto e continuerò a rispettare la libertà individuale in tutte le sue forme.

Noi, naturalmente, siamo molto grati al Presidente Putin per tali dichiarazioni. Francamente, non si vede cosa c’entrino gli omosessuali con la questione demografica o perché mai debba essere imputato agli omosessuali un presunto problema demografico della Russa di Putin e delle pulsioni nazionaliste o di grandeur che la stanno animando.

Prossimamente si terrà il G8, di cui il nostro Paese fa autorevolmente parte, e in quella sede sarà possibile, per il nostro Governo, porre la questione del rispetto dei diritti umani in Russia e non solo, ovviamente; la questione dei diritti umani è una questione generale e la si deve porre sempre nei rapporti con tutti i Paesi. Si tratta di un argomento delicato, purtroppo, per buona parte dei Paesi del mondo, dove non c’è né democrazia né libertà, come, per esempio, nel caso della Cina. Tuttavia, considerato che una parte rilevante della Russia fa parte dell’Europa e che – lo ripeto – siamo il terzo partner commerciale, non vi è dubbio che con la Russia si avverte un problema particolare. Considerando il rapporto speciale tra l’Italia e la Russia, a mio parere il nostro Governo ha il dovere di insistere in maniera particolare perché i diritti umani siano rispettati. Lo si deve fare, tenendo conto del fatto che la Russia ha sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il Trattato sui diritti dell’uomo in Europa e considerando che il Parlamento europeo ha approvato la clausola sui diritti umani, la nota «clausola Agnoletto», che si impone a tutti gli accordi che si concludono sotto il profilo commerciale.

Pertanto, si dispone di strumenti di pressione. A quanto è dato sapere, anche il Presidente russo si è molto arrabbiato per ciò che è accaduto a Mosca e ci auguriamo che questa arrabbiatura serva affinché fra un anno vi sia la possibilità, legalmente, di celebrare la manifestazione del gay pride, con il permesso, per le strade di Mosca. Certo è che tutto ciò sarà possibile se vi sarà una forte pressione del Governo italiano e dei governi europei sulla Russia non solo ovviamente per quanto riguarda i gay pride, ma per le libertà e per i diritti umani in generale e la libertà di informazione in particolare, tema particolarmente dolente per la Russia.

D’altra parte, il tema delle libertà, a mio parere, dopo la fine della dittatura comunista in Russia, ha visto avvicendarsi momenti diversi: periodi in cui questa libertà era garantita e periodi in cui lo era molto meno. Vorrei ricordare che nell’Unione Sovietica, almeno per quanto riguarda le prime fasi (la criminalizzazione della omosessualità avvenne nel 1930 ad opera di Stalin), abbiamo assistito ad un periodo «libertario» dopo la rivoluzione Russa, per cui tutte le norme repressive in materia di sessualità e di omosessualità furono cancellate; venne, infatti, cancellato l’intero codice penale zarista.

Nel 1930 vi fu la criminalizzazione dell’omosessualità nell’Unione Sovietica sino ai primi anni Novanta, quando il famigerato articolo 121 venne cancellato.

Con questo articolo nella ex Unione Sovietica sono stati perseguitati gli omosessuali, che sono stati spediti nei lager, ma ciò è accaduto anche a molte altre persone non omosessuali perseguitate con la scusa dell’omosessualità. Il più famoso di tutti – è bene ricordarlo – fu Sergei Parajanov, considerato tra i più grandi registi russi di quella generazione, internato nei lager per ben cinque anni, insieme a molte altre persone.

Nel 1977 a Mosca vi fu una protesta contro gli arresti e le persecuzioni e fu arrestato l’allora leader del FUORI, Pezzana, che fu trascinato alla Lubyanka, la famigerata prigione russa; nel 1980 un altro dirigente del FUORI, Francone, fu arrestato sulla piazza Rossa per le proteste contro l’omofobia sovietica, la quale rappresenta, quindi, un dato antico, che purtroppo è rimasto nella storia di quel Paese.

In questo momento assistiamo ad una strana commistione tra il risorgente e insorgente nazionalismo russo, la vecchia omofobia e l’integralismo ortodosso; un mix che sta rendendo la Russia, in questo momento, un Paese in cui la libertà, la democrazia ed i diritti sono, in qualche modo, messi in discussione.

È necessario, pertanto, che l’azione e le pressioni dei Governi siano particolarmente intensi e severi per garantire lo sviluppo di un vero processo di democratizzazione non solo delle istituzioni, ma anche della società russa.

PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri, Patrizia Sentinelli, ha facoltà di rispondere.

PATRIZIA SENTINELLI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, come è stato ricordato dall’interpellanza presentata dall’onorevole Grillini e qui esposta, ci troviamo di fronte ad una situazione davvero grave che il Governo non ha trascurato di rappresentare.

La seconda edizione del gay pride di Mosca non è stata autorizzata dalle autorità cittadine, ed in più è stata bloccata – come è stato ampiamente riferito oggi in Assemblea, ma anche dai giornali – dagli agenti di polizia e osteggiata dai movimenti di estrema destra, filomonarchici e ortodossi fondamentalisti.

Il sindaco di Mosca Luzhkov si era dichiarato fortemente intenzionato ad impedire il gay pride fin dalla richiesta di autorizzazione, inoltrata dagli organizzatori a marzo scorso, e successivamente ha negato l’autorizzazione all’evento, richiamandosi all’impossibilità di garantire il traffico automobilistico e di bloccarlo lungo il tragitto proposto, al fine di proteggere – così diceva – gli omosessuali dagli attacchi di skinhead e di fondamentalisti religiosi.

I fatti si sono verificati in modo molto pesante: una ventina di persone è stata bloccata per violazione dell’ordine pubblico e per mancato rispetto dell’ordinanza comunale sulla manifestazione in questione. Prima l’eurodeputato Cappato, poi il funzionario del gruppo liberal-democratico del Parlamento europeo Marzocchi, giunti a Mosca per partecipare al gay pride in segno di solidarietà alla comunità omosessuale russa, sono stati aggrediti da gruppi di conservatori ed in seguito fermati dalla polizia. Successivamente, hanno avuto problemi anche altri rappresentanti ed esponenti della comunità internazionale.

La nostra ambasciata a Mosca ha immediatamente chiesto l’intervento del Ministero degli esteri della Federazione russa, affinché i due esponenti radicali fossero rilasciati al più presto, e il capo della cancelleria consolare si è recato sul posto. In conformità alla normativa russa, i due cittadini italiani, assistiti dai funzionari dell’ambasciata, sono stati tradotti al commissariato di zona, dove è stata loro addebitata un’infrazione di tipo amministrativo (dagli stessi contestata) e comminata una multa. La procedura, che ha riguardato in tutto una decina di fermati tra manifestanti delle due parti, ha richiesto alcune ore e nel pomeriggio i due sono stati rilasciati.

Il deputato Vladimir Luxuria, parimenti presente per prender parte all’iniziativa, ha subito lanci di oggetti ad opera degli ultranazionalisti, convenuti sul posto con l’intenzione di impedire lo svolgimento della manifestazione, ma non è stata coinvolta nel fermo, perché si era allontanata prima dell’intervento della polizia russa.

L’organizzatore della manifestazione Alekseyev ed altri 2 esponenti radicali russi sono stati, invece, trattenuti per resistenza a pubblico ufficiale e rischiano una pena detentiva di quindici giorni. Si segnalano, peraltro, anche arresti tra gli ultranazionalisti, benché già si sia accesa la polemica intorno all’atteggiamento compiacente della polizia a vantaggio dei contromanifestanti.

Quanto accaduto domenica scorsa a Mosca non è dissimile, purtroppo, da quanto accadde nel 2006, quando il tentativo della comunità omosessuale di sfilare, nonostante l’interdizione ufficiale, sfociò in scontri violenti tra manifestanti, gruppi di skinhead ed estremisti ortodossi. Fu allora pesantemente aggredito il deputato Volker Beck. Migliaia di poliziotti in tenuta antisommossa intervennero per bloccare la sfilata, arrestando centoventi persone.

Quest’anno i fermi dei deputati stranieri hanno conferito all’evento una maggiore visibilità, facendo rimbalzare la notizia sulla stampa internazionale e suscitando vivaci reazioni polemiche contro la violazione delle libertà civili in Russia. Quanto accaduto conferma che, malgrado il diritto di dichiararsi omosessuale sia stato legalmente riconosciuto in Russia nel 1993, ancora molto resta da fare, affinché le persone gay, lesbiche e transessuali siano considerate parte integrante della società russa, con pari dignità e uguali diritti. Il fatto che il movimento gay non sia registrato e non abbia alcun tipo di riconoscimento giuridico suscettibile di garantirne la tutela rende difficile anche condurre l’azione di sensibilizzazione che è necessaria per cambiare mentalità e pregiudizi, spesso stratificati.

L’Italia e l’Unione europea sono ben consapevoli di questo problema, come già aveva sottolineato nell’ottobre scorso il sottosegretario Crucianelli nel rispondere all’interrogazione dell’onorevole Russo e dello stesso onorevole Grillini. Nel corso della quinta sessione delle consultazioni Unione europea e Russia sui diritti umani, che si sono svolte a Bruxelles il 3 maggio 2007, l’Unione europea ha sollevato proprio la questione delle libertà di espressione e di assemblea delle minoranze sessuali ed ha espresso la propria preoccupazione riguardo al divieto che la Federazione russa ha posto nei confronti dei gay pride in generale. Le autorità russe hanno replicato che l’omofobia è ufficialmente proibita dall’ordinamento russo, ma hanno anche attirato l’attenzione dell’Unione europea sul fatto che questo tipo di parate non sarebbero bene accette dalla maggior parte dell’opinione pubblica.

Lo stesso cancelliere Merkel è poi tornato sul tema della libertà di espressione e manifestazione durante il vertice semestrale UE-Russia, svoltosi nella città russa di Samara gli scorsi 17 e 18 maggio. In quella occasione, la presidenza ha espresso, a nome dell’Unione, viva preoccupazione per il comportamento adottato in alcuni frangenti dalle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti. Dagli eventi di Mosca emerge quanto sia importante e vitale che l’Italia e l’Unione europea ribadiscano con forza questa linea.

Nel manifestare la propria preoccupazione per gli incidenti che hanno coinvolto a Mosca parlamentari italiani ed europei, il Ministro D’Alema ha pubblicamente rivendicato l’esigenza di una fiducia reciproca con la Russia come elemento indispensabile per relazioni più positive e ha sottolineato la necessità di ricevere assicurazioni sulle credenziali democratiche di Mosca e sulla sua accettazione delle regole nel contesto delle relazioni internazionali.

Parallelamente, il Ministro D’Alema ha incaricato l’ambasciatore d’Italia a Mosca di esprimere al Ministero degli esteri russo deplorazione per gli incidenti occorsi in occasione del gay pride e di richiedere spiegazioni, affinché venga fatta piena luce sugli inaccettabili episodi di violenza che hanno coinvolto rappresentanti del Parlamento italiano.

Il Governo italiano ritiene fondamentale che la comunità internazionale continui a portare all’attenzione delle autorità russe la questione della discriminazione della comunità omosessuale presente nella Federazione russa. Per questo motivo il Governo ha espresso pieno apprezzamento e sostegno per l’iniziativa della presidenza tedesca dell’Unione europea di chiedere chiarimenti alle autorità russe.

Per questo l’Italia continua ad appoggiare con convinzione l’azione condotta dall’Unione europea per incoraggiare la Russia a progredire sulla via della democrazia e di una sempre più convinta tutela dei diritti umani, in conformità con gli impegni assunti dal Paese con l’adesione agli strumenti internazionali in materia di diritti dell’uomo.

Quest’azione di moral suasion potrà essere portata avanti anche nel contesto dei negoziati sui futuri trattati tra Unione europea (UE) e Russia, a cominciare da quelli per un nuovo accordo di partenariato e cooperazione tra la UE e la Russia. Sebbene in occasione del recente vertice tra Unione europea e Russia non sia stato possibile lanciare i negoziati per un nuovo accordo di partenariato e cooperazione con la Russia, il relativo mandato negoziale che gli Stati membri hanno dato alla Commissione include, tra i principi essenziali, la possibilità di sospensione unilaterale del futuro accordo in caso di violazioni dei diritti umani fondamentali definiti, in particolare, nell’Atto finale di Helsinki, nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nella Convenzione europea sui diritti dell’uomo.

Per quanto riguarda, più in generale, l’azione del nostro Paese nelle sedi multilaterali contro i fenomeni di discriminazione, anche sessuale, vorrei infine segnalare che l’Italia è da tempo fortemente impegnata sul fronte della promozione e della tutela dei diritti di espressione e di associazione, citati anche nell’interpellanza urgente, nonché nel sostegno ad ogni azione finalizzata al contrasto di tutte le forme di discriminazione, compresa quella fondata sul sesso.

In particolare, l’Italia ha aderito alla Dichiarazione contro le violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, promossa dalla Norvegia e presentata alla terza sessione del Consiglio dei diritti umani, ai primi di dicembre 2006. In essa, i firmatari esprimono la loro preoccupazione per queste violazioni e auspicano, tra le altre cose, che il Consiglio dei diritti umani ospiti presto una discussione sul tema.

La stessa azione verrà condotta anche negli altri fori internazionali, a cominciare dal Consiglio d’Europa, in cui il Governo continuerà a stimolare un sempre più puntuale rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali della persona, anche veicolando le preoccupazioni che si levano dal Parlamento e dalla società civile italiana.

PRESIDENTE. L’onorevole Grillini ha facoltà di replicare.

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Sentinelli e non posso che esprimere la mia soddisfazione per quanto abbiamo ascoltato e soprattutto per gli impegni che il Governo ha assunto.

Inoltre, vorrei sottolineare che ho particolarmente apprezzato le dichiarazioni rese subito dopo i fatti dallo stesso Ministro degli affari esteri D’Alema e le dichiarazioni di solidarietà che sono venute da tutte le parti politiche, comprese le forze politiche del centrodestra, per la brutale aggressione di cui sono stati fatti oggetto l’europarlamentare Cappato e l’onorevole Luxuria. Credo che da questo punto di vista dobbiamo esprimere soddisfazione, perché la condanna è stata unanime. Quando la condanna della violenza, della censura, della limitazione della libertà di informazione, del diritto a manifestare e dei diritti umani, raggiunge un ampio arco di forze e diventa così generalizzata, possiamo ben sperare che tale voce arrivi, forte e potente, nella Russia di oggi – che evidentemente ha moltissimi problemi – e che sia in grado di convincere i governanti russi a cambiare rotta.

D’altra parte, volevo approfittare per ricordare che nel mondo tali problemi non sono presenti, ovviamente – lo dicevamo prima ma lo voglio ribadire -, solo nella Russia di Putin in quanto un pezzo rilevante del nostro mondo deve ancora riconoscere diritti e libertà, vive sotto dittature variamente giustificate e, in questa parte disperata del mondo, in ben sette Paesi, è prevista la condanna a morte per gli omosessuali, addirittura. Li elenco: l’Afghanistan – dove l’Italia, essendo presente nelle operazioni di peace keeping (che dovrebbero essere di peace keeping) dovrebbe esercitare tutta la sua capacità di influenza e di pressione affinché venga cancellata dal codice penale la condanna a morte per gli omosessuali -, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iran, la Mauritania, la Nigeria, il Sudan, lo Yemen, tutti Paesi dove la religione islamica è stata trasformata in religione di Stato e dove c’è una sovrapposizione tra Corano e diritto.

Poi, l’omosessualità è variamente condannata e criminalizzata in altri 85 Paesi del mondo. Le condanne sono al carcere, alla flagellazione, all’internamento psichico, ai campi di lavoro forzati per gli uomini e le donne che intrattengono relazioni con persone maggiorenni dello stesso sesso. Un quadro disarmante e disperante su cui l’azione del nostro Paese, a mio parere, deve essere il più possibile incessante ed efficace. Sappiamo tutti per esempio che per quanto riguarda la pena di morte è in corso lo sciopero della fame dell’amico, onorevole Pannella per la richiesta di moratoria internazionale (al quale esprimo tutta la mia solidarietà, vicinanza e condivisione).

Tornando alla «grande Russia» – e vorrei approfittare del tempo residuo che rimane a mia disposizione per replicare all’intervento del Viceministro Sentinelli -, c’è stato un episodio poco noto che vorrei ricordare. Come tutti sanno ci fu un tentativo di colpo di stato nell’agosto del 1991; in un clima di grandissima confusione un pezzo dell’esercito russo tentò di stroncare sul nascere la nascente democrazia russa. Il fatto curioso è che in quel momento non funzionava niente per le vie della città di Mosca e come ci ricorda uno storico italiano del movimento omosessuale, Massimo Consoli, in quei giorni confusi a Mosca fu grazie al giornale omosessuale Tema che Eltsin poté comunicare con il resto del mondo. Lo ha ricordato, in un bel discorso, nel 1991, l’onorevole Nancy Pelosi, attuale speaker del Congresso statunitense e ne vorrei leggere un pezzo perché quando capita nella storia che qualcuno abbia un ruolo rilevante nei fatti che avvengono è bene ricordarlo. Diceva Nancy Pelosi: Signor Speaker, il tentativo di colpo di stato sovietico dello scorso agosto 1991 è stato lo scenario adatto ad una forte dimostrazione di coraggio e di attaccamento alla causa della libertà.

Roman Kalinin, editore del primo giornale gaylesbico russo, insieme ad un gruppo di gay e lesbiche, si è impegnato a lottare contro il colpo di stato stampando e distribuendo i decreti del Presidente Boris Eltsin.

Roman Kalinin ha saputo del tentativo di golpe da alcuni amici di San Francisco. Dalla sera tardi del 18 agosto fino a quando il colpo di stato venne sconfitto, il 21 agosto successivo, Kalinin aprì una linea telefonica attraverso la Finlandia e San Francisco. Aveva formulato un piano per comunicare con quelle persone nell’Unione Sovietica che sarebbero potute diventare i primi bersagli da intimidire e, probabilmente, da eliminare fisicamente, per le loro preferenze sessuali e per la loro attività nel movimento democratico. La paura e il panico erano particolarmente sentiti, mentre si veniva a conoscenza di rapporti sulla possibilità di ondate di arresti. Il 20 agosto la clinica per i malati di AIDS di Mosca presentò una richiesta ufficiale per avere le liste delle persone con AIDS e con HIV.

Kalini è l’editore di Tema, il primo giornale gay e lesbico dell’Urss. Il suo sistema di stampa e la sua fotocopiatrice divennero virtualmente la sola disponibile possibilità per stampare e distribuire informazioni contro i leader del golpe. Per circa 60 ore, i gay e le lesbiche di Mosca coordinano le loro forze in una incredibile dimostrazione di coraggio. Il presidente Boris Eltsin firmò una lista di decreti che divenne il documento della resistenza contro le forze dell’oppressione. I gay e le lesbiche negli uffici di Tema elaborarono le informazioni al computer. La fotocopiatrice stampò i decreti di Eltsin senza interruzione, con il logo del ben noto giornale gay in calce. Kalinin voleva che il pubblico sapesse che la comunità gay stava lavorando per sconfiggere il putsch, anche se rischiava l’arresto, rivendicando pubblicamente quello che stava facendo.

Poi, questi eroi distribuirono i volantini con i decreti stampati per le strade di Mosca, lavorando con gli altri leader del movimento per la democrazia.

I decreti vennero diffusi attraverso la città e apparvero ad ogni fermata della metropolitana, consegnati ai confusi moscoviti. Vennero perfino dati ai soldati nei carri armati diretti all’edificio del Parlamento russo.

Quell’anno Kalinin fu dichiarato uomo dell’anno da Advocate, la pubblicazione gay più diffusa negli Stati Uniti.

Tale episodio, in riferimento al quale ho voluto citare per esteso le parole di Nancy Pelosi, ci dice più di ogni altra cosa quanto i movimenti omosessuali di tutto il mondo possano, nel momento in cui hanno la possibilità di farlo, diventare alfieri della libertà, difendere libertà e democrazia, e addirittura svolgere compiti decisivi come avvenne nella detta vicenda, cui – a mio parere – dev’essere tuttora riconosciuto il suo valore.

Quindi la battaglia per la libertà che gay, lesbiche e transessuali combattono in tutto il mondo è una battaglia in primo luogo per la democrazia, perché la libertà per cui gli omosessuali si battono – per cui noi omosessuali ci battiamo – non è altro che la libertà di tutti.
[…]

Il testo integrale dell’articolo è stato pubblicato sul sito gaynews.it

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5 commenti

Ernesto

Grandissimo Grillini!

L’unico politico italiano degno di chiamarsi onorevole.

zumpappa

I veri esclusi in Russia son stati i credenti. Ne hanno tutti le palle piene di laicismo, anche chi non crede, evidentemente.

Asatan

Ma come Ernesto non capisci? Per gente come zupapirlo negare i diritti umani significa “impedire ai devoti cristiani di estirpare gli infedeli mediante eliminazione fisica”.
Sai quanto gli piacereppe, a quella checca repressa, poter prendere una pistola e ammazzarci tutti?

Sorridi catto-imbecille! Vivi in EUROPA, madre della democrazie e dei diritti della persona! Se non ti piace vai a vivere in vaticano a theran.

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