L’eugenismo: un male “attuale”, eppure antichissimo. Una corrente di pensiero che, a più riprese e in circostanze storiche molto diverse, ha recato conseguenze oltremodo inquietanti sulla vita di molti popoli.
Identificata per tutta la seconda metà del secolo scorso come la pratica biomedica che spianò la strada alle terribili selezioni della razza e del genere umano, tentate dai nazisti, l’eugenetica ha in realtà radici molto più lontane nel tempo e soprattutto un campo d’azione molto meno riduttivo.
Lo rivela in una intervista a ZENIT il professor Leonardo M. Macrobio, Docente di Bioetica presso l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”, che è autore di un volumetto dal titolo “L’eugenismo. Una prospettiva storica” (IF Press, 121 pagine, 10 euro).
Iniziamo con un doveroso distinguo lessicale: qual è la differenza sostanziale tra eugenismo ed eugenetica?
Macrobio: Prendendo a prestito il linguaggio della matematica: l’eugenismo sta all’eugenetica come la teoria sta alla pratica. Sembra una distinzione puramente linguistica o accademica, ma non lo è. Una cosa, infatti, è sostenere, come fa l’eugenismo, che la specie umana vada migliorata con qualsiasi mezzo: dagli aborti per eliminare i figli “non perfetti” all’eutanasia per eliminare le vite “senza senso”.
Un’altra cosa, invece, è riconoscere che l’aborto e l’eutanasia – per continuare gli esempi precedenti – non sono un mezzo lecito per ottenere quel fine anche se, purtroppo, ci sarà sempre qualcuno che ucciderà i bambini nelle pance delle loro mamme e gli anziani nei loro letti.
Per dirla con Péguy: il punto è chiamare le cose con il loro nome. Il male è male, e non importa se, statisticamente, è molto diffuso: non può essere né commesso né giustificato. Ora, l’eugenismo ha storicamente tentato, molte volte riuscendoci, a chiamare diritto un delitto.
Dal saggio emerge un “eugenismo degli antichi” che sarebbe andato in crisi con l’avvento della civiltà cristiana, per poi riemergere con la modernità e la secolarizzazione. Possiamo affermare con sicurezza che la Chiesa Cattolica sia stata per molti secoli il principale baluardo contro l’avanzata di queste teorie?
Macrobio: Una posizione fortemente avversa alle teorie eugenetiche è, per così dire, nel DNA della Chiesa, e non potrebbe essere altrimenti. È solo alla luce di Cristo che l’uomo – ogni uomo ed in qualsiasi situazione si trovi – riceve piena dignità. È alla luce di Cristo, dunque, che già i primissimi cristiani si sono trovati a condannare le pratiche dell’infanticidio e dell’aborto.
Dobbiamo fare un piccolo sforzo (non molto grande, in verità, vista la cultura oggi dominante…) per metterci nei panni dei cristiani dei primi secoli. La civiltà greca e romana giustificavano, per il bene della polis o della res publica, queste pratiche: gli unici ad andare contro corrente – ed era una corrente veramente impetuosa – erano quelle poche migliaia di uomini che si dicevano cristiani.
È un fatto storicamente incontestabile che, nella misura in cui la civiltà mediterranea diventava cristiana, queste pratiche andavano via via perdendo credito. Dire che l’aborto è un peccato, così come da sempre ha fatto la Chiesa cattolica, ha una doppia valenza. L’una è, per così dire, culturale: il male viene indicato come tale e, dunque, insegnato come qualcosa da evitare. L’altra è, direi, “teologica”: il male è già vinto nel mistero della Pasqua. Ciò significa che l’ultima parola sul male, sul peccato appunto, l’ha avuta e continua ad averla la Misericordia di Dio.
Malthus, Darwin, Spencer, Galton: sembra proprio che l’eugenismo moderno affondi le proprie radici nell’Inghilterra vittoriana del secolo XIX. È il lato oscuro di una cultura apparentemente lontana dai totalitarismi e dai giacobinismi?
Macrobio: La storia ha l’horror vacui: non procede mai per salti. I totalitarismi del ‘900 affondano inevitabilmente le loro radici in quel travagliato periodo che coincide con la fine del XVIII secolo e tutto l’Ottocento. Anzi, per quanto mi è dato di sapere è un grave errore storico ed ideologico considerare i due totalitarismi dello scorso secolo come ascrivibili alla “follia” di alcune (poche) persone. Ma questo è il lavoro degli storici e, dunque, a loro lascio la parola.
Per quanto riguarda, invece, il nostro discorso è inevitabile notare una sostanziale continuità tra le idee dei quattro pensatori che lei ha nominato e l’eugenetica del ‘900. Quando si parla di “bomba demografica”, con tutte le scelte che ne conseguono, non si può fare a meno di riferirsi alle teorie maltusiane che, per prime hanno lanciato il grido “siamo in troppi sulla terra rispetto alle risorse”.
Quando si parla dell’uomo come parte di un ecosistema non si può non rischiare di cadere nella deriva evoluzionista di Darwin e nel suo analogo, l’evoluzionismo sociale, di Spencer. E quando si designa la scienza positiva come unico “giudice” sulla qualità o sul significato della vita di una persona, sia essa un embrione o un anziano, si deve tenere conto che questa posizione si nutre anche dal lavoro di Galton. Demografia, evoluzionismo e scientismo, dunque, hanno dei padri ben definiti: questi ingredienti hanno dato origine alla “torta” che lo scorso secolo si è trovata servita a mensa.
Chi sono gli eugenisti dei nostri giorni? In quali ambiti di potere operano e con quali tecniche?
Macrobio: Gli eugenisti dei nostri giorni sono coloro che portano avanti i temi che abbiamo visto poco sopra. Ai quali si aggiunge, a partire dal dopoguerra, l’ecologismo.
Gli eugenisti di oggi sono quelli che ritengono che la sindrome di Down sia quasi debellata semplicemente perché i feti colpiti da questa malattia vengono scovati durante le batterie di test alle quali le donne vengono sottoposte in gravidanza, e abortiti “terapeuticamente”. Gli eugenisti di oggi sono quelli che, in nome di una sorta di “pietà” – che nulla ha a che vedere con la pietas cristiana – , dichiarano che la vita di quella persona attaccata ad un respiratore non ha più senso perché è solo dolore. Gli eugenisti di oggi, insomma, confondono la malattia con il malato e non esitano a far fuori questo per debellare quella. […]
Il testo integrale dell’articolo è stato pubblicato sul sito di Zenit
“La storia ha l’horror vacui: non procede mai per salti.”
Non ci sono più le mezze stagioni: si stava meglio quando si stava peggio.
Tutto questo è più delirante del solito, anche per gli standard di Zenit.
Certo se tutto il libercolo è così…
Incredibile che i diritti vengano nominati quasi solo come insulto e che la libertà personale non sia nemeno nominata.
D’altra parte da uno che dice che “È solo alla luce di Cristo che l’uomo – ogni uomo ed in qualsiasi situazione si trovi – riceve piena dignità” che cosa dovremmo aspettarci?
Nauseante.
Scusate, ma da un Docente di Bioetica presso l’Ateneo Pontificio cosa vi aspettate, che vi dica cose sensate?
pura malafede cristiana!
confondere volutamente l’eugenismo del programma eutenasia nazista con la tematica del testamento biologico e la possibilità di eutanasia è oltremodo assurdo è giustificabile solo parlando di malafede.
poi non mi si venga a dire che i preti sono brava gente…
chiara lalli,
se leggi spesso le dichiarazioni di uomini di chiesa, noterai che non hanno vergogna di affermare che la libertà individuale non è un diritto…
ma se non sbaglio anche a Gesu li davano fastidio i “storpi”, per questo li “guariva”, invece di accettarli come sono
jsm,
hai ragione sulla confusione come malafede e sulla mia ingenuità!
Ma come e’ possibile che la chiesa sia sempre stata contraria all’aborto se il ‘dogma’ secondo cui la vita umana inizia fin dal momento del concepimento e’ relativamente recente.
E che c’entra il miglioramento della specie con l’eutanasia? Il pietoso atto del por termine alla vita sofferente e’ un atto su un essere vivente e, si spera, che ha vissuto e si e’ potenzialmente pure riprodotto…
La specie non migliora ne’ peggiora con questo atto
“E quando si designa la scienza positiva come unico “giudice” sulla qualità o sul significato della vita di una persona,”
E allora perchè non la smettono di smarronare sulle coppie gay che non procreano?
“il male è già vinto nel mistero della Pasqua”
Ma se ben ricordo la pasqua e i vari agnelli di dio che tolgono il peccato dal mondo, non hanno a che fare con l’assassinio dei primogeniti in Egitto da parte del solito dio misericordioso (una delle sette piaghe con cui dio ha scassato la m…..a agli egiziani)?
Non nasce da questo episodio di “eugenetica ” applicata la tradizione della pasqua?
L’eugenetica è solo un pretesto per attaccare su un altro fronte l’aborto e le altre conquiste civili. Rapportare tutta la bioetica adll’eugenismo è non solo volgare ma direi dequalificante per un “pensatore”.Un talebano in confronto è più sincero…
“Gli eugenisti di oggi sono quelli che ritengono che la sindrome di Down sia quasi debellata semplicemente perché i feti colpiti da questa malattia vengono scovati durante le batterie di test alle quali le donne vengono sottoposte in gravidanza, e abortiti “terapeuticamente”.”
Allora siamo tutti eugenisti: esiste qualche altro motivo per cui la sindrome di Down è oggi meno frequente che in passato? 🙄
Concordo con chi ha parlato di malafede, e aggiungo anche la supponenza: questi qua credono che siamo tutti stupidi; anzi… cretini, per citare Odifreddi.
Nell’articolo c’è un fondamentale errore gerarchico, forse dovuto all’ignoranza o forse alla volontà di strumentalizzare.
1-Se una popolazione decide volontariamente di ridurre la propria diversità interna in una determinata direzione comune a tutti allora questa è eugenetica.
2-Se un individuo appartenente ad una popolazione decide in qualche misura il corredo genetico (e culturale) della propria prole sussisterà sempre una diversità di scelte e quindi verrà mantenuta la diversificazione interna della popolazione (è sempre successo con la selezione sessuale).
Il secondo punto è una questione di libertà individuale.
E’ l’evoluzione che ci insegna che ogni diversità può avere la sua importanza di fronte all’imprevedibilità della storia, in questa scienza non esistono creature da compatire o esseri inferiori. Si pensa che l’uomo stesso si sia evoluto da individui neotenici: dei malati di successo.