Riconoscere le coppie di fatto altera l’identità del matrimonio

«In che cosa il riconoscimento di alcuni diritti e doveri reciproci tra conviventi di fatto lede l’idea di famiglia? La stessa domanda si poneva ai tempi del divorzio: in che cosa la possibilità di divorziare lede coloro che divorziare non vogliono?». A queste domande, (apparentemente) così semplici, quasi elementari, che Corrado Augias pone retoricamente ai propri lettori, su Repubblica del 7 giugno, sembra che non sia possibile dare risposte adeguate, se non assumendo atteggiamenti rigidamente e ottusamente illiberali. È invece vero proprio il contrario, come è stato chiarito innumerevoli volte e come cercheremo, ancora una volta, di chiarire.
Dire di no ai Dico non significa affatto dire di no ai diritti delle persone, che vanno sempre e comunque ribaditi, rispettati e promossi. Il punto è che quando si parla dei Dico il discorso non ha affatto per oggetto i diritti delle persone: ha piuttosto per oggetto la pretesa di introdurre nell’ordinamento giuridico un istituto assolutamente nuovo, pensato e voluto dai suoi fautori come obiettivamente concorrenziale rispetto al matrimonio (come è dimostrato dal fatto che chi è sposato non può contrarre un Dico – e viceversa – e che chi non è legittimato a contrarre matrimonio non può essere legittimato a stipulare un Dico). Ne segue che, ove esiste il riconoscimento legale delle convivenze, le giovani coppie, nel momento di formalizzare la loro unione, si pongano la domanda di quale vincolo prescegliere e che siano obiettivamente portate a preferire quel vincolo che a parità di diritti impone minori doveri. È quindi inevitabile che l’introduzione dei Dico alteri irrimediabilmente l’identità stessa del matrimonio. L’esempio estremo di tale alterazione ce lo danno quelle recentissime legislazioni che, avendo aperto i Dico o il matrimonio stesso agli omosessuali, hanno introdotto – fatto nuovo nella storia dell’umanità e di cui si potranno valutare gli effetti solo nel lungo periodo – un riconoscimento pubblico di tali unio ni. Come chiunque può vedere, con queste considerazioni non si vuole (ancora) valutare se sia opportuno o meno introdurre i Dico nel diritto italiano: quello che è certo è che questa innovazione normativa muta così profondamente il concetto giuridico di famiglia che non è inappropriato parlare di una vera e propria lesione a suo carico.
Se queste considerazioni ancora non fossero ritenute probanti, torniamo a riflettere sulla legislazione divorzista, alla quale Augias stesso fa riferimento. «In che cosa la possibilità di divorziare lede coloro che divorziare non vogliono?». La risposta è semplice: l’introduzione del divorzio ha tolto alle coppie intenzionate a vincolarsi indissolubilmente la possibilità legale di farlo. Da quando il matrimonio è per la legge civile dissolubile, se ne è quindi alterata l’identità. Augias a questa osservazione potrebbe ribattere che nessuna coppia sposata è obbligata a divorziare. È ovvio, ma non è questo il punto. La posta in gioco infatti non è la buona volontà delle coppie a vivere unite per tutta la vita, ma il fatto che un ordinamento giuridico divorzista, che non intende dare un riconoscimento pubblico a una volontà coniugale indissolubile, altera obiettivamente il concetto, il significato e la stessa prassi sociale del matrimonio. […]

Il testo integrale dell’articolo di Francesco d’Agostino è stato pubblicato sul sito di Avvenire

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34 commenti

Barbara

Questo è il fatto.”la pretesa??!! di introdurre nell’ordinamento giuridico un isituto assolutamente nuovo” e sarebbe sempre ora e tempo??Svecchaimola quest’Italia è ora che sia al passo col resto d’Europa.
Le giovani (e non)coppie avranno poi diritto di scegliere il vincolo che più gli comoda o no?O ci devono condizionare il cervello fino a questo punto?!
Poi si arriva a parlare dei legami omosessuali ah !!!! ecco il punto cCHE NON GLI VA GIU’ il riconoscimento pubblico di queste unioni.

Poi cè una vera perla:”l’introduzione del divorzio ha tolto alle coppie intenzionate a vincolarsi indissolubilmente la possibilità legale di farlo.Da quando il matrimonio è per la legge civile dissolubile,se ne è quindi alterata l’dentità”

Francesco d’Agostino che ti sei sniffato prima di scrivere sto’ articolo???!!!!!

Ren

«In che cosa la possibilità di divorziare lede coloro che divorziare non vogliono?».

Già. E poi se divorziare lede diritti perchè la sacra rota continua a sciogliere matrimoni all’impazzata anche quando dentro quel matrimonio SIANO NATI DEI FIGLI ? Lo fa in cambio di danaro. Il danaro aggiusta tutto.

rossotoscano

tutte queste parole mi sembrano un cane che si morde la coda… ormai sono alla frutta e pensano solo a filosofeggiare invece che guardare alla realtà italiana di oggi…il problema è che i DICO introducono un soggetto nuovo nell’ordinamento? e allora dov’è il problema? nella costituzione è scritto chiaramente ( Art. 33) che lo Stato non deve finanziare scuole private e lo si fa senza vergogna… il divorzio lede l’indissolubilità del matrimonio? credo che sia proprio il contrario e cioè che l’indissolubilità leda il matrimonio e poi finiamola col pensare che queste giovani coppie siano al supermercato e preferiscano scegliere un patto meno vincolante… un vincolo tra due persone nasce spontaneo e sulla base del loro amore e delle loro scelte e ricordiamoci inoltre che matrimonio ha significati diversi a seconda che si parli di rito religioso o civile

HCE

“Ne segue che, ove esiste il riconoscimento legale delle convivenze, le giovani coppie, nel momento di formalizzare la loro unione, si pongano la domanda di quale vincolo prescegliere e che siano obiettivamente portate a preferire quel vincolo che a parità di diritti impone minori doveri.”

e cosa ci sarebbe di male in questo???

invece l’argomento sul divorzio ha un senso.

il mio atteggiamento morale si può riassumere con “ciascuno ha diritto di farsi del male come preferisce”.
se una coppia sana di mente vuole unirsi in modo indissolubile, perché vietarglielo?
non c’è ragione.

il problema è: c’è un motivo per cui lo stato dovrebbe favorire i cittadini che scelgono un legame indissolubile rispetto a quelli che si sposano con l’istituto attualmente disponibile, o a quelli che vorrebbero contrarre un patto di convivenza, o a quelli che semplicemente convivono, o ai single?

no, anzi. un matrimonio che non funziona e viene portato avanti per forza genera normalmente più malessere che un divorzio, quindi la società dovrebbe piuttosto disincentivare chi contrae un ipotetico matrimonio indissolubile.

i cittadini dovrebbero avere il diritto di scegliere tra diverse forme di legame, compresi i dico o la convivenza senza formalità (che per fortuna è ancora legale, ma potrebbe anche essere una delle prossime vittime della furia moralizzatrice itagliota)

questo nel mondo ideale. su questo pianeta invece il matrimonio è un’istituto sociale in cui le parti non sempre sono uguali, e quindi spesso hanno interessi contrastanti circa il tipo di rapporto da contrarre.
ad esempio, chi si sente debole economicamente o socialmente, o insicuro sulla propria capacità di affrontare la vita anche da solo presserà per un rapporto con un maggiore “costo di uscita”, mentre chi si sente forte avrà la tendenza opposta.

oggi questo problema è semplificato dal limitato numero di scelte disponibili, e dai vantaggi che lo stato concede a chi contrare il matrimonio (ovvero quei diritti che molti vorrebbero anche per i PACS), e quindi il problema si riconduce a sposarsi o convivere.
invece offrendo alle coppie un ventaglio più ampio di alternative il problema verrebbe a galla.

Ren

Riporto le parole del signor Maurizio Tuccio che ha scritto a Concita de Gregorio su La Repubblica un paio di settimane fa.

“Probabilmente non se ne rendono conto, i teo-dem che gridano allo snaturamento della famiglia, i cattolici con gli striscioni male-DICO del family day, il papa, i vescovi. Non si rendono conto del male che fanno. Probabilmente non conoscono la solitudine, la sofferenza, lo sgomento. Io ormai sono fuori dall’insano tunnel dell’autocolpevolezza e della vergogna, ma lunga e irta è stata la strada per la libertà e l’equilibrio. Difficile immaginare che queste offese, questi insulti, non colpiscano il cuore di chi ancora si trova ad annaspare tra il bisogno di non deludere e la voglia di fuga, tra la non-vita dell’apparenza e il naturale impulso ad essere. Difficile non farsi toccare da chi si erge a dispensatore di verità non negoziabili, indiscutibili, utilizzando la spada della fede e dell’idelogia. Difficile riuscire a essere liberi se ti fanno credere che libertà vuol dire peccato. Ma la ricompensa è il sentimento che la vita non sia passata invano”

Ernesto

“Dire di no ai Dico non significa affatto dire di no ai diritti delle persone”
=
“Dire di no ai DIritti dei COnviventi non significa affatto dire di no ai diritti delle persone”.
=
I conviventi non sono persone ma bestie sataniche.

Ma Francesco D’Agostino è un essere pensante?

Magar

L’argomento di D’Agostino è così circolare che si potrebbe sostituirlo al compasso. Modificare le leggi italiane per introdurre i Dico è male! Perché? Perché la famiglia tradizionale ne verrebbe danneggiata! Che danno riceverebbe? Ma il fatto stesso che la legge venga modificata è un danno, no?
Poi, naturalmente mescola le mele con le pere, tirando in ballo il divorzio, che non c’entra proprio nulla. Introdurre il divorzio ha, in effetti, cambiato l’istituto del matrimonio. In meglio. Introdurre i Dico invece non cambierebbe nulla alle coppie già sposate o a quelle che si volessero sposare.
Infine, deliziosa la chicca finale: il divorzio ha tolto alle coppie il diritto, all’atto di sposarsi, di rinunciare al diritto di sciogliere successivamente l’unione! Non posso esprimere la mia volontà odierna di vincolarmi eternamente ad un’altra persona, anche contro la mia volontà futura. Beh, non c’è che dire, davvero terribile!

Ren

Vorrei dire al signor Tuccio che la sua lettera è molto bella e che qui comunque c’è tanta gente che non è disposta a farsi mettere i piedi in testa da quei corvi. Dobbiamo mandare un messaggio a chi soffre per colpa delle loro leggi non negoziabili e dire loro la verità: che queste leggi a-morali non contano nulla. Nel resto d’europa le loro pretese vengono derise e schernite, svegliamoci.

Barbara

X Ren

Si ci dobbiamo far ascoltare.Dobbiamo esprimere a voce alta ciò in cui crediamo.Quando la gente affermerà con audacia le proprie convinzioni,senza mai perdere l’ottimismo, cambieranno i tempi.Non c’è alcun bisogno di reprimersi quando si tratta di parlare per la giustizia.Anzi esitare è un errore.

Ernesto

“nessuna coppia sposata è obbligata a divorziare. È ovvio, ma non è questo il punto. La posta in gioco infatti non è la buona volontà delle coppie a vivere unite per tutta la vita”
infatti, è l’imposizione brutale di un’autorità totalitaria di obbligare le persone a fare ciò che non vogliono più fare.

Cercano in tutti i modi di evitare di dire che il divorzio o la convivenza non vanno perché sono peccati. Si arrampicano sugli specchi per escogitare motivazioni pseudo-razionali.
Non è il massimo della disonestà intellettuale? Perché sono così codardi da non dire la verità?

Barbara

X Ernesto

Penso che ora qui in Italia mirano ad attacare la legge sul divorzio e sull’aborto,vorrebbero abolire pure quelle!!

Gnofle

Date una occhiata al mio blog, ho indetto un grande concorso goliardico!
Scarica la foto di Bingo Bongo Bush e Razzo 16 e divertiti a ritoccarla come ti pare…

http://gnofle.helloweb.eu

Speditemi le foto ritoccate, saranno pubblicate sul sito…

Almeno, ridiamoci sopra…

rossotoscano

ah beato medioevo quando le donne erano messe al rogo e a chi parlava gli tagliavano la lingua…. sento nell’aria una voglia di tornare al passato… una voglia che non mi piace… punto!

Daniela

da questo articolo è chiaro l’intenzione di questo cattolico in particolare, cioè quella di imporre la propria morale per legge di stato, a loro non importa che ci sia già una loro istituzione che soddisfa in tutto e per tutto il loro desiderio di unicità e indissolubilità, ma vogliono che tutti gli altri ci siano costretti e che non ci siano alternative.

Matteo

Ho avuto un breve ed occasionale colloquio con un senatore della Repubblica e secondo lui non ci sono cazzi: la maggioranza per i DICO al Senato non c’è, l’unica speranza è che la legge non la presenti il governo, ma il parlamento mettendosi d’accordo trasversalmente.

Be 85

tremendo sono andato sul sito di avvenire per leggere ttt l’articolo, ma… non se ne esce! Premendo sulla fraccia che ti permette di tornare nella pag web precedente, comunque ci si ritrova sempre sul loro sito! Aiuto!

Ren

@rossotoscano

sono ancora sulla tua linea d’onda. Anche io percepisco una voglia matta in questo c***o di posto di tornare alla caccia alle streghe. I frustrati analfabeti vengon messi su contro chiunque non si allinei con la superstizione cattolica. Oggi c’è di nuovo gente che farebbe indossare stelle gialle e rosa a innocenti e spedirli in campi di lavoro.

Ren

Beh se non otteniamo subito le unioni di fatto allora cancelliamo anche subito quelle stesse unioni civili di cui godono i parlamentari. Quando verranno fatte per tutti se ne riparlerà …

Jeeezuz

QUOTO REN A PALLA DI FUOCO!

Facciamoci portatori di nuovi valori a sostegno della famiglia: chiediamo l’abolizione dei diritti di convivenza per parlamentari e giornalisti!

Cazzo, questa sì che sarebbe una bella campagna!

Gabriele Porri

per parlamentari, visto che paghiamo noi, per i giornalisti è una cosa privata loro 🙂

rossotoscano

anche noi paghiamo i giornalisti…. GRAZIE REN, almeno siamo in due a pensarla allo stesso modo… al senato non c’è mai il quorum e proprio grazie alla legge fatta dal berlusca e alle manie di esibizionismo della primadonna mastella e codazzi vari… ai politici interessa molto poco del paese ed è un dato ovvio… in spagna hanno zapatero e noi zappatori tolti all’agricoltura…

Chris

L’articolo ha del grottesco:
Poi l’ultimo paragrafo è decisamente ridicolo.

L’ordinamento ha anche tolto la possibilità ad un uomo che volesse privarsi della propria libertà personale e diventare così schiavo di un altro di poterlo fare. Ciò significa che si è snaturato il concetto di lavoro ? che lo si è leso ??? (usa proprio questo termine)

L’ordinamento ha reso costituzionalmente garantito il diritto di sciopero, ciò significa che si è snaturato il concetto di inadempimento nello svolgimento della prestazione lavorativa ? Che si è leso il diritto ad un esatto adempimento ???

L’ordinamento oggi non prevede più la pena di morte, ciò significa che si è leso il concetto di sanzione penale ? che si è leso il diritto dei cittadini ad ottenere giustizia ???

Ovviamente gli amici TeoCon vi diranno che non c’entra nulla, invece è esattamente lo stesso ragionamento, riportato in ambiti oramai acquisiti, ma che hanno fatto discutere allo stesso modo, ho letto ragionamenti di questo tipi in volumi di ogni epoca, dall’epoca dello schiavismo americano alla costituzione e anche fino a ieri l’altro.

C’è una frase molto bella di un film che ho visto pochi giorni fa: i cento passi, che dice più o meno come ciò che è si giustifica in quanto è, entrando a far parte del paesaggio, di ciò che ci è familiare. Questi uomini dovrebbero capire che per loro il matrimonio era indissolubile solo perché era indissolubile, così il matrimonio è eterosessuale solo perché è eterosessuale.

Magar

Sottoscrivo, Chris. Anche perché, volendo, una persona è libera di comportarsi come lo schiavo di un proprio simile, di non divorziare, di non scioperare, etc., e di agire così anche contro i propri desideri intimi, solo in base ad un impegno preso in precedenza. È sufficiente che lo voglia. L’unica cosa che è impedita è di decidere oggi di rinunciare alla libertà di dopodomani. Se qualcuno (un cattotroll a caso) mi viene a dire che questa è una tremenda vessazione me lo mangio. 😛

Asatan

Ma la cosa più amara è i conviventi al 90% hanno già gli stessi oneri degli sposati:

1) sullo stato di famiglia i conviventi sono segnati assieme come se fossero sposati
2) hanno il dovere della muatua assistenza morale e materiale
3) per il computo degli assegni familiari i redditi dei conviventi vengono sommati
4) per le graduatorie d’accesso all’asilo i redditi vengono sommati
ecc…

Sotanzialmente le uniche differenza sui doveri sonouna maggiore facilità di scioglimento e il fatto che uno debba pagare i debiti del coniuge (scusate ma anche per gli sposati non capisco perchè se uno fà debiti, la’ltro debba essere spennato).

In compenso:

1) non possono decidere per ilcaro malato in caso di inabilità
2) non possono essere informati delle condizioni cliniche del compagno\a
3) non concorrono all’asse ereditario
5) non concorrono alla pensione di reversibilità

Fra l’altro mi piacerebbe vedere qualcuno parlare anche di una delle più odiose forma di discriminazioni presenti nel paese: quella fra figli legittimi e figli naturali. Con tutti idrammi che porta.

Ren

Si, Rosso, mi stupisce sempre come la destra abbia potuto fare una legge in partenza da loro definita una porcata e ORA TUTTI a destra dicono che sia assolutamente necessario cambiarla… Ma come ?! L’avete fatta voi prima di lasciare il parlamento che avete espugnato e ridicolizzato! Una legge che non funziona, che impedisce ai cittadini di scegliere i propri rapprensentanti! ANDATE A NASCONDERVI!

Le coppie di fatto sono un diritto civile e democratico per coloro che non hanno altre forme di tutela. I gay esistono e hanno vita e dignità pari agli altri. Il resto sono tutte ciance nazistoidi. Il parlamento europeo ha già messo l’Italia all’indice decine di volte su questa storia, quando finirà? La proposta Biondi del notaio è una fogna di proposta, mettetevela nel c**o. Ci vadano i politici a sposarsi dal notaio.

Nickelgrey

Queste argomentazioni sono al di la dello specioso e dell’artefatto.
Ma non ci si stupisce che chi accetta la fede usi la ragione, anzi il suo scimmiottamento, per giustificare una posizione di fede.

Nessuna di queste argomentazioni infatti ha valore ne dal punto di vista logico ne dal punto di vista delle basi su cui si fonda.
Si rivela un’argomentare inutile.
Anzi si ammette che il divorzio lede la coppia in quanto da la possibilità di scioglierla.
Quindi se la logica non è un’opinione, si è a favore dell’obbligo. Se fai uno sbaglio o se non vai daccordo con una persona ti arrangi e fai quadrare tutto. Questo è il messaggio.
Questo è nazismo allo stato puro. Questa è la morte della libertà e del “libero arbitrio” con cui si sciacquano la bocca questi pii individui quotidianamente.
La libertà va accettata con onori e oneri, nel bene e nel male. Se la accetti non hai deroghe.

Tempo fa mi capitò di discutere con un mio amico a proposito dei DRM. I Digital Rights Management. C’era sempre, da parte sua, un distinguo. Da quando venne fuori che Apple li usa abbondantemente con iPod-iTunes (i brani acquistati su iTunes sono riproducibili solo su iPod originali e iPod è compaibile solo con iTunes e questo è un DRM hardware-software, quindi assai pesante), essi andavano bene. Vanno male invece, quando li usa Microsoft (perchè MS ovviamente è il male), vanno male quando si parla di Palladium, vanno male quando le software house si accordano con i produttori di processori per integrare nei medesimi il blocco del computer se si tenta di usare applicazioni senza firma digitale (tra cui le copie pirata di software). Con iTunes invece va bene. Per tutelare i discogradfici e i produttori di Hollywood (certo non gli autori che di royalties si beccano quasi 0).
Queste sono posizioni ideologiche, religiose. Con due pesi e due misure. Con distinguo inutili. C’è sempre una deroga, un’asterischino, un capitoletto speciale che distingue tra una cosa e un’altra e quando questo accade significa che c’è qualcosa che non va.

Allo stesso modo queste questioni.
Ma dicano molto semplicemente che i matrimoni tra uomini e tra donne non gli vanno per motivi religiosi. Nessuno gli chiederà alcuna spiegazione di questo, anche se errata (secondo me), è comunque una posizione legittima.
Invece questi continuano imperterriti nel trovare argomentazioni (farneticanti) a una posizione pregiudiziale ideologica perhcè l’errore è proprio questo: cercare argomenti razionali dove la razionalità non c’è dal principio.
Non c’è fine a questo. Almeno in questo paese, purtroppo.

Chiara P.

Riguardo al divorzio, questo articolo, dice delle cose vere.
Il matrimonio in chiesa è molto più coerente rispetto a quello civile. I due sposi si fanno la reciproca promessa di stare insieme tutta la vita e così è, per la chiesa (salvo annullamento che è comunque cosa diversa dal divorzio).
Chi si sposa in chiesa sa che queste sono le regole e che non si discutono.
Con l’introduzione del divorzio il matrimonio in chiesa ha perso parte del suo valore anche se solo a livello civile (e per fortuna l’ha perso).

C’è poi il matrimonio civile. Anche qui viene fatta la promessa di stare insieme tutta la vita ma questo tipo di matrimonio può essere sciolto da tutti i punti di vista. Io mi chiedo perchè allora ci si ostini a farsi una promessa che prevede una clausula e ci si ostini a chiamare questo contratto matrimonio.

Io sono contraria al matrimonio in ogni sua forma perchè non trovo sensato vincolarsi tutta la vita ad una persona e perchè do valore alle promesse che faccio. Io preferisco promettere al mio ragazzo che sarò sincera e lo lascerò se non sarò più innamorata pittosto di fare una promessa oggi sui miei sentimenti di domani; una cosa su cui non ho controllo!

Naturalmente sono favorevole al divorzio perchè è una necessità. Sappiamo tutti che moltissimi matrimoni falliscono.
Ma trovo privo di senso il matrimonio civile così com’è. Mi sembra un surrogato di quello cattolico. Se si chiamasse in un altro modo e non prevedesse un rito in cui si devono recitare delle formule preimpostate davanti al sindaco (che mi puzza molto di chiesa) lo farei volentieri.

Francesca

Il riconoscimento delle coppie di fatto altera UNO dei concetti di famiglia: quello cattolico.

Sailor-Sun

Quoto chiara

“Io sono contraria al matrimonio in ogni sua forma perchè non trovo sensato vincolarsi tutta la vita ad una persona e perchè do valore alle promesse che faccio. Io preferisco promettere al mio ragazzo che sarò sincera e lo lascerò se non sarò più innamorata pittosto di fare una promessa oggi sui miei sentimenti di domani; una cosa su cui non ho controllo!”

Fare una promessa senza la certezza di poterla mentenere è come non farla: è un’atto ipocrita.
Ma in questo paese se non sei ipocrita sei emarginato.

Ren

@sailor-sun
Molti di noi probabilmente non si unirebbero in un pacs, chi lo sa, ma la legge ci deve essere, a prescindere dalle decisioni del singolo per una questione di principio. Per il riconoscimento sociale, perchè i frustrati violenti capiscano che lo stato riconosce i diritti di tutti! e i reazionari non si sentano più in diritto di perseguitare i gay. Il riconoscimento sociale è la cosa che fa più paura alla chiesa. Perchè in quel modo dovrebbero stare attenti, essendo una legge dello stato a dire stupidaggini in proposito. Non che non si stiano esercitando abbondantemente su divorzio e aborto.

Carlo

Alla fine il matrimonio civile si riduce a un contratto. Non capisco quindi per quale ragione non sia possibile avere diversi tipi di contratti possibili. Nel mondo del lavoro ci sono oggigiorno decine di possibili diverse forme contrattuali, non vedo perche’ non possa essere lo stesso per il matrimonio.

Se poi le confessioni religiose vogliono ulteriormente arricchire il significato del matrimonio con altrei idee che vengono dalla loro tradizione o sistema di pensiero, ben venga. Non vedo pero’ cosa questo abbia a che fare con le leggi dello stato, che devono valere per tutti ed essere il piu’ possibile aperte verso le liberta’ individuali.

nando

Cito dall’articolo.

“Ne segue che, ove esiste il riconoscimento legale delle convivenze, le giovani coppie, nel momento di formalizzare la loro unione, si pongano la domanda di QUALE VINCOLO PRESCEGLIERE e che siano obiettivamente portate a preferire quel vincolo che a parità di diritti impone minori doveri”
…E con questo? Meglio poter scegliere. Chi si sposa NON è per forza più maturo o responsabile di chi non lo fa. Quai sempre è vero il contrario. Lo volete capite o no che in Italia il matrimonio non è quasi mai una scelta libera ma una prassi, un’imposizione sociale? Senza contare che, lasciando perdere tutti i significati poetici e religiosi che gli si attribuiscono, esso non è altro che uno squallido contratto. In questo cazzo di paese chi non si sposa e non fa una famiglia (anzi: ‘na famigghia) è fottuto, fa una vita d’inferno, gli vengono negati tutti gli aiuti economici e viene discriminato e guardato male, e in ultima analisi tutti pensano che sia gay. Che paese di merda. Che società squallida, bigotta e illiberale, che schifo, caro d’Agostino.

“È quindi inevitabile che l’introduzione dei Dico alteri irrimediabilmente l’identità stessa del matrimonio. L’esempio estremo di tale alterazione ce lo danno quelle recentissime legislazioni che, avendo aperto i Dico o il matrimonio stesso agli omosessuali, hanno introdotto – fatto nuovo nella storia dell’umanità e di cui si potranno valutare gli effetti solo nel lungo periodo – un riconoscimento pubblico di tali unioni”
E allora? E con questo? Embè? Le donne italiane hanno cominciato a votare nel 1946, per la prima volta nella storia. Non ci vedo niente di così roboante. Forse che gli effetti negativi del voto alle donne si vedranno nel lungo periodo? Ma che cazzo dice questo d’Agostino?
Chi ha paura del matrimonio omosessuale probabilmente non è sicuro della sua sessualità. D’Agostino teme forse di essere obbligato a sposare un uomo? Se gli uomini non gli piacciono, nessuno lo obbligherà a sposarne uno. Se gli dovessero piacere, avrà la POSSIBILITA’ di sposarne uno, se ne ha voglia. Altrimenti, che sposi una donna. Nessuno gli impedisce o obbliga a fare niente.
I matrimoni gay non danneggiano nessuno, così come il divorzio non danneggia nessuno, e il voto alle donne non danneggia nessuno.

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