Dalla periferia della storia

Ci scrive un nostro caro amico: Padre Fausto Marinetti, già missionario per 15 anni in Brasile, nelle tristemente note “favelas”. Essendo vissuto a lungo “con” i poveri, ha scritto questa lettera al Papa, a nome loro; pubblichiamo anche il documentario “Dialogo dalla periferia della storia” tratto della sua esperienza in Brasile.

Caro Papa,
sono uno di quei milioni di senza tetto, senza terra, senza dignità, senza lavoro, senza salute, senza riso e fagioli, che sovrabbondano nel “paese della speranza”. Ma tu lo sai che l’America Latina non è “Alice nel paese delle meraviglie”? Ci andavamo un po’ stretti nei 12 discorsi scritti di tuo pugno, in occasione della V Conferenza dei nostri vescovi ad Aparecida. Non averne a male, noi non li leggeremo mai! Tu parli per i colti, i teologi, i professionisti del pensiero. Noi siamo “professionisti della sopravvivenza”, dell’arte di “ingannare la morte ingiusta e prematura”. Sei venuto come capo di Stato, tu, seguace di Uno che non aveva neppure dove posare il capo.
Capo di Stato? Ma non siamo noi, vittime, derelitti, aidetici, ubriaconi, meninos de rua, il tuo “Stato”, l’unico che ti spetta, l’unico possibile per chi si fa chiamare “padre di tutti”? Sì, certo,  hai parlato anche “di noi”, non “con noi”. Per compatirci, per farci l’elemosina, per dire ai “buoni” di usarci per accumulare beni per il cielo… Basta! Non ne vogliamo più sapere di briciole umilianti, non siamo della stessa “pasta” di quel Cristo tu adori nell’ostensorio? Trattaci, allora, come se fossimo il Suo ostensorio, almeno.

Non sei venuto “per noi”, ma per i pastori […]. Sei venuto, come sempre, a portare, a dare, a distribuire: dottrina, tanta dottrina; precetti morali, tanti precetti morali; teologia, tanta teologia. Che ce ne facciamo di questo ben di Dio, tutto asettico, tutto astratto, quando a noi basta un piatto di riso e fagioli? […]. Ti sei presentato al soglio pontificio con il “Deus caritas est”. Troppo lusso, per noi, sotto-uomini. Scusa tanto, noi siamo ancora in attesa del “Deus justitia est” […]. La nostra fame e la nostra sete (di lavoro, giustizia, pace, salute, ecc.) viene prima di ogni teoria. Sulla dottrina ci potremo scannare, ma dopo, non prima di aver risolto, soddisfatto i diritti umani di tutti […]. Famiglia, sessualità, difesa della vita, bioetica, ecc. ecc. tutto è importante, ma se ti preme proprio la “vita dalla concezione al suo esito finale”, non puoi ignorarci, o trattarci come “poverini” che meritano briciole di compassione. Vogliamo dignità, giustizia, ciò che ci spetta per diritto, non per degnazione.

Caro papa, noi ti vogliamo bene, perché anche tu sei un “uomo”, soltanto un uomo come noi. La sera, quando ti togli i paramenti, i paludamenti, la mitria […] guardati allo specchio: vedrai, in te, tutti noi. E ci sentirai nel tuo cuore.

Testo integrale dell’articolo su Bispensiero

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6 commenti

Antonio

Il papa in Brasile ha buttato fumo negli occhi, il vero movente del viaggio era il dilagante abbandono del cattolicesimo in favore di sette forse più accorte ai bisogni reali della povera gente

Marco.g

Ma questo Povero Prete pensa davvero che il papa legga queste lettere?

Nikky

Complimenti a Fausto Marinetti che dimostra tanta coerenza, umiltà e autonomia nel pensare.

jsm

mmmhhh… se è una lettera aperta, Ratzinger l’avrà letta di sicuro e gli avrà preso una buona acidità di stomaco. non per il contenuto ma perchè la leggono tutti..

Lamb of God

Leggo gli articoli di Padre Marinetti sul Dialogo, mi fa una gran pena e lo stimo, però spero si renda conto che queste son parole al vento.

Il Papa è andato in Brasile per svariati motivi anche se alla base di tutto c’era un concordato, mai sottoscrittto (per ora) da Lula, e la ferma volontà di riportare la dottrina cattolica sulla retta via dopo la parentesi (cmq fallimentare) “marxista” della TDL, al momento disconosciuta ed accantonata da Ratzinger stesso.

Il flop del cattolicesimo in Brasile è dovuto anche alla carenza di preti, visto che su circa 110 milioni di fedeli ci son solo 17.000 presbiteri, inoltre il 10% di esso (1700 su 17.000) ha carichi pendenti di tipo giudiziario sulla propria testa.

Naturalmente in tutta questa confusione i pentecostali ci sguazzano e con loro si rischia cmq di passare dalla padella alla brace, soprattutto se come metro di riferimento vien usata la dottrina USA più retriva (ma ne dubito).

Ren

E’ una lettera bellissima e quando le parole hanno questa intensità non vanno perse. Io credo che avranno un certo effetto …

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