Nella vicenda della professoressa palermitana a rischio di due mesi di carcere, si sono fronteggiate le tre principali istituzioni del Paese: la famiglia, la scuola, la magistratura. Ne è scaturito un cozzo assai illuminante sulla perdita quotidiana di identità sociale e culturale, sul disagio crescente di gran parte della società italiana (aboliamo l’aggettivo civile usato a mo’ di superiorità da quanti mai hanno partecipato a una riunione di condominio). Chi si batte ancora per il rispetto delle regole, in questo caso una professoressa alle soglie della pensione, finisce insultata dai genitori, che ha tentato di supportare, e beffeggiata da un sistema giudiziario molto più attento alle giustificazioni dei fuorilegge che alla battaglia legalitaria, senza senso e fuori dal tempo, di un’insegnante. D’altronde, cosa ci si può attendere da un’attempata signora cresciuta in una scuola nella quale si aveva la buona creanza di alzarsi in piedi allorché entrava l’insegnante, nella quale l’autorità non veniva confusa con l’autoritarismo ed essere autorevole era ben diverso da essere autoritario?
Non dev’essere la stessa scuola in cui è cresciuto il padre dello studente dodicenne. La sua unica preoccupazione non è stata di non allevare un figlio prevaricatore, al quale ha già inculcato il concetto della diversità da usare come offesa. Nossignori. Per lui conta soltanto l’onta pubblica della punizione da lavare senza neppure domandarsi se quello scrivere cento volte «Sono un deficiente» non sia la pena adeguata alla schifosa violenza fisica e morale perpetrata dal pupo, già recidivo in bullismo e danni. Tutti abbiamo imparato che l’educazione di un figlio è una moneta lanciata per aria: può uscire testa, può uscire croce. Ma se esce croce, ci sarebbe forse da ringraziare chi si sforza di aiutarci nel difficile recupero del pargolo. L’episodio di Palermo, ultimo di una serie di aggressioni fisiche e verbali a professori impegnati nello svolgere il proprio compito, dimostra che la piaga del familismo ha ormai pervaso la Penisola. Nel suo nome vengono annullate le differenze fra Nord e Sud, fra ricchi e poveri, fra destra e sinistra. Al vecchio motto «tengo famiglia» è stata aggiunta una postilla: «e guai a chi me la tocca». Di conseguenza il papà vendicatore dapprima ha vergato sul quaderno un’indecente e gratuita offesa per la professoressa, poi si è rivolto alla Procura per ricevere una giustizia da Vecchio Testamento con l’aggiunta di 25 mila euro per presunti danni, magari ci scappa l’auto nuova. Fa sorridere che nella patria del lassismo esista un pubblico ministero capace d’invocare una condanna per abuso di mezzi correzionali. Ammesso che sia così, date una medaglia all’ultima delle mohicane.
[…]
Il testo integrale dell’articolo di Alfio Caruso è stato pubblicato sul sito de La Stampa
Molti genitori sono la rovina dei figli…Genitori che non sanno educare al rispetto. Gli alunni entrano a scuola maleducati e noi insegnanti facciamo uno sforzo immane per educarli al rispetto. Riconosco che però io avrei usato un modo diverso da quello usato dalla collega. Attaccare il comportamento e non la persona. In ogni caso tutta la mia solidarietà ad un’insegnante che ha riconosciuto l’importanza di contrastare il razzismo DEFICIENTE che dilaga nella scuola, a partire dalle FAMIGLIE!
In effetti i genitori tendono sempre a prendersela con gli insegnanti invece di appurare perchè i loro figli si comportano da cafoni…certo il metodo correzionale di questa professoressa lasciava a desiderare (non vedo come scrivere 100 volte “sono deficiente” avrebbe fatto capire al bulletto l’errore), secondo me avrebbe dovuto parlarci seriamente e poi convocare anche i genitori per un chiarimento.
Voglio provare a essere razionalista……costi quello che costi…
Ma la colpa di cui si era “macchiato” il ragazzo non avrebbe dovuto essere sanzionata con metodo e criterio adeguato?
Magari ricorrendo anche a ben più pesanti sanzioni di carattere disciplinare, presso le autorità scolastiche….?
Non è, forse , che la professoressa volendo “indulgere” con una misura punitiva un pò fuori le righe non ha , invece, offerto lo spunto a critiche sulla sua “effettiva” capacità ed autorevolezza?
L’insegnante è stata solo un po’ ingenua. Un metodo del genere è ovvio che provoca polemiche a non finire. Doveva, col consiglio di classe far allontanare il bullo dalla scuola per 15 giorni e al ritorno fargli seguire un corso di educazione al rispetto del prossimo. Qualcosa che lo educasse un pochino all’educazione civica che gli è mancata in casa. A quel punto il genitore più scriteriato del figlio non avrebbe potuto eccepire nulla.
I genitori non possono abdicare e consegnare l’educazione tutta alla scuola. La scuola deve trasmettere le conoscenze, non c’è il tempo di occuparsi di tutto.
Concordo sul fatto che l’insegnante e’ stata ingenua nell’affibbiare quella punizione, ma vi sembra giusto che debba essere condannata alla galera? Tra l’altro dopo che e’ stato fatto un indulto che ha mandato in liberta’ fior di delinquenti. Quel teppistello comunque avrebbe meritato molto peggio, una sospensione sarebbe stata ineccepibile, e la prof avrebbe evitato questa rogna di processo.
… ma se il compagno a cui il teppistello ha dato del gay fosse stato Matteo, quel ragazzo di Torino che si è suicidato esattamente per la stessa accusa, percepita come infamante?
Mi convinco sempre più che è ormai giunta l’ora di espatriare
Fossi il ragazzo accusato di essere gay farei io una denuncia per l’insulto ricevuto.
“…e beffeggiata da un sistema giudiziario molto più attento alle giustificazioni dei fuorilegge che alla battaglia legalitaria, senza senso e fuori dal tempo, di un’insegnante”
Come al solito, la solita magistratura…
Concordo sul fatto che l’insegnante ha peccato di ingenuità, affibbiando al deficiente una punizione inutile e scoprendo il fianco alla valanga di ritorsioni che puntualmente le si sono scatenate contro. Ormai sono anni che è in atto un continuo discredito nei confronti dei docenti e delle istituzioni scolastiche, sia da parte degli alunni (difesi dai genitori) che da parte dei governi. Ai primi – alunni e genitori – non si può non addebitare una profonda maleducazione e un incredibile disinteresse verso l’educazione personale, verso il rispetto del prossimo, non dico verso la cultura perchè sarebbe chiedere veramente troppo a queste mamme e papà sempre con la sigaretta o la gomma da masticare in bocca, con l’ombelico al vento e in perenne difficoltà con un italiano di base. Ai ministri dell’istruzione che si sono succeduti nel tempo non si può non rimproverare la totale mancanza di iniziativa: la scuola odierna è fondamentalmente una scuola gentiliana, nè più nè meno, con le stesse differenze di classe, le stesse storture nei programmi, gli stessi pregiudizi verso il proprio ruolo educativo e formativo; e forse nell’ottica dei governanti è giusto che la scuola sia sempre meno il luogo dove le persone apprendono a vivere nel mondo e ad essere liberi di pensare, e sempre più un parcheggio per ragazzotti che devono imparare a spendere bene i soldi dei genitori per far girare l’economia. Ma quello che mi preme sottolineare qui è il fatto che proprio gli insegnanti, ovvero la categoria che esce peggio da questi ultimi 20 anni di vita italiana, falliscono il proprio compito di frapporsi compatti tra queste due entità (genitori-alunni da una parte e governi dall’altra), capaci di ridurre alla stasi culturale un paese intero; pigrizia? aristocrazia intellettuale? delega di ogni istanza ai sindacati? incapacità di “fare corpo” contro le sopraffazioni e la presunzione? Sono purtroppo alcune delle colpevoli mancanze che contraddistinguono i “professori” italiani. Il governo non mi rinnova il contratto? E noi scioperiamo compatti, ad oltranza. I genitori non ottemperano al loro OBBLIGO di educare i figli? E noi utilizziamo fino in fondo gli strumenti (sempre meno, in verità) disciplinari che la scuola possiede. E via così, con spirito di gruppo… altrimenti non si spezzerà mai questa catena di eventi distruttivi nei confronti della dignità di una professione FONDAMENTALE per il livello culturale di un paese, e dei singoli cittadini. La colpa di tutto questo sfacelo è fondamentalmente della nostra indifferenza, riconosciamolo e forse avremo la spinta per cambiare.
Un neo-docente.
Ho preso una decisione, da oggi non risponderò più alle varie provocazioni che leggo (esempio il commento sul pilota di F1 apparso in una recente news), risponderò solo ai commenti che reputerò costruttivi per il dibattito, le provocazioni sono costruttive solo per l’affossamento del dibattito stesso.
Invito tutti a seguire questo metodo…
Spero di riuscire nel mio intento.
Al posto del giudice avrei condannato i genitori,anche loro ,a scrivere “sono un deficiente”,e non 100,ma 1000 volte!Questa coglionaggine di certi genitori, e di certi giudici,ha dell’incredibile!TUTTA LA MIA SOLIDARIETA’ VA ALL’INSEGNANTE E AL RAGAZZO INSULTATO!
Signori, questa è la scuola, e nel XXI secolo difficilmente cambierà. L’insegnante – che è proiezione della figura del genitore – non ha più autorità né rispetto dagli alunni – che sono proiezione del figlio nella famglia. Distrutta la famiglia, la scuola così non va più: non la accettano gli alunni, non la accettano i genitori e nemmeno gli insegnanti. Dall’anarchia familiare all’anarchia scolastica.
Piena solidarietà all’insegnante, al ragazzino insultato e alla sua famiglia.
Uno sputo in faccia al genitore di un figlio deficiente. Non m’interessa che è un ragazzino, già a 10-11 anni si può essere spietati, e questi piccoli stronzi meritano punizioni severissime.
Se fossi stato la maestra l’avrei obbligato a ceffoni a chiedere scusa pubblicamente, in ginocchio, al ragazzo offeso. Non ho figli, ma se ne dovessi mai avere uno e lo sentissi prendere in giro un compagno, con cattiveria, per qualsiasi motivo, vi garantisco che non la passerebbe liscia, altro che denunciare la maestra. La mia maestra delle elementari, nei primissimi anni ’80, ci metteva in castigo con le mani sopra la testa per delle mezz’ore, e ci rifilava dei sonori ceffoni anche per molto meno. E i genitori approvavano, e suggerivano alla maestra che se non bastava la prima sberla, consegnasse anche la seconda.
Zumpappa, abbi l’onestà di dire come la pensi, e cioè che sei FELICE che il piccolo, potenziale gay in erba sia stato insultato. Non fare inutili giri di parole.
Che mondo!
Da un po’ di tempo tutti i miei commenti si riducono a questo. E’ molto triste.
Ah, sì,c’è qualcos’altro: zumpappa sei patetico!
Questo episodio dimostra che è proprio la famiglia nella sua forma attuale il vero problema di questo Paese!
…e non perché sia distrutta, ma forse perché dovrebbe essere distrutta (e rifatta per bene).
per me il ragazzo andava allontanato dalla scuola e poi coi genitori( piu’ cafoni del figlio suppongo visti i risultati) avrei concertato un provvedimento… visto che ai giovani viene inculcata l’idea che dare del gay a qualcuno, manderò una lettera alla ministra tanto cara delle pari opportunità affinchè d’ora in avanti la parola eterosessuale divenga una gravissima offesa e punibile col carcere… un ragazzo di diciotto anni oggi è stato buttato fuori casa dal padre perchè un anno fà l’ha scoperto che parlava al cell col fidanzato, per un anno l’ha picchiato e quando lo psicologo ( che lo stesso papà gli aveva imposto per ” salvarlo” dall’omosessualità) gli ha detto che l’omosessualità non è una malattia l’ha buttato fuori casa a calci… quel bambino e i suoi genitori andrebbero chiusi in galera… sono una minaccia per il vivere civile
Io non so come sia andata a finire ad ora la vicenda giudiziaria della professoressa. So solo che ha fatto benissimo a dare a quel ragazzino quella punizione. gli avrebbe fatto imparare per la volta successiva ad avere maggior rispetto per gli altri e sarebbe cresciuto in maniera migliore. Io spero solo che il portare avanti il procedimento sia solo un atto dovuto a seguito della denuncia ma che alla fine venga assolta e che invece i genitori del ragazzo vengano puniti (a seguito della denuncia dei genitori della vittima) in quanto non in grado di educare loro figlio!
Il mio prof. di lettere del liceo va dicendo da una decina d’anni che la scuola italiana è diventata ormai un’immane circo equestre e, aggiungo io, gli equini sono delle razze peggiori: somari e muli, con tutto il rispetto per quelle categorie di animali da soma che, almeno, a qualcosa servono. Di bestie ce ne stanno tra gli alunni e tra i docenti, tra i presidi e tra i bidelli e nessuno capisce che delle mille riforme e dei tanti sistemi che si studiano a tavolino nelle grige stanze di un ministero per migliorare la scuola questo Paese non ha alcun bisogno. L’unica cosa di cui ci sarebbe bisogno è la qualità dell’insegnamento, che è garantita da docenti non solo preparati, ma motivati e convinti di svolgere un ruolo essenziale per il progresso della civiltà. La conoscenza è ciò che ci distingue dai bruti. L’insegnante di Palermo avrà un sacco di rogne per quello che ha fatto, ma ha fatto bene, se non altro perchè il suo gesto sta facendo parlare e speriamo che dalle tante chiacchiere che si faranno intorno a questa vicenda venga fuori qualcosa di buono.
Mi permetto di suggerire la lettura di un libricino assai agile e simpatico edito da Rubettino, scritto dalllo pseudo prof. Giorgio de Giorgi dal titolo: […] non facciamo filosofia! sottotitolo: La scuola ai tempi di S.B. E’ uno spaccato dello stato attuale della scuola italiana, scritto con la bonaria ironia di un addetto ai lavori, da cui possono trarsi utili spunti di analisi e di risoluzione dei mali che affliggono la scuola
Voglio condividere con voi due mie esperienze.
La prima. Mi ricordo che quando mi allenavo a Viet Vo Dao qualche volta capitava il ragazzotto di turno che provava a fare lo sbruffone imitando magari Bruce Lee con i ragazzi più piccoli o di cinture più basse. Niente di offensivo, per carità, ma immediatamente scattava la punizione per mancanza di rispetto nei confronti degli altri: il maestro, o un suo aiutante, costringeva il ragazzo a “pompare”, cioè doveva fare 50 flessioni e se non la capiva subito, giù altre 50 e così via. Vi assicuro che le buffonate duravano pochi minuti e l’aria che si respirava in palestra era comunque un’aria tranquilla, rilassata e concentrata al tempo stesso sugli esercizi utili al tipo di sport.
La seconda. Mi ricordo di quando frequentavo l’università e davo lezioni di matematica a un gruppo di studentesse delle superiori. Dovevo stare attento ad evitare che il gruppo passasse l’ora in chiacchiericci e risatine. Le lezioni erano svolte in un clima amichevole, ma se mi accorgevo che il gruppo si lasciava andare un po’ troppo a risatine, battutine o cose del genere, allora, in maniera inflessibile, assegnavo loro una gran quantità di esercizi da consegnarmi la volta successiva. Vi assicuro che questo era un forte deterrente.
Io credo che anche l’insegnante volesse infliggere una piccola punizione, come deterrente per le volte successive o per altri ragazzi facilmente influenzabili dal comportamento del bullo di turno. Ha fatto bene! Forse ha esagerato ad usare la parola “deficiente”, ma vi assicuro che ciò che ha fatto arrabbiare di più il bulletto non è stata la parolaccia, quanto il fatto che ha dovuto passare il tempo a scriverla, anzichè a divertirsi con la play station.
deficiente famiglie post-contadina, razzismo incivilta’ e volgarita…
Salvo i primi post, nessuno ha rimarcato il fatto che l’insegnante con il suo “estemporaneo” e originale “procedimento”, abbia dato prova di scarsa professionalità, oltre che di poca autorevolezza, in quanto la misura adottata, non solo chiaramente incongrua e illeggittima, era palesemente e indiscutibilmente inutile ad ogni fine educativo, risultando molto più simile ad una vendetta nei riguardi del ragazzo molestatore, piuttosto che un insegnamento valido per lui e per altri (perchè sicuramente quel ragazzo non agiva da solo, dato che simili gesti si compiono sempre in branco); venedo così meno allo scopo precipuo della sua funzione di educatrice.
Sui commenti che auspicano ambienti da caserma con insegnanti-ufficiali dei berretti verdi…….sorvolerei.
Ora, se si troverà un magistrato che, in mezzo alle cause che attendono da anni una sentenza, sarà disponibile a dare spazio anche a questa, la famosa frase dovrebbero FARLA SCRIVERE A LUI.
Ma comunque, non c è da disperarsi più di tanto. La Giustizia, prima o poi arriva, questi ragazzotti cominciano a fare i bulli, e poi più di uno, da grande, provvede a fare coscienziosamente a pezzi i genitori.
Cosa c’entra Palermo con la (in)giustizia italiana? Palermo fa storia a sé…
“Non è, forse , che la professoressa volendo “indulgere” con una misura punitiva un pò fuori le righe non ha , invece, offerto lo spunto a critiche sulla sua “effettiva” capacità ed autorevolezza?”
Oh Leo, io ai bulli da strapazzo farei mangiare sterco di cavallo… e qualche sganassone ben assestato che tempra il carattere, altro che montessori…
deficiente è dir poco… avrebbe dovuto fargli scrivere mille volte: “sono una testa di cazzo”…
E comunque questa è la scuola borghese, con regole borghesi e il bullismo, fenomeno tutto borghese di gente che aspira ad imborghesirsi o che riempie il figlio di McDonald, Nike e Play Station. Vi piace la borghesia? Tenetevela!
…ma del ragazzino vittima del bullismo (gli è stato vietato di entrare nel bagno dei maschi, in quanto gay, da parte dello studente cretino) alla procura, alla scuola e a tutti gli altri, non gliene importa nessuno, ovviamente…
Altro effetto nefasto della cultura omofobica di madre chiesa…
Papà papà, la professoressa mi ha fatto scrivere 100 volte “sono un deficiente” …uueeee uueeee…
Ricordo che quando venivo sgridato, quando presi una nota, quando dovetti scrivere anch’io cento volte una frase simile a quella incriminata, quando fui frustato sulla mano con una cinghia di cuoio(sapete, i college inglesi) non ne feci mai cenno con nessuno, anzi !
Ritengo che siano colpevoli, oltre ai genitori naturalmente, anche le istituzioni come la magistratura che dovrebbe svolgere ben diversamente la sua funzione.
Ricordo anche quanto ci rimasi male quando un mio compagno ebbe dei comportamenti da bullo nei miei confronti. L’episodio mi colpì moltissimo, molto più dei metodi correttivi usati dai nostri “teachers”.
In Italia abbiamo un enorme problema culturale. Vogliamo fare i gran signori ma siamo un popolo di sempliciotti e furbetti. In ampi strati nella nostra società sono completamente assenti concetti elementari come legalità ed educazione.
Veneriamo santi, vediamo madonne e maltrattiamo il prossimo…
Si parla tanto del bullismo e quando qualche maestra prova (coraggiosamente) a fare qualcosa contro questo fenomeno, magari in maniera ingenua e “vecchio stile” ma probabilmente efficace, le si fanno passare guai a non finire. Mah!
La punizione non mi sembra affatto eccessiva o stravagante, se la famiglia non spingesse in direzione contraria avremmo avuto un bullo in meno.
Non era la punizione giusta? forse. Leggiamo anche questo: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/06_Giugno/09/professoressa.shtml
Il simpatico pargolo aveva preso 7 note sul registro nei giorni precedenti. La scuola dov’era? il preside dov’era?
Questa signora avrebbe sbagliato in un mondo ideale, non in questo. Si e’ immolata tentando l’estrema difesa della scuola. Mi sa che ha fallito.
Mi scuso per aver chiamato maestra la prof. di Palermo. Chissa’ se ha una mail, e se gradirebbe un messaggio di sostegno. Se verra’ condannata spero almeno che ci si attivi per pagarle le spese, come segno di civilta’.
Concordo con rossotoscano, ci vuole al più presto una legge per punire duramente chi se la prende con i gay e una punizione ancor più dura per chi incita gli analfabeti frustrati all’odio. E sappiamo tutti da chi sono aizzati, vero?
Son d’accordo anche con la riflessione di jsm, è vero, quelli venerano le madonne e i santi ma del senso di civitlà nemmeno a parlarne. Allora, a scuola anche un bel corso di “civiltà, tolleranza e buona educazione” al posto di religione !!!
SCOMMETTO che se a dasre la medesima punizione fosse stato il prete di turno (catechsita o insegnante di religione) il padre del ragazzo si sarebbe presentato col cappello in mano a chiedere scusa per il comportamento del figliolo. Son ragazzi!
@LEO%%
Leo, dimmi, studi alla SSIS??? 🙂
Io ti manderei a insegnare un paio di mesi a Scampia…. poi cambieresti idea su un sacco di cose….
Egregio TAVRVS, non frequento i corsi SSIS, anche per motivi di età.
Penso che non hai afferrato il senso di ciò che ho scritto, diversamente non mi avresti trasferito “d’ufficio” a Scampia.
Allora cerco di spiegare un pò meglio il concetto.
Non ho assolutamente asserito l’efficacia della “linea morbida” contro simili comportamenti.
Sono certo, però, che , dal punto di vista di un’educatrice, certi problemi andrebbero esplorati e affrontati con metodo e con fermezza, se vogliamo, ma, non certamente con frasi offensive gratuitamente rivolte all’alunno, per quanto se le fosse giustamente meritate.
La scuola deve funzionare come istituzione, organizzata con chiare norme di deontologia professionale, se vuole sperare di poter conservare un minimo di autorevolezza e credibilità.
Dei problemi comportamentali dei ragazzi, classificati come “bullismo” è giusto che si occupi la scuola in maniera “professionale” nell’ambito del suo fine formativo, non già qualche docente in vena di “eroismi” che poi si rivelano controproducenti sia sotto l’aspetto educativo (non sembra che al ragazzo sia servito granchè la lezione), che sotto l’aspetto formale (sicuramente la professoressa non ne uscirà indenne disciplinarmente e professionalmente).
Quindi non approvo l’operato dell’insegnante perchè, in primo luogo, lo considero improduttivo sotto l’aspetto dell’economia educativa.
A me sta a cuore molto più di quelli che auspicano punizioni o censure esemplari, che la cultura comportamentale dei giovani abbia un’evoluzione positiva…..solo temo che simili metodi, come quello adottato dalla docente, finiscano per ottenere l’esatto effetto contrario, finendo per saldare insieme le più trite convinzioni morali a comportamentali degni delle caserme più retrive…..senza più scampo alcuno per il nostro futuro.
La prof ha sbagliato. Doveva far scrivere all’alunno: “Ho fatto una cretinata perché ho due genitori coglioni”!
Giustissimo Leo; io invece si, frequento la ssis, e considero le parole di Leo un ottimo complemento alle mie precedenti affermazioni. Certo, andare ad insegnare a Scampia (come in tantissime altre zone “a rischio” d’Italia) obbliga un insegnante ad una rimodulazione costante dei propri metodi e delle proprie idee in fatto di educazione e di rapporto con gli studenti… ma ciò non toglie che ogni azione non può discostarsi dai princìpi che vuole ispirare: per punire un atteggiamento offensivo la professoressa ha usato una parola “offensiva” (deficiente), vanificando di fatto il principio di giustizia cui si ispirava la sua punizione; è al limite dell’assurdo che un docente debba stare attento anche a queste cose, ma oggi è importante anche questo. Avete un bel dire “ai miei tempi”… o “gli sputerei in faccia”… per noi docenti oggi è necessario comportarsi in modo irreprensibile, sia per fungere da modello, sia per non essere facili prede di giochi al massacro. Poi ognuno è libero di comportarsi come vuole, libero pure di immaginare le punizioni più risolutive, da dietro lo schermo di casa sua…
Ho letto su l’Unità del 9/06 un articolo riguardante il “caso bullo deficiente” di Massimo Franchi, in cui si diceva:
«…Il bulletto arriva a casa e inizia a scrivere sul quaderno. “Sono un deficente”, senza la “i”. Il padre si accorge dela punizione, non dell’errore…»
e ancora:
«… Il padre del bulletto non perde tempo: sotto le cento scritte invece di firmare, come richiesto dalla professoressa, scrive di suo pugno: “Se mio figlio è deficiente, lei è una cogliona”…»
Non posso, non voglio crederci!
prima di criticare la tipologia eterodossa di punizione comminata dall’insegnante, occorre calarsi bene nel contesto. probabilmente la solita nota o la segnalazione al Consiglio di Classe non avrebbe sortito molti effetti e probabilmente la sospensione avrebbe richiesto procedure burocratiche non sufficientemente rapide. l’idea della professoressa, per quanto discutibile, ha alcuni pregi: essere rapida, essere fastidiosa e soprattutto essere alla portata di comprensione del ragazzo (ed evidentemente anche del genitore). se gli avesse fatto scrivere “non ci si comporta da prevaricatori” probabilmente sul ragazzo avrebbe fatto poco colpo.
una cosa che però mi resta oscura è il fatto che il ragazzo abbia iniziato a scrivere la frase, poichè a questi strumenti (frasi scritte 100 volte o, soprattutto, compiti di punizione) i ragazzi hanno imparato a rispondere nel modo più semplice: non fare niente, tanto prima di essere bocciati ce ne vuole…
sul ruolo della magistratura in un caso del genere mi cadono solo le braccia. al genitore avrebbero dovuto far compilare la denuncia su di un modulo in cui scrivere 100 volte, previamente, “il sottoscritto deficiente…”
purtroppo l’argine alla maleducazione dei ragazzi oggi è affidato ad i soli docenti, mentre dovrebbe essere un ruolo dell’intera istituzione scolastica. non è accettabile che il ragazzo impari a rispettare l’insegnante solo in base a quanto è peloso o quanto abbia la voce cattiva.
in che modo se ne può occupare l’istituzione scolastica? lì, purtroppo non ci sono soluzioni eccelse: punire un po’ di più, sospendere un po’ di più, bocciare un po’ di più e, soprattutto, rompere le scatole alle famiglie: telefonare, convocare. chi deve farlo? anche figure in alto, se necessario, presidi, dirigenti scolastici; passino meno scartoffie e si occupino più direttamente dei problemi scolastici!
altra questione: quelli che non hanno voglia di fare un fico secco e soffrono tra le mura scolastiche: a lavorare! magari con percorsi di inserimento ancora legati alla scuola ed alla formazione. c’è però uno scoglio difficilmente sormontabile: il mondo del lavoro è disponibile ad un dialogo del genere? problemi di sicurezza, scartoffie, responsabilità. ne trovano di meglio, chi glielo farebbe fare? meglio parcheggiare i ragazzi a scuola.
forse sono andato un po’ oltre l’argomento, ma è tutta roba infilata nel gozzo della scuola.
sul ruolo della magistratura in un caso del genere mi cadono solo le braccia. al genitore avrebbero dovuto far compilare la denuncia su di un modulo in cui scrivere 100 volte, previamente, “il sottoscritto deficiente…”
😆
Quoto il Filosofo!!! Ottimo commento
vorrei sapere se qualcuno di voi conosce il nome della scuola media dove l’insegnante in questione lavora. Mi piacerebbe scrivere direttamente una lettera di solidarietà, ma non ho trovato ancora nessun recapito a cui indirizzarla.
Grazie
Scusate gente ma la finiamo con questa fregnaccia dell’età dell’oro ormai tramontata?
Il bullismo c’è SEMPRE STATO solo che fino a pochi anni se la vittima si faceva avanti veniva de facto colpevolizzata e ridotta al silenzio. Ti prendono in giro? Ti pestano? Devi capire che lo fanno perchè ti vogliono bene, perchè tu se diverso e loro vogliono aiutarti a conformarti. Risposte come queste me le sono sentite ripetere fino alla nausea.
L’unica differenza fra oggi e 10-20-30-40-50 anni fa è il muro di omertà e complicità che man mano vien meno.
Almeno oggi se ne parla e qualche insegnate inizia a cercare di fare qualcosa. Sicuramente l’insegnante in questiona ha sbagliato il metodo, ma il principio è giusto.
Le note sul registro valgono come la carta ignienica, quel disgraziato avrebbbe dovuto avere 7 note ufficiali con cui venir spedito dal preside.
X JSM
“In Italia abbiamo un enorme problema culturale. Vogliamo fare i gran signori ma siamo un popolo di sempliciotti e furbetti. In ampi strati nella nostra società sono completamente assenti concetti elementari come legalità ed educazione.
Veneriamo santi, vediamo madonne e maltrattiamo il prossimo…”
analisi perfetta.
E ottimo terreno di coltura per le mafie.
@Leo
Prendo atto della tua risposta. Avevo parzialmente frainteso; e comunque la mia “provocazione” non voleva essere una cattiveria gratuita, ma solo uno stimolo forte alla riflessione.
Sono contro le SSIS, che sono forse incostituzionali e servono solo a far arrotondare lo stipendio ai professori universitari. Sono anche contro certe “raffinatezze” pedagogiche, alle quali preferisco il catoniano: Rem tene, verba sequentur (l’insegnante deve soprattutto conoscere la materia, cosa che oggi spesso non accade).
@Il filosofo B. Trovo ottimo il tuo commento, e concordo. La punizione stravagante stava comunque facendo effetto, visto che il ragazzo bene o male l’ha eseguita… finche’ non e’ intervenuto il padre! (in qualche situazione tipo Scampia dubito proprio che un ragazzo avrebbe aperto il quaderno; anzi, forse l’insegnante sarebbe stata in serio pericolo…).
@Tutti, sulla valenza educativa delle punizioni “per contrappasso”. Chi dice che non sono efficaci e serie dal punto di vista educativo? Il ragazzo si trova dall’altra parte, schernito a sua volta, ma a fin di bene; e forse comincia ad identificarsi, per la prima volta, colla sua vittima. E questa identificazione puo’ portarlo a crescere umanamente….
Un’ultima nota di colore: ricordate la sigla di un noto cartoon in cui un ragazzino scrive decine di volte una frase alla lavagna del tipo: “Non faro’ piu’….” :))
Anch’io mi sono chiesto se magari non sarebbe stato più opportuno obbligare il bullo a chiedere scusa al compagno davanti alla classe… Ma, a parte il fatto che una soluzione del genere mi sembra fin troppo idilliaca (quasi certamente la Prof sarebbe stata sbeffeggiata, anche se sottobanco, e la persecuzione sarebbe continuata come prima)… trovo francamente che la discussione rischi di prendere una strada che non porta da nessuna parte. E’ senz’altro lecito interrogarsi su quali dovrebbero essere gli strumenti correttivi più opportuni. Ma continuo a sottolineare il fatto che questa vicenda, così come sta venendo discussa nella maggior parte delle sedi, sta passando dolorosamente sopra la testa della vittima del bullo. Anche lui è un bambino, soprattutto LUI è stato traumatizzato e non solo… Siamo sicuri che non dovrà patire ulteriori rappresaglie a scuola? Non sarebbe una novità in situazioni del genere. Quindi, avvitarsi su cosa avrebbe dovuto (o potuto) fare di meglio l’insegnante… scusatemi, ma io lo trovo un problema che può essere rimandato, giacché questo dibattito non fa che distogliere dagli aspetti più gravi e urgenti della vicenda. Il bullismo. Il silenzio delle vittime e delle loro famiglie che spesso provano a loro volta più vergogna che sdegno. L’impossibilità dei docenti a intervenire (in questo caso è partita una discutibile denuncia, ma non dimenticate che altrove, insegnanti sono stati picchiati da genitori di allievi che avevano bocciato) e soprattutto: la tutela delle vittime del bullismo, che qui si tende a dimenticare a favore di ipotetiche punizioni ritenute più accettabili per recuperare i responsabili. Si riscrive (anche moderatamente) il comportamento dell’insegnante, ma ci si scorda che a monte ci sono altri fattori cruciali. Uno degli aspetti peggiori di questa vicenda (mi riferisco alle ripercussioni giudiziarie ) è che sta gettando fumo negli occhi riguardo questioni relative all’educazione e al vivere civile. Azzerando o comunque rendendo invisibile la colpa che è stata commessa su un altro bambino inerme. I bambini, ricordiamolo (e qui ce ne sono ben due) hanno bisogno di una guida illuminata da parte degli adulti per crescere. Io sono dell’opinione che punire l’insegnante per avere comminato un castigo all’antica, ma in realtà innocuo (sicuramente più delle azioni del bullo) potrebbe spargere sale sulla ferita del ragazzino vessato, che con molta più probabilità del suo persecutore potrà aver bisogno in futuro dell’aiuto di un terapeuta. Ed è questo che non mi fa dormire. La legge sembra pronta a reprimere un presunto eccesso di correzione, ma non vedo nessun segnale per le vittime di episodi come questo. C’è poco da fare. Lo trovo sconfortante.