L’UAAR partecipa al Gay Pride: siamo anche noi una minoranza discriminata

L’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) aderisce al Gay Pride di sabato prossimo, 16 giugno. Scendendo in piazza con le associazioni per la difesa dei diritti delle persone omosessuali, gli atei italiani intendono ricordare ancora una volta l’articolo 3 della nostra Costituzione, per il quale tutti i cittadini sono uguali di fronte allo Stato, siano essi etero od omosessuali, sposati o conviventi, credenti o no.

«Atei e omosessuali – spiega Giorgio Villella, segretario nazionale dell’Uaar – sono due minoranze discriminate: per questo ci sentiamo uniti agli organizzatori del Pride da una comunanza di intenti che va ben al di là della giornata di sabato». L’Uaar aderisce infatti alla piattaforma politica della manifestazione, che chiede l’applicazione della risoluzione del Parlamento europeo del 16 marzo 2000 per cui deve essere garantita «alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie ed alle famiglie tradizionali». E, nel farlo, si dichiara preoccupata dalle dichiarazioni del segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino, a proposito dell’adesione dei Ds al Pride, ma non alla sua piattaforma.

«Il nostro paese è uno degli ultimi in Europa sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto. – prosegue Villella – Belgio, Olanda e Spagna hanno una legge per i matrimoni gay, mentre in Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Svizzera e Ungheria esistono normative precise per le coppie di fatto. Noi no, non abbiamo nessuna legge, come l’Albania, la Bosnia, la Lituania, la Polonia, la Turchia. Non siamo nemmeno riusciti a difendere i Dico, che pure rappresentano per noi il minimo accettabile ». Anche per questo, per risollevare le sorti del disegno di legge Bindi – Pollastrini sui diritti e i doveri dei conviventi, l’Uaar auspica un’ampia partecipazione alla manifestazione di sabato prossimo da parte delle associazioni e dei singoli cittadini.

Comunicato stampa UAAR

Archiviato in: Generale, UAAR
Marco

E’ vero siamo due categorie discriminate, e la cosa che sarebbe la più buffa se non fosse tragica è che a discriminarci è un associazione religiosa che esercita un potere indiscusso su una democrazia che ogni giorno assiste alla conferma della sua esistenza precaria!

Daniela

addirittura anche la croazia, un paese cattolico, ha una legge sulle coppie di fatto, che vergogna.

Ren

Oggi è un buon giorno. E’ bello quando qualcuno si schieri chiaramente e apertamente per la Democrazia, quella con la D maiuscola, in un paese in gran parte reazionario e ignorante. Parlo “dell’altro” 50%.

W Giorgio Villella !

Ren

Ma cosa vi aspettate del resto. Possiamo essere a livello dei paesi civili con politici come i nostri? Quelli pensano a mettere da parte quanti più soldi possibile a basta e inciuciare coi preti.

Claudio De Luca

Non condivido le esibizioni, ma pragmaticamente ritengo la cosa di una certa sua utilità, a sostegno del laicismo.

lastrebel

Condivido l’iniziativa UAAR, purtroppo non potrò partecipare al corteo, avendo in piede sinistro fuori combattimento x un incidente di moto, aderisco al Pride, e cercherò di essere presente a S.Giovanni, dato la vicinanza dalla mia Home, ritengo importante dare un segno anche in risposta al Family Day.

Monsignèr

cmq…in Brasile 3 milioni in piazza….il papa quanti ne fece?
e in Italia quale sarà la partecipazione?

Ernesto

Molte persone con cui mi capita di parlare, liberali (giacché io non parlo per principio con conservatori), sono contrari al gay pride. Secondo me dipende dal fatto che i media mostrano solo le persone più “eccentriche” e non rendono conto delle persone comuni che ci partecipano perché non sono conformi agli stereotipi che già hanno in mente

Lady Godiva

La penso così anch’io Ernesto.
Trovo il gay pride una carnevalata che sminuisce la credibilità
di rivendicazioni sacrosante.

Insomma, se fossi omofoba, inventerei il gay pride.

Espatriato

@monsignér
Il papa in Brasile ne fece 600.000. Non c’è paragone col gaypride che ne ha fatti 3.000.000.

Monsignèr

Espatriato ci sono stati commenti in merito?
intendo di paragone…

Kaworu

faccio notare che i pride si fanno anche nei paesi che i diritti li hanno già riconosciuti eh oO

sarebbe come vietare il carnevale di rio perchè da’ l’immagine della ballerina di samba zoccola, scusate…

Lady Godiva

Kaworu,

chi parla di divieti?

A me questi gay pride paiono controproducenti, tutto qui.

Anzi, mi paiono controproducenti tutti i pride.

Espatriato

Qualche commento di paragone c’è stato sí, ma pochi. A dire il vero i brasiliani si sono dimenticati molto ma molto in fretta della visita del papa e dei suoi messaggi castranti che proprio non fanno presa in questa società.
Solo per farti capire la differenza, ti ricordo che il tema ufficiale del pride brasiliano quest’anno era “Per un mondo senza razzismo, macismo e omofobia”.

Espatriato

Dimenticavo, la differenza di gradimento… si è vista nelle strade… coi tre milioni…

Jean Meslier

A me questi gay pride paiono controproducenti, tutto qui.

Anzi, mi paiono controproducenti tutti i pride.

Massì, tutte le manifestazioni di piazza sono controproducenti. Per coloro che se ne stanno nel loro salottino, si intende.

Espatriato

la società brasiliana ha molti difetti, ma sicuramente è una società che rispetta le differenze… te lo posso garantire io che ci vivo.
oggi ho letto una notizia sul giornale: come forse sai, il brasile è federale, diviso in vari stati. bene. lo stato di san paolo ha appena approvato una legge che regola la reversibilità delle pensioni dei funzionari pubblici. nonostante non ci sia ancora ufficialmente una legge sulle unioni civili (e tra omosessuali), lo stato già riconosce la reversibilità della pensione al compagno (per tutti i tipi di unioni civili, espressamente “anche omosessuali”) del funzionario pubblico statale.
questo, il giorno dopo il gaypride. sì: grandi brasiliani…

Monsignèr

bhè..sai anche qua da noi…..vale solo per i parlamentari…..ma sai….

Espatriato

sì… lo sapevo che valeva per i parlamentari italiani… lo sapevo…

Lady Godiva

Caro Monsigner,

non sono tipo da stare nei salottini.
Ma osservo che in Europa nessun altro popolo scende in piazza quanto gli Italiani.
E osservo che nessun altro popolo continua a non risolvere i problemi quanto gli Italiani.

Diciamo che la mia è una deduzione.
Anche se opinabile.

Lady Godiva

Pardon, Monsigner ti confondevo con un altro francese

Rispondevo al post di Jean Meslier.

Lady Godiva

X Claudio de Luca

“Non condivido le esibizioni, ma pragmaticamente ritengo la cosa di una certa sua utilità, a sostegno del laicismo.”

Bisognerebbe sapere quanti gay sono laici.
Nell’appartamento attiguo al mio vive felicemente, senza alcun senso di colpa, una coppia di gay cattolici.

Monsignèr

altra deduzione è cmq quella che dovrebbe far capire l’insoddisfazione di un popolo…nelle sue varie rifrazioni prismatiche……

rossotoscano

meglio una carnevalata aperta a tutti che un patetico family day medievale che vuole riportare l’italia secoli indietro… e poi siete così convinti che sia una carnevalata? all’opinione pubblica viene imposta l’immagine del gay festoso, stupido e femminile… se sfilassero tutti in giacca e cravatta allora si che farebbero paura…

Kaworu

si beh non intendevo dire vietare, mi sono espressa male.

sarebbe come dire di non fare, ecco, così va meglio 😉

per quanto riguarda le manifestazioni, vorrei delle statistiche…

(sulle lonely planet il gay pride di parigi è indicato come attrazione come se fosse il giorno dei re)

Kaworu

@lady godiva

quella coppia di gay cattolici sarà cattolica come tutte le ragazzette da oratorio che la danno via come il pane, o come i mafiosi, o come chi la sera va a puttane e la domenica in chiesa…

in pratica saran cattolici come la maggior parte degli italiani.

Magar

Poi non è escluso che siano omosessuali cattolici laici, nel senso di cattolici incoerenti ma rispettosi di chi ha una diversa fede o nessuna fede. Ne esistono fra gli etero, suppongo che il fatto di vivere in palese contrasto con le indicazioni dottrinarie della chiesa aumenti la probabilità di trovarne anche fra gli omosessuali.

Jean Meslier

non sono tipo da stare nei salottini.
Ma osservo che in Europa nessun altro popolo scende in piazza quanto gli Italiani.
E osservo che nessun altro popolo continua a non risolvere i problemi quanto gli Italiani.

Ammesso e non concesso che questa storia dell’Italia come specie di terzo mondo dell’Europa sia accettabile (o come paese in cui i problemi non si risolvono, al contrario della progredita Europa, dove non si scenderebbe nelle piazze), è chiaro che strepita chi ha i motivi per strepitare.

Gli altri osservano e arricciano il naso.

Monsignèr

Signori…bene o male l’Italia è in coda a tutte le classifiche dell’unione….non parlerei di terzo mondo….siamo pur nel G7…però..ci sono difficoltà…

Ernesto

Quello che volevo dire col mio post precedente non è che il gay pride non andrebbe fatto perché è distorto dai media, ma che i giornalisti dovrebbero essere più onesti (folle, lo so).
I pride hanno una vera funzione: costringere il grande pubblico a capire che gli omosessuali esistono in abbondanza. Per chi riesce poi a vedere questa manifestazione di persona (i residenti delle città in cui si tiene, i turisti, i malcapitati passanti, etc), esiste la speranza che si rendano conto che gli stereotipi sono veri solo per una minoranza nella minoranza.

Nickelgrey

Chiunque sia stato a un gay pride può chiamarlo in tutti i modi, tranne che carnevalata.
Questa è la ulteriore prova che la tv manipola le idee delle persone, presentandogli dei fatti in maniera capziosa e strumentale.

Chiaramente si è omofobi, quindi cosa si fa vedere? Non le centinaia di migliaia di ragazzi/uomini e ragazze/donne qualsiasi, di tutti i tipi, no.
Si fa vedere una minoritarissima parte eccessiva nell’apparire e dissacratoria nelle gesta: le drag queen col culo di fuori (si può dire culo?), quelli vestiti da cardinali col pipo finto che spunta dalle vesti, il gruppo sparuto di leather tutti pelle e chiodi e acciaio e via discorrendo.
In tv di gay chi vedi? Platinette? Na cicciona travona incazzata col mondo? Ma no, dai perfavore.

Ma il gay pride non è mica sta roba qui, ragazzi.
Il gay pride (quello a cui ho partecipato io a torino nel 2006) è soprattutto gente comunissima che sfila, chiacchera, ride e scherza, è anche i folti e numerosi gruppi di persone (spesso solo eterosessuali) che guardano ai lati la sfilata partecipandovi in spirito.

Il gay pride è necessario in paesi che non ti danno nulla e che vanno avanti a Bibbia & Figa. E’ anche una tradizione comunque di visibilità, proprio perchè ci sfila gente normale. Proprio per segnalare che si esiste e che il gay non è il compagno di scuola delle medie effemminato e gesticolante che tutta la scuola prendeva pesantemente in giro.
Il gay è grossomodo almeno un quarto di quella scuola, che per motivi vari e vie traverse pratica rapporti omosessuali più o meno (o per nulla) alla luce del sole.
Perchè, diciamoci la verità, in questo paese è l’omosessualità maschile che fa spavento, perchè è un paese di piccoli briatore con le pezze al culo! Che però fanno i playboy e si misurano a chilometi di caverna ispezionata (sui chilometri di treno che ci entra caliamo un velo…). Questo è ahimè un retaggio machista becererrimo che ancora non ci siamo scrollati dal ventennio (ne sono spesso vittime anche i gay: l’insulto peggiore è “passivaaaaaaaaaaaa!!”). Certe cose son dure a morire (come il balillino andreotti).

La tv (i media) faccia vedere quello che vuole, noi gay comunissimi senza paillettes, senza reggicalze e senza mano moscia, saremo la.

Viene anche la UAAR?
MERAVIGLIOSO!

🙂

Lady Godiva

X Kaworu

Certo, questa coppia di gay è cattolica all’acqua di rose.
Ma dà il voto ai cattolici.

Comunque sono due persone affabili e onestissime, e ci scambiamo i favori
tra inquilini durante le vacanze (tenere il gatto, innaffiare le piante ecc. ecc.)

Damiano

quella coppia di gay cattolici sarà cattolica come tutte le ragazzette da oratorio che la danno via come il pane

Azz!! che cosa mi son perso…. 😆

Lady Godiva

Damiano,
quelle ragazzette non usano Chanel n° 5
ma incenso.

Dipende dal tuo olfatto se ti sei perso qualcosa o no.

Damiano

quelle ragazzette non usano Chanel n° 5
ma incenso.

Beh… all’epoca avrei anche potuto soprassedere (tanta era la fame…) 😆

claudio

Condivido l’intervento di Nickelgrey financo nella punteggiatura.

Adler

Condivido pure io l’intervento di Nickelgrey. Ho partecipato a parecchi pride e non è una carnevalata (anche se poi non ho nulla contro le carnevalate). C’erano migliaia di persone normalissime, allegre e con un cervello. Poi è naturale che ci sia anche un po’ di folklore perchè non è una via crucis e la gente ha diritto anche a divertirsi durante le manifestazioni!
Poi la TV fa vedere solo la parte trasgressiva, ma è solo colpa dei giornalisti alla studio aperto non di chi partecipa. Almeno però, tra tante stupidaggini mandate in onda, qualche concetto passa comunque e questo è già qualcosa. Almeno si parla dei problemi e qualche intervista seria riesce sempre a trapelare.

Il Conte di Saint Germain

Giustissimo Nickelgrey, condivido in pieno il tuo pensiero. Io non manco ad un gay pride dal 2000 (il famoso del giubileo) e so per esperienza diretta che i manifestanti sono per la maggior parte persone sobrie (anche se nell’abbigliarsi in maniera vistosa e divertente non vedo cosa ci sia di controproducente), vi basti sapere che io al Pride ci sono andato con genitori e sorella e come noi c’erano anche moltissime altre famiglie, persone anziane e bambini. E’ evidente che la nostra Lady Godiva a un pride non c’è mai andata nè ha ben capito cosa vuol dire per noi omosessuali affermare la nostra identità in un paese omofobo.
Il pride serve per dire al paese che esistiamo e non ci vergognamo di noi stessi, che poi i media manipolino le immagini e i servizi solo per dare un’immagine trasgressiva è volgare è un dato di fatto e solo i disinformati e gli sciocchi cadono in queste trappole.

Lady Godiva

Conte di Saint Germain

Confermo di non essere mai stata ad un pride.
Ma confermo anche di non avere visto risultati vedi cambiamenti apprezzabili nella società
dopo tutti questi pride.

Comunque se ne siete convinti, a me non dà fastidio.
Personalmente sto cercando idee per tipi di lotta più efficaci e più veloci.

Il Conte di Saint Germain

Probabilmente non ne hai visti perchè non sei gay, darling. Ogni piccolo passo in avanti per noi è una vittoria.

nicola colla coca-cola

Ultimamente per distrarmi e divertirmi ascolto radio maria. C’è una interessante rubrica sulle apparizioni mariane del 900′: anche io ho avuto una apparizione dieci anni fa… una sorta di mostro che voleva soffocarmi: Peccato che allora (purtroppo) ero un fottuto alcolizzato…!!!
Saluti e fraterni baci
Nick

Asatan

Alek scrive:

14 Giugno 2007 alle 01:42
Bravo! ^_^ e aggiungo è il pride gay/lesbo/bisex e trans… ed è giusto ke sfilino tutti!

Guarda dalla tua frase dovresti togliere bisex, visto il grado di pregiudizio degli omosessuali italici.
Andrò ad un pride quano smettirò di sentre ripetere dagli omo la stronzata che i bisessuali non esistono. Fino ad allora avrò di meglio da fare.

Valerio Sbravatti

I bisessuali esistono, eccome. Dirò di più: la sessualità umana è una sfera ancora più complessa di quanto, ahimé, i movimenti gay sembrano credere. Cerco di spiegarmi meglio: il problema delle associazioni gay è che sono troppo succubi di un’ideologia. Fin quando non si saranno liberati da tale ideologia, mi rimarrà sempre un senso di insoddisfazione. Per carità, non li biasimo: di fronte all’altra ideologia, quella dogmatica, folle, arretrata e perversa delle gerarchie cattoliche, non mi meraviglio che i movimenti gay si siano ritrovati ad affermare le loro idee in modo ideologico. Ma occorrerebbe maggiore buon senso, maggiore oggettività, maggiore elasticità mentale.
Non è detto, ad esempio, che chi prova attrazione per individui del proprio stesso sesso debba necessariamente accettare questa sua condizione senza tentare di modificarla. Con un aiuto da parte di psicologi si può esplorare sé stessi per orientarsi verso la condizione che si reputa più adatta alle proprie esigenze. Ovvero: se ti sta bene così, hai tutto il diritto di vivere da omosessuale ed è giusto che tu abbia libertà e che i tuoi diritti siano tutelati dallo Stato. Se non ti sta bene, è giusto che tu possa ricevere aiuto per “orientarti” (uso le virgolette in quanto il termine è ambiguo).
Probabilmente un attivista gay mi direbbe che credo alle favole, o peggio che mi sono fatto influenzare da qualche prete. O, peggio ancora, che sono omofobo. Tutt’altro: sono ateo, anticlericale, ritengo le religioni false, mi affido alla ragione, all’osservazione empirica della realtà, odio i dogmi. Quindi, rifiuto le ideologie in quanto tali (al di là dei contenuti), ivi inclusa quella gay, che esclude aprioristicamente la possibilità di non affidarsi esclusivamente ai propri istinti.
Una psicologa mia amica mi ha detto che il “ri-orientamento” non è un invenzione di pochi (come, ad esempio, del dottor Nicolosi, presidente dell’Associazione Nazionale Americana per la Ricerca sulla Terapia dell’Omosessualità, che ha un sapore decisamente moralistico), bensì è una pratica comune tra psicologi e psicoanalisti. E non ha alcunché a che fare con questioni metafisico-religiose.
Per concludere, mi piacerebbe che si riflettesse sull’opporunità di abbandonare le ideologie per affrontare questo argomento in modo più sereno e scientifico. C’è ancora molto da capire (è chiaro che se sull’orientamento sessuale non eterosessuale di un individuo sono intervenuti fattori genetici, la psicoterapia non potrà avere effetto, ma in quale percentuale intervengono i geni?). Nel frattempo, considerati:
– il clima clericale che si respira in Italia,
– il fatto che alcuni politici ritengano il milione (?) di persone presenti al Family Day un fattore rilevante per impedire l’elaborazione di una legge,
– l’omofobia ancora presente nella società,
– l’assenza di una legge che regolamenti le unioni di persone dello stesso sesso,
io, oggi, sarò presente al Gay Pride. Per la parità, la dignità, la laicità. Per il rispetto. Di tutti: omosessuali, bisessuali, transessuali, transgender, e di coloro che hanno difficolta con la propria sessualità e quindi, leggittimamente, non vogliono rientrare in alcuna delle suddette categorie.

Chiara

PIENO APPOGGIO AL GAY PRIDE,SPERO VIVAMENTE CHE SI RIESCANO AD OTTENERE RISULTATI CONCRETI…IN FONDO SONO BEN ALTRE LE PERSONE CHE DOVREBBERO VERGOGNARSI

sil

MICHELE SERRA (da REPUBBLICA)

Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà “da esterno” a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell’isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.

Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell’uguaglianza dei diritti. L’uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt’altra cosa).

Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l’intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.

Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della “famiglia tradizionale”. Ma è vero il contrario. L’intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.

Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell’autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze “estetiche” da sopire, oggi è il giorno giusto.
Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla.

Nessuna “famiglia tradizionale” si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire “contro natura”. Chi si sente minacciato dall’omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.

(16 giugno 2007)

FrancescoCoco

Bravo Serra, ben detto, e complimenti all`UAAR per la partecipazione, una ancora triste presa di coscienza sul fatto che molti politici di sinistra, almeno sulla carta, fanno finta di non capire secondo me.

TAVRVS

Chissa’ perche’ gli articoli relativi ai diritti gay suscitano sempre una marea di interventi…. molti dei quali, devo dire, molto sensati e condivisibili almeno in parte.

Spesso pero’ noto, specie nell’ambito delle comunita’ omosessuali, molta ideologia e poca consapevolezza di se stessi. Vorrei al proposito aprire qualche ambito di discussione:

1) QUALI DIRITTI esattamente sono negati agli omosessuali. Per rispondere a cio’ bisognerebe priam capire cos’e’ esattamente l’omosessualita’? Perche’ se essere gay consiste esclusivam. nel portarsi a letto una persona del proprio stesso sesso, beh! non vedo quali diritti siano negati.
Evidentem. non e’ solo questo: e qui subentra il discorso sulla cultura identitaria, che e’ uno degli esiti nefasti di una politica espressione di una civilta’ al tramonto.
2) CHI SONO I GAY? Quelli che sfilano al gay pride, o le migliaia di patres familias e di preti cattolici che praticano piu’ o meno nascostam. rapporti omosess.
3) PUBBLICO E PRIVATO. Io sono per una separazione netta dei due aspetti, che non vuol dire ipocrisia, ma riconoscimento di due ambiti separati della vita umana. Nel privato, deve vigere il principio della liberta’, se non danneggia l’altro. Nel pubblico, i diritti individuali dovrebbero esser posposti a quelli della comunita’ (oggi c’e’ troppo individualismo).
4) COPPIE DI FATTO. COPPIE GAY. I non credenti hanno il matrimonio civile. Se scelgono di non sposarsi, vuol dire che non vogliono ne’diritti ne’ doveri inerenti al contratto sociale matrimonio. Per le coppie gay, il problema sussiste. (ed e’ l’unico aspetto in cui capisco le rivendicaz. gay).
Pero’ va aggiunto che una coppia e’ diversa da una famiglia (non per forza cattolica!), perche’ le finalita’ dell’unione sono diverse (parla uno che non vuole famiglia!). La famiglia ha per fine il passaggio ad un’altra generaz., la coppia ha per fine l’amore, il sostegno reciproco ecc. I principi di eredita’, reversibilita’ della pensione ecc. hanno per scopo proprio questa redistribuzione da una generaz. all’altra. Per l’eredita’ cmq basterebbe modificare il diritto di successione.
5) ADOZIONE. Chiedetelo a qualche ragazzo cresciuto effettivam. in un ambiente omosessuale (ad es. un collegio cattolico). Spesso piu’ o meno plagiati dai piu’ grandi ad avere esperienze gay, o comunque costretti in un ambiente formato da persone tutte dello stesso sesso, a soddisfare le proprie pulsioni fisiche in quel modo…. salvo rimanere confusi e turbati quando poi, al contatto con l’altro sesso, scoprono che loro non sono gay…. spesso queste persone rimangono bisex, ma comunque sono anche infelici, confusi e incapaci di vero amore.
Credo che molti omosessuali nascano tali, ma credo anche che molti siano indotti a diventarlo.

TAVRVS

Aggiungo un altro appunto…
OMOFOBIA: la parola omosessuale, anche se coniata sul greco e sul latino, non avrebbe nessun senso per un antico romano.
Fino a 30 anni fa (ed ancora oggi nei paesi del mezzogiorno), la sessualita’ si distingueva in “attiva” e “passiva”.
Un uomo che andava con un uomo, ma che era virile ed “attivo” nel rapporto, non era affatto censurato, specie se andava anche con le donne. (il Corano consiglia rapporti momosess. prima del matrimonio; e’ nota poi la frase di L. VIsconti secondo cui chi sodomizza un uomo e’ piu’ virile di un uomo che “possiede” solo donne…).
Le radici storiche dell’omofobia, pertanto, non riguardano l’omosessualita’ in quanto tale, ma l’essere “effeminati”: l’uomo effeminato era considerato debole, quindi inadatto in una societa’ “maschilista”; chi invece andava con altri uomini (spesso violentando ragazzi giovani insicuri ed indifesi, che magari non erano effeminati ne’ gay) non era affatto discriminato… al limite solo considerato un po’ “esuberante.
Ecco perche’ l’omosessuale che fa paura e’ Platinette, e non, ad es., Alessandro Cecchi P (non so quale sia il loro risp. menage di coppia… io parlo ovviam. di apparenza). Ed ecco perche se i gay sfilassero in giacca e cravatta susciterebbero meno polemiche, ma sarebbero preso piu’ sul serio.

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