Applausi ad Avraham Burg, il politico israeliano che odia Israele

Gli è sempre piaciuto fare la parte del guastafeste; scuotere con le sue idee controcorrente il sonnolento conformismo della maggioranza. Ma stavolta, Avraham Burg, una delle grandi promesse della sinistra israeliana, presidente dell´Agenzia ebraica a 40 anni e della Knesset a 45, finché non ha deciso, a 50, di voltare le spalle alla politica, rischia di creare un pandemonio. Motivo: il suo libro dal titolo «Sconfiggere Hitler», nel quale Burg demolisce alcuni dei pilastri ideologici su cui è stato costruito lo Stato ebraico. Un libro che il giornalista Ari Shavit, nell´intervista all´autore che compare oggi su Haaretz, definisce: «Un addio al sionismo».
Solo per accennare al tipo di reazioni che ne potranno derivare, basti sapere che il deputato del partito Kadima, Otniel Schneller, dopo aver letto le anticipazioni apparse sui giornali, ha proposto che a Burg venga impedito, per legge, di essere sepolto nella sezione del cimitero monumentale del Monte Herzl riservato alle personalità illustri. Schneller sembra addirittura invocare per Burg, che ha soltanto 52 anni e vive in Francia, un divieto di sepoltura ancora più radicale: «Dovrebbe cercarsi una tomba in un altro paese», ha tuonato.
Burg non vede il sionismo come un´ideologia permanente: «Mi sembra che sia stato Ben Gurion a dire che il movimento sionista è stato un´impalcatura per la costruzione della casa, da smontare una volta che la casa sia stata costruita». Né è disposto ad accettare, come inevitabile, necessario e giusto il risultato del sionismo, vale a dire lo Stato nazionale ebraico. Per lo meno, dice, «non nella sua definizione attuale». «Per me lo stato è uno strumento, un mezzo laico, totalmente indifferente a qualsivoglia carica spirituale, mistica o religiosa. Definire Israele uno stato ebraico e poi aggiungerci le parole (della benedizione del Paese che si legge il sabato in molte sinagoghe, ndr.) «Principio della nostra redenzione» è una miscela esplosiva. Aggiungerci poi il tentativo di fargli contenere la democrazia è impossibile».
E qui il ragionamento di Burg tocca uno dei punti destinati a suscitare le maggiori controversie. «Questo significa – chiede l´intervistatore – che non accetti più l´idea di uno stato ebraico?». «Non può funzionare – risponde Burg -. Definire lo Stato d´Israele uno stato ebraico è la chiave per la sua fine. Uno stato ebraico è esplosivo, è un esplosivo».
Altro tema dai contenuti potenzialmente dirompenti, la legge del ritorno che garantisce a tutti gli ebrei del mondo di poter emigrare in Israele e acquisirne la cittadinanza. «Bisogna cambiare la legge del ritorno?», chiede Shavit. «Bisogna aprire il dibattito», concede Burg. «La legge del ritorno è una legge apologetica. È l´immagine speculare di Hitler. Non voglio che sia Hitler a definire la mia identità. In quanto democratico e umanista, la legge mi mette davanti a una contraddizione. La legge del ritorno dà un taglio netto tra noi e l´ebraismo della diaspora, tra noi e gli arabi». Al pari di Ehad Ha-Am, pseudonimo di Asher Zwi Ginsberg, un pensatore russo sostenitore del Sionismo culturale in contrasto con il sionismo pratico di Teodoro Herzl, Burg sogna un´Israele «che sia centro spirituale» e non di contrapposizione. Ma in realtà vede un paese traumatizzato: «La gente non è disposta ad ammetterlo, ma è ormai con le spalle al muro. Chiedi ai tuoi amici – dice all´intervistatore – se sono sicuri che i loro figli continueranno a vivere qui. Quanti diranno di sì? Tutt´al più la metà. Vale a dire che l´élite israeliana si è già separata da questo posto, e senza élite non c´è nazione».
«Sostieni – ribatte Ari Shavit – che stiamo soffocando per mancanza di spirito?». «Completamente. Siamo morti. Non ce l´hanno detto, ma siamo già morti». «E raccomandi a ogni israeliano di prendere un passaporto straniero?» «A tutti quelli che possono».

Fonte: Informazione Corretta 

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11 commenti

Jeeezuz

Ad Einstein fu proposto di essere il primo presidente israeliano. Ovviamente rifiutò. Troppo intelligente.

Carlo

Sono d’accordo con Kris. Non mi sembra che questo signore odi israele, critica la sua definizione (in effetti poco laica) di stato ebraico. Questo trucchetto di etichettare come “odiatore” chiunque non sia d’accordo e’ veramente frusto e scontato, e’ una cosa che andrebbe eliminata dal dibattito politico.

cartman666

Onestamente sono d’accordo con quello che ha scritto Burg, credo sia necessario ripensare profondamente l’esistenza di Israele, senza per questo essere accusati di antisemitismo

Damiano

ha proposto che a Burg venga impedito, per legge, di essere sepolto nella sezione del cimitero monumentale del Monte Herzl riservato alle personalità illustri. Schneller sembra addirittura invocare per Burg, che ha soltanto 52 anni e vive in Francia, un divieto di sepoltura ancora più radicale: «Dovrebbe cercarsi una tomba in un altro paese», ha tuonato.

Beh… almeno gli ebrei per “punizione” si limitano a dirti dove non mettere la tua tomba, a differenza dei vicini musulmani che invece, sempre per “punizione”, ti ci mettono nella tomba…

edcon

Per me Burg non odia niente e nessuno.
E’ semplicemente realista, ha capito che uno stato non può avere connotazioni religiose.
Specialmente in quell’area del mondo.
Ma se dovesse sparire Israele non si risolverebbe il problema, perchè i musulmani sono uguali, anzi peggio.

Asatan

Sorvolando sulle corbellerie che taluni sparano su sepolture e quant’altro, bisogna dire che questa discussione in Israele và avanti da un po’. La definizione “stato ebraico” andrebbe tolta per 2 motivi:

1) non corrisponde al vero, su una popolazione di 6 milioni circa 1.5 milioni sono non ebrei (arabi, palestinesi, drusi, cristiani, ecc..) e godono dei pieni diritti di cittadinanza. Definire israele come stato ebreo è riduttivo, la società è andata avanti e solo quei gonzi di lubavich son rimasti al medioevo.

2) Se agli israeliani quella frasetta dice poco, per islamici integralisti è una scusa in più per bombardare.

La legge del ritorno non è differente dalla legge italiana che consente agli stranieri con un antenato italiano di ottenere la cittadinanza subito, per cui non ci vedo nulla di strano.

Antonio Caracciolo

Non avete capito a proposito del titolo. Non sapete leggere. L’articolo è ripreso da “Informazione Corretta” che a sua volta lo riprende da Repubblica. A cambiare il titolo in “…odia…” rispetto a quello originale di Repubblica (che dice altro) è stata Informazione Corretta, cioè un’agenzia di stampa sfegatatamente filosionista. Inoltre, esiste una consolidata teoria: se uno che non è ebreo, critica per qualsiasi motivo Israele o la religione e cultura ebraica, è per definizione un antisemita; se a fare le stesse identiche, proprio identiche, critiche è un ebreo doc, allora questo è uno che “odia” Israele, un ebreo che odia se stesso. Non so bene da chi sia stata forgiata questa teoria, ma è proprio una teoria. Ne so qualcosa e se volete divertivi leggete dove spiego cosa mi è successo per aver scritto “cosiddetto Olocausto”, quando la stessa espressione – ho scoperto – era stata usata da un ebreo importante come Sion Segre Amar.

Antonio Caracciolo

Non avete capito a proposito del titolo. Non sapete leggere. L’articolo è ripreso da “Informazione Corretta” che a sua volta lo riprende da Repubblica. A cambiare il titolo in “…odia…” rispetto a quello originale di Repubblica (che dice altro) è stata Informazione Corretta, cioè un’agenzia di stampa sfegatatamente filosionista. Inoltre, esiste una consolidata teoria: se uno che non è ebreo, critica per qualsiasi motivo Israele o la religione e cultura ebraica, è per definizione un antisemita; se a fare le stesse identiche, proprio identiche, critiche è un ebreo doc, allora questo è uno che “odia” Israele, un ebreo che odia se stesso. Non so bene da chi sia stata forgiata questa teoria, ma è proprio una teoria. Ne so qualcosa e se volete divertivi leggete dove spiego cosa mi è successo per aver scritto “cosiddetto Olocausto”, quando la stessa espressione – ho scoperto – era stata usata da un ebreo importante come Sion Segre Amar.

Aaronson

ad Asatan: non è proprio così, per quanto riguarda la legge del ritorno. La differenza è che Israele non è lo stato degli ebrei che vivono in Palestina, ma lo Stato di tutti gli ebrei del mondo. L’Italia non è lo “stato italico”, o lo stato “di tutti gli italiani del mondo”…cittadini italiani sono quelli nati all’interno dei suoi confini, indipendentemente dalla loro religione o origine. ad esempio Un neonato arabo di gerusalemme est, poiché israele ne ha annesso il territorio ma non ha riconosciuto diritto di cittadinanza ai suoi abitanti, può diventare cittadino israeliano solo sei si converte all’ebraismo oppure tramite naturalizzazione. quindi c’è una differenza sostanziale…

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