Guida alla lettura di “Gesù di Nazareth” di papa Benedetto XVI

Un libro di papa
È uscito nelle librerie il primo volume del libro di papa Benedetto XVI su Gesù di Nazareth. È un libro importante per comprendere la mentalità di Benedetto XVI su Gesù, la Chiesa, l’esegesi, le religioni. È un’opera che farà discutere molto.
Dubito che l’abbia scritta interamente il papa. È secondo me il frutto del lavoro del papa, del suo circolo (i suoi ex-alunni) e della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta da Ratzinger quando era cardinale (1981-2005).

La CDF è una specie di ministero dell’interno del Vaticano, l’ex tribunale della Santa Inquisizione. Attualmente la CDF redige molti documenti papali (encicliche), interviene su argomenti scottanti (eutanasia, aborto) e controlla il lavoro dei teologi e li punisce severamente nel caso in cui violino l’ortodossia cadendo nel reato/peccato di eresia.
Premesso che non sono un teologo, questo intervento ha il compito di fornire una breve guida sulle ragioni che hanno indotto il papa a scrivere il libro. Ne segnalo tre.

Il Gesù dei Vangeli è il vero Gesù storico
La prima ragione che ha indotto il papa a scrivere viene da lontano. Riguarda il fenomeno dei libri sulla “vita di Gesù”. Dalla pubblicazione dei frammenti di un’opera di Reimarus (1778) su Gesù si sono susseguiti vari tentativi di ricostruire la figura storica di Gesù. Questa ricerca ha visto impegnati varie generazioni di studiosi, biblisti (Bultmann, Wright, Ricciotti) e filosofi (Hegel, Renan). La tesi di fondo che si è venuta sviluppando è quella di una distinzione tra il Gesù storico (elaborato secondo criteri storiografici) e il Gesù della fede.

Negli ultimi decenni questa frattura si è approfondita sempre più e Gesù è stato descritto in maniere estremamente diverse: da pio taumaturgo (Vermes), ad ebreo marginale (Meier), a fariseo illuminato, a rivoluzionario pro-zelota (Brandon), mago, pacifista. Un tentativo di ricomposizione delle due figure (Gesù storico e Gesù della fede) è stato operata da Rudolf Schnakenburg in La persona di Gesù Cristo nei quattro Vangeli.
La tesi del papa è che si può andare anche oltre e mostrare che il Gesù storico è il Gesù dei Vangeli. Questo problema va inserito in una prospettiva più ampia che comprende le scienze bibliche. Lo studio storico e filologico della Bibbia ha tolto l’aura di infallibilità al testo sacro e spesso mina sempre più anche le basi della teologia. Gli esegeti biblici nel silenzio delle loro aule hanno fatto molto più danno al cristianesimo che i testi polemici di Nietzsche, Marx o Voltaire. Il teologo Solovev in un suo libro sull’Anticristo ha affermato che l’anticristo si è incarnato, è andato a studiare teologia a Tubinga e ha conseguito una specializzazione in scienze bibliche.

Il fondamentalismo, che spesso viene attribuito al mondo islamico, è in origine una corrente della teologia protestante (fine XIX secolo) che criticava e critica l’uso delle scienze storiche e sociologiche alla Bibbia, tipico della teologia liberale. Secondo il fondamentalista la Bibbia ha un significato infallibile e astorico. L’uso dei mezzi della filologia, della storia e della storiografia nuoce all’infallibilità del testo biblico e ne snatura il significato.

Lo stesso atteggiamento si ha nel mondo islamico. Nel 1973 furono trovate delle antiche pergamene dietro un muro nella moschea di San’a. Queste pergamene furono consegnate a studiosi occidentali che vi trovarono antichi frammenti del Corano diversi dal testo attuale. Le autorità yemenite, saputa la notizia, pare che abbiano tentato di distruggere i microfilm delle pergamene. Per gli islamici il Corano fu dettato a Maometto e credono di avere il testo esatto. Parlare di testi o di versioni diverse del Corano farebbe crollare uno dei capisaldi dell’Islam.

Ritornando al Gesù di Nazareth, è possibile dire che il papa ha una certa allergia verso l’esegesi e la filologia biblica ed in particolare alle interpretazioni della teologia liberale del XIX secolo, che viene spesso molto criticata nelle pagine del libro. La Chiesa ammette lo studio storico dei testi, ma esso rimane appannaggio di specialisti, che quando parlano al grande pubblico spesso omettono di parlare delle precarie condizioni testuali della Bibbia. È più facile che si diffonda un libro sul “codice” della Genesi, piuttosto che un serio trattato di esegesi della Bibbia.

Gesù è l’unico Salvatore degli uomini, in nessun altro nome c’è salvezza
La seconda ragione che ha indotto il papa a scrivere il libro è la globalizzazione. La teologia ha cominciato a riflettere sugli effetti della globalizzazione a livello religioso ed ha affrontato sempre di più il problema del dialogo tra le religioni e del rapporto tra le religioni.
Si è molto diffusa negli anni novanta una corrente teologica denominata teologia del pluralismo religioso, che considera le religioni come vie di salvezza equivalenti e/o convergenti al cristianesimo. Una delle pubblicazioni più in voga e provocatoria di questa corrente è “Nessun altro nome?” di Knitter. La tesi della teologia del pluralismo religioso è che ci sono molti nomi (vie, religioni) che permettono all’uomo la salvezza, e Cristo è solo uno dei tanti fondatori di religioni, cui è stata concessa una particolare esperienza del divino (pag. 339). Il più importante teologo di questa corrente è John Hick che sostiene che Dio è una realtà trascendente ed inconoscibile (Noumeno) che viene espressa in forme metaforiche e parziali nelle varie religioni e filosofie del mondo (fenomeni).

In ambito cattolico il più importante sostenitore della TPR è Dupuis (recentemente scomparso), che con il volume Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso ha proposto un pluralismo convergente.

Qui è possibile solo accennare a questo complicatissimo problema che tocca la questione della salvezza di coloro che sono al di fuori dei confini visibili della Chiesa e la riflessione intorno alla proposizione: “Fuori dalla chiesa non c’è salvezza!”.

Secondo Dupuis:

a)      Gesù è l’asse centrale di un disegno di salvezza molto ampio che ingloba anche le altre religioni; la salvezza di Gesù Cristo ha una natura profondamente relazionale;

b)      La storia della salvezza ha una natura non lineare e complessa dovuta soprattutto alla sovrabbondanza dell’azione dello Spirito Santo che sostiene e feconda anche le altre religioni del mondo e le prassi di liberazione dei popoli; i cristiani possono scoprire aspetti “inediti” del cristianesimo stesso attraverso l’operazione di riflessione delle altre culture e religioni;

c)      Tutte le religioni convergono in un unico fine che è il regno di Dio. Le religioni non cristiane hanno valore salvifico per i loro aderenti e quindi va profondamente riconsiderata anche la proposizione “Fuori dalla chiesa non c’è salvezza”.

Tra le righe Dupuis dà l’idea di una “chiesa globale” aperta alle culture locali e alle prassi di liberazione del mondo e degli oppressi, una chiesa rivolta molto al Terzo mondo, aperta al dialogo e alla fecondazione incrociata con altre culture. Questo autore ha insegnato per lungo tempo nell’Estremo Oriente e ha approfondito il rapporto tra i cristiani con altre culture. Certamente queste sue idee sono state un vero e proprio terremoto tra i teologi e la curia.

Dupuis e la teologia del pluralismo religioso (teocentrismo di Hick, regnocentrismo di Knitter, pluralismo convergente di Dupuis, inclusivismo di Rahner, Schlette, Kung) sono stati condannati in Cristianesimo e religioni della Pontificia Commissione teologica internazionale e dalla dichiarazione Dominus Iesus della CDF. Dupuis è stato processato dalla Congregazione per la dottrina della fede e condannato (1998-2001). È stata una vera e propria guerra tra teologi. Anche Benedetto XVI  nel 2002 ha pubblicato un breve testo su questo argomento (Verità. Fede. Tolleranza. Cristianesimo e le religioni del mondo).
La mentalità della teologia del pluralismo religioso è alla base del Council for a World Parliament of Religions sponsorizzato dall’ONU e del Pluralism project dell’Università di Harvard, ed è radicalmente rifiutata da Ratzinger.

Il papa è sempre stato molto scettico verso gli incontri interreligiosi come quello di Assisi del 1986, in cui Giovanni Paolo II invitò tutti i capi religiosi a pregare insieme. Secondo Benedetto XVI questi incontri possono generare l’idea che il cristianesimo sia una religione come le altre e che Cristo sia l’equivalente occidentale dei tanti fondatori di religioni, uno pari a Mosè o a Buddha.
Il papa, al contrario, afferma che Cristo è Dio, ed è l’unico vero e assoluto salvatore del mondo, il vero Dio contrapposto ai falsi idoli del mondo moderno (secolarizzazione, edonismo, marxismo, rivoluzione sessuale, evoluzione, democrazia) e delle altre religioni (pag. 77-78) . “Dio è per sua natura uno solo. Per questo non può entrare nel mondo degli dei come uno dei tanti, non può avere un nome in mezzo ad altri nomi” (pag. 173), perché c’è un solo nome che porta a salvezza: Gesù Cristo (Atti degli apostoli 4,12). È una chiara sconfessione della teologia del pluralismo religioso e anche di una mentalità molto diffusa tra le persone comuni.
Per completare il quadro la Dominus Iesus (2000), di cui Ratzinger è stato l’ispiratore, afferma che le religioni non cristiane sono forme deficitarie di verità e non hanno alcun valore salvifico per i loro aderenti. In pratica l’induista che si lava nel Gange, non purifica assolutamente i suoi peccati, al massimo si fa un bel bagno. La dichiarazione inoltre afferma che l’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, e che quindi riunione dei cristiani non significa fare una federazione di Chiese o una nuova chiesa, ma riconoscere il primato del papa e la Chiesa cattolica, cioè detto in termini meno teologici: convertirsi al cattolicesimo e sottomettersi al papa. L’unica vera dottrina cristiana è quella cattolica, per via dell’infallibilità papale. Non è ipotizzabile che per riunire i cristiani il papa venga meno su posizioni dottrinali (es. istituire 4 sacramenti invece di sette per accontentare tutte le chiese). Inoltre se nel dialogo tra i religiosi si può avere una parità tra i dialoganti, non ci sarà mai parità sui contenuti, perché Gesù Cristo è Dio, l’unico vero salvatore degli uomini.

Questo documento è stato giudicato come un passo indietro nell’ecumenismo. Le condizioni che pone non porteranno mai alla riunione delle chiese cristiane, perché ci sono enormi differenze di carattere dottrinale e teologico.

Le beatitudini non sono un programma politico, il cristianesimo non va confuso con l’etica dell’amore o la semplice azione politica o di volontariato
La terza ragione riguarda l’azione del cristiano nel mondo. Dagli anni settanta si sono sviluppate teologie che danno molto spazio all’azione concreta e politica del cristiano. La più nota e temuta dal papa è la teologia della liberazione, una corrente diffusissima in America Latina e nei paesi del Terzo mondo. La teologia della liberazione pone l’accento sulla liberazione e sull’emancipazione politica delle masse di poveri del terzo mondo ed è fortemente influenzata dal marxismo. Ricordo la frase di un celebre teologo che suonava così: “la curia ha espropriato il popolo di Dio dei mezzi di produzione religiosi!”.

Per molti teologi della liberazione le beatitudini del Vangelo sono un programma politico a favore dei poveri. Per loro la curia romana predica una cristologia esclusivista (Dominus Iesus) di tipo colonialista e di fatto appoggia la globalizzazione imperialista degli Stati uniti e dei paesi ricchi a danno dei più poveri (Compendio di dottrina sociale della Chiesa) e la guerra preventiva di Bush. Il tono di queste affermazioni può sembrare strano in bocca ad un teologo, ma questo atteggiamento è diffusissimo tra i teologi del Terzo mondo. Abusando di una terminologia politica potremmo dire che il papa è su posizioni di estrema destra, e la teologia della liberazione è la sinistra radicale. Per molti teologi del Sud del mondo, Ratzinger è essenzialmente il papa di G. W. Bush.
Papa Benedetto XVI, quando era cardinale, ha condannato la teologia della liberazione e messo sotto processo alla Congregazione per la dottrina della fede i principali esponenti (Boff, Gutierrez,  Tamayo Acosta). Ha fatto chiudere intere facoltà teologiche in America latina. Nel libro su Gesù di Nazareth ripete la sua condanna.
Il papa teme che il cristianesimo possa essere confuso con l’etica dell’amore e con l’azione politica o di volontariato, dimenticando l’unicità salvifica di Cristo e della Chiesa.

Il papa è molto odiato dai teologi di tutto il mondo soprattutto per la sua opera di prefetto alla Congregazione per la dottrina della fede, che è diventata una specie di “gestapo del papa” (Diari del Cardinale Yves Congar) contro i teologi di tutto il mondo dall’Europa, all’Asia, all’America, specie dopo il manifesto di protesta redatto da importanti teologi tedeschi Manifesto di Colonia (1990), che è stato firmato e sostenuto da migliaia di persone in tutte Europa. La reazione della curia ha portato a vere e proprie purghe nelle facoltà di teologia e alla emanazione della Donum veritatis. Secondo questo documento i teologi non possono parlare in pubblico di argomenti controversi, o mobilitare l’opinioni pubblica su tali argomenti, o esprimere dissenso nei confronti della curia o delle gerarchie ecclesiastiche. In ogni caso la Congregazione per la dottrina della fede può intervenire in qualsiasi momento in tutto l’orbe cristiano. Penso che il papa veda eresie anche sotto le berrette dei cardinali.
Per il papa tre sono i nemici principali della curia: la mentalità della TPR, il marxismo in teologia e la rivoluzione sessuale del 1968. Questi tre elementi hanno portato Ratzinger sin dagli anni del post-concilio ad assumere posizioni sempre più conservatrici e reazionarie a rompere quasi i rapporti con suoi colleghi progressisti (Kung, Rahner). Si può dire che il fronte progressista del Concilio Vaticano II si è diviso. Molti teologi hanno cominciato a criticare gli aperturismi del concilio (Ratzinger, Balthasar), fino ad arrivare ad una vera e propria delusione nei confronti dei risultati raggiunti dal post-concilio. L’attacco alle Torri Gemelle ha aggravato ancora di più un senso di delusione e di paura e ha dato fiato ad un cattolicesimo duro, integralista e conservatore.

Conclusioni. Un libro di papa: un libro estremamente modesto e pieno di omissioni, un libro integralista
Credo che queste siano le principali ragioni e chiavi di lettura del testo del papa. Il testo è a mio parere estremamente modesto, e di un livello decisamente inferiore a quello di Schnakenburg o di altri libri (Ricciotti, Brandon o Calimani). Da un professore e teologo dell’Università di Tubinga mi sarei aspettato molto di più.
Paradossalmente il libro del papa è molto criticabile dal punto di vista delle esegesi biblica. Qualsiasi studioso della Bibbia sa delle discrepanze tra le varie cronologie della vita di Gesù nei Vangeli. Quindi o una sola di queste e’ vera, o sono tutte false. Sia nell’uno che nell’altro caso, ne consegue, il Gesù dei Vangeli non e’ il Gesù storico.
Il libro del papa è essenzialmente un’opera di teologia, che ha la sfortuna di essere estremamente vaga proprio nel mostrare il complesso travaglio teologico degli ultimi anni all’interno della Chiesa. Io lo definirei un libro di omissioni, un libro che non vuole chiarire ai più le complesse questioni della teologia degli ultimi decenni.

Il nuovo corso della Chiesa.
È un libro che con la Dominus Iesus inaugura una fase nuova nella chiesa, volta sempre più ad una forma di neointegralismo cattolico, simile per certi versi a quello dei papi del XIX secolo, quasi una sorta di fondamentalismo cattolico (il papa ad esempio sostiene l’esistenza fisica di Adamo o monogenismo). Il papa distingue sempre più nettamente la chiesa dal mondo, e parla apertamente di una chiesa minacciata da un mondo oscuro e pagano, un mondo che vuole mettere in discussione anche la grammatica della vita e l’unicità della salvezza operata da Cristo e dalla Chiesa. Accenti del genere sono ravvisabili nelle parole di Mons Betori, segretario della CEI, nella sua omelia Gubbio per la festa di Sant’Ubaldo (15 maggio 2007).
Se letto correttamente il libro appare come un testo integralista e portatore di un atteggiamento pericoloso, perché credo che nessun religioso del mondo possa accettare di vedere trattato il proprio credo come forma deficitaria di verità priva di valore salvifico e che solo Cristo porti salvezza nel mondo. Parlo perché temo che con questa mentalità possa finire allo scontro come è capitato ad un mio amico molto credente e ratzingeriano, che ha avuto uno scontro durissimo su questi argomenti con testimoni di Geova ed evangelici.
Temo che il secondo volume del libro del papa approfondirà i temi che ho brevemente esposto e si comprenderà più a fondo la perentorietà di molte affermazioni del recente Magistero e la via integralista e fondamentalista che il papa vuole imprimere alla chiesa cattolica del XXI secolo.

Ritengo che quasi tutte le persone non abbiano ancora chiaro il cambiamento operato all’ombra del papa Giovanni Paolo II durante la sua malattia. Molti ritengono – a mio parere molto erroneamente – che il pontificato di Benedetto XVI sia una prosecuzione di quello precedente. In realtà ci sono moltissime differenze. Penso che queste mie parole possano aiutare a contestualizzare meglio la Chiesa, il pontificato di Benedetto XVI e l’azione della Chiesa nei prossimi tempi.

J. Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazareth, Rizzoli RCS, Milano, 2007, pag. 451, € 17,50

Recensione a cura di Salvatore Zappalà

 

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9 commenti

rossotoscano

Su gesù storico non si hanno notizie, i 40 massimi storiografi del suo tempo non ne fanno menzione… inoltre, i 4 vangeli sono stati troppo rimaneggiati per evincere un’immagine di gesù uomo attendibile, e molte volte sono in contraddizione tra loro… questo libro è solo frutto di sue, del papino, elucubrazioni….

tito

complimenti a Zappalà, perché la recensione/critica è veramente ben fatta.
B16 è un elemento pericoloso e le omissioni nel libro di cui parla Zappalà dimostrano che il papa è fallibile e parziale come qualsiasi altro essere umano su questa terra.

ciceracchio 2la vendetta

gesu’ di dove=????nazaret ai tempi di gesu’ non era neanche sulle carte ,
non esisteva proprio e all’ora come la mettiamo pastore germanicus ???
prima di scrivere bufale , ci dovrebbe pensare,……
sempre che sia esistito anche gesu’ ,prove storiche non ce ne sono
quandi tutto quello che codesto insdividuo scrive su un personaggio
mitologico e ” solo propaganda per creduloni.

ciceracchio 2la vendetta

piu’ che fallibile e ‘ inverosimile
insomma codesti faraoni di porpora E DI BIANCHE VESTI MASCHERATI
VOGLIONO DSOLO
una cosa il potere il potere sulle genti che bisogniose di miracoli e cazzate varie si rifiutano
di credrere alla scienza . e si attaccano alle favole .
si sono pericolosi sono fuori dalla realta’

Alessandro Bruzzone

Articolo notevole, ricco di spunti di approfondimento.

Vassilissa

e il bello ( 🙁 ) è che questa chiesa si va a saldare con un neo fascismo rimontante e sta già producendo effetti disastrosi.

Salvo Zappala'

“il potere sulle genti che bisogniose di miracoli e cazzate varie si rifiutano di credere alla scienza . e si attaccano alle favole”.
Questa è una frase pericolosa: “credere” alla scienza? molto metafisica e religiosa la parola “credere”. E’ scritto che molti si attaccano alle favole religiose: forse perchè non hanno accesso alla scienza, o forse perchè le religioni sono più facili da comprendere.
Per “credere” alla scienza, forse ci dovrebbe essere un “annuncio” della vera scienza. Gli atei hanno mai pensato di trasformare la loro vita in una missione?

cartman666

Onestamente mi sembrano ridicole sia la tesi di Dupuis che predicava una specie di sovrabbondanza dell’azione dello Spirito Santo (se ci fate caso,in molte religioni una vergine si ritrova chissa’ come,incinta, cazzo se si e’ dato da fare) che quella di Razzinga, fortunati loro a trovare tanti imbecilli che ci credono.

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