Seoul, aperto il dibattito sull’eutanasia

Un caso di “dolce morte” in Corea del Sud ha aperto il dibattito sull’eutanasia nel Paese, tema fino ad ora ignorato sia dall’opinione pubblica che dalla legge, e sta creando molta aspettativa sulle decisioni in merito, che dovranno essere prese dalla Corte Suprema.
Il caso è nato quanto un dottore di 30 anni, identificato solo con il cognome Park, ha rimosso il respiratore che manteneva in vita una donna affetta da cirrosi epatica. L’uomo, arrestato su richiesta del figlio della paziente, si è difeso dicendo di aver adempiuto alla volontà della donna stessa. Questa aveva infatti chiesto di non essere mantenuta in vita in maniera artificiale. La rimozione del respiratore è stata richiesta dalla figlia, ora accusata dal fratello di omicidio.
L’arresto è stato eseguito dagli agenti del distretto di Bangbae, a Seoul, che hanno presentato il medico al procuratore chiedendo di non accusarlo di nulla. Data l’assoluta mancanza di precedenti, questi ha chiamato in causa i giudici della Corte Suprema, che ora si dovranno pronunciare in materia.
La Corea registra un solo caso di eutanasia, avvenuto nel 2004 all’interno dell’ospedale Boramae. Qui, due medici hanno interrotto i trattamenti ad un uomo affetto da emorragia cerebrale, su richiesta della famiglia. In quel caso, l’Alta corte della capitale aveva detto che “in alcuni casi, si può permettere l’eutanasia, se questa era stata richiesta dal paziente”.
Eppure, dice l’opinione pubblica, i due casi sono diversi: quello di Boramae non ha rappresentato eutanasia attiva, ma solo passiva. Quest’ultima, definita anche “morte dignitosa”, è legale in diversi Paesi, fra cui il Giappone.
Jeong Jun-seop, dirigente del ministero della Salute, dice di essere fiducioso nel pronunciamento della Corte su questo nuovo caso. In Corea, spiega, “vi sono posizioni molto diverse sull’argomento, ma bisognerà sforzarsi e trovare un accordo di maggioranza, che potrà poi divenire legge”.

Fonte: AsiaNews.it

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