Ratzinger venditore di apocalissi. La riduzione della complessità all’opera in molti discorsi del Pontefice non è altro che una strategia di controllo di quelle che considera “derive” intellettuali. Un’operazione che fornisce un’immagine rassicurante e tranquillizzante della modernità
Uno dei tratti distintivi del pontificato di Joseph Ratzinger è l’impressionante riduzione della complessità concettuale operata in un breve arco di tempo: dopo papi di grande levatura intellettuale e spirituale, siamo oggi in presenza di un modesto conoscitore di cose filosofiche, circondato da acritici ripetitori e insipienti politici.
Davanti alla pochezza logica e argomentativa di vecchie tesi riproposte senza lo sforzo di un aggiornamento concettuale bisogna però fare attenzione a non sottovalutarne l’effetto performativo prodotto. La riduzione della complessità (lo dimostra l’esperienza dei talebani in Afghanistan) è una strategia di controllo e disciplinamento delle derive intellettuali e sociali in grado di fornire un’immagine rassicurante e tranquillizzante della modernità – di solidificare, o quantomeno far apparire consistente, la liquidità sociale. […]
La strategia argomentativa è, nella sua stratificazione, intelligente: il tema viene enunciato in termini generalissimi da Ratzinger e pedissequamente ripetuto in primis dagli editorialisti dell’ Avvenire , e rilanciato dagli atei devoti del Foglio e da una corte dei miracoli che va dal Domenicale a Marcello Pera e a una lunga schiera di politici […].
Questa strategia va inquadrata entro un quadro di riferimento disegnato da due vettori che si dipartono da una origine tradizionalistica e anti-moderna. Il primo è la ripresa della tesi, cara al cardinal Bellarmino, della necessità che la ragione debba dischiudersi a una più ampia comprensione fornita dalla teologia «non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria» (J. Ratzinger, discorso di Regensburg). Più esplicito era stato monsignor Fisichella, per vent’anni docente sulla cattedra Gregoriana di Bellarmino: «se c’è veramente incompatibilità tra un dato della fede e un dato della scienza, allora uno dei due deve inevitabilmente fare un passo indietro. E a mio avviso lo deve fare la scienza, non la fede» ( MicroMega , giugno 2005). Citare Bellarmino può sembrare un’inutile faziosità solo a chi non ha presente che, ritagliando e falsificando frasi altrui, il cardinale Ratzinger affermava nel 1992 che «la sua [della Chiesa] sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione» ( Svolta per l’Europa? ).
Il secondo vettore è la denuncia di una «dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie» (J. Ratzinger, Missa pro eligendo romano pontefice ). «Dittatura del relativismo» è, dal punto di vista logico, una fallacia ottenuta confondendo i livelli di denotazione delle parole usate: è come dire che la democrazia non è democratica perché non ammette la dittatura. […].
Accade così che la “dittatura del relativismo” avvolga nelle sue nebbie logico-argomentative la sostanza della questione, occultando la posta in palio e dando l’impressione che l’alternativa sia tra un mondo privo di valori e l’unica alternativa costituita dai valori naturali scaturiti da una «forza vivificante che già portiamo dentro di noi e che può animarci alla realizzazione del comune bene umano» (F. D’Agostino, Avvenire , 13.02.2007). Ridotta la plurivocità del mondo ad una secca alternativa, l’esegeta del verbo papale può concludere che «negare la presenza in noi di questa forza significa negare, contro ogni evidenza, ogni possibilità di comunicazione morale tra gli esseri umani».
[…] si giunge alfine ad una descrizione della modernità frutto dell’incapacità «di vedere il messaggio etico, contenuto nell’essere, chiamato dalla tradizione lex naturalis , legge morale naturale, con una parola oggi per molti quasi incomprensibile a causa di un concetto di natura non più metafisico ma solamente empirico» (J. Ratzinger, 12.02.2007). Causa prima di questa opacità dell’essere è la scienza galileiana, come affermava in Svolta per l’Europa? l’allora cardinal Ratzinger quando […] lamentava di non essersi mai sentito chiedere «perché la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di Pandora?». E premettendo la risposta alla domanda (si) rispondeva indicando «una “via direttissima” che conduce da Galileo alla bomba atomica»: come non sentire in questa mal digerita e peggio compresa rimasticatura dell’Husserl della Crisi delle scienze europee l’eco del Grande Inquisitore dostoevskijano? Ed allora ben venga l’allucinazione brancaleonica di nuovi invasori prefigurata da mons. Betori nella sua omelia di Gubbio, nella quale […] chi rivendica «una improponibile libertà di autodeterminazione di sé» e pratica modalità di relazione e affettività diverse dalla «famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna» è apparentato, sotto l’etichetta di nichilisti e relativisti, a terroristi, razzisti, sfruttatori del lavoro altrui e assassini. Come i venditori di Apocalissi di cui scrive Eco in Apocalittici […]. Così facendo il “venditore di Apocalisse” ha comunque risolto un problema: quello della propria sopravvivenza privata».
Il testo integrale dell’articolo di Girolamo De Michele è pubblicato su ItaliaLaica
Lettura impeccabile dei clerical way of progress.
Cioè, questo significa che Wojtyla era più colto e preparato di Ratzinger??? avevo sempre pensato il contrario, non so perché…
@mely
No, era solo più falso e perciò migliore nell’abbindolare le masse.
dittatura del relativismo e bontà dell’ assolutismo?
assolutismo? assolutamente NO!
No, i papi sono tutti uguali: per prima cosa sono atei convinti, solo in questo modo possono far crede agli allocchi che Dio avrebbe bisogno di Vicari Ministri ed altri sensali ( che poi sono essi stessi ) per raggiungere i suoi scopi. In secondo luogo devono perpetuare il loro potere nella società e per questo cambiano a volte linguaggio atteggiamenti ecc. ma sono sempre la stessa cosa, non c’è da illudersi!
Iacovone, cerchi di essere serio.
Capisco che riconoscere ai propri avversari le evidenti qualità non è facile,
ma affermare che Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, è un “modesto conoscitore di cose filosofiche”……
beh, sinceramente mi sembra che sia un affermazione al limite tra il ridicolo e il grottesco.
dan, forse hai ragione: è un PESSIMO conoscitore di cose filosofiche. Passare una vita a studiare solo gli autori che dicono ciò su cui sei già d’accordo equivale a non imparare nulla.
Sicuramente è un modesto divulgatore, e non molto onesto. Quello che certamente non è accettabile nel nostro tempo è che uno dica: “non c’è bisogno che voi studiate queste cose, vi dico io cosa dovete sapere”. Questo è il messaggio che il papa trasmette ai suoi fedeli. Qualsiasi scienziato, studioso o filosofo che si rispetti direbbe: studiate come ho fatto io, se volete essere in grado di discutere di questi argomenti.
Papa Razzi e’ piuttosto scarso in filosofia. Forse conosce molto, ma e’ incapace di interpretare se non secondo le sue ristrette visioni, il che non e’ una grande cosa per un filosofo. Sto leggendo il suo libro e devo dire che poteva intitolarlo “le mie prediche”, invece che “gesu’ di nazaret”. Non fa altro che riproporre la visione tradizionale della chiesa, ignorando la ricerca storica.
non so di cose filosofiche ma sono segnalati numerosi errori nel suo ultimo libro……
«dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie» (J. Ratzinger, Missa pro eligendo romano pontefice)
Che rozza lettura della libertà. Altro che fine teologo …
L’altro giorno a radio radicale ho sentito un tale Guido Biancardi dell’associazione L. Coscioni se non vado errato, che ha dato una lettura delle intrusioni della chiesa nella vita pubblica anche più allarmanti e realistiche di ciò che sappiamo. A quanto pare il Vaticano ha anche dettato all’Italia e in qualche modo anche all’Europa la lista dell’allargamento dei paesi in modo da far entrare paesi a maggioranza cattolica dell’est in modo da riequilibrare il numero delle persone libere, atee e protestanti del nord europa. E tante altre amenità sul rapporto coi nostri politici. E il discorso, a ragionarci su, filava dritto come l’olio. Altro che relativismo appunto, qui c’è un assolutismo viscido e strisciante. Per fortuna che almeno gli sceriffi texani non si fanno incantare dalla “santa” sede e quando devono agire non si fanno intimidire …
«se c’è veramente incompatibilità tra un dato della fede e un dato della scienza, allora uno dei due deve inevitabilmente fare un passo indietro. E a mio avviso lo deve fare la scienza, non la fede»
Atto di fede, appunto.
Questa mi mancava. Mi conferma nella mia convinzione che con quella gente è inutile perfino tentare di argomentare: se manca la base comune della logica e della non negazione dell’evidenza – cosa che ai preti riesce benissimo – salta tutto.
che poi la dittatura del relativismo è più che auspicabile eh..
«se c’è veramente incompatibilità tra un dato della fede e un dato della scienza, allora uno dei due deve inevitabilmente fare un passo indietro. E a mio avviso lo deve fare la scienza, non la fede»
perchè la prima volta che gli piglia un accidente non ci dà un buon esempio, si mette a pregare e non chiama il medico?
Che sia benvenuta una dittatura del relativismo, quando quest’ometto non fa altro che dire castronerie immani,come si puo’ arrivare a dire che la sentenza che condanno’ Galileo fu razionale e giusta, qualunque persona con un minimo di buon senso potrebbe mandarlo a quel paese, senza bisogno di scomodare filosofi. D’altronde studiare principalmente teologia non ti fa certo diventare filosofo.
Già, la sentenza contro Galileo fu giusta e razionale. E, con lo stesso criterio: Mosé, con le sue migliaia di morti ammazzati sul groppone, non è un criminale bensì un grande profeta. Ma come si fa a ragionare con gente che sostiene tesi simili?!
@cartman66
Mi pare fosse Odifreddi che ha scritto che la teologia è la matematica dei poveri di spirito o sbaglio?
E’ ovvio. Se si convince la gente ad abbandonare il ragionamento logico, gli si può far bere ciò che si vuole.
L’assurdo è il seguente: le persone fuggono dalla chiesa perchè arcaica e lontana dall’umano essere, il papa per mettere a posto le cose, non avvicina la chiesa alle persone, ma allontana le persona dalla natura umana. Razionale.
Non credo si tratti di superficialità o ignoranza, piuttosto di disonestà intellettuale, una variante abbastanza frequente della fede definita malafede.
Quoto Dan,
Ratzinger è molto indigesto, ma per nulla stupido.
X Dan, ma quali qualità avrebbe ratzinger? Ha combinato, con le sue uscite, un incidente diplomatico dopo l’altro che la sala stampa vaticana con vari passaggi ha corretto per limitare i danni. Dicono che è un fine teologo, lo stesso cardinal Martini ha commentato il suo ultimo libro su cristo (di ratzinger) con toni quasi sarcastici. Ero personalmente convinto che fosse un’idiota erudito, mi sbagliavo, per nostra fortuna è solo un’idiota.
@Mac non so se sia stato Oddifreddi,pero’ mi piace, come questa massima di Bertrand Russell che fa pressapoco cosi’: “Se un filosofo e’ un uomo cieco che cerca in una stanza buia un gatto nero che non c’e’, il teologo e’ l’uomo che ha trovato quel gatto”
Saluti
Non è Iacovone, cretino.
Ma no, ripetiamo come pappagalli la vulgata che vuole Ratzinger finissimo intellettuale e teologo.
Comunque, se avessi letto con un minimo di attenzione il pezzo avresti capito che il senso è un altro.