Nell’ordinanza su Mario Riccio il Gip Renato Laviola ricorda che il diritto all’autodeterminazione di ogni cittadino è garantito dalla Costituzione italiana, affermato in convenzioni internazionali e sancito dal Codice di Deontologia Medica. Il paziente può rifiutare qualsiasi trattamento sanitario, il medico non può legarlo al letto e somministrarglielo per “il suo bene”. Il paziente ha dunque la piena libertà di decidere riguardo alla propria salute, anche qualora le decisioni prese implichino la sua morte. Fin qui nulla di sorprendente: è il cuore concettuale del consenso informato che ha sostituito il paternalismo medico.
A sorprendere invece è il richiamo di Laviola al diritto alla vita, sacra e indisponibile, come limite al diritto di autodeterminazione attuato tramite una omissione (distacco del respiratore o interruzione di una terapia avviata) e non una omissione (rifiuto di una terapia o di un macchinario). In altre parole: esisterebbe il diritto di rifiutare una cura sì, ma di interromperla no! Se il diritto alla vita è inviolabile, non dovrebbe avere questo andamento oscillatorio. Se la vita è sacra e indisponibile, come sostiene Laviola, sarebbe necessario ricorrere a qualsiasi mezzo per proteggerla: anche al costo di violare la volontà delle persone. Costringere Piergiorgio Welby a vivere, così si sarebbe rispettato quel diritto alla vita che somiglia pericolosamente a un dovere alla vita.
Mario Riccio, a differenza di molti, ha rispettato il volere di Welby e non si è nascosto dietro all’ipocrita e fallace differenza tra azione ed omissione. Questo è il suo reato.
Articolo di Chiara Lalli pubblicato sul blog Bioetica
Il problema è capire se il diritto è una scienza basata sulla coerenza e la riconoscibilità dei terzi o è la trascrizione dell’arbitrio del regnante di turno. Nel primo caso il giudice può fare giustizia, nel secondo rischia di ridursi al ruolo di mastino del monarca.
@ Markus
Fattelo dire da uno che quelle cose le studia….. la seconda che hai detto!
Mario Riccio non ha commesso nessun reato. Al massimo, ha fatto un gesto di carità.
“… il richiamo di Laviola al diritto alla vita, sacra e indisponibile…”
Sarebbe intreressante sapere da Laviola (nomen omen…) quali sono i riferimenti giuridici su cui basa questa sua affermazione. Al di là della arbitraria trasposizione in “giudizio legale” di quella che è solo una soggettiva posizione religiosa, non capisco a quali leggi o sentenze egli faccia riferimento.
Qualcuno dei catto-troll ha qui qualche argomento etico non religioso da proporre?
Qualche esperto in giurisprudenza può richiamare leggi o sentenze al riguardo?
Perchè quelle che conosco io (la Costituzione e il codice di deontologia medica) dicono esattamente il contrario di quanto affermato da questo magistrato vaticano infiltrato nel nostro sistema giuruisprudenziale.
I sofismi e le sottigliezze nelle argomentazioni di questo tizio, ricordano quelle dei prelati, non capisco cosa centrino poi affermazioni sulla sacralita’ della vita nell’ambito del diritto penale, siamo in un tribunale non in una chiesa.
Cartman, mi sà che non se ne è accorto… con tutti quei mega crocicchi appesi avrà scambiato l’aula per una sagrestia.
Riccio non farti intimidire. E’ meglio seguire il buon senso e la giustizia che prostrarsi di fronte a mezze calzette come i tuoi detrattori.
per me laviola confonde il diritto alla vita con il dovere (imposto) alla vita non importa come vissuta, ma possibile che l’autodeterminazione debba essere ancora una utopia?