I diritti in Europa vanno a tre velocità

A Bruxelles, secondo gli omofobi di casa nostra, regna sovrana una potentissima lobby omosessuale che lavora alacremente nientemeno che alla disgregazione dei valori tradizionali. Ne sa qualcosa il senatore Rocco Buttiglione, scartato dalla commissione Ue per aver detto che considera l’omosessualità un peccato. La banale realtà è solo che le istituzioni europee rappresentano una media sensibilità civile assai diversa da quella diffusa nel nostro paese, che mette l’Europa all’avanguardia nel campo del riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali e transessuali.
L’Europa civile
È impressionante la rapidità con la quale negli ultimi vent’anni questa sensibilità si è tradotta in norme di legge a tutela di minoranze che sono state oppresse per millenni, diventando uno dei pochi fiori all’occhiello del riformismo europeo contemporaneo.
L’Inghilterra di Tony Blair, la Francia di Lionel Jospin, la Germania di Gerhard Schroeder e la Spagna di José Luis Zapatero, insieme al nutrito gruppo delle democrazie del nord, hanno dichiarato chiusa la lunga era della discriminazione prendendo atto dei mutamenti culturali già avvenuti. E la velocità con cui questo processo si è compiuto si deve almeno in parte a un’idea dell’Europa vista come opportunità di progresso civile, di cui si è spesso reso interprete il parlamento europeo.
Proprio da lì sono arrivati insistenti campanelli d’allarme sul rispetto dei diritti umani delle persone glbt che vivono nei paesi membri dell’Unione europea, frenando l’ottimismo di chi già pensava a un inevitabile effetto domino delle riforme liberali. In verità, riguardo al trattamento riservato ai cittadini glbt l’Europa si divide almeno in tre, segnalando così i limiti del buon esempio e la relativa fragilità dei progressi già realizzati.
Omofobia di stato
Le maggiori preoccupazioni provengono da paesi entrati da poco nella Ue, gli stessi che fino a qualche anno fa facevano parte dell’area di influenza sovietica. Dai paesi baltici alla Polonia alla Romania (e fuori dall’Unione europea la Russia e tutte le confinanti repubbliche post-sovietiche) l’omofobia di stato è molto popolare ed è uno dei cavalli di battaglia favoriti di tutte le formazioni politiche della destra nazionalista. Che laddove si trovano al governo, come ad esempio in Polonia, sono capaci addirittura di riaprire la caccia alle streghe in diretta polemica con le regole di bon ton imposte da Bruxelles. Le ultime trovate del governo polacco, solo per fare un esempio, sono degne di nota.
Ispirandosi in senso peggiorativo a una legge britannica voluta negli anni Ottanta da Margaret Thatcher (e oggi fortunatamente abolita), il ministero dell’istruzione di Varsavia ha elaborato un progetto di legge per impedire qualunque forma di propaganda dell’omosessualità nelle scuole. È considerata propaganda anche dichiararsi gay o lesbica, ragione per la quale gli insegnanti che osassero farlo saranno licenziati in tronco. Se invece tengono al posto di lavoro dovranno starsene zitti, proprio come accade nell’esercito degli Stati uniti d’America. […]

L’articolo completo di Paolo Belmonte è raggiungibile sul sito del Manifesto

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10 commenti

Stefano

Se la politica italiana continuerà ad essere popolata da certa gente mi sa che si arriverà al livello di bigottismo di questi paesi

Ipazia

Altro che Europa per la Polonia…. bisognerebbe farli tornare al regime dittatoriale più duro, così avrebbero meno “grilli per il capo”, e si occuperebbero di cercare da mangiare, invece che rovinare la vita ai gay. Insomma, altre priorità.
A calci fuori dall’Europa!!!

Ren

Credo che i polacchi però non siano tutti così. In Italia la situazione non è meglio della polonia in quanto a discriminazione dei gay. Eppure spero che nessun altro europeo civile ci voglia fuori a calci solo perchè la metà degli Italiani e quasi tutti i suoi politici sono degli emeriti incivili barbari.

Ren

Credo che tanti polacchi soffrano proprio come noi, di questo neo-nazismo. Possiamo negare che anche da noi i neo-nazisti a tutti i livelli incitino all’odio?

jsm

ren,
è un fatto di cultura. la polonia è simile all’italia ma peggiore per certi versi. è un paese tradizionalmente antiebraico e omofobo (anche oggi entrambe le “fobie” stanno tornando in auge).
questa specie di propaganda governativa trova terreno fertile nella cultura popolare. se arrivasse un nuovo governo a proporre leggi di questo tipo in Danimarca, per dirne una, credi che la reazione popolare sarebbe la stessa?

ALESSIO DI MICHELE

Mi sono accorto che l’ anagramma di “fobia” e’ “foiba”. E’ solo un caso ?

Ren

Si, su alcune cose hai ragione jsm, quando l’opinione pubblica di un popolo non reagisce alle ingiustizie palesi è un brutto segno. Gli ebrei però sono stati eliminati dai tedeschi a varsavia e nel resto del paese e i polacchi erano insieme a loro dentro i campi di sterminio per il solo fatto di essere polacchi. Non nego che la polonia abbia tanta strada da fare ma mi pare che le generalizzazioni siano sempre pericolose.
E allora noi, se siamo un popolo così democratico come mai siamo tiranneggiati da, tutto sommato, un piccolo staterello straniero e da una oligarchia rapace, come mai non riusciamo a ottenere i risultati di spagnoli, britannici, francesi, tedeschi etc? Vuol forse dire che quasi tutti gli italiani sono dalla loro parte?

Nickelgrey

Ren io penso che agli italiani freghi poco dei problemi dei gay in generale e dei problemi dei diritti, fintanto che non li riguardi di persona.
Con molta gente litigo spesso poichè mi inorridisco di fronte all’opportunismo dilagante che mi ritrovo attorno.
Ma questo è l’opportunismo tipico del “si salvi chi può”. La grettezza, se vogliamo, di chi ha avuto qualche briciola e ora la conserva gelosamente infischiandosene di tutto il resto.
Tutto questo si mescola ad un’ignoranza sempre più vasta, laddove con ignoranza si intenda proprio il significato di ignorare qualcosa che sia altro da se stessi. Mai immedesimarsi in un altro o nel vicino perchè questo scompaginerebbe tutte le poche certezze che gli italiani hanno.
In questo c’è anche un clima da tifoseria indotto, così come è indotto l’uso dell’iPod (un esempio a caso ma comunque indicativo).

Si ha ragione quando si segnala il pericolo dell’indifferenza nei confronti di avvenimenti gravi. E’ già successo con berlusconi al governo con l’avvallo del pavidissimo centro sinistra che ci ritroviamo. Vi ricordate infiammamenti e aizzamenti di popolo sulla tanto vituperata nuova legge elettorale? Io, no, sinceramente parlando.
E’ quindi naturale, da questo punto di vista purtroppo, che tante cose cadano nel silenzio e nell’indifferenza. Mettiamoci anche un sistema di radio, tv e giornali impresentabile per una democrazia degna di questo nome e quindi capiremo quanto ci sia un bubbone che prima o poi esploderà.
Succederà quando qualche fatto macroscopico che anonimi trucchi contabili non saranno più in grado di mascherare, darà la sveglia sonora al nostro paese e allora sarà la resa dei conti per tanti nodi e mali storici di questo paese (corruzione, scatole cinesi, precarietà/disoccupazione/frammentzione politica). Gli italiani penso ci metteranno un bel po ancora a capire quanto il paese reale sia distante dalle favole che i media propinano.
Ma fino ad allora, noi forse che siam più coscienti(o attenti o informati che son sinonimi), prepariamoci pure ad un’escalation, ad uno stillicidio quotidiano di notizie, notiziole, dichiarazioni, decretini, leggiuccie, scaramucce, intercettazioni, manovrine eccetera.

Lady Godiva

Credo profondamente nell’Europa,
e penso che alla Polonia e a tutti agli altri paesi che si sono annessi recentemente
si debba lasciare il tempo di maturare. Lo stesso tempo che è servito ai paesi fondatori
della UE.

Ricordando che molti di questi paesi hanno ancora il ricordo di una dittatura
sanguinaria.

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