La paura abita dentro casa e convive con le donne. Ogni giorno in Italia 3.150 mogli, figlie, madri o conviventi subiscono una violenza, 131 ogni ora del giorno e della notte. Quando va bene, si fa per dire, la violenza consiste in un braccio piegato, uno schiaffone o un calcio. Quando va male si tratta invece di uno stupro o, peggio, di un omicidio. E gli autori di questi atti nella maggior parte dei casi sono proprio le persone più vicine, i partner, gli uomini con i quali si pensa di voler dividere una vita e con i quali ci si ritrova invece a dover subire l’inferno. Nel 2006 le donne che hanno subito una atto violento sono state 1 milione 150 mila, il 5,4% di quelle tra i 16 e i 70 anni, il 3,5% delle quali ha subito violenza sessuale. Un esercito. «Leggendo queste cifre sono rimasto assolutamente sconvolto», ha detto ieri il ministro degli Interni Giuliano Amato presentando il rapporto sulla sicurezza in Italia. Il titolare del Viminale si è detto colpito anche dal fatto che i protagonisti delle violenze nel 62% dei casi sono i partner: «Mi trovo in contropiede rispetto a questo». «Sono dati drammatici – è stato invece il commento del ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini – per questo mi rivolgo ancora una volta la parlamento perché venga approvata nel più breve tempo possibile il disegno di legge contro le molestie e la violenza sulle donne o per orientamento sessuale in discussione».
Da tempo si sa come le mura domestiche siano tutto tranne che quel luogo sicuro che si vorrebbe far credere, e come è proprio all’interno della famiglia che si verifica il maggior numero di atti violenti non solo contro le donne ma anche contro i bambini. Fa una certa impressione, però, vedere le cifre di questa guerra quotidiana messe in fila una dietro l’altra come ha fatto ieri il Viminale.
Negli ultimi dodici mesi – spiega il rapporto del ministero degli Interni – sono state 1 milione 150 mila le donne che hanno subito violenza, il 5,4% delle donne dai 16 ai 70 anni: il 2,7% ha subito violenza fisica, il 3,5% violenza sessuale e lo 0,3% stupri o tentati stupri. Spingere, strattonare, afferrare, storcere un braccio o tirare i capelli sono i comportamenti subiti dalla maggioranza delle vittime di violenza fisica (dal 56,7%); una quota quasi altrettanto elevata, il 52%, ha subito minacce, il 36,1% è stata schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi, il 24,6% è stata colpita con oggetti.
Appaiono, invece, meno diffuse alcune forme più gravi, comunque presenti, come l’uso o la minaccia di usare una pistola o il coltello (8,1%) o il tentativo di strangolamento, soffocamento o ustione (5,3%).
Tra le violenze sessuali, sono invece le molestie fisiche sessuali a rappresentare la forma decisamente più frequente (per il 79,5% delle vittime), seguite dai rapporti sessuali non desiderati (19,0%), dai tentati stupri (14,0%), dagli stupri (9,6%) e dai rapporti sessuali vissuti dalla donna come degradanti ed umilianti (6,1%). Le violenze fisiche sono state commesse dal partner nel 62,4% dei casi, le violenze sessuali, senza considerare la molestia, nel 68,3% dei casi e gli stupri nel 69,7% dei casi.
Le donne tra i 16 e i 70 anni che inoltre hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono 6 milioni 743 mila, pari al 31,9% della classe di età considerata. Tre milioni 961 mila donne, pari al 18,8%, sono state vittime di violenze fisiche, 5 milioni (il 23,7%) hanno subito violenze sessuali. Più in particolare, nell’ambito delle violenze sessuali, 482 mila donne sono state vittime di stupro e 703 mila di tentato stupro nel corso della loro vita. Complessivamente, circa 1 milione di donne (il 4,8%), quindi, ha subito stupri o tentati stupri. Due milioni 77 mila donne, infine, il 18,8% delle donne che hanno avuto un partner e che si sono separate da lui, al momento della separazione o dopo di essa hanno subito forme di stalking, cioè di persecuzione che le hanno particolarmente spaventate.
Violenze su un milione di donne
35 commenti
Commenti chiusi.
si tratta senz’altro di non-famiglie non cattoliche
Bel quadretto…
Che si faccia qualcosa invece di essere sconvolti, le ultime sentenze della cassazione in materia di stupro non mi sembrano rassicuranti.
A me sembrano cifre un pò troppo elevate per essere vere, bisognerebbe sapere da che cosa si parte per considerarla violenza…
Consiglio a tutti di leggere “Maschi bestiali. Basi biologiche della violenza umana” di R.Wrangham D.Peterson. Un riassunto si trova qui: http://www.libreriauniversitaria.it/maschi-bestiali-basi-biologiche-violenza/libro/9788874131273
@Francesca:
Se anche fossero sovrastimate di un fattore 2 continuerebbero a farmi impressione.
vorrei chiarire una cosa: queste cifre, sparate lì senza far sapere cosa si intende per “molestia” o “violenza” sono inutili. Ho letto una volta uno dei questionari che vengono usati per questi sondaggi. Praticamente, fare la “burinata” di gridare “bella figa” passando vicino ad una moretta in minigonna è considerata molestia, e l’afferrare una persona (donna) per il polso per “richiamarla” durante una conversazione molto (troppo) animata viene considerata violenza. Quando si legge “vittima di violenza”, si deve aver chiaro che non si intende lo stupro, ma anche un semplice strattone per la spalla. Come si legge nel penultimo capoverso poi, c’è un po’ di confusione sui termini: “Tra le violenze sessuali, sono invece le molestie fisiche sessuali a rappresentare la forma decisamente più frequente”
Allora, se è una molestia NON è una violenza e viceversa. Quando questi dati vengono riferiti in genere il giornalista o l’agenzia li riferisce un po’ “alla cazzo” incrociando i dati come capita (la colpa non è dell’istituto di statistica, che i conti li sa fare): lo si capisce dal fatto che in certe categorie le percentuali sommate superano il 100%.
Questo discorso vale per i sondaggi sulla violenza verso le donne, sull’uso di droghe, sulla presenza cattolica in italia ecc ecc. Diffidate sempre dei sondaggi così come vengono riportati dai giornalisti. Piuttosto andate a leggervi le tabelle originali sul sito dell’istituto.
Amen.
Bella la famiglia naturale!
Un modello da tramandare alle nuove generazioni, evitando scrupolosamente quelle “nuove” famiglie dove ci si sceglie e si sta insieme perché c’è un profondo legame affettivo.
Questo legame non lo vuole riconoscere nessuno, eppure lo vivono milioni di persone, anche molti difensori della “famiglia naturale”. Com’è possibile una tale contraddizione?
Condivido pienamente quello che dice Jeezuz, inoltre, aggiungerei che simili articoli non rappresentano un valido aiuto per l’emancipazione femminile ed il pieno riconoscimento della donna come “persona”, in grado di operare scelte, di autodeterminarsi e , all’occorrenza di difendersi con le armi che la legge ed il diritto le assegnano in un paese civile.
Purtroppo ci si ostina sempre a presentare gli individui di sesso femminile come soggetti “incapaci”, da proteggere “paternalisticamente” con provvedimenti “speciali” rafforzando anche in questo i luoghi comuni, figli della cultura cattolica e dei più triti tribalismi, che la donna sia un individuo “debole”, creata da dio per fare da serva e spalla di appoggio per il suo signore e padrone (marito).
No, non credo che queste famiglie possano essere cattoliche. I cattolici ormai si sono lasciati dietro le violenza tanto tempo fa, i roghi, le persecuzioni, la santa inquisizione, gli accordi coi nazisti, la protezione degli ex ss in fuga in america latina, le lodi alla dittatura cilena e argentina, l’appoggio al fascismo. E’ tutta acqua passata. Ormai hanno voltato pagina.
@
… e pagina, e pagina, e pagina, e ancora pagina….
Concordo con quanto dicono Leo55 e Jeezuz.
Tutto è falso . Soltanto i musulmani esercitano violenze sulle donne …
@ Francesca
In linea di massima sono pure d’accordo io con questi commenti, sono in linea con la femminista Elisabeth Badinter che aveva già da tempo denunciato l’amalgama tra violenza psicologica e violenza fisica. Mi sembra un po’ come la storia della modelle e della pubblicità che sarebbero altrettanto gravi del velo imposto a sprangate. Anche se occorre fare attenzione, ci vorrebbero statistiche più serie e precise. Ma quello che è grave è che il manifesto ha pubblicato articoli sui poveri mariti che picchiano le donne, leggiti questo di Stefano Sarfati Nahmad sul manifesto:
Il Manifesto Data: 07 maggio 2006 Pagina: 2 Autore: Stefano Sarfati Nahmad Titolo: «Io, da ebreo,vi parlo di bandiere bruciate»
Nel suo articolo sul Sessantotto, apparso nel supplemento per i 35 anni del manifesto, Luisa Muraro evoca una figura chesento drammaticamente vera, «il linguaggio di un soggetto che in parte non esiste». Lo fa ricordando che il protagonismo, che lei e gli altri hanno scoperto in quegli anni, escludeva dalla dimensione politica «gli aspetti e i momenti d’impotenza, di passività, di fragilità». È come quando Ignacio Ramonet, in un editoriale di alcuni mesi fa su Le Monde Diplomatique, commentando i dati europei sulla violenza domestica degli uomini sulle donne, si indigna, chiede più leggi e le chiede subito, con un linguaggio che non lascia spazio alla sua sessualità (che è una sessualità coatta, lo so, sono un uomo anch’io), alla sua storia di relazioni con donne, che mi immagino, pensando alla mia, non priva di sbavature.
[ in che senso? anche l’autore dell’articolo ha picchiato delle donne? perché è di quello che si sta discutendo non di corna ]
La sessualità maschile, a differenza di quella femminile, è tutta giocata all’esterno, fa costruzioni.Una delle costruzioni è l’identità maschile, che non è l’uomo. Cosa è un uomo, l’uomo lo scopre solo (io dico) in relazione con una donna, in una libera relazione di differenza. Cosa è l’identità maschile, è una costruzione all’interno della quale c’è posto per Dio, la Legge, la Famiglia, la Patria, la Bandiera ma non per l’uomo. Io la chiamo la madre (ma dovrei dire il padre) di tutte le identit à, perché infatti l’identità è un fatto che riguarda più uomini che donne. Il crollo dell’Unione Sovietica ha causato il crollo dell ‘uomo sovietico (dicono gli epidemiologi) ma non il crollo della donna sovietica. A differenza di Ramonet, io leggo l’alto numero di violenze sulle donne, non come una mancanza di leggi,ma come una reazione disperata al recente protagonismo femminile, che intacca l’identità maschile, ossia la visione che molti uomini hanno di sé.
[ Ma per vedere queste cose, ha fatto una ricerca sociologica sugli autori di violenze sulle donne? perché io preferisco il metodo empirico, tra l’altro non si sa nemmeno se le statistiche poi siano serie come è stato giustamente fatto osservare, nel mondo islamico le donne non prendono botte perché sono ancora sottomesse???? ]
Figlia dell’identità maschile (dovrei dire figlio) è anche l’identitàebraica, che non è la tradizione millenaria ebraica, essenzialmente una cultura della diaspora, ma si esprime soprattutto con l’identificazione nello stato di Israele (e la sua bandiera).
Un uomo che brucia una bandiera è un uomo che parla il linguaggio dell’uomo che si identifica in quella bandiera ed è il linguaggio di un uomo che in parte non esiste e da cui la realtà resta esclusa: i palestinesi ridotti alla fame, i rappresentanti ufficiali della comunità ebraica che ricordano quando erano vittime sventolando le bandiere dello stato che riduce i palestinesi alla fame, la destra che strumentalmente si indigna per la contestazione alla bandiera, la sinistra che servilmente si scusa, tutti insieme, in vista delle elezioni amministrative, alla sinagoga che rimane aperta.
[ Dunque bruciare una bandiera e picchiare una donna è la stessa cosa?]
A me dispiace perché io ho un senso del mio essere ebreo che è vivo, che si riflette soprattutto in una lunga tradizione di minoranza pensante dentro una società, una tradizione abituata ad ascoltare l’altro – a vederlo innanzi tutto e ascoltarlo – e interagire,mettendo in circolo una differenza che arricchisce la società, magari facendo cadere delle convinzioni che parevano assolute e aprendo così nuove prospetttive.”
[ Le nuove prospettive quali sarebbero? Per adesso Stefano Sarfati si è limitato (anche in altri interventi non solo questo) a criticare le leggi che puniscono i mariti violenti e ne favoriscono l’allontanamento. Comunque bella come tecnica, critica Israele tanto per accattivarsi la sinistra radicale e poi inserisce delle teorie maschiliste senza che nessuna dominijanni o nessuna muraro apra bocca. Come se la violenza sulle donne fosse una conseguenza della loro emancipazione. Prima non esisteva? ]
Comunque per chi non conoscesse la Badinter, benché le sue affermazioni non sono sempre condivisibili, nel suo saggio “Strada sbagliata” rivendica un femminismo che non faccia della donna sempre una vittima e l’uomo un barbaro. E sulle violenze psicologiche si chiede: “sarebbe onesto se avessimo fatto le stesse inchieste sugli uomini: quanti di loro vivono con megere che rendono loro la vita impossibile? Magari pochi, ma nessuno lo vuole sapere, e quando vedo tutte queste ragazze che rifiutano l’etichetta femminista perché la trovano obsoleta bisogna porsi delle domande…”
Un’ultima chicca che mi era sfuggita:
“Cosa è un uomo, l’uomo lo scopre solo (io dico) in relazione con una donna, in una libera relazione di differenza.”
Ma questo non lo dice anche la chiesa? Tra Tariq Ramadan e Stefano Sarfati il manifesto quando si tratta di criticare Israele è capace di intervistare anche personaggi favorevoli alla lapidazione di donne e gay.
Non sarà che la vostra sindrome da spaccoilcapelloinquattrismo vi rende un po’ strabici? Le statistiche sono SEMPRE astratte e falsificabili, le interpretazioni delle statistiche sono SEMPRE faziose e relative. Io non mi preoccuperei tanto della sottile distinzione lessicale che condiziona il sistema, ma piuttosto punterei l’attenzione sulla valenza sociologica che scaturisce dalla giunzione tra la necessità avvertita di rilevare un dato e la congruità del dato rispetto a quella necessità. Insomma, indipendentemente dal numero, che è solo un indicale, emerge chiaramente, e perciò è provato, ciò che si sapeva già: la cultura maschile e vieppiù maschilista, che è alla base della struttura famigliare piccolo-borghese che ben conosciamo, basa la sua autorità sulla repressione e la persecuzione della donna, dei bambini e dei “diversi”. Nonostante il passaggio della cosiddetta modernità, tale struttura è ancora fortemente radicata e virulenta, al punto che siamo ancora allo stadio di una mera rilevazione del dato statistico. Cioè, stiamo contando le vittime. Seguendo questa strada, perciò, non è tanto il numero delle violenze che conta, ma il fatto che la loro presenza pretende una rilevazione statistica. Da qui il progetto di una prassi: decostruire la famiglia tradizionale (altro che family day!) e osteggiare fortemente chi la propaganda (sapete bene chi!).
@ Acturus
Questi argomenti sono troppo importanti per essere strumentalizzati ideologicamente. Ma cosa credi che la violenza sulle donne sia una esclusiva della famiglia tradizionale e della famiglia piccolo-borghese??? Eccerto le famiglie operaie sono notoriamente delle famiglie femministe, che poi quando si parla di famiglia operaia intendi lui operaio lei casalinga nella maggior parte dei casi. Non è la famiglia tradizionale all’origine della violenza sulle donne, ma i MUSCOLI degli uomini che sono mediamente più forti delle donne fisicamente. Cosa credi che nelle coppie conviventi non vi siano violenze sulle donne?
“e osteggiare fortemente chi la propaganda (sapete bene chi!).”
Osteggiare la propaganda del “Molgi sottomettetevi ai vosti mariti” è importante. Ma sei proprio sicuro che le nuove generazioni oggi conoscono San Paolo oppure prendono ispirazione da cantanti rap maschilisti come Fabri Fibra?
se si osservano i commenti ni vari giorni diella settimana si arriva presto alla conclusione che il sabato è una giornata particolare (forse la stanchezza del resto della settimana influisce molto sulla lucidità mentale)…infatti è sempre di sabato che si radunano in questa specie di forum..dove di solito si leggono commenti intelligenti.. parecchie teste di cazzo convinti di essere esperti su qualunque argomento e parecchi dei commenti diventano così solo dei commenti cretini
@ affossiamo le chiese
Sinceramente io non ho notato questa differenza, di commenti cretini se ne leggono tutti i giorni della settimana, come di commenti intelligenti. Non è necessario essere esperti per sapere che il problema della violenza sulle donne, divide le femministe stesse da qui il saggio della Badinter “Strada sbagliata”. Se poi pensare che affossando le chiese si risolvono tutti i problemi in particolare quello della violenza sulle donne è una posizione intelligente… non c’è bisogno di ulteriori commenti. Io penso invece che avere delle statistiche serie che facciano distinzione tra violenza fisica e psicologica sia il primo passo per rendersi conto dell’ampiezza del fenomeno e della sua eventuale diminuzione. Anche per capire meglio quali sono le strategie da adottare per combatterlo.
@Jeeezuz
Beh, durante un’animata discussione a me non piacerebbe essere spinto, strattonato, afferrato, avere un braccio storto o i capelli tirati. E non mi pare che nel rapporto sulla criminalità del MInistero dell’Interno si parli di semplici frasi come “Bella figa!” Semplice strattone??
Se è molestia non è violenza? Ma chi l’ha detto? Di per sè “violenza sessuale” non significa “stupro”. Significa avere comportamenti violenti nei confronti di una donna, a sfondo sessuale. Le molestie sessuali rientrano a pieno titolo in questa definizione. L’articolo è molto chiaro a questo proposito, non fa confusione.
@Leo55
Di che stai parlando? Bisogna considerare che da un punto di vista fisico, la donna è, mediamente, più debole di un uomo (non è che si parli spesso di giovani uomini stuprati per la strada da “donne brute”!). Questa considerazione non è figlia di un pregiudizio cattolico, visto che le sberle esistono veramente, a differenza dello Spirito Santo, mentre può esserlo il cercare di minimizzare i dati sulla violenza fisica o sessuale sulle donne, visto che proprio quelle ideologie che vogliono la donna sottomessa al partner tendono a considerare un ceffone come un “sano” modo per ricordare alla moglie il proprio ruolo.
@lik
OK, ‘sto Stefano Sarfati ne dice assai di stronzate. Tuttavia non ne avevo mai minimamente sentito parlare prima d’ora. Credo che sia indicativo del sostanziale isolamento di chi sostiene posizioni del genere, anche quando le scrive su giornali nazionali. (Perlomeno qui in Italia.)
Inoltre, qui non si sta parlando solo delle violenze psicologiche (su quel piano in effetti la disparità di mezzi è meno evidente), ma anche di violenze fisiche: conosci molti mariti abitualmente pestati dalle mogli?
Dimenticavo il rapporto sul sito del Ministero:
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf
@Arcturus
In effetti non è necessario essere piccolo-borghesi per picchiare le donne!
@affossiamo le chiese
Specificare chi e quando ha fatto dei commenti cretini, grazie!
@ Magar
Guarda che io non sono per nulla sicuro che si stia parlando solo di violenze fisiche perché è gia successo in passato il caso di confusioni alimentate anche dai giornalisti tra le due. Comunque c’è un altro articolo di recente sul manifesto dove marco d’eramo strumentalizza la violenza sulle donne per attaccare le politiche sicuritarie http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/21-Giugno-2007/art15.html
Un giornale come il manifesto che pubblica degli articoli maschilisti di Stefano Sarfati sulla violenza sulle donne è in perfetta malafede e dimostra ancora una volta di interessarsi a determinati argomenti in maniera strumentale anche perché le politiche sicuritarie sono in atto da dieci anni nel Regno Unito e sinceramente funzionano e non hanno condotto a più discriminazioni verso le donne e i gay. Non ho mai conosciuto mogli che picchiano mariti. Invece ho conosciuto coppie di gay dove uno dei due partners picchia l’altro oppure coppie uomo-trans dove il trans prende botte. Infatti i gay spagnoli hanno chiesto a Zapatero di estendere la legge sulle mogli picchiate ai partners delle coppie gay. Non è mia intenzione sottovalutare il fenomeno o sminuirlo, semplicemente occorre stare particolarmente attenti alle statistiche perché come i sondaggi sono diventati dei metodi di manipolazione dell’opinione pubblica, pensa solo a quelle sulla disoccupazione quante truffe che ci sono e non solo in Italia… Se poi si vuole invece affrontare il problema della violenza sulle donne, poco importa che siano 100 o mille è inaccettabile. Per il resto sono d’accordo con la tua risposta a Leo55 quanto a Stefano Sarfati non solo dice stronzate ma è uno dei classici uomini convinti che tutto il genere maschile ragiona ed è costituito psicologicamente come lui.
“Specificare chi e quando ha fatto dei commenti cretini, grazie!”
Già appunto sarebbe importante quando si accusa, fornire le prove 😉
Comunque Magar, non è una leccatina, tu sei una delle persone più sagge di questo spazio, i tuo commenti sono sempre pertinenti ed equilibrati. Ti saluto ora vado alla spiaggia 🙂
Sorry, ma temo che abbiate un’idea un po’ ovvia e classista di “piccolo-borghese”. Naturalmente esiste (è esistita) un’accezione del termine meramente legata al concetto di “censo” e di “classe”, in un’ottica di opposizione al cosiddetto “proletariato”. Tuttavia, ne è passata di acqua sotto i ponti… Senza andar troppo lontano, faccio riferimento all’uso che del termine “piccolo-borghese” facevano la Morante e Pasolini. Quella del piccolo-borghese, prima che economica, è una condizione esistenziale, che si manifesta in modo trasversale attraverso tutte le classi di censo. Si trovano piccolo-borghesi tra gli impiegati e i bottegai, ma anche tra gli operai e le casalinghe, e tra gli arricchiti. Più che un individuo, il piccolo-borghese è un ganglio organico alla struttura sociale nel quale confluiscono le istanze di sopravvivenza della società stessa; è colui che non pensa ma si fa pensare dalla società; non agisce ma reagisce in modo pulsionale in funzione della legittimazione del gruppo. Il piccolo-borghese è il proto-fascista. E il proto-fascista, sia che lavori in banca, sia che abbia una bottega di salami, sia che lavori in fabbrica, sia che possieda un capitale, poggia le basi delle sue certezze e della sua voglia di sopravvivere socialmente sui dogmi religiosi, su un potere forte, su un’idea di famiglia chiusa; picchia la moglie (che accetta di farsi picchiare) e i figli (che picchieranno a loro volta).
@Magar
Che il personaggio che si firma lik sia daccordo con quello che mi rispondevi non me ne può strafregare di meno, ed infatti ho smesso da tempo di dialogare con lui e lo inviterei a fare altrettanto dato che mi sono imposto di non prestare più nessuna attenzione a quello che lui posta.
Venendo a noi, Magar…….ma che cosa hai capito?
Io, il 22 Giugno 2007 alle 19:21
scrivevo: “Purtroppo ci si ostina sempre a presentare gli individui di sesso femminile come soggetti “incapaci”, da proteggere “paternalisticamente” con provvedimenti “speciali” rafforzando anche in questo i luoghi comuni, figli della cultura cattolica e dei più triti tribalismi, che la donna sia un individuo “debole”.
Non mi sembra che tu abbia afferrato il senso dell’affermazione che era rivolta contro quel modo “paternalistico” con cui spesso si interviene a difesa degli individui, che in un certo qual modo , finisce col riaffermare il ruolo di debolezza realizzando in ciò , una vera e propria cultura discriminante.
So bene che una donna è fisicamente più debole di un uomo………..e con ciò?
Anche altri uomini sono più deboli, o non inclini a difendersi con mezzi fisici: se riteniamo che la società sia gestita con la legge della giungla ci sarà sempre il più forte , il più violento che prevarrà sul più debole.
Ritieni che quindi il discorso della violenza debba confinarsi unicamente all’aspetto fisico?
Il mio discorso è semplice: se alla donna, come pure a individui omosessuali, si riconosce la piena dignità di persona, non l’ipocrita manfrina delle quote rosa o degli spazi “concessi”, veri e propri ghetti, bisogna essere capaci di operare tutte quelle modificazioni nel costume e nella cultura affinchè la parità si realizzi concretamente nella vita sociale e nei rapporti tra i soggetti
Certamente è un percorso lungo come tutti i percorsi che prevedono cambiamenti nelle culture, ma ritengo sia il solo da auspicare e favorire.
In ultimo, non mi pare che , con questo, ho mai asserito che non si debba attuare un controllo esemplare con relative sanzioni su tutti quei comportamenti violenti che vedono protagonista un maschio su una donna, in special modo nell’ambito famigliare…….però, dammene atto, è fondamentale che la donna si serva dei mezzi che la legge le mette a disposizione, decidendo di utilizzarli, senza essere più ostaggio di retaggi culturali impostigli tipo “il bene superiore” dell’unità famigliare o l’interesse dei figli……….se il marito gonfia di botte la moglie e questa è pronta a dimenticare perchè schiava di questo gioco dei ruoli…..ti posso chiedere di che cosa stiamo discutendo?
@Leo
Beh, non ero io ad aver capito male, eri tu che ti eri dimenticato di spiegare bene. Le quote rosa (la penso come te, anche se credo che in Italia siano diventate indispensabili) non erano minimamente entrate nella discussione, né, francamente, hanno molto a che fare con i dati sulla violenza sulle donne. Hai detto che questo articolo non rappresenta un valido contributo per l’emancipazione delle donne, e non capisco come: denunciare l’abbondanza di casi di violenze, anche fisiche, sulle donne porta a considerare le donne stesse come esseri inferiori? Lamentarsi del fatto che molti maschi approfittano della loro superiorità muscolare per prevaricare una donna è paternalismo? Mah. Secondo me hai mescolato assieme due discorsi eterogenei. Quello che volevi fare tu, preso a sé stante, lo condivido.
@arcturus
Beh, in effetti l’interpretazione che dai tu a “piccolo-borghese” rende il tuo discorso più convincente. MI pare inoltre che possa essere esteso a persone che sono piccolo-borghesi solo per alcuni aspetti della loro mentalità e del loro modo di rapportarsi agli altri individui. Piccolo-borghesi a mezzo servizio, insomma.
@Magar
Nell’articolo si evidenzia che la violenza sulle donne viene esercitata sistematicamente in prevalenza nell’ambito famigliare, senza che dal dato si evinca una conseguente azione legale, per il fatto che il più delle volte la famiglia funge da “copertura” a certi atti nell’alveo della collocazione culturale che l’etica egemone le assegna.
Questo è secondo me, il dato saliente su cui intervenire apportando elementi di riflessione che aiutino la donna ad emanciparsi dai luoghi comuni dei ruoli che la società le assegna.
Non ho mescolato insieme discorsi eterogenei, ho semplicemente tentato di evidenziare un punto di vista che spaziasse più ampiamente sul problema “violenza” che nella nostra società si esplica , si, sulle donne in gran parte, ma anche su tutti gli individui che , in un certo qual modo, vengono ritenuti “inferiori”, reietti, discriminati.
Con questo volevo significare che un approccio più generale verso il problema “violenza”, poteva , forse, risultare meglio esaminabile secondo una prospettiva culturale.
Mi permetto, per questo, di riallacciarmi alla definizione riportata da arcturus di “piccolo borghese” , che mi sembra utile allo scopo, per analizzare e comprendere determinati comportamenti.
@ Leo55
“Che il personaggio che si firma lik sia daccordo con quello che mi rispondevi non me ne può strafregare di meno, ed infatti ho smesso da tempo di dialogare con lui e lo inviterei a fare altrettanto dato che mi sono imposto di non prestare più nessuna attenzione a quello che lui posta.”
Evidentemente non ti riesce molto bene visto che il messaggio in cui concordo con la risposta che ti ha dato magar lo hai letto 🙂 .
Tu soffri troppo di protagonismo, io mi sono limitato a quotare magar perché la sua risposta è effetivamente molto giusta non era certo per interagire con te, e comunque se volessi rispondere ai tuoi post con lo faccio, questo è uno spazio libero, anche se sinceramente i tuoi discorsi non sono molto chiari.
@ Arcturus
“Il piccolo-borghese è il proto-fascista. E il proto-fascista, sia che lavori in banca, sia che abbia una bottega di salami, sia che lavori in fabbrica, sia che possieda un capitale, poggia le basi delle sue certezze e della sua voglia di sopravvivere socialmente sui dogmi religiosi, su un potere forte, su un’idea di famiglia chiusa; picchia la moglie (che accetta di farsi picchiare) e i figli (che picchieranno a loro volta).”
Questa definizione è interessante, anche se sinceramente non sono sicurissimo che l’uomo che picchia la moglie corrisponda sempre a questo profilo e non è neanche detto che chi picchia la moglia picchia anche sistematicamente i figli. A volte succede proprio il contrario. Secondo me non esiste un profilo standard dell’uomo che picchia la moglie, comunque lo si potrebbe scopriere in parte attraverso studi. Quello che è inquietante è la nascita di movimenti maschilisti che sono sempre più diffusi in nordamerica ma anche in Europa.
@ Magar
Questo è il link con la Badinter
http://www.lexpress.fr/info/societe/dossier/violenceconju/dossier.asp?ida=433633&p=1
@lik
Ho letto il saggio della Badinter e mi è sembrato scritto con molto buon senso.
Nella segnalazione del Viminale non si parla solo di violenza sessuale del maschio contro la donna, ma anche di generiche violenze che possono non avere caratteristiche sessuali (lo stesso marito/convivente che picchia una moglie può picchiare anche i figli maschi, cosa che inscrive la violenza all’interno di più generiche violenze famigliari), e le minacce, che non sono patrimonio dei soli uomini. Non parliamo di molestie e violenze psicologiche, perchè ci addentriamo in un territorio spinosissimo, e perchè tra le violenze psicologiche si possono annoverare quelle mascherate da amorevolezza di alcune madri verso il proprio figlio maschio.
Credo che lanci come questo finiscano soltanto per alimentare la cultura del sospetto reciproco:
spaventare le donne che finiranno per credere che l’universo maschile sia composto solo da energumeni violenti ed ignoranti, e rendere i maschi sfiduciati nei confronti di politiche di collaborazione reciproca.
Le statistiche del viminale a mio parere dipingono un mondo esageratamente violento (a quasi una donna su tre che ha subito violenza corrisponde circa un numero uguale di uomini che quella violenza la fa e sono cifre a mio parere veramente esagerate), inoltre, non fa menzione del contesto sociale in cui questa violenza avvenga.
Per esempio non si fa cenno se sono comprese le donne islamiche, cosa che sbilancerebbe molto la statistica.
Ecco due righe che risplendono di chiarezza…….bho, vacci a capire???
Voi che non avete mai provato violenze.. e non avete mai visto vostra madre essere picchiata con la fibbia della cintura oppure presa calci o peggio ancora vederla davanti ai vostri occhi, che viene strangolata non potete proprio parlare.. chi come voi parla con così tanta leggerezza di un argomento cosi spaventoso non ha nemmeno il diritto di critiicare.. Vivetela la situazione prima di metterci bocca… Io l’ho vissuta per 17anni, della mia infazia e della mia adolescenza ho un ricordo orrendo, ho scene impresse nella memoria, che nessuno mai riuscirà a cancellare…Pensateci bene