La morte inutile degli embrioni crioconservati

Il dibattito sugli embrioni umani è tra i più accesi di questi ultimi anni. Investe molte questioni, dall’aborto alla procreazione assistita. E, ovviamente, la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Per i difensori degli embrioni (ma non solo per loro) creare appositamente un embrione per destinarlo alla ricerca sarebbe degno dei più bui incubi fantatecnologici. Ma se la ricerca fosse condotta su quegli embrioni creati per una fecondazione artificiale, crioconservati e destinati alla distruzione? Il panorama muta, anche se non mancano le voci di chi preferisce comunque una morte naturale piuttosto che acconsentire alla ricerca.
Ma che cosa ne pensano i “genitori”? Science* ha pubblicato un’indagine di Anne Drapkin Lyerly e Ruth R. Faden circa le indicazioni dei pazienti sterili sul destino dei propri embrioni sovrannumerari. Il questionario è stato sottoposto a oltre 2.000 pazienti provenienti da 9 centri di procreazione artificiale. Tra quanti hanno risposto in modo valido (1.020) il 49% ha indicato come soluzione preferita la destinazione degli embrioni alla ricerca scientifica (donazione a terzi o distruzione si spartiscono la restante percentuale). Anche se dalla preferenza alla donazione effettiva la percentuale si riducesse di molto, ci sarebbero migliaia di embrioni donati alla ricerca. Negli Stati Uniti ci sono circa 400.000 embrioni crioconservati: se anche il 15-20% fosse donato ci sarebbe la possibilità di derivare molte linee cellulari. In Italia la questione non si pone, perché la legge 40 ha imposto come unica soluzione la morte inutile degli embrioni crioconservati.

Articolo di Chiara Lalli pubblicato sul blog Bioetica 

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2 commenti

Markus

E quando l’emrbione sarà morto nel contenitore, condanneranno lo scatolone a stare in magazzino dai 3 ai 5 anni, salvo più grave reato che comporti la scomunica del produttore… dura lex…

Dino agnostico

L’embrione solitamente nasce da un atto d’amore. L’incontro dello spermatozoo con la cellula uovo avviene solitamente nella tuba uterina .Qui una grande quantità di spermatozoi corre verso l’uovo in una gara affascinate che li vede proprio competere in velocità per raggiungere l’ambita preda. Quando il primo di essi riesce ad entrare nell’ovulo scatta una specie di saracinesca ,quella che si chiama membrana di fecondazione che impedisce a tutti gli altri contendenti di entrare. Infatti tutti gli altri(e sono milioni) ci sbattono il muso e sono destinati a morire. Già in questo stadio,cioè di uovo appena fecondato,il processo vitale è avviato ed,in condizioni fisiologiche,se questo viaggio affascinante non incontrerà ostacoli, esso andrà avanti fino al parto,attraverso una ricapitolazione ed un susseguirsi di tante forme vitali che paiono ricostruire in vivo tutta la storia evolutiva dell’Umanità.
Ci vorranno una trentina di ore perché questa cellula diventi zigote cioè una cellula dove si siano coniugati i caratteri ereditari del padre e della madre,i cromosomi,23 di origine paterna,23 di origine materna (tutte le nostre cellule ,tranne quelle sessuali ridotte per meiosi, posseggono infatti 46 cromosomi nel loro corredo)
Lo zigote a questo punto comincia a moltiplicarsi,comincia così la prima mitosi(divisione cellulare in due metà che ricostruiranno esattamente la parte mancante).A questo punto l’organismo in formazione si chiama blastula e ci vorranno 3 giorni di divisioni (prima 2 poi 4 poi 8 poi 16 e così via)perché la blastula diventi morula cioè una piccola sfera formata da tante cellule derivate dal primo zigote e tutte totipotenti cioè indifferenziate. Solo ora ,solo a questo stadio l’organismo guadagnerà l’utero dove vaga libero per altri tre giorni fino a trasformarsi in blastocisti .Ma se vagasse nell’utero senza cibo morirebbe per cui,a questo punto, le sue cellule cominciano ad andare verso diverse direzioni :una parte darà luogo al futuro “corpo” dell’embrione ,l’altra parte formerà il trofoblasto ,una struttura cioè capace di fissarsi alla pareti dell’utero, all’endometrio(la parte mucoide dell’interno dell’utero) dando luogo ai villi coriali ed alla placenta ,a quelle strutture cioè capaci di fornirgli cibo,ossigeno,anticorpi e tutto ciò che ancora non possiede ma che la madre gli elargisce e che si evolveranno nel cordone ombelicale. Vi risparmio il resto ,che naturalmente è materia specialistica ma vorrei rimarcare come l’embrione non sia vita autonoma ma dipenda da condizioni esterne a lui, prima tra tutte il contatto con la madre.
Ora siamo intorno al quattordicesimo giorno di concepimento e l’embrione si chiamerà così fin verso il terzo mese di vita intraurterina quando assurgerà alla dignità di feto e tale resterà finché non emetterà il primo vagito.
Io sono un evoluzionista come quasi tutti i biologi del mondo, credo in Darwin, nelle sue leggi, nelle sue considerazioni . Io non ho nessun dubbio che l’uomo derivi dalla scimmia o da progenitori comuni ed indietro nei tempi attraverso i secoli, da mammiferi inferiori e quindi dai rettili e poi a ritroso dagli anfibi, dai pesci e cosi via ancora indietro fino agli esseri unicellulari datati 4 miliardi di anni. Ora c’è una legge in biologia, la legge di Haechel, dal biologo che la formulò e che oggi una frangia di scienziati contesta ma che è diventata un celebre aforisma:”l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”che significa, in parole povere, che durante tutto il suo sviluppo della vita intrauterina (ed oltre) l’uomo ripercorre tutte le tappe della sua evoluzione , della sua filogenesi. Insomma prima è un essere unicellulare come abbiamo visto (lo zigote). Per diventare simile ad un celenterato ci vorranno 3-4 settimane, per somigliare ad un’ascidia 7-9 settimane, per somigliare ad un anfibio 4 mesi (filogeneticamente 340 milioni d’anni fa), per somigliare ad un rettile, come eravamo nel permiano (270 milioni di anni fa), dovrà avere 5 mesi dal concepimento e per sviluppare l’omeotermia, l’olfatto, ,la pressione palmare, somigliare cioè ad un mammifero, dovrà aspettare 7 mesi del concepimento (filogeneticamente 230 milioni di anni fa)..
La materia è complessa e si complica ancora di più per chi crede nell’anima perché si dovrebbe decidere qual è il momento dell’immissione dell’anima nell’uomo,dovendosi a priori escludere ,io penso, che sia per metà di origine paterna e per metà di origine materna.. Naturalmente quest’ultimo è un problema che riguarda i credenti ma ,anche in questo caso le autorità religiose dovranno pronunziarsi sul momento magico che trasforma l’animale in uomo. Un accenno a questo c’è nell’enciclica “Humani generis” del 1950 ma ,al contrario delle discipline scientifiche , il linguaggio dei testi teleologici non è mai chiaro e non perché sia scritto in latino. Ma l’errore enorme che si fa nel soppesare la vita umana è la credenza ,inficiata dalle teorie creazionistiche,che l’uomo sia comparso all’improvviso invece egli, come tutti gli altri esseri viventi, è evoluzione, dinamismo, trasformazione. In questo preciso momento ,mentre noi stiamo dialogando sulla definizione di embrione , dentro di noi c’è quel quid inesplicabile che ci sta trasformando. Le radici dei nostri canini, generazione dopo generazione, affonderanno sempre di meno nei nostri alveoli, le nostre unghie somiglieranno sempre di meno agli artigli dei nostri progenitori, il nostro coccige annullerà gradualmente i suoi residui di coda, la nostra scatola cranica aumenterà la sua cavità per contenere sempre maggiore materia cerebrale. Ma nessuno di noi se ne accorgerà se tenterà di osservare questi cambiamenti filogenetici misurandoli in secoli laddove occorrono milioni di anni, così come, nella nostra ontogenesi, nessuno si accorge d’invecchiare se si guarda allo specchio giorno dopo giorno laddove occorrono anni ed anni per notare delle differenze apprezzabili. Ed allora come si può pensare di definire uomo un progetto che ha interrotto la sua corsa e che è manipolabile dall’opera dell’uomo? Ed è lecito, è morale lasciar deperire delle cellule totipotenti che potrebbero guarire malattie altrimenti incurabili. Io personalmente dubito,dubito sempre e soprattutto dubito di chi non dubita mai!

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