Il Concilio vaticano II sta affondando lentamente nella normalizzazione imposta da Benedetto XVI. Dopo il ritorno della messa di san Pio V, antico rito tridentino in lingua latina che ha suscitato le proteste ebraiche per quel richiamo alla conversione dei giudei, ora arriva un colpo all’ecumenismo. Questa volta la bordata è stata sparata dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta oggi dal cardinale americano William Levada ma rimasta per oltre 20 anni sotto la guida di Joseph Ratzinger. Precisazione dopo precisazione, «le interpretazioni fuorvianti» del Concilio, cioè quelle che guardavano con maggior sensibilità e attenzione al dialogo fra le fedi, all’incontro fra le differenti tradizioni cristiane e che s’interessavano alla condizione storica dell’uomo, sono messe ai margini della chiesa ratzingeriana.
Ieri è toccato al rapporto con le altre chiese cristiane. Il Vaticano ha infatti diffuso un nuovo documento intitolato «Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina cattolica». Un testo breve, nel quale l’ex Sant’uffizio risponde a cinque domande essenziali relative ai fondamenti della fede e riafferma in primo luogo che l’unica chiesa istituita da Cristo è quella cattolica. Ma spiega anche come, grazie ad alcuni elementi quali la successione apostolica, il sacerdozio e l’eucaristia, anche quelle orientali possano essere definite chiese. Pollice verso invece per le comunità protestanti nate dalla riforma del XVI secolo, che non possono godere dello stesso privilegio dal momento che non conservano né la successione apostolica, né il sacerdozio ordinato. Va da sé che il nuovo documento della Santa Sede ha provocato le reazioni critiche del mondo protestante in Italia e all’estero. Ma queste probabilmente erano già state messe in conto dal Vaticano. […]
Ma neanche il Concilio vaticano II è risparmiato. Il nuovo documento torna infatti su un tema già presente nella spiegazione che lo stesso pontefice ha voluto dare in occasione del motu proprio sulla messa in latino. Ovvero che il Concilio è stato «oggetto, e continua ad esserlo, di interpretazioni fuorvianti e in discontinuità con la dottrina cattolica tradizionale sulla natura della chiesa: se, da una parte, si vedeva in essa una ‘svolta copernicana’, dall’altra, ci si è concentrati su taluni aspetti considerati quasi in contrapposizione con altri». Un Concilio che, in vario modo, continua ad agitare gli animi.
Ciò che colpisce negli ultimi documenti prodotti dal Vaticano è il rimpallo continuo fra il Ratzinger cardinale e custode severo della fede e il Ratzinger papa, teologo di fama. In una chiesa cattolica sempre più prigioniera di mille paletti teorici, di infinite spiegazioni che accompagnano i documenti, per porre argini a una modernità che bussa insistentemente alle porte.
Ratzinger insiste: la chiesa sono io
4 commenti
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Chaterine Deneuve? Oui,oui c’est moi!!!
Vuole imitare il Re Sole : “L’État, c’est moi”. Ma il re sole aveva tutto un altro stile, non andava in giro con quella ridicola sottana e le scarpette rosse di vernice.
Cosa dicevo l’altro giorno, lui e Bagnasco sono convinti di essere due monarchi. Ovvero, cercano di avere la stessa solennità ma il risultato è penoso.
Vai benito 16, vai così che sei forte, ormai ti manca la feluca e la mano nel panciotto e sei pproprio un Napoleone in 16mo, una volta quelli come te li internavano.
Il documento della CDF non mi stupisce, ribadisce cose gia’ espresse nella Dominus Iesus.
Ci voleva anche un qualche intervento sulle religioni non cristiane, che sono considerate nella Dominus Iesus in una condizione di inferiorita’ rispetto al cristianesimo e priv di valore salvifico per i loro aderenti