Congo, musicisti pigmei in tenda allo zoo

Tredici scimmie, uno sciacallo, due coccodrilli e qualche uccello. Sono rimasti pochi animali nello zoo di Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo, da quando, negli anni Novanta, durante la guerra civile, il parco è stato saccheggiato. Accanto alle gabbie semivuote, però, nei giorni scorsi, sono arrivati venti pigmei. Dieci donne e nove uomini, tutti di etnia Baka provenienti dalla foresta di Likouala (Congo nordorientale), tutti musicisti invitati nella capitale per partecipare al sesto Fespam, Festival della musica panafricana. Finiti tutti, però, sotto una tenda blu e gialla, simile a quella di un circo, che nello zoo è stata fatta allestire «apposta per loro». Con i mini-musicisti (nessuno supera il metro e quaranta), rinchiuso nella barriera di sicurezza montata «per proteggerli dai curiosi», anche un bambino di tre mesi. Mentre le altre star del Festival, congolesi e non, riposavano tranquille negli hotel di Brazzaville.
Un trattamento «discriminatorio », secondo i media e le organizzazioni umanitarie locali, subito levatesi in difesa degli indigeni isolati. «Oltre a esibirsi, i pigmei hanno dovuto cercare ogni giorno la legna per poter cucinare. Hanno dormito al freddo, con il tormento costante delle zanzare» ha denunciato l’Osservatorio congolese per i diritti umani. Tra i fastidi maggiori, poi, gli sguardi e i flash dei visitatori e dei media, accorsi per l’occasione in numero straordinario. Come se si fosse tornati all’Ottocento, quando, a partire dall’idea del tedesco Carl Hagenbeck e fino ai primi trent’anni del secolo successivo, i pigmei (oppure altri popoli dal sapore esotico come i lapponi, gli eschimesi e gli ottentotti) venivano esposti alla curiosità pagante del pubblico europeo. […]
Venerdì, infatti, a oltre una settimana dall’arrivo nel parco, sulla vicenda sono intervenute le autorità congolesi. Hanno imposto che i musicisti fossero spostati nel dormitorio di una scuola superiore di Brazzaville, dove già alloggiavano artisti del Paese. Ieri, poi, il mea culpa ufficiale del governo. «L’articolo 8 della nostra Costituzione stabilisce che tutti i congolesi sono uguali. Siamo dispiaciuti e ci scusiamo con la delegazione » ha detto in serata un portavoce dell’esecutivo. Resta da capire il perché della sistemazione originaria. «Abbiamo messo i pigmei in un parco vicino all’acqua e alla foresta semplicemente perché ricorda il loro habitat naturale» si è giustificata la responsabile per l’arte e la cultura in Congo, Yvette Lebondzo.
«Una scelta scorretta, assolutamente sbagliata dal punto di vista dei diritti umani» attacca invece Brunetto Chiarelli, professore ordinario di Antropologia all’Università di Firenze. «Certo il letto come lo intendiamo noi non è comodo per questo tipo di popolazioni. Meglio, piuttosto, una soluzione intermedia, come l’allestimento di amache in una zona della foresta loro riservata ». Sarebbe servito a non turbarli, come di certo hanno fatto telecamere e obiettivi, senza però rinunciare «alle note e al rapporto straordinario che i pigmei hanno con la musica: toni e ritmi che noi europei difficilmente riusciremmo mai ad orecchiare».

Fonte: Corriere.it 

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4 commenti

IlFustigatoreDiGalliate

e’ gia un passo avanti, alcuni guerriglieri si mangiano i pigmei perche ritengano porti fortuna…

Jeeezuz

Neri e alti 1 metro e 40. Pertanto come minimo avranno un pisello di 50 cm.

Praticamente sono dei “trìpedi”.

Johnny Golgotha

E’ un aneddoto degno del “Mondo Cane” di Prosperi e Jacopetti

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