Suicidio: le ragioni dello Stato e quelle della Chiesa

Si sono celebrati negli scorsi giorni i funerali religiosi pubblici di un famoso avvocato, morto per suicidio. Sono sinceramente contento che la Chiesa in questo caso non li abbia negati al suicida: la «pietas», secondo me, anche se non credente, è uno dei cardini della religione. Mi dispiace, ma non mi sorprende, il constatare una volta di più che la Chiesa romana adotti ancora e sempre due pesi e due misure: funerali religiosi e pure pubblici per il personaggio famoso anche se suicida. Vietati a Piergiorgio Welby, che non si era suicidato ma aveva fatto smettere il proseguimento dell’accanimento terapeutico in atto da anni su di lui.
Ma Welby non era un personaggio importante…
Se per caso vi fosse un Dio da qualche parte, sono certo che davanti all’eventuale processo religioso per decidere la sorte eterna dei buoni e dei cattivi, Welby avrebbe dalla sua parte, come difensore, uno dei più famosi principi del foro.

Un altro suicidio di una persona illustre, un altro funerale religioso.
Inevitabile il dubbio e la domanda: su che cosa si basa la Chiesa per decidere se un suicida ha diritto o meno al funerale religioso?

Lettera di Renato Papazian e Marco Pisano pubblicata sul Corriere della Sera 18, luglio 2007

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22 commenti

non possumus

non solo Welbi non era personaggio importante, ma dava il cattivo esempio, il suicidio è peccato per la chiesa, ma in molti casi viene giustificato come momento di debolezza, invece chiedere lucidamente di interrompere una terapia è disubbidire coscientemente ad un divieto della chiesa, che si arroga ingiustamente il diritto di fare soffrire inutilmente.

Jean Meslier

Aridaje… non c’entra niente lo status di personaggio famoso, ma si può essere così ottusi?

Matteo, il ragazzo di origine filippina che si è gettato dalla finestra perché i compagni lo prendevano in giro, ha avuto esequie religiose. Era forse un personaggio più importante di Welby? Quanti suicidi ormai non ricevono più funerali religiosi, oggigiorno? Provo a fare una scommessa: zero.

Quindi piantiamola con questa storia dello status sociale.

claude

si sa come si nasce, ma non si sa come si muore……..compito della chiesa è quello di assolvere alle volontà non del defunto, che in questo specifico caso forse non ha lasciato testamento nè forse voleva funerali religiosi, ma dei parenti……su che base scelgano a chi si o a chi no questo bisogna chiederlo a madre chiesa……Dio, se esiste, non si porrebbe nemmeno il problema…è un suo figlio e lo perdonerebbe.

shock

…su che cosa si basa la Chiesa per decidere se un suicida ha diritto o meno al funerale religioso?

Semplice, chi:
– da scandalo pubblico contro il pensiero di santa madre chiesa, funerali NIET.
– non da scandalo pubblico contro il pensiero di santa madre chiesa, funerali DA.

Dura ecclesia sed ecclesia

Se non sbaglio la chiesa concede i funerali religiosi ai sucidi in quanto ammette un ipotetico pentimento in extremis. La vicenda Welby invece- anche a parer mio ben lontano dall’essere un suicidio ma bensì la lotta di un malato che desiderava scegliere come, e se, essere curato- non lasciava dubbi a coloro i quali hanno dovuto decidere se concedergli o meno le esequie religiose in merito: troppo stava combattendo per imporre imporre il proprio libero arbitrio.
Comunque se penso che coloro i quali sono chiamati a stabilire se concedere o meno gli estremi sacramenti a una persona, credono effettivamente che la concessione di questi sia determinante per “destinazione” dell’anima del defunto, e negandoglieli credono di condannarli alla sofferenza eterna, mi sembra atroce che un uomo si arroghi un simile diritto, non vedo carità non vedo misericordia in un comportamento del genere.

Daniele

Qui c’é poco da scherzare.
Questi fatti che rivelano una enorme incoerenza (o meglio una incoerenza ponderata) inerenti ad un argomento così delicato giustificano pienamente chi ogni giorno si batte contro gli dei e le dee di tutto il mondo! E’ contro queste cose che ci dobbiamo scagliare!
Predicatori del perdono, non lo concedono se questo può servire da esempio per il loro gregge…é come nel medioevo, una strategia del terrore…basta!

Kaworu

@claude

si sa come si nasce ma non come si muore.

e non se un ideale ti poterà dolore.

(citando i modena city ramblers)

emel

@Jean Meslier

e’ vero, tra l’altro mi ricordo che il portavoce di dio in parlamento, tale volonte’, avesse detto chiaramente che Welby poteva tranquillamente suicidarsi se non voleva piu’ vivere, e se lo diceva volonte’ vuol dire che dio era sicuramente d’accordo, no ?

Maty

Per non parlare di ladri, corruttori, assassini e delinquenti vari che fanno tranquillamente comunione, mentre un divorziato no.

shock

@ Maty
non vorrei passare per l’avvocato del diavolo, ma i divorziati semplici possono fare la comunione solo quelli che convivono o si risposano non possono accostarsi all’eucarestia…. anche se …. in VAT(er) si stanno movimentando per non perdere dal loro gragge queste altre pecorelle smarrite …

Johnny Golgotha

Molti suicidi, oggi, sono costretti ad auto-infliggersi traumi mortali, o ad avvelenarsi, agonizzando dolorosamente ed a lungo, prima di poter morire; bisogna arrivare ad intendere la morte come un diritto, oltre che come un evento naturale, e ognuno dovrebbe avere la possibilità di interrompere la propria esistenza a piacimento, non solo i malati terminali ma anche le persone in salute, e le strutture ospedaliere dovrebbero dare aiuto ad entrambi, fornendo una procedura di interruzione volontaria di esistenza che sia umana ed indolore

Aldo

Bravo Johnny! Ci vuol del coraggio a fare pubblicamente affermazioni come quelle che hai fatto, anche se credo che in molti pensino la stessa cosa pur non osando esprimerla. Sicuramente tra chi ritiene che il suicidio e l’accesso ai metodi preferiti per attuarlo debbano essere considerati un diritto ci sono anch’io.

Tornando ai funerali, farei una scommessa, ben sapendo che non potrei comunque incassarne i proventi: se dovessi morire prima di loro, sicuramente i miei parenti mi sottoporrebbero a funerale religioso anche sapendo come la penso. Non che la cosa mi crei gran turbamento, poiché un malato di mente che si agita intorno alla mia scatola di legno agitando un aggeggio intriso d’acqua sotto il tifo dei convenuti non potrà farmi gran male, ma rimarrà una bella forma di mancanza collettiva di rispetto.

Suppongo che a Welby del funerale non interessasse più di tanto. Piuttosto, immagino il suo sollievo quando è venuto a sapere che la sua richiesta di poter morire è stata accolta, anche se non è ancora stata appurata la legalità del gesto, e me ne rallegro. Del resto, a lui che è ormai morto della legalità o della illegalità non può importar di meno.

ignazio

Credo che siano argomenti che riguardano la chiesa e i credenti. In questo caso, al di là di condividere o meno, da non credente mi sento di non discutere sia l’una che l’altra scelta. Avranno le loro buone ragioni!
Personalmente dopo morto, suicida o meno, non voglio preti intorno. Ovviamente anche da vivo.

Flavio

Fondamentalmente la chiesa ha negato i funerali religiosi perché Welby era portavoce di una richiesta (politica, civile) che la chiesa combatte fin dalla possibilità di discussione: di interruzione delle cure, di eutanasia in Italia non si può nemmeno iniziare a parlarne nella società.
A Wojtyla le ‘cure’ furono interrotte, era in agonia da giorni ma avrebbero potuto attaccarlo a una macchina e alimentarlo (per es. se si fosse trovato in un ospedale italiano). Spirò non diversamente da Welby. Di questo nessun giornalista parla, meglio tediarci per capire se dio si offende.

Lorenzo

ma Pinochet di richieste politiche ne aveva fatte parecchie no? E si sono tutte realizzate… quel porco ha ammazzato migliaia di persone, con la complicità dei preti che tutti sussiegosi gli hanno fatto un funerale solenne PUR SAPENDO CHE SAREBBE STATO CREMATO, COSA PROIBITISSIMA!!! Ma insomma, va bene che io non sono cattolico, ma la mancanza di coerenza la vedo ed è macroscopica. Forte con i deboli, debole con i forti.

Chris

Welby ha fatto scalpore, è diventato un caso “politico” sull’eutanasia, e questo non è piaciuto alla Chiesa, che quindi ha scelto una strategia “politica” ossia non fargli i funerali per vendetta.
L’avvocato non ha sollevato un caso, si è solo suicidato, quindi alla Chiesa va benissimo.
Perchè la Chiesa fa politica e reagisce per vendetta, non perdona, non guarda alle ragioni delle persone, non valuta la sofferenza degli uomini ed il loro profondo coraggio, fa vendetta e politica….

rossotoscano

l’accanimento terapeutico è solo un prolungare la morte e non la vita… lede la dignità della persona e questo il papa lo sa molto bene, infatti nessun papa può essere intubato o legato ad una macchina per vivere e ricordiamo ancora le parole dette a proposito di gpII : è inutile prolungargli l’agonia… comunque quello che non accetto e non sopporto è come la chiesa e i cattolici possano cambiare il senso alle parole ed ergersi a giudici non solo delle nostre vite ma anche della nostra morte: siete così sicuri che Welby un istante prima di morire non si sia affidato a dio? non credo che il dio cattolico abbia dato il potere alla chiesa cattolica di negare, per qualsiasi motivo, i funerali religiosi a qualcuno e infatti le gerarchie cattoliche dissero per Welby: ci affidiamo alla misericordia di dio… scavalcano il loro dio e poi ci si affidano?

gianni

@Chris

la Chiesa non si è vendicata di Welby, lo ha solamenmte affidato alla divina misericordia, … comunque sono d’accordo con rossotoscano quando dice che nessuno può sapere cosa è successo all’ultimo istante di vita di Welby….io i funerali li avrei concessi…

Damiano

@gianni:

Non è quello che sembra: Welby ha avuto il coraggio di disobbedire apertamente e pubblicamente, e questo la chiesa non lo può accettare e pertanto lo ha “punito”, dire che l’ha affidato alla “divina misericordia” e una idiozia senza senso.
Questo atteggiamento è quasi una costante nella storia della chiesa, basti pensare che una delle vie per salvarsi dai roghi (che non funzionava certo sempre) era quella della “pubblica abiura” che è il contrario della “disobbedienza pubblica”.
La chiesa vuole i suoi fedeli sottomessi, dal punto di vista ideologico e filosofico, almeno nella forma e nell’apparenza.

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