Noi non siamo chiesa?

Il documento della Congregazione per la dottrina della fede Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla chiesa è esploso come una bomba nel crocevia ecumenico. Le delegazioni che stanno preparandosi per la terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu in Romania (4-9 settembre, 1000 delegati cattolici, ortodossi, protestanti), stanno contando le vittime. E c’è chi comincia seriamente a chiedersi, in casa protestante, se valga ancora la pena dialogare con chi non ti prende realmente sul serio come interlocutore. Prima del Concilio vaticano II i cattolici affermavano che «la Chiesa di Cristo è la chiesa cattolica»; il Concilio aveva operato in qualche modo una timida apertura sostituendo quell’«est» con un «subsistit», quasi a voler dire che se la verità sussiste nella Chiesa cattolica può sussistere anche in altre chiese.
Ma ora, sull’onda lunga della Dominus Jesus di sette anni fa è giunta, con rinnovata lapidaria enfasi, l’interpretazione autentica: la parola «sussiste» riguarda esclusivamente la sola chiesa cattolica! Quell’«esclusivamente» romano equivale a un dito nell’occhio dello sguardo ecumenico. E nel caso di ombre residue il documento vaticano illumina ulteriormente la scena affermando che le chiese nate dalla Riforma protestante: «non possono secondo la dottrina cattolica essere chiamate “Chiese” in senso proprio». Sono le stesse parole usate dalla Dominus Jesus. E qui il cerchio si chiude. […].
Il mondo protestante, offeso in qualche modo da questa pretesa romana di essere l’unica vera chiesa di Cristo, ha subito reagito […]. Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani precisa che i protestanti utilizzano il termine «chiesa» dandogli un significato diverso da quello della chiesa cattolica. Kasper sostiene che la Dichiarazione non costituirebbe un regresso rispetto al progresso ecumenico già raggiunto ma impegna i cristiani a risolvere i compiti ecumenici che stanno ancora davanti. «Queste differenze – dice Kasper – dovrebbero spronarci e non sconvolgerci perché le chiamiamo per nome». Francamente c’è da rimanere allibiti.
Il decano della Facoltà valdese di Teologia Daniele Garrone, intervistato dal Corriere della Sera (11 luglio), offre una chiave di lettura delle bacchettate ratzingeriane. I diktat, il rimettere in riga, il delimitare i confini ecclesiali tradirebbero debolezza e paura da parte del pontefice. […]. Garrone ritiene che il papa non abbia alcun interesse a sviluppare l’ecumenismo con i protestanti: […]. Insomma il vero bersaglio del papa non sono tanto gli ortodossi quanto i protestanti. […].
Amareggiato dal documento vaticano è anche il teologo valdese Paolo Ricca: «Secondo questo testo non c’è altra unità cristiana possibile se non nella chiesa di Roma così com’è strutturata, perché in lei sola “concretamente si trova la Chiesa di Cristo su questa terra”[…]. Secondo Ricca dichiarazioni come queste logorano la volontà di continuare il dialogo. […].
«Il dialogo ecumenico deve continuare malgrado queste difficoltà – sostiene Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – […]». La presidente dell’Unione battista italiana pastora Anna Maffei ha reagito al documento vaticano scrivendo un contro-documento in cui si sottolinea come nessuna istituzione possa pretendere di avere l’esclusiva del termine chiesa (v. pag. 10). L’Alleanza evangelica italiana tramite il pastore Mazzeschi ricorda che i conti, in materia di fede, si fanno con Dio, non con il papa e la gerarchia: «nessuna istituzione umana ha l’autorità di dare patenti di ecclesialità ad altre».
Tra le numerose reazione del protestantesimo internazionale colpisce quella di Wolfgang Huber, presidente della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), che ha sostenuto come anche alla chiesa cattolica manchino elementi importanti. Per esempio il rispetto della capacità di giudizio della comunità dei fedeli o l’accesso delle donne al ministero pastorale: […].
Ma non facciamoci la guerra. Piuttosto disertiamo gli appuntamenti ecumenici istituzionali, non si può continuare a lavorare per la causa dell’unità con chi non ammette reciprocità nel dialogo. È una questione di dignità umana. Diciamo no all’arroganza religiosa. Diciamo sì alla laicità dello Stato che ci permette di praticare liberamente una fede che sussiste grazie a Dio e non al papa. Insomma: non solo parole di protesta ma uno strappo che apra una crisi che cova da troppo tempo.

Testo integrale dell’articolo di Giuseppe Platone pubblicato su Riforma

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4 commenti

Jean Meslier

E’ un periodo di grossa griiisi per il cristianesimo in europa. Ratzinger ha puntato sul rafforzamento dello zoccolo duro del cattolicesimo.

Evidentemente pensa che il pluralismo non sia la risposta migliore alla da lui tanto temuta “secolarizzazione”, ma che occorra un “pensiero forte”, un’unita’ ideologica da contrapporre sia al cosiddetto “relativismo” laico sia al pensiero forte islamico.

E naturalmente punta a sopravvivere rimarcando la differenza cattolica e la presunta superiorita’ della CCAR…

Max

Evidentemente, pero’, la chiesa cattolica non puo’ certo affermare che le altre sono uguali a lei, altrimenti perderebbe la sua supremazia. Credo piuttosto che vogliono mostrarsi tolleranti ma dire attenzione siamo tolleranti ma non vi lasciamo il nostro copyright. Come al solito predicano bene e razzolano male tipico non vi pare?mah….

antonietta

“Piuttosto disertiamo gli appuntamenti ecumenici istituzionali, non si può continuare a lavorare per la causa dell’unità con chi non ammette reciprocità nel dialogo”: un’affermazione di dignità che, se seguita da tutti gli interlocutori, metterebbe a nudo l’ipocrisia di certo ecumenismo istituzionale. Mi piacerebbe sentire affermazioni simili da quei cattolici laici in dissenso con le gerarchie: ma perchè non le abbandonano e cercano un cristianesimo più autentico e pacifico in altre chiese cristiane? Domanda ingenua forse, ma non voglio essere maligna pensando a motivi piuttosto “prosaici” quali l’economia, almeno che l’obbedienza (al papa) non sia ancora una virtù.

raphael

Insomma: non solo parole di protesta ma uno strappo che apra una crisi che cova da troppo tempo.

e cazzo sarebbe ora!!!
ad ogni articolo un controarticolo, ad ogni osservazione dubbia una bacchettata sulle mani e via così.

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