Nuvoli, “Si è lasciato morire”, Tgcom, 24 luglio 2007:
L’espressione [si è lasciato morire] “non farebbe riferimento a “aiuti” esterni, ma alle condizioni fisiche sempre più compromesse. I primi accertamenti confermerebbero che al momento del decesso il respiratore artificiale era regolarmente in funzione.
Fame e sete, per essere più precisi. Nessun aiuto esterno, la coscienza è pulita e pronta per l’uso.
È stata una morte “tranquilla” (con l’aiuto solo di alcuni sedativi) e improvvisa quella che ha posto la parola fine alle sofferenze di Nuvoli, che negli ultimi mesi aveva raccolto il “testimone civile” lasciato da Piergiorgio Welby.
Metti le virgolette e tutto cambia… Morte tranquilla? So cosa significa “tranquilla” (senza virgolette) ma con probabilmente assume un significato che mi sfugge. (Ripeto, se fosse stato un cane stamattina ci sarebbero tutte le associazioni animaliste e non solo inferocite per la disumanità della sua morte. Purtroppo era un uomo e la sua vita era inviolabile).
Ma questo suo desiderio [voglio morire senza soffrire, addormentato], al contrario di quanto successo con Welby, non aveva finora trovato qualcuno che lo esaudisse, anche perché i riflettori che da tempo si erano accesi sul suo caso avevano fatto sì che le autorità prestassero una “discreta” ma costante vigilanza per evitare un “bis”.
Discreta: ovvero, il medico che voleva rispettare la richiesta di Nuvoli è stato fermato dalle forze dell’ordine. Un intervento discreto per evitare un “bis”. Già.
Così una vicenda che si trascinava da mesi (14 di ricovero a Sassari e poi dal 6 aprile ritorno e assistenza nella sua casa di Alghero) si è risolta per un fatto “naturale”, conseguenza del progressivo peggioramento delle condizioni dell’ex arbitro di calcio di 53 anni che da alcuni giorni aveva ripreso a rifiutare cibo e acqua.
Risolta per un fatto “naturale”. Perfetto. Possiamo dormire sonni tranquilli. Nessuno si è sporcato le mani. A guardarlo morire nessuno si è sporcato le mani.
Articolo di Chiara Lalli pubblicato sul blog Bioetica
giornalisti che non riescono a fare nemmeo il loro mestiere ma sembrano degli idioti al servizio della chiesa cattolica, che vergogna
Dicono tutti “si è lasciato morire” ma omettono il fatto che quest’uomo è stato mesi a chiedere di potersi spegnere con dignità e che è si trovato costretto a rifiutare di nutrirsi, e pensano che sia stato indolore? Che vergogna.
Nuvoli si è suicidato coscientemente rifiutando cibo ed acqua, quindi anche in questo caso la chiesa dovrebbe rifiutare i funerali religiosi. Se fossi la moglie li chiederei e poi se mi fossero concessi risponderei “NO GRAZIE”
Se invece io fossi la moglie di Nuvoli, pregherei quei luridi pretacci di starsene alla larga, non sono degni di accompagnare al cimitero un uomo di così alto livello morale, vadano ai funerali dei capimafia dei dittatori o dei capi banda della Magliana.
E poi continuino a seppellire i criminali nelle basiliche, tanto si è capito da tanto di che pasta son fatti i corvi. Meglio Pinochet e la banda della Magliana che i cittadini onesti che chiedono che i loro diritti vengano rispettati, vero?
* continuino
Se tanta gente afferma di provare conforto nell’esistenza della Chiesa, io giuro di esserne terrorizzata… ma se ci fossi stata io al posto di Welby?
si parla tanto di libertà di culto ed io sono costretta a sottostare alle regole della religione altrui.
In effetti si è trattato di un suicidio, quindi con il funerale religioso si stabilisce che è un comportamento accettabile per il cristiano il suicidarsi. Questo avviene perché la Chiesa Cattolica non ha idee chiare sull’esistenza umana, e su ciò che è bene o male e segue solo regole astratte e pregiudizio. Direi che ha sempre idee superficiali, che magari toccano temi importanti, ma questi sono sempre trattati con superficialità ideologica. Per fare un esempio, all’apparenza la Chiesa si occupa dell’aborto, ma non è in grado di capire nulla e non fa nulla per compensare o correggere il fenomeno. Nello specifico è del tutto evidente che siamo di fronte a un fallimento medico, giuridico e umano, in quanto il povero malato è morto nel modo peggiore, senza aiuto, in pratica di fame e di sete. Qualunque persona con un minimo di intelligenza cercherebbe di creare un insieme di regole e di modi di agire per rendere più dignitosi questi momenti estremi della vita. Però si devono avere idee più chiare sulla vita, senza dare ad essa uno scopo inesistente, o farla derivare da entità della fantasia umana.