Lunga vita alla sofferenza

Ma, allora, cardinale Saraiva Martins, la Chiesa come si deve porre davanti alla sentenza di assoluzione del medico di Welby?
«Senza entrare nel merito di questa dolorosa vicenda, ricordo che la vita è sacra e che è il dono supremo di Dio; e che solo lui, Dio, può decidere quando farla finire. L´uomo non è il signore della vita, un bene da vivere sempre dall’inizio fino alla conclusione naturale. È un principio generale ripetutamente ribadito dagli ultimi Papi, specialmente da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, che hanno insegnato che il valore universale della vita è un bene di tutti, credenti e non credenti».
La vita, dunque, valore intoccabile anche per chi non crede o non è cristiano?
«Certamente. La vita, così come ci ricordano gli insegnamenti di papa Wojtyla e papa Ratzinger, è un valore universale per tutti, al di là delle fedi, delle religioni e della politica. Un bene intoccabile, da difendere sempre, anche di fronte a situazioni di dolore e di grande compassione come il caso Welby».
Come si fa a parlare di “valore della vita” quando si è costretti a vivere in uno stato vegetativo e tra dolori indicibili?
«Il signore della vita è Dio non l´uomo, anche di fronte al dolore. Per noi cristiani, poi, anche la sofferenza è un valore importante. Cristo ci ha salvati attraverso il dolore supremo della croce. Come, del resto, ha testimoniato Giovanni Paolo II che ha vissuto la sua sofferenza fino alla fine come un dono e un atto di fede a Dio, senza il pur minimo segno di insofferenza o di ribellione».

(tratto da un’intervista di Orazio La Rocca al cardinale Josè Saraiva Martins pubblicata su Repubblica di martedì 24 luglio 2007, a pagina 8)

Chiaro il concetto?
Dunque: se la vita appartiene a Dio anche se non sei cristiano, perché non sostenere che appartiene a Bush anche se non sei americano, o vietare la macellazione delle vacche anche se non sei indiano (niente più bistecche, gente, è una questione di fede!). E credo, di conseguenza, che il cardinale Josè Saraiva Martins dovrebbe astenersi dal mangiare maiale anche se non è musulmano, né vegetariano, e dovrebbe anche giurare fedeltà alla Regina. Non m’importa se non è inglese!

La sofferenza, poi, giustamente, è un valore! Eccomenò!?!
Conosco fior di cliniche private che sottoscriverebbero questa affermazione. E tra Dostoievski che si chiede “Ci si può fidare di Dio in un mondo dove dei bambini sono torturati? Se Dio è buono, come può permettere la sofferenza degli innocenti?” (I fratelli Karamazov), e Martins che ci invita a soffrire sempre più per poterci avvicinare al Creatore, non ho dubbi sul da farsi: appena mi capita il signor Martins a portata di tiro, prendo l’edizione rilegata in pelle con sovraccoperta di legno del romanzo di Dostoievski e glie la scaravento sulla testa…
…tra il peso della cultura e la violenza del lancio del volume, penso di potergli fare un doppio favore con un solo gesto: procurargli un bel bernoccolo che possa aiutarlo a soffrire un po’ meglio e provare a vedere se la botta in testa lo fa rinsavire e smettere di dire tutte ‘ste cazzate.

Fonte: Alteredo 

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17 commenti

Nikky

“Per noi cristiani anche la sofferenza è un valore importante. Cristo ci ha salvati attraverso il dolore supremo della croce”

wow, perciò io atea, dovrei soffrire perché cristo, che è dio, ha mandato suo figlio, che è lui stesso, a salvarmi da non si sa cosa per un peccato che non ho commesso!!
Proprio convincente…

Fiabo

Niente di nuovo sotto al sole… dire che la vita non appartiene all’uomo, inquadrare la persona umana non in quanto tale ma come “figlio di Dio” è il più semplice ed elementare strumento di dominio. Se la tua vita non è affatto tua, come sostengono questi, tu non puoi decidere. Nulla. Non puoi morire, anche se a quel punto naturale sarebbe la morte. Giù le mani dagli embrioni: quella è vita, non appartiene a te: nel grande disegno di Dio quell’embrione è già un geometra di Gallarate, sposato (in chiesa), con figli.
E anche sul fatto della sofferenza come valore non mi stupirei più di tanto, non certo per la morte coreografica di john paul II, quanto per i tanti cristiani BSDM repressi e contenti di cilici e privazioni (e sessualità frustrate). Come fare a far capire loro che la vita è gioia, e pertanto con gioia va vissuta?

Damiano

Senza entrare nel merito di questa dolorosa vicenda, ricordo che la vita è sacra e che è il dono supremo di Dio; e che solo lui, Dio, può decidere quando farla finire. L´uomo non è il signore della vita, un bene da vivere sempre dall’inizio fino alla conclusione naturale.

Della serie “ripeti sempre la stessa balla, fino a quando spariscono i dubbi”. Perchè, a questo punto, il Sig Orazio la Rocca non ha fatto fino in fondo il suo dovere e non ha chiesto “che c’è di naturale in un respiratore artificiale”?
PERCHE’ non l’ha chiesto????

MI FANNO VOMITARE!!!!

Alessandro Bruzzone

Vabbé, la storia la sappiamo: con mille vani giri di parole ti dicono che siamo liberi ma le leggi le fanno loro con la loro ideologia, e chi s’è visto s’è visto. La vergogna, casomai, è che gli si consenta di avere tanta influenza…

Un’osservazione comunque: ammettiamo per un istante che l’affermazione del cardinale sia vera, che Dio esiste e la vita è un suo dono e soltanto lui può deciderne; in questo caso, procrastinare l’altrimenti inevitabile morte di un uomo con l’ausilio di medicine e macchinari vari, non sarebbe contro la sua volontà?

La logica, questa sconosciuta…

Paul

siamo alle solite: è così perchè è così!

@ Damiano

Marco travaglio una volta disse che in italia il ruolo del giornalista è solo quello di porgere il microfono…

Dino agnostico

Forse se fosse vivo Cesare Beccarla che apportò un grande contributo alla lotta contro la tortura, riuscirebbe a scrivere un testo altrettanto efficace del suo “Dei delitti e delle pene” di chiara ispirazione illuministica che servì a rendere più civile la condizione dei reclusi e ad abolire la pena di morte. Egli era stimolato ad interessarsi di problemi giuridici da quel Alessandro Verri che fondò la rivista “Il caffè” ed appartenne all’accademia dei Pugni .Era insomma un animo libero che subiva l’influenza di gente illuminata come Locke. Helvetius, Condillac ed il suo testo ricevette l’elogio degli enciclopedisti e persino di Voltaire in persona . Il concetto fondamentale che traspare da un ‘attenta lettura del libro è quello di LIBERTA’. Partendo dal principio che la società fonda il suo vivere civile su un contratto teso a salvaguardare i diritti degli individui , Beccaria sosteneva che la società nel suo complesso gode di un diritto di autodifesa, per cui può comminare pene proporzionali al delitto commesso ma non la pena di morte che travalica i suoi poteri non potendo nessun uomo disporre della vita di un altro. E questo, a mio avviso e per questo cito Beccaria, vale sia per la vita che per la morte. Quel grido silenzioso che i malati terminali lanciano attraverso gli occhi ed i sofisticati macchinari con cui ci comunicano le strazianti richieste di essere isolati dai respiratori artificiali che cosa altro sono secondo voi se una richiesta di vivere? “VOGLIO VIVERE,VOGLIO VIVERE “ ci gridano, voglio scegliere come morire, voglio riacquistare la mia dignità di UOMO, di essere pensante ,capace di libero arbitrio, capace di intendere e volere e comunque non voglio vegetare come una pianta che almeno è capace di vita autonoma. I reclusi senza colpa li chiamo io questi esseri torturati oltre ogni limite nel corpo e nello spirito per un accanimento non solo terapeutico ma morale , erroneamente etico, che trova la sua genesi non in argomentazioni razionali, non in propositi di generosità ma nell’ottusa formulazione di assiomi neanche remoti ma di recente acquisizione dove politici male informati o volutamente in mala fede sposano le tesi di prelati fuori dal tempo e dalla scienza. La biologia ci insegna che un essere vivente per dirsi tale deve essere capace di vita autonoma . Un essere umano o vegetale che dipenda da una macchina che a sua volta dipende da un’infinità di organi accessori, dai computers all’elettricità, dai tubicini di gomma all’ossigeno, dalle strutture ospedaliere alle cannule ,alle maschere ed a tutti gli artifizi della odierna tecnologia, non può dirsi tale se non esistono prove certe di una sua possibile restituzione ad una vita autonoma ed il medico è eticamente tenuto non solo a curare un malato ma assecondarlo nelle sue scelte se non si vuole declassare tutta l’umanità ad un pezzo di materia putrescente che DEVE soffrire per volere di leggi che ledono i principi basilari di ogni essere umano.

ciceracchio 2la vendetta

ma quale chiesa cattolica deveno cominciare a chiamarsi
societa’ sado maso x coglioni annessi .
che soffrino pure ;chi se ne fotte , ma che tutti devono soffrire x le loro
cazzate questa non la chiamo democrazia: ma stato teocratico ,
fanatico ,e disumano.

ciceracchio 2la vendetta

che patischino pure che si frustino si taglino si umilino con oggettistica
sado , che digiunino, che si mettino i loro cilici , i loro strizza palle,
dormino pure sui sassi ,insomma cazzi loro si mettino in pace
col loro dio sadico . ciceracchio continuera’ a godere della vita
con donne vino e gaudi di tutti i tipi.uarrrrr

ignazio

L’intervista che ho appena letto non può che essere rilasciata da un pazzo, sadico, criminale, con pretese totalitariste. E’ un pericolo per l’intera umanità.
Ma qualcuno si rende conto che ha inneggiato alla sofferenza? Possibile che non sia reato dire che una persona deve soffrire?

guido

Dio è buono quindi la sofferenza deve avere uno scopo e perciò bisogna ringraziarlo per questo dono.
Non a caso il simbolo del cristianesimo è uno strumento di tortura.
CHE BELLA RELIGIONE!

claudio r.

Ma che avete capito: il cardinale e’ si per la sofferenza, ma la sofferenza degli altri;
senno’ come mai basta un “bagnasco vergogna” perche il generale di cda invochi
scorte e protezioni?
Anche la beata madre teresa di calcutta applicava le stesse regole, la sofferenza andava bene per i poveri e i derelitti, che i ricchi (lei compresa) si curassero pure nelle migliori cliniche.

Umberto

Auguro al cardinale una lunga lunghissima e dolorosissima agonia onde avvicnarsi dolorosamente al suo inesistente dio.

rossotoscano

vorrei vedere il cardinale pro sofferenza altrui e annessi e connessi, primo di tutti scarpette rosse, se ringrazierebbe il suo dio se gli togliessimo l’8×1000 e tutti i privilegi di cui beneficia lui e i suoi parassiti… vorrei proprio vedere se loderebbero il loro dio per la subentrata povertà… ma questa è pura utopia

Giona

Il cardinale a mio avviso e’ liberissimo di soffrire. Non neghiamo all’uomo di fede il diritto alla sua religione. Anzi, andrebbe aiutato a soffrire, e non e’ un invito, ma un precetto morale: il mio culto personale mi prescrive di far soffrire i cardinali, in pratica siamo dei simbionti perfettamente complementari. Allora cardinale, cominciamo, dai che il mattino ha l’oro in bocca, la notte e’ giovane e i chiodi roventi sono pronti.

Andrea

Fuori di testa.
Ma che dio è uno che vuole essere avvicinato per sofferenza? Come può un essere umano essere soddisfatto di un dio così? Ed essere contento di soffrire? Alcuni. Altri, come già sottolineato sopra, lo predicano per tutti ma non per sé. Ipocrisia totale. La solita.

Cristo – cioè al limite l’uomo Gesù – muore sottomesso al sanguinario e distorto volere del padre (‘salvare’ versando sangue umano, farci commettere peccato uccidendo per liberarci dalla condizione.. di peccato!! Situazione in cui lui stesso ci ha gettato, e per un gesto invece legittimo: capire la differenza fra bene e male). Gesù vittima, incapace di ribellarsi a un padre che lo usa e abusa, incapace persino di *notare* l’ingiustizia del suo volere. E siccome lo ha accettato lui, allora anche noi dovremmo?
Anche noi dovremmo fare i figli ciechi? E fare figli ciechi?

Se dio salva per sofferenza, non è meglio giudicare male questa scelta di dio piuttosto che farsi piacere la sofferenza?

Peraltro Gesù è morto in croce, che non è il massimo della tortura, come invece ai cristiani piace credere. È stato lì 6 orette, non una vita come tanti essere umani. E per scelta, lui. La cosa è talmente diversa che citare cristo quale esempio contro l’eutanasia è ridicolo.
GP2? Sì, certo, ma prego, accetti chi vuole la sua sofferenza per i motivi che vuole, come ateo umanista posso giudicare male quei motivi ma liberissimi di farlo. Perché invece certi credenti devono voler negare la mia libertà di fare a *mio* modo? Perché vogliono provare a imporre a tutti – anche a chi non crede nel loro dio, 4 (o 5) miliardi di persone – la loro brutta e non provata visione della sofferenza come giusta, e della vita come dono?

Se credessi che il mio dio XY vuole che tutti camminiamo su una gamba sola, sarebbe giusto fare una legge che impona a tutti gli altri di zompettare?

La vita è un “valore universale”, ma chi dice che ciò significa che va per forza vissuta “sempre dall’inizio fino alla conclusione naturale”? Se un credente lo vuole credere perché ritiene che la vita sia “il dono supremo di Dio; e che solo lui, Dio, può decidere quando farla finire”, allora questa non è una ragione valida per i non credenti, e i preti come Martins dovranno cercare di convincerci in altro modo.

Gente come Martins, quando parla di vita, invece di non “entrare nel merito di questa dolorosa vicenda”, dovrebbe invece proprio farlo.

Andrea

ps inoltre, cari Martins corriggetemi se sbaglio, non è forse vero che il buon Giovannipaolo si faceva comunque curare dai migliori dottori con le migliori medicine? Ecco. Senza nulla togliere alla sua sofferenza, ma anche senza aggiungere, neh?

Per un giudizio obiettivo, non si sorvoli su queste differenze (di entità e capacità di ‘gestione’) quando si invoca dolore per tutti.

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