L’Uefa contro l’omofobia, multa al ct dell’Albania

Un calcio all’omofobia. Lo ha dato ieri l’Uefa (l’organo amministrativo e organizzativo del calcio europeo) a Otto Baric, attuale commissario tecnico dell’Albania, per alcune frasi razziste pronunciate tre anni fa nei confronti di calciatori omosessuali. In quel periodo il settantacinquenne allenatore croato sedeva sulla panchina della propria nazionale e rilasciò un’intervista al quotidiano Jutarnji List dove dichiarava testuale: «L’omosessualità è un comportamento anormale, che non deve essere praticato dai giovani. Io “quelli dell’altra sponda” li riconosco al volo, tanto che nelle mie squadre non li tollero». E così fece, tra malumori (pochi) e attesati di stima (tanti). La tirata d’orecchie dell’Uefa, e la relativa multa di 3000 franchi, è arrivata un po’ tardi – perché nel frattempo il ct è rimasto disoccupato e quindi «non punibile disciplinarmente» – ma fa niente, perché ha creato comunque un precedente importante. E’ la prima volta, infatti, che l’organo calcistico europeo usa il pugno duro contro chi pronuncia frasi omofobe all’interno del rettangolo verde.
Un rettangolo che continua però ad essere un tabù, e in cui è raro trovare qualcuno disposto a fare outing. Chi per pudore, chi per paura. I pochi «coraggiosi» usciti allo scoperto, sono stati oggetto di discriminazioni più o meno pesanti, e qualcuno ci ha anche rimesso la pelle. Emblematica la storia di Justin Fashanu, calciatore di Nottingham Forest e Hearts, che nel 1990 decise di rendere pubblica la propria omosessualità diventando il bersaglio degli insulti del pubblico e degli avversari. Otto anni dopo si tolse la vita per non aver retto alla pressione. […]
Ma dichiarazioni e atteggiamenti del genere ce ne sono a bizzeffe nel patinato mondo del calcio. Rimanendo in Italia, e non andando tanto in là col tempo (appena due mesi fa) l’allora allenatore della Juventus, Didier Deschamps, storse il naso per molto meno, solamente per aver visto i propri giocatori scendere in campo con indosso la maglia rosa (quella storica del centenario) al posto della tradizionale maglia a strisce verticali bianco-nere. «Quel colore non mi piace – disse in conferenza stampa – perché in Francia è il colore dei gay».

Fonte: ilManifesto.it

Archiviato in: Generale

13 commenti

Flavio

Solo il calcio? In Italia dovrebbero piovere multe, con i politici cattolici che si mettono a discriminare mentre dovrebbero rappresentare le istituzioni. Che tristezza.

Daniela

il fatto è che espressioni così si leggono e si ascoltano tutti i giorni qui in italia, pochi con le loro parole educano al rispetto e alla tolleranza

Nifft

Tipiche battute tra romanisti;

“E se te nasce un figlio lazziale?”
“Aho, mejo frocio!”

Giol

Buone iniziative dal calcio. E cosa si aspetta ad espanderle a tutta l’Italia?

Michele Bakunin

@zumpappa
certo è che avete una fissazione con le crocifissioni!

Lamb of God

@zumpappa

Mi piacerebbe veder la tua faccia se Donadoni domani dicesse:”il cattolicesimo è una religione anormale, che non deve essere praticata dai giovani. Io “quelli dell’altra sponda” li riconosco al volo, tanto che nelle mie squadre non li tollero”

Già m’immagino le facce di Volontè e della Bertolini …

ren

pappone zumpa perdi sempre una buona occasione per stare zitta. Si dico zitta perchè di sicuro sei una cripto-checca.

Maurizio D'Ulivo

@zumpappa

Non solo Baric ha espresso un’opinione finalizzata alla ghettizzazione di una categoria di persone, ma secondo quanto riportato dall’articolo ha anche agito di conseguenza, espellendo dalle sue squadre i calciatori in odore di omosessualità.

Quindi, piuttosto che un’improbabile crocifissione, è perfettamente legittima la gogna mediatica e, possibilmente, la sua radiazione dagli albi degli allenatori.

Altro che 3000 miseri franchi svizzeri di multa, che per gente che lavora a quei livelli nel calcio, sono un’inezia…!

Commenti chiusi.