Dopo sei anni di «stato di minima coscienza» un uomo americano di 38 anni è tornato a comunicare grazie all’impianto di alcuni elettrodi nel cervello. La terapia in questione si chiama di «stimolazione cerebrale profonda», ed è utilizzata di norma per trattare alcuni sintomi associati con il morbo di Parkinson, dovrà però essere sperimentata su altri malati prima di poter accertare la sua capacità di portare a degli effettivi «risvegli».
L’operazione, durata 48 ore, è stata eseguita da un’equipe di ricercatori del Weill Cornell Medical College, il Jfk Johnson Rehabilitation Center for Head Injuries e il Cleveland Clinic Center for Neurological Restoration.
La notizia è stata data dalla prestigisa rivista scientifica «Nature».
Il paziente aveva riportato dei gravi danni cerebrali in seguito ad un’aggressione: solo occasionalmente mostrava deboli segni di coscienza (al contrario delle persone in coma neurovegetativo, che non manifestano alcun tipo di stato vigile), ma non era in grado di parlare o di nutrirsi da solo. Ora invece può parlare, seppur con voce fievole e per poche parole alla volta, e ha recuperato una piccola parte delle capacità di movimento, sebbene i sei anni di quasi totale immobilità lo abbiano gravemente disabilitato.
«Speriamo che questo primo caso segni l’inizio di un periodo di innovazioni nel nostro approccio alle lesioni traumatiche del cervello», ha detto Ali Rezai, il chirurgo che ha operato l’uomo. Lo stato di minima coscienza in cui si trovava il paziente si differenzia dal coma profondo e dallo stato vegetativo permanente perchè, nonostante vi siano danni irreparabili che interessano ampie regioni del cervello, alcune aree sono rimaste illese. I pazienti in questo stato possono mostrare, seppur molto raramente, dei segni di risveglio temporaneo in cui riescono a dare qualche manifestazione di sè e a comunicare con parole semplici. Tuttavia, il recupero della coscienza è estremamente improbabile. «Sapevamo che alcuni pazienti in stato di minima coscienza, compreso il nostro paziente, mantengono circuiti cerebrali funzionanti, – ha spiegato Nicholas Schiff, principale autore della ricerca. – L’attività di questi circuiti è supportata dalle cellule in una zona centrale del cervello chiamata talamo». L’inserimento nel cranio del paziente di elettrodi che mandano impulsi elettrici a queste cellule ne ha riattivato l’attività, con risultati straordinari. «Prima la capacità di comunicazione del paziente era inconsistente e comprendeva solo il leggero movimento degli occhi o delle dita – ha raccontato Joseph Giacino, altro autore della sperimentazione. – Ora parla e comunica a gesti regolarmente e risponde alle domande. In più, mastica e deglutisce da solo il cibo, senza più bisogno del sondino nasograstrico per mangiare». Anche se il paziente non è ancora in grado di usare normalmente gli arti, perchè i sei anni di immobilità hanno compromesso muscoli e tendini, riesce comunque a compire gesti complessi come portare una tazza alla bocca. Con grande gioia dei familiari, ha riconquistato la capacità di interagire con gli altri». […]
Risvegliato dopo sei anni di coma con elettrodi nel cervello
26 commenti
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Per chi volesse capirne di pù suggerisco la lettura di “Emozione e Coscienza” di Antonio R. Damasio
E’ interessante anche per capire come si stanno accumulando le prove che non solo c’è stata l’evoluzione fisica degli animali ma anche quella “metafisica” della mente/coscienza/anima….
Anche “Un universo di coscienza” di Gerald Edelman e Giulio Tononi.
Qui c’è un’introduzione:
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Che cosa succede dentro la nostra testa quando pensiamo? Come può una serie di eventi puramente fisici, basati su minuscole variazioni di potenziali elettrici e sul rilascio di piccole quantità di sostanze chimiche all’interno di un tessuto gelatinoso che chiamiamo cervello, dare vita all’esperienza cosciente?
Eppure nella nostra testa c’è un universo di coscienza che contiene tutto ciò che noi siamo, quello che proviamo e quello che sappiamo. I recenti progressi compiuti dalle neuroscienze forniscono ora un quadro piú dettagliato, attraverso il quale possiamo iniziare a rispondere su base sperimentale alle domande che scienziati e filosofi si pongono da piú di duemila anni.
In Un universo di coscienza Edelman e Tononi presentano una teoria dettagliata della coscienza, solidamente fondata su basi empiriche, che tiene conto di tutte le proprietà fondamentali dell’esperienza cosciente, dalla sua natura privata e unitaria alla sua infinita varietà.
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Lo dico sempre. Date tempo alla scienza, e dio sarà del tutto inutile, ripeto, del tutto inutile.
non sono un esperto di neuroscienze, am più che una cura mi ricorda una cosa tipo la rana di Galvani… stiamo a vedere come evolve la cosa…
Articolo: “Con grande gioia dei familiari, ha riconquistato la capacità di interagire con gli altri.”
Interessante ma fuorviante prospettiva. Quel che mi piacerebbe sapere è se IL MALATO condivide quella gioia o se sente il tutto come una tortura. Questo dovrebbe sempre essere il punto chiave.
Azathoth l’ha messa giù dura, ma ha espresso una perplessità condivisibile scrivendo: “[…] a me più che una cura mi ricorda una cosa tipo la rana di Galvani […]”. In effetti, il limite tra cura dispensata (magari anche in via sperimentale) a un paziente consenziente e correttamente informato e la pura e semplice vivisezione crudelmente imposta con la forza o con l’inganno è molto, molto sfumato.
A me, più che Galvani e le sue povere rane straziate, ha fatto di primo acchito venir in mente Robocop, che spero resti quel bell’esempio di fantascienza trash che è e che non diventi neppure lontanamente realtà. Mai.
Ora, come è già successo, datemi pure dell’oscurantista. Ringrazio anticipatamente.
Speriamo che questo tipo di tecnologia medica abbia sviluppi rapidi perchè attualmente vengono tenute in vita artificialmente centinaia di migliaia di persone nel mondo con gente al loro capezzale che prega per decenni. Spero che quei poveracci che stanno in quelle condizioni non siano coscenti o vivano in uno stato di coscienza diverso da quello normale magari sognando perchè altrimenti patirebbero una sofferenza peggiore dell’infermità stessa.
Ormai morire sarà una fatica incredibile…
l’ho visto al tg e devo dire che ho avuto la sensazione che il ragazzo si sentisse una cavia da laboratorio… comunque a parte alcune azioni meccaniche che prima non poteva fare mi sono chiesto cosa provasse dentro di sè quel ragazzo, mi ha dato l’impressione di essere quasi assente, una vita senza emozioni e partecipazione non so fino a che punto valga la pena di essere vissuta… forse mi sbaglio ma se non interagiamo diventiamo automi
Ottma notizia. E due volte migliore perche’ non riguarda i soliti pretazzi loschi che mangiano alle nostre spalle.
Concordo con Giona.
Riguardo al discorso “cavia”: i progressi della medicina e della farmaceutica passanno attraverso le sperimentazioni su esseri umani (molti farmacologi e persone comuni si fanno pagare per testare nuovi farmaci). Probabilmente non se ne può fare a meno.
Lascia forse perplessi che questo accade su una persona che non può dare il suo consenso,
come nel caso sopracitato.
Ciò dimostra quanto sia urgente il testamento biologico affinché la volontà dell’ammalato sia rispettata il più possibile.
Di contro alle sensazioni di orrore che pervadono i commenti (rana, robocop), trovo che sia una bella notizia per questo paziente. Prima era tenuto forzatamente in vita indipendentemente dalla sua volonta’ (come una rana o come robocop), anche se era chiaro che aveva momenti di lucidita’ tale che gli permettevano di rendersi conto della sua situazione. Tuttavia non poteva esprimersi e non poteva far valere i propri desideri. Adesso invece e’ stato si’ curato “a forza”, con cure che ad alcuni evocano addirittura un non auspicabile futuro, ma puo’, se lo desidera, esprimersi per dire se a suo avviso devono continuare le cure o se preferisce mettere fine alle sue sofferenze. Puo’, senza essere troppo drammatici, chiedere un analgesico, visto che non viene curato nella dottrina che il dolore avvicina a dio.
Finalmente lui puo’ scegliere cosa fare della sua vita – e puo’ se ostacolato, lottare per ottenere quello che gli spetta. Mica vive nella parrocchia italia, dove devi affamarti perche’ i tipi in toga hanno fatto il lavaggio del cervello ai politici da piccoli.
Per concludre quindi, mi tocca dare dell’oscurantista ad Aldo come ci invita a fare e applaudo invece Vash con la cui considerazione molto simpatetica verso i migliaia di malati mi trovo concorde.
Ho gia’ dato dell’oscurantista ad Aldo? Si, ma mi piace…
Castello ululi
Lupo ulula
ecco un’altra terapia da rifiutare nel testamento biologico.
pur essendo uno “scienziato”, a volte le trovate di alcuni miei colleghi mi sconfortano.
Sinceramente se finissi in coma per un periodo lungo non vorrei essere risvegliato. Sarò cinico ma di ritrovarmi disabile e non autosufficiente non ne ho alcuna voglia, preferisco trapassare tranquillamente ed evitarmi elettrodi nel cervello se poi non mi restituiscono in toto le mie facoltà.
consiglio la lettura del neuroscienzato:
Vilayanur S. Ramachandran
“Che cosa sappiamo della mente. Gli ultimi progressi delle neuroscienze raccontati dal massimo esperto mondiale”
Per aiutare la comprensione della notizia
La coscienza è un processo estremamente complesso che ha le sue radici in un lontanissimo passato. In primis si basa su dei centri nervosi che raccolgono dal corpo i segnali che indicano lo stato stesso del corpo. Questi segnali vengono poi elaborati e sentiti come emozioni ed espressi (scusate il gioco di parole) come espressioni.
Se avviene una lesione a livello di questi centri nervosi (nella parte posteriore del tronco encefalico) non si ha più coscienza. Si è in una situazione paragonabile a quella dello stadio 4 di un sonno profondo (da cui però ci si sveglia!)
Diversa è la lesione che si ha in pazienti affetti dalla sindrome locked-in. In questi pazienti la lesioni è nella parte ventrale del trono encefalico (a pochi millimetri da quella che causa il coma). Questi pazienti in seguito ad un trauma che lede questa zona perdono la capacità di compiere movimenti volontari ma rimangono coscienti. Sembrano in coma e solo dopo giorni a volte ci si accorge che sono vigili! In questi pazienti si sono interrotte le vie che portano i segnali motori a tutto il corpo. Una situazione paragonabile si ha nella sclerosi laterale amiotrofica avanzata ma in questo caso il paziente ed i parenti sanno cosa sta succedendo e non c’è il dubbio che il paziente sia in coma! In entrambi i tipi di pazienti sono risparmiate le vie che controllano l’ammiccamento ed i movimenti oculari verticali poiché si trovano nella parte posteriore del tronco encefalico.
La coscienza dipende quindi dall’integrità di punti ben precisi del tronco encefalico! Ma ci sono diversi livelli di coma, in particolare il coma profondo e lo stato vegetativo persistente. In questo secondo tipo di coma il paziente presenta l’attività cerebrale propria dei cicli di sonno e di veglia che si succedono in modo apparentemente normale. Il paziente può pure aprire gli occhi ma nessuno di questi sintomi indica il ritorno alla coscienza, solo il ritorno allo stato di veglia! Questo indica che lo stato di veglia è necessario alla coscienza ma non è identico ad essa. I comportamenti associati alla veglia possono arrivare fino ad isolati movimenti coordinati della testa e degli occhi, a isolate espressioni verbali, persino a isolati sorrisi e lacrime. Ma questi comportamenti non sono coscienti; non sono infatti associati ad emozione, attenzione ed a comportamenti mirati. I resoconti di persone che sono ritornate alla coscienza dicono che non c’è coscienza.
Le lesioni che diversificano il coma vegetativo persistente da quello profondo riguardano l’aver risparmiati molti nuclei dei nervi cranici ed un gran numero di tratti discendenti ed ascendenti lunghi. Se vengono risparmiati i nuclei reticolari cosiddetti classici si mantiene lo stato di veglia.
Questo ha permesso di capire che il tronco encefalico è formato da una rete di nuclei nervosi identificabili ognuno con funzioni specifiche e con un proprio insieme di interconnessioni: alcuni sono coinvolti nella percezione del dolore, altri nella regolazione del cuore, dei polmoni, dell’intestino…. come si diceva nel controllo dell’omeostasi cioè nella regolazione dello stato interno e dei visceri, in somma del sé “primordiale”. Gestiscono, tanto per capirci, lo stato del corpo, compreso il sonno!
Quando questi nuclei non hanno segnale non c’è coscienza!!!! A seconda della mancanza di diversi segnali ci può essere più o meno coscienza. Se si stimolano elettricamente questi nuclei, ripristinando una parvenza di segnale, si può avere un qualche livello di coscienza.
Molto in breve e semplificando!
come diceva non so chi……”l’importante non è restare vivi ma umani”……e qui di umano c’è ben poco…….
X claude
Beh, non è detto!
ormai parecchie protesi interagiscono “elettricamente” con il sistema nervoso. Se si riuscisse a far arrivare al cervello i segnali interni si renderebbe all’ “umanità” una carcassa umana per il resto sanissima.
Non mitizzare anche tu la coscienza identificandola con l’anima! è solo una complessissima rete elettrica! se si riesce ad aggiustare……
Bravisima Bruna Tadolini, condivido pienamente.
Raramente si sono visti tanti interventi intrisi profondamente di luoghi comuni illogici pseudo moralisticheggianti, espressi proprio da chi vorrebbe dirsi razionalista……..
Il cammino culturale è ancora lungo da percorrere e questi post me ne danno la triste riprova.
X Edoardo,
la campagna sommersa contro la scienza e la tecnologia è così sottile da plasmare e confondere anche i razionalisti! Quanti ne conosco che pensano che una tisana sia meglio di un farmaco o che l’ingegneria genetica sia il demonio…..
Se fossero vissuti 30 anni fa sarebbero stati contro i trapianti; 50 anni fa contro le vaccinazioni….. Luoghi comuni che qualcuno rifila e che i giovani non riescono a riconoscere come “caz..” perchè non hanno visto come era il mondo prima che la scienza lo rendesse cosi……”schifoso ed invivibile”!
L’irrazionalità strisciante si insinua grazie ai TG, ai temi in classe dei giornalisti ….. oltre agli extracomunitari c’è la scienza da incolpare per quasi qualunque cosa!! Ho già raccontato di una collana di libri venduti ad una festa dell’Unità in cui, a scelta, si diceva che bere molta acqua salva da ogni malattia, che le vaccinazioni saranno la fine dell’umanità, che gli antibiotici ci uccideranno, che i cibi crudi ci fanno vivere sani ecc….. Infatti gli uomini di 5000 anni fa avevano una vita media di 9000 anni e morivano di sublimazione!
Bruna, hai tratteggiato i meccanismi della coscienza e, almeno in parte, ho compreso le tue parole.
Allo stesso modo, potrei tratteggiare i meccanismi di funzionamento di un software o di un’apparecchiatura hardware, ma questo non significherebbe che so programmare un applicativo a basso livello, né che sono un ingegnere informatico in grado di progettare e costruire il prototipo di un nuovo processore. Se tentassi di farlo, pur sapendo con chiarezza quali sono gli obiettivi, otterrei solo… un gran pasticcio! E nulla funzionerebbe a dovere. Ne so abbastanza per riconoscere la mia ignoranza.
Fintanto che si parla di algoritmi e macchinari, la incompletezza della mia conoscenza non provocherebbe altro che malfunzionamenti o nessun funzionamento del tutto, e potrei impunemente procedere per ipotesi, verifiche, prove e tentativi fino (magari) a riuscire a colmare le lacune del mio sapere. Tutt’al più brucerei qualche circuito.
Ma quando il processo viene attuato su organismi viventi, provocare malfunzionamenti significa infliggere traumi che vanno dal fastidio alla tragedia profonda (e non mi riferisco alla morte che, tra le tragedie, non è la peggiore). Per questo, non vorrei trovarmi tra le mani di qualche apprendista stregone in vena di sentirsi un benefattore perché conoscendo in parte alcuni meccanismi senza padroneggiarli a dovere li applica per prove e tentativi sperando di apprendere qualcosa di nuovo per il bene dell’umanità.
Ovviamente, se altri la pensano diversamente sono liberi di proporsi come cavie volontarie. Personalmente preferisco l’eutanasia all’esposizione a forme di sofferenza e sconvolgimento radicali come quelle che possono derivare dalla manipolazione del sistema nervoso.
Come per la religione, basta che nulla venga imposto in modo diretto o indiretto, esplicito o subdolo (magari aprofittando della debolezza o dell’impotenza che derivano dalla malattia).
Caro Aldo
il tuo è un atteggiamento ragionevole e condivisibile!
Ma forse non hai ben chiaro cosa sia la medicina e la farmacologia!
Ogni intervento chirurgico danneggia! Ogni farmaco è tossico!
ed allora?
L’intervento ed il farmaco, che di per sè sono nocivi, sono meno nocivi del non intervento o del non farmaco! E’ quindi SEMPRE la politica del male minore!!!!!!!!!!
Quando fai l’appendicectomia non ti poni il problema e neppure quando prendi una aspirina perchè ormai è talmente entrato nella nostra mentalità come cosa “normale” che è di default (si dice così?)
Ti poni il problema quando la cosa è nuova!
Perchè?
Perchè evolutivamente anche il nostro comportamento è “progettato” come il DNA: ogni novità (mutazione) è più probabile che sia deleteria che buona e quindi……si rigetta/si ripara! Ma da qualche secolo è comparsa la scienza che produce novità non casuali ( e quindi con minore probabilità di essere pessime….) e le verifica anche (nel limite del possibile!).
Questo non significa che sia perfetta, ovviamente, ma non così pessima e comunque i risultati che ha prodotto sono degni di considerazione.
L’istinto ci dice di diffidare ma il raziocinio ci dovrebbe almeno far capire quando il rischio vale la candela anche se con prudenza.
Sempre se ti interessa l’evoluzione dei nostri comportamenti suggerisco anche a te la lettura del mio libro “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” liberamente scaricabile in http://www.geocities.com/biochimicaditutti
@Bruna
Già scaricato.
Già letto.
Lo conservo sull’hard disk.
Per me è stato un utile ripasso con qualche degno approfondimento (alcuni li ho capiti, altri meno, ma non importa).
Grazie.
P.S. Non è delle novità che non mi fido, ma delle persone che sono troppo spesso come l’AIDS: se le conosci, le eviti.
PP.SS. La questione dell’evoluzione del comportamento richiederebbe in sé una nutrita serie di considerazioni per le quali mi beccherei ben altro che dell’oscurantista. Non credo che sia questa la sede per elencarle.
x Giuseppe Murante
Giuseppe hai voglia di spiegare il concetto? Per quale motivo secondo te non è una notizia positiva?
Grazie:-)
Mi prenderò anch’io dell’oscurantista, ma pazienza.
Ricorderò che in natura non esistono animali in coma: gli animali gravemente feriti o malati muoiono.
L’uomo ha potuto migliorare e prolungare la sua esistenza grazie al progresso in genere e alla medicina in particolare.
Ma è davvero un progresso mantenere in vita per anni e persino decenni una persona in coma? In quale stato saranno dopo tanto tempo? Certo c’è il problema di quando staccare la spina, come per Welby. L’interessato in coma in questo caso però non può esprimersi. Si esprimono per lui i parenti. Capisco che i parenti non vogliano rinunciare alla speranza del risveglio. Ma a tutto dev’esserci un limite. Oltretutto c’è anche la questione dei costi.
I casi Welby e Nuvoli, come anche delle persone in coma, non si porrebbero senza un certo sviluppo della medicina che io non considero un progresso: la possibilità grazie alle macchine di tenere in vita ad ogni costo, addirittura a tempo indeterminato, una persona che senza le macchine morirebbe. Persino un cattolico, il filosofo Giovanni Reale, ha parlato della disumanità di una certa medicina.
Il problema dell’eutanasia e del testamento biologico, che tanto fanno discutere, nemmeno si porrebbero se si potesse tranquillamente morire a casa propria, magari con un aiutino del medico di fiducia. Una volta che ci si consegna all’apparato è l’apparato che decide per noi. E non lo fa sempre con le migliori intenzioni: siamo ormai in presenza di una vera e propria industria della salute con centinaia di migliaia di persone che ne campano e che sono naturalmente interessate a offrire le proprie prestazioni. Quante operazioni, chemioterapie e interventi che si rivelano inutili.
Se mi ammalassi di cancro non so se accetterei un trattamento. Questo è il mio punto di vista naturalmente. In un opuscolo della Lega contro il cancro a cui ho collaborato leggo di interventi per me incredibili e che mai vorrei subire (per esempio l’esofagogastrostomia).
Quanto ai trapianti io continuo ad essere contrario, “anche trent’anni dopo”. Certi trapianti hanno anche costi ingentissimi: sono fondi che mancano per altri e più importanti interventi (nella prevenzione per esempio che salverebbe non una, ma anche migliaia di persone). Ma non è il solo motivo.
Vorrei infine ricordare il caso del campione di sci Leonardo David che perse conoscenza dopo una gara, ma sopravvisse per circa sette anni in una specie di coma. Per la madre quella non era più vita: né per Leonardo David, ma nemmeno per lei, obbligata ad accudire una persona con scarse possibilità di ripresa. La madre si lamentava di non poter più fare una vita normale. Io la capisco questa donna e spero che nessuno voglia criticarla.
Caro Sergio
qui non stiamo commentando se sia giusto o no tenere in vita qualcuno che è in coma o con altre patologie che lo rendono un vegetale (tanti bambini nati con patologie orrende, ad esempio!!). Personalmente sono d’accordo con la citazione di Claude .. come diceva non so chi……”l’importante non è restare vivi ma umani”……e qui di umano c’è ben poco…….
La notizia è che la scienza è riuscita, grazie alle conoscenze acquisite, a risvegliare uno dal coma! La scienza offre possibilità, ogni giorno nuove possibilità!
Il problema che le possibilità divengono obblighi se si parte dal presupposto che la vita è sacra e solo dio può togliercela, ecc.. Questo dio, che per milioni di anni non ha fatto nulla, ora si appropria del lavoro della scienza che i suoi accoliti hanno a lungo osteggiato e pretende di impedire il libero arbitrio che pure ha reso possibile, visto che ad esso si attribuiscono tutte le nefandezze che fanno gli uomini e che lui non è in grado di controllare…