In Italia ‘la possibilita’ di lavorare legalmente sulle linee di cellule staminali embrionali e’ resa del tutto vana dalle politiche di finanziamento pubblico’. E’ la denuncia di due ricercatori italiani –Giuseppe Testa ed Elena Cattaneo– che, in un documento, chiedono al Governo un piano per sostenere le potenzialita’ del nostro Paese in questo campo e correggere le politiche di finanziamento per mantenere la competitivita’ scientifica.
‘Le risorse sono negate alle ricerche sulle cellule staminali embrionali e allocate unicamente a quelle sulle staminali adulte. Questa discriminazione nei finanziamenti impedisce l’efficace collaborazione dei laboratori italiani ai progetti europei ed e’ contraria allo spirito dei finanziamenti europei, che prevede che le risorse nazionali si affianchino a quelle europee nella promozione del progresso scientifico’.
Testa, del Laboratory of Stem Cell Epigenetics della European School of Molecular Medicine all’Ieo (Istituto europeo oncologico) di Milano, e Cattaneo, che dirige il laboratorio sulle cellule staminali e malattie degenerative alla Statale di Milano, ricordano che ‘la ricerca sulle cellule staminali e’ uno dei campi piu’ dinamici e significativi della moderna biologia. Affronta le questioni fondamentali dello sviluppo degli organismi, consente di indagare i meccanismi responsabili delle malattie e della tossicita’ da farmaci, e pone le basi per sviluppare terapie cellulari rigenerative per varie malattie’.
‘L’Europa ha una posizione di leadership nella ricerca sulle cellule staminali, grazie soprattutto a quelle collaborazioni transnazionali che sono una caratteristica unica e distintiva della ricerca europea’.
Nel nostro Paese, continua il documento, ‘e’ legale lavorare su linee di cellule staminali embrionali gia’ derivate altrove da embrioni sovrannumerari, ma e’ illegale derivare nuove linee di cellule staminali embrionali. I nostri scienziati sono potenzialmente al passo dei colleghi europei nella ricerca sia sulle cellule staminali adulte che su quelle embrionali’.
Per i due ricercatori e’ ‘molto importante la decisione del Governo italiano di ritirare il proprio appoggio dall’iniziativa di alcuni Paesi che mirava a bloccare i finanziamenti alle cellule staminali embrionali nell’ambito dei programmi quadro europei. Ma per restare competitivi in questo campo, e per sperare di essere in prima linea nei benefici sociali ed economici di questo tipo di ricerca, il Governo italiano deve agire anche sulla regolazione delle politiche di finanziamento’.
‘Non ci sono prove scientifiche che permettano di distinguere la ricerca sulle staminali umane adulte da quella sulle embrionali riguardo alla loro potenziale utilita’ nella cura di condizioni attualmente incurabili’.
Per la comunita’ scientifica, infatti, non si deve ‘distinguere artificiosamente la ricerca sulle cellule staminali embrionali da quella sulle cellule adulte e bisogna riconoscere che allo stato attuale delle cose non e’ possibile predire, per una data malattia, quale sara’ la fonte piu’ utile di cellule staminali; con tutta probabilita’ in futuro troveranno applicazione in clinica sia terapie derivanti dalle cellule staminali embrionali che da quelle adulte; il trasferimento alla clinica richiede la comprensione della biologia di base delle staminali, la quale necessariamente include lo studio delle cellule embrionali e del loro differenziamento; la biologia delle cellule staminali e’ una scienza singola; gli studi sulle staminali embrionali e adulte si completano e trovano vicendevolmente sostegno; sono entrambe essenziali per la comprensione della biologia fondamentale e delle potenziali applicazioni mediche’.
I limiti al finanziamento, che in Italia riguardano la sola ricerca sulle staminali embrionali umane, ‘vanno contro le prove scientifiche e l’opinione della comunita’ scientifica internazionale.
Esortiamo il governo italiano a cambiare questa situazione, predisponendo un piano a sostegno del grande potenziale dell’Italia in questo campo’, conclude il documento.
Se qualcuno non avesse sabotato o disertato il referendum, forse oggi saremmo in un’altra situazione.
Le malatie ereditarie per la loro natura rappresentano un grave problema umano e sociale.La conoscenza e lo studio permete di individuare a livello staminale le mutazione, senza fondi nella ricerca come sforzo collettivo dominano il silenzio dogmatico e la censura
Referendum sulla fecondazione assistita e la libertà di ricerca
da:ultimissime@uaar.
TRAVOLTI DAL QUORUM. Astensione al 75%
Il risultato finale del referendum non raggiunge il 26 percento (ha votato il 25,9 in tutta Italia) degli elettori. Il recupero finale tanto sperato e invocato non c’è stato. Il risultato è nettamente inferiore a alle previsioni della vigilia del voto. E perfettamente in linea con le dèbacle referendarie degli ultimi anni. Nel 2003 (articolo 18) aveva votato il 25,7 per cento, nel 2000 il 32 per cento. Al Sud le percentuali sono minime. In Sicilia ha votato appena il 15,8, in Calabria, regione con il dato più basso di affluenza alle urne, siamo al 12,7 di persone che si sono recate ai seggi con la tessera elettorale in tasca. Più votanti in Toscana e Emilia. In Toscana ha votato il 39,8, in Emilia-Romagna il 41,6 percento. Bologna è la città dove si è votato di più (si è recato al seggio il 47,4 percento dei cittadini), la seconda è Livorno, con il 46,2 di votanti. In nessuna delle 110 province è stato raggiunto il quorum. Solo Piombino fa eccezione: lì il quorum è stato raggiunto (50,7)
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Dove erano tutti gli atei, gli agnostici, i razionalisti? O siamo così pochi?
Una curiosità:
Quando pubblicarono i risultati del referendum, un mio amico mi fece vedere un’analisi probabilistica che aveva fatto come esercizio accademico.
Lo scopo era quello di calcolare la probabilià che esistesse una maggioranza relativa a favore della fecondazione assistita e la libertà di ricerca (secondo i quesiti del referendum) in Italia. Non mi ricordo il dettagli dell’analisi (ha usato un’analisi di tipo “Bayesiano” http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Bayes), comunque il risultato paradossale (apparentemente) era che la probabilità che la maggioranza relativa fosse a favore era maggiore dell’ipotesi opposta… Ossia per questioni tecniche (quorum mancato) il referendum non passò, ma di fatto ciò che veramente pensano gli italiani è probabilmente molto diverso (paradossi della democrazia.)
Credo che a dirigere il CNR ci sia MATTEI, proveniente dal Centro Lepanto (tradizionalismo cattolico). Che cosa volete?
Riguardo il referendum. C’erano quesiti troppo complicati. Il referendum deve essere semplice. “Volete la repubblica o la monarchia?”. Non ha alcun senso un quesito in cui si propone di abrogare una frase del comma x dell’art. y della legge tal dei tali.
@Godiva
Temo di sì, che siamo molto pochi noi atei e agnostici razionalisti.
@ zappalà
“Riguardo il referendum. C’erano quesiti troppo complicati. Il referendum deve essere semplice. “Volete la repubblica o la monarchia?”. Non ha alcun senso un quesito in cui si propone di abrogare una frase del comma x dell’art. y della legge tal dei tali.”
..bella la storia dell’orso.
Primo, in generale, mi auguro che citttadini maggiorenni capaci di intendere e volere, sappiano comprendere quesiti anche più complessi di “gelato fragola o cioccolato”?…almeno me lo auguro.
Secondo. Era chiaro fosse una battaglia di civiltà.
Vale il motto nietzscheiano… la chiesa dice astenetevi?.. allora E’ GIUSTO FARE L’ESATTO CONTRARIO.
Bisognava andare e votare quegli stramaledettissimi si.
Ha ragione Lady Godiva.
Un popolo che si disinteressa del suo destino, non merita nulla.