Le trilobiti e i modelli dell’evoluzione

Nello studio sono state esaminate circa 1000 specie di trilobiti, confrontandole rispetto a decine di tratti caratteristici
Le variazioni all’interno di una specie sono il presupposto essenziale perché il meccanismo della selezione naturale possa agire e determinare i cambiamenti evolutivi all’interno delle popolazioni di esseri viventi. Se questo è un dato di fatto indiscusso, molto discussa è stata invece la frequenza con cui tali variazioni si debbano verificare per facilitare o incanalare tali cambiamenti evolutivi. È verosimile che tali cambiamenti si verifichino in modo continuo, ma ci sono indicazioni del fatto che nel corso del Cambriano – fra 542 e 513 milioni di anni fa – questo legame fra variazioni e divergenza evolutiva possa essere stata particolarmente forte. Finora tuttavia i dati disponibili apparivano comunque equivoci e insufficienti.A cominciare a colmare questa lacuna viene ora uno studio compiuto da Mark Webster dell’Università di Chicago, che l’autore descrive in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di “Science”.

Lo studio ha utilizzato la ricca documentazione fossile relativa alle trilobiti, focalizzando la propria attenzione sul modo in cui sono variate nel tempo le singole specie e operando confronti con altri studi sui cambiamenti evolutivi a una scala tassonomica più elevata.

Dallo studio è così risultato che i polimorfismi, ossia le variazioni intraspecifiche furono molto più frequenti subito dopo la comparsa di questo genere sulla faccia della Terra.

I membri successivi delle stesse specie mostrano per contro una minore frequenza nelle variazioni morfologiche. Per arrivare alle sue conclusioni, Mark Webster ha studiato i reperti relativi a circa 1000 specie di trilobiti, confrontandone per ciascuna decine di tratti caratteristici.

In un commento all’articolo, Gene Hunt del Museum of Natural History della Smithsonian Institution, sottolinea il valore della ricerca per la valutazione dei modelli evoluzionistici alla luce dei reperti fossili.

Fonte: Le Scienze 

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10 commenti

Jeeezuz

…la santa trilobità?

(pessima, ma m’è venuta fuori così…)

Bruna Tadolini

A parte le “Ultimissime correlate” che c’entrano come i cavoli a merenda ma, evidentemente, l’evoluzione dei programmi software non ha ancota dato prodotti ….. intelligenti…..

Il mio commento:
Un po’ indeciso questo autore dell’intelligent design? s’è fatto migliaia di specie di trilobiti (l’autore dice di averne studiate un migliaio che sarebbero il 5% delle specie note)!
Apparentemente anche l’autore dell’ID prova a caso e poi vede cosa è venuto e se non gli piace lo “scancella”?

Si chiama “intelligent” questo modo di procedere?

Giuseppe Murante

..scusa Bruna… non conosco Webster (lacuna mia) ma nell’ultimissima non si parla di ID.. e’ un sostenitore di questa… “idea” (“teoria” ha una vaga connotazione scientifica e quindi non lo userei a riguardo)?

davide

Beh mi domando a cosa serva lo stuio di fossili come le trilobiti. Visto che al limite Permiano- triassico si sono estine come un casino di altre specie perchè allora studiare le trilobiti per l’evoluzionismo?

Bruna Tadolini

X Giuseppe Murante

Scusa tu, evidentemente non sono stata per nulla chiara. Webster ha fatto un egregio lavoro che porta ancora di più acqua ai proposti meccanismi con cui si è evoluta la vita sulla terra.

Partendo però dal suo lavoro in cui si dimostra chiaramente una vastissima diversificazione delle specie di trilobiti, che poi notoriamente si sono estinte ….. commentavo che l’autore (dio) dell’ID era alquanto indeciso (migliasia di specie) ed evidentemente sbagliava un casino (estinte)

X davide

l’evoluzione non è accettata da alcuni che giustificano questa loro posizione con il fatto che essa non è dimostrata e non sono chiari i meccanismi che l’hanno determinata.
Per poter studiare l’evoluzione Webster si è preso una specie che si è evoluta e di cui ci sono una enorme quantità di reperti fossili. In questo modo si è messo nelle condizioni di poter avere il “materiale” giusto per rispondere alle sue domande.
E le risposte ottenute sono in accordo con i meccanismi proposti: all’inizio quando compare una qualche mutazione nuova che determina una grande novità organizzativa/strutturale ci sono tantissime possibilità di provarla e quindi si producono tantissime nuove specie che si adattano a nuovi ambienti. Quando però, dopo un po’ (si fa per dire) queste specie hanno già fissato il loro patrimonio genetico come adatto ad un ambiente, le probabilità che si evolvano nuove specie diminuisce. Infatti ogni cambiamento avrebbe moltissime più probabilità di danneggiare l’individuo in cui è comparso piuttosto che favorirlo.

E’ un modello da tempo proposto ed ora “dimostrato” con i numeri alla mano.

Se ti interessano questi argomenti potresti leggere l’interessantissimo “Le infinite forme bellisssime. La nuova scienzadell’Evo-Devo” di SB Carroll, tempo fa lo davano (pagando si intende) insieme alle Scienze.

Giuseppe Murante

@Bruna
grazie, ora ho capito 🙂

Al tuo ultimo post aggiungo che ho trovato affascinante l’idea, letta in Dawkins, che in realta’ le “estinzioni di massa” siano un potente meccanismo evolutivo. Questo perche’ “liberano” molte nicchie ecologiche precedentemente occupate da organismi completamente adattati, e consentono a mutazioni “intermedie”, che NON hanno un’immediata utilita’ ma possono EVOLVERSI in qualcosa di grande utilita’, di non essere immediatamente perdenti nella competizione evolutiva.
La Natura e’ incredibilmente affascinante, trovo….

Bruna Tadolini

E’ fra specie quello che succede fra individui, ad esempio in un bosco: muore il vecchio pino che con la sua ombra bloccava la crescita di tanti altri giovani pini che così ci provano un po’ anche loro ….. a vivere

davide

x bruna tadolini
Ah ecco ora ho capito: beh lo studio della storia della terra mi ha insegnato che ci sono state due grandi estinzioni di massa: la prima al limite permiano/triassico. la seconda quella dei dinosauri. Quindi lo studio di specie estinte come i trilobiti allora può essere un argomento a favore in più?

Bruna Tadolini

x Davide

Sì, gli animali di cui si è studiata l’evoluzione nell’articolo riportato forniscono abbastanza materiale per potere “statisticamente” verificare delle ipotesi, cosa ben difficile con altre specie estinte!

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