Brasile, il giudice e i calciatori gay «Via dal campionato, si facciano una federazione»

Il calcio, si diceva un tempo, non è uno sport per signorine. In compenso, secondo un giudice brasiliano, può essere adatto agli omosessuali, a patto che se ne vadano dai campionati «normali », giochino in squadre ad hoc e addirittura fondino una federazione. La sentenza di Manoel Maximiliano Junqueia Filho, questo il nome del giudice, difficilmente farà giurisprudenza, ma fa guadagnare all’autore il suo quarto d’ora di popolarità e una denuncia per omofobia, che ha buone possibilità di creargli dei guai.
La vicenda nasce dalla denuncia del giocatore Richarlyson, in forza alla squadra del San Paolo, che era stato definito gay in tv da un dirigente di un altro club. Sentitosi offeso, il calciatore aveva presentato una denuncia per calunnia. Per il giudice Junqueia, al quale era stato affidato il caso, non è stato sufficiente decidere per l’archiviazione. Ha anche scritto di suo pugno quattro paginette, motivando la sentenza, per spiegare perché un giocatore non può assolutamente essere gay. «Il calcio è un gioco virile, maschio, non omosessuale — scrive —. Chi si ricorda dei Mondiali del 1970, chi ha visto quella squadra magnifica, non può nemmeno immaginare che uno di quei fuoriclasse, come per esempio Pelè, potesse essere gay».
«Non voglio dire che un omosessuale non possa giocare a pallone. Se vuole può farlo, ma formi la sua squadra e metta in piedi una federazione. Ognuno deve stare al suo posto, ogni scimmia sul suo ramo, ogni gallo nel suo pollaio», filosofeggia Junqueia, riprendendo un detto popolare brasiliano. Denuncia da archiviare, quindi. Anche il semplice sospetto, secondo il giudice, dovrebbe spingere il presunto calciatore gay ad abbandonare i campi di calcio. La storia non finirà qui. Renato Salge Prata, avvocato di Richarlyson, è già ricorso in appello, aggiungendo una denuncia nei confronti del giudice al Consiglio nazionale di giustizia, affinché apra un’azione disciplinare per omofobia. […]

Fonte: Corriere.it 

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23 commenti

kilowatt

Siamo alle solite: difenderemo anche questo macho dall’infamia dell’omosessualità in nome della lotta all’omofobia…

Ma se un povero cristo ha la sventura di nascere (cosiddetto) eterosessuale, che deve fare in una società dove la cultura del ‘dagli al frocio’ è radicata alle fondamenta? Dichiararsi gay per solidarietà e simpatia?

Mi date della checca per offendermi? L’unica risposta possibile è ‘può darsi’. Strepitando? Vi do solo ragione. E la riprova e chè, voilà, dal cilindro salta fuori la sentenza. Poi che fai? Dici ‘sai me la sono presa perché mi hanno dato del frocio ma adesso ce l’ho pure con te perché confermi che avevo ragione di incazzarmi’?
Avete una mentalità retrograda? L’unica risposta possibile è la commiserazione, come si fa con i pazzi.

Stiamo

più

calmi.

lik

La stessa cosa l’ha detta quel catto di Rivera (grande esempio di virilità 🙂 ). Secondo me è molto più virile il rugby del calcio ed è molto più gayfriendly come ambiente.

lik

Kilowatt
“Siamo alle solite: difenderemo anche questo macho dall’infamia dell’omosessualità in nome della lotta all’omofobia…”

Ma direi di no scusa, qui si sta discutendo delle motivazioni del giudice. Questo dimostra quanto sia ancora importante il coming out per far cambiare le cose. Oggi nessuno mette più in dubbio l’esistenza di gay tra i militari o nella polizia, perché esistono associazioni e militari gay dichiarati anche in Italia. Verrà un giorno in cui non sarà più necessario dichiararsi. Io spero di verderlo 🙂

Maurizio D'Ulivo

@ kilowatt

(…) Ma se un povero cristo ha la sventura di nascere (cosiddetto) eterosessuale (…)

Nascere eterosessuale sarà anche una sventura, ma non è certo per questa caratteristica che trovi giudici che vorrebbero emarginarti, persone che ti deridono, allenatori che ti ritengono un fastidio nella loro squadra, leader politici che dichiarano che non sei adatto ad un ruolo di educatore, tifosi che sfoggiano striscioni o che si esibiscono in cori collettivi di derisione collettiva e pubblica a te rivolta, Umberti Bossi et similia che ti equiparano ad un pedofilo nei loro comizi, gruppi di coatti che ti pestano a sangue, datori di lavoro che rifiutano di assumerti, vicini di casa che ti fanno oggetto nei loro chiacchiericci, e via dicendo.

Tutti quelli elencati, e altri ancora, sono i trattamenti che frange estese della nostra società, e a quanto pare anche quella di altri Paesi, riservano invece alle persone omosessuali, per la sola colpa di essere tali.

E’ per questa ragione che tutti i tuoi interventi che ho letto qua sopra, puntualmente e immancabilmente tesi a sminuire la portata delle forme di ostracismo e di aggressione verso l’omosessualità (che invece affollano quotidianamente le cronache) appaiono risibili e infondati, quasi che a scontare tutto ciò siano le persone eterosessuali oppure che la sommatoria di tutti questi fatti quotidiani non abbia rilevanza alcuna: lasci percepire che ti dia meno fastidio la discriminazione contro gli omosessuali che la condanna nei confronti di tali comportamenti discriminatori.

Lo scorso anno, a Torre del Lago (LU), una ragazza fu stuprata a mo’ di punizione PER IL SOLO FATTO che fosse lesbica, un ragazzo picchiato solo perchè gay, senza che entrambi avessero fatto niente di particolare: ti risulta forse che accadano mai episodi di aggressione verso qualcuno solo perchè è eterosessuale?

Leggendoti, finiscono per sembrare carnefici proprio quelle persone omosessuali che, venendo invece regolarmente aggredite o discriminate, hanno cominciato a ritenere necessario difendere i loro diritti di cittadini che, anche se può suonare incomprensibile a qualcuno, sono esattamente gli stessi diritti di cittadinanza di cui puoi godere tu.

Maurizio D'Ulivo

P.S.. io non me la prendo MAI se mi si da dell’omosessuale (lo sono), nè me la prenderei se fossi eterosessuale: in tal caso, si tratterebbe certamente di un’inesattezza, ma non di un insulto (insulto è attribuire ad un’altra persona una caratteristica OGGETTIVAMENTE denigratoria, e ovviamente io ritengo che non ci sia alcunchè di denigratorio o di negativo nell’omosessualità, che altro non è che una variabile umana e animale). Non è però questo il punto (come ha giustamente scritto lik): il punto vero, a fronte dell’ennesimo tentativo di discriminazione, è confutare tutti coloro che, ocme il giudice brasiliano in argomento, ritengono del tutto normale utilizzare la loro carica pubblica per concorrere a creare un clima di emarginazione e di ghettizzazione verso una ben precisa categoria di persone.

kilowatt

@lik

Quel giorno spero di vederlo anch’io, ma più presto.

@Maurizio

Tante belle parole convenzionali, ma nessun’idea moderna.

Permetti: hai letto tanti miei interventi, ma dove hai visto il mio coming out? Dove ho dichiarato che mi piacciono le donne?

Non dare troppo peso a queste domande. Sono puramente esemplificative di ciò che davvero io contrasto (stavo per scrivere ‘combatto’, ma non è corretto): la superficialità, il non saper vedere oltre gli schemi imposti da una mentalità comune, sia essa quella retrograda del giudice Junqueia o quella pseudomoderna destinata a sostituirla.

Vuoi la prova? Tu dici

Nascere eterosessuale sarà anche una sventura, ma non è certo per questa caratteristica che trovi giudici che vorrebbero emarginarti, persone che ti deridono, allenatori che ti ritengono un fastidio nella loro squadra, leader politici che dichiarano che non sei adatto ad un ruolo di educatore, tifosi che sfoggiano striscioni o che si esibiscono in cori collettivi di derisione collettiva e pubblica a te rivolta, Umberti Bossi et similia che ti equiparano ad un pedofilo nei loro comizi, gruppi di coatti che ti pestano a sangue, datori di lavoro che rifiutano di assumerti, vicini di casa che ti fanno oggetto nei loro chiacchiericci, e via dicendo.

e non ti accorgi che tutto questo non ha nulla a che fare con il tema in discorso. Nessun omosessuale è coinvolto in questa faccenda.
Tu mi attribuisci una volontà di sminuire episodi o di additare carnefici che mi fa cadere completamente dalle nuvole, perché io sto parlando del caso penoso in cui un [di nuovo, cosiddetto] eterosessuale, vittima di omofobia (già questo fa sganasciare), ottiene approvazione alla propria omofobia e se ne lamenta pure…
Abbi pazienza, ma a me sembra che tu mi leggi come leggeresti la tabella dell’oculista.

lik

@ Kilowatt

Una curiosità speri di vederlo più presto perché non sopporti chi dichiara pubblicamente la propria omosessualità?

“Nessun omosessuale è coinvolto in questa faccenda.”

Io mi sento coinvolto quando leggo sentenze di una stupidità del genere e omofobe. I singoli cittadini si presentano in tribunale con le richieste più assurde. E questa è una di quelle, bene dunque nel non accoglierla, ma le motivazioni sono ASSURDE. Ti è chiaro il concetto ora? Sarebbe bastato non accogliere la richiesta senza motivazioni omofobe e nessuno ne avrebbe parlato. E’ tanto difficile da capire?

“il non saper vedere oltre gli schemi imposti da una mentalità comune, sia essa quella retrograda del giudice Junqueia o quella pseudomoderna destinata a sostituirla.”

No tu intervieni sistematicamente per criticare donne e gay. Fa ‘na cosa con quell’altro Murante come si chiama organizza un bel macho pride e non se ne parla più.

Maurizio D'Ulivo

@kilowatt

che tu sia eterosessuale, omosessuale o altro in effetti non ha per me rilevanza alcuna: ho dato per scontato il tuo orientamento (mi scuso dunque per la forzatura), ma ciò non cambia di una virgola la mia opinione precedentemente espressa.

Il punto, e torno a sottolinearlo, è che si assiste quotidianamente a molteplici espressioni di intolleranza sociale nei confronti di persone PERCHE’ omosessuali, e non certo PERCHE’ eterosessuali: sta qui il problema, sta qui la punta dell’iceberg che segnala un atteggiamento sociale purtroppo diffuso in vasti strati della popolazione (mi auguro non maggioritari, ma non dispongo di statistiche al riguardo).

E questa è una situazione che penalizza le persone omosessuali nella loro quotidianità, anche quando ciò non si traduce in atti eclatanti meritevoli della cronaca: il rifiuto di un lavoro, il metodico atteggiamento teso a tenerti a distanza, il dileggio, ecc. possono fare addirittura più male, per gli effetti che hanno sulla maturazione della personalità dei tanti soggetti, (alcuni più vulnerabili di altri, soprattutto in fase adolescenziale) del singolo episodio di aggressione fisica.

E’ in questo quadro che vanno ad inserirsi dichiarazioni come quelle di Junquela, piuttosto che quelle dei tanti esponenti della gerarchia cattolica (che ci “accettano” solo a condizione che noi non diamo seguito, con atti concreti, al nostro orientamento sessuale e affettivo) o di tanti esponenti politici (ricordo ancora un memorabile comizio della fine degli anni ’90, in cui U. Bossi definì pedofili tutte le persone omosessuali che chiedevano il diritto di adozione): tutti atti che incoraggiano la costruzione di un contesto sociale dove l’omosessuale viene additato e censurato fin dall’adolescenza (oltre che penalizzato nelle sue opportunità di concreto inserimento sociale), e perciò, a mio avviso, da contrastare con costanza e puntualità.

Trovo perciò paradossale, a prescindere dal tuo orientamento sessuale, che tu ti dimostri (almeno nei tuoi interventi qua sopra) molto più pronto a stigmatizzare le critiche verso le espressioni omofobe piuttosto che questi stessi atti tesi alla discriminazione.

In una società dove la definizione “omosessuale” finalmente non fosse considerata un’offesa, la persona etero che viene definita omo non avrebbe più ragione di incazzarsi ma, tutt’al più, di far notare l’imprecisione (cosa che peraltro potrebbe avvenire anche a ruoli invertiti): ma sono proprio le dichiarazioni come quelle di Junqueia (che teorizza addirittura la ghettizzazione dei calciatori omosessuali) che allontanano il giorno in cui la società sarà matura per accettare un approccio più sereno ed inclusivo alla variabilità degli orientamenti sessuali dei propri cittadini.

kilowatt

Vi voglio spiegare un paio di cose, le ultime.

1) Qui ci si confronta sulle idee. Se un’idea non vi piace (o meglio: non vi trova d’accordo) discutetela criticamente, contestatela anche in modo aspro, fatela a pezzi da un punto di vista concettuale. Altra cosa sono i processi alle intenzioni, che sono particolarmente difficili, perché da due righe nessuno può tirare – se non per una forma di isteria – conclusioni come:

No tu intervieni sistematicamente per criticare donne e gay.

… tutti i tuoi interventi che ho letto qua sopra, puntualmente e immancabilmente tesi a sminuire la portata delle forme di ostracismo e di aggressione verso l’omosessualità …

Leggendoti, finiscono per sembrare carnefici proprio quelle persone omosessuali che, venendo invece regolarmente aggredite o discriminate …

Discutiamo di quel che dico, per piacere, non dell’intenzione che a vostro dire perseguirei, perché questo è solo un modo (anche piuttosto meschino) di ottenere ragione rivolgendo un attacco personale. Conferme non servono, ma nel caso:

Fa ‘na cosa con quell’altro Murante come si chiama organizza un bel macho pride e non se ne parla più.

2) La storia delle cosiddette ‘conquiste’ sociali è storia delle idee delle minoranze che hanno prevalso, a fatica, sull’insensatezza generale. La voce scomoda, non piegata, non politically correct, può anche dire un mucchio di cazzate; ma il solo fatto di essere una voce diversa indica che non si è accontentata di pappagallare all’infinito ciò che è frutto di apprendimento culturale, e magari (chissà) potrebbe anche avere ragione. Non pretendo che sia il mio caso, ma personalmente presto particolare attenzione alla voce isolata solo per questo. A quel Pasolini controcorrente, che difendeva la polizia, e che ho conosciuto solo indirettamente per ragioni anagrafiche, ho pensato qualche centinaio di volte; per poi concludere che aveva torto, ma ho sentito più opinioni al riguardo e ci ho pensato qualche centinaio di volte (e non perché fosse Pasolini). Ma anche quando si trattasse dell’opinione più becera, essa merita attenzione se non altro per fare il confronto. L’idea, ovviamente. Non la presunta intenzione.

3) Mettere a tacere qualcuno, in queste o in altre condizioni, generalmente non è una buona idea. Ma sono parte in causa e ho un conflitto di interessi. Dunque mi guardo bene dal criticarla e seguo il consiglio, non troppo velato, che emerge da queste due righe:

Fa ‘na cosa con quell’altro Murante come si chiama organizza un bel macho pride e non se ne parla più.

Del resto, non mi appaga troppo dialogare con persone che sarebbero più felici di essere tutte unanimi.

lik

@ Kilowatt
“La voce scomoda, non piegata, non politically correct, può anche dire un mucchio di cazzate; ma il solo fatto di essere una voce diversa indica che non si è accontentata di pappagallare all’infinito ciò che è frutto di apprendimento culturale, e magari (chissà) potrebbe anche avere ragione.”

La tua non è una voce non politicamente corretta nessuno ti sta escludendo, nessuno sta chiedendo la tua censura. Ti ho dato semplicemente un consiglio, perché discutere con persone che vanno a cercare il pelo nell’uovo per tentare di discreditare tutte le battaglie in favore di donne e gay non è piacevole, soprattutto per chi le discriminazioni le subisce.

kilowatt

Mi sembra inutile far notare che “per tentare di …” è una subordinata finale senza ragion d’essere, credo di averlo già detto ampiamente (e vanamente).
E mi sembra anche inutile far notare che lo “spiacevole”, lo “sgradito” non è argomento di discussione costruttiva e si traduce solo “mi urti i nervi”.
Mi hai dato un consiglio? Embè, ho detto che lo seguivo, che altro vuoi?

Saluti.

Engine

@kilowatt

Dici che nessun gay e’ direttamente coinvolto.
Ti va di leggere una mia storiella di fantasia?
Eccola:
———
Tizio e’ un giocatore di calcio brasiliano.E’ bravino,ma sa perfettamente anche lui che non potra’ mai essere il nuovo Pele’.Pero’ in campo il suo lavoro lo fa e i suoi soldi se li guadagna.
Non sembra esserci nulla che non vada,in Tizio.Tranne per il suo allenatore Caio,che lo ha visto baciarsi con un altro uomo.Tizio,difatti,e’ omosessuale.E non ha problemi ad ammetterlo,o a vivere la propria sessualita’ senza nascondersi come fosse un appestato.
Pero’ all’allenatore gli omosessuali non piacciono.Difatti preme affinche’ Tizio venga allontanato dalla squadra.E cosi’ succede.Tizio viene cacciato dalla squadra solo perche’ e’ omosessuale.
Tizio prova a ricorrere per vie legali.Ma la sua richiesta viene respinta.Perche’?
Perche’ il giudice incaricato,un certo Junqueia,da ragione all’allenatore Caio.
Perche’ e’ giusto che gli omosessuali non giochino a calcio,e se proprio vogliono farlo creino le proprie squadre e la propria federazione.
Nel calcio “vero”,devono esserci solo virili esemplari di maschio brasiliano.Mica una checca come Tizio.
———
Ora ti pare che gli omosessuali c’entrino?Ok.E’ solo una ipotesi,un esercizio di fantasia.Ma prendendo come base la sentenza del giudice Junqueia,sei proprio sicuro che se gli si presentasse una situazione del genere non si schiererebbe a favore dell’omofobo che ha cacciato qualcuno solo perche’ omosessuale?
E se domani si iniziasse a dire che non e’ giusto che gli omosessuali lavorino negli uffici?Che sarebbe meglio lavorassero solo fra loro,in societa’ solo per loro?
E se si iniziasse a dire che gli omosessuali debbano stare in quartieri adibiti alla loro esclusiva presenza?Magari con delle mura e delle guardie per evitare che scappino,no?
E cosi’ via.
E’ razzismo,e’ discriminazione.
E senza nessuna oggettiva,oggettivabile,scientifica motivazione a supporto.

Maurizio D'Ulivo

“Nessun omosessuale è coinvolto in questa vicenda”

@ kilowatt

ribadendo quel che è già stato scritto da altri (al costo di sentirmi nuovamente dare del “pappagallo”: ma francamente mi preoccupa cercare di esprimere ciò che penso, non certo il fatto di essere in linea o meno con ciò che dicono altri, checchè tu ne pensi), sottolineo che ciò che ha scritto il giudice Junqueia coinvolge invece molto le persone omosessuali o, perlomeno, coinvolge molto ME, proprio perchè omosessuale.

Mi coinvolge per il contributo che le posizioni espresse da quel giudice forniscono alla costruzione di un clima di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, e perciò ritengo del tutto appropriato intervenire.

Sul fatto che poi vi sia il paradosso che tu hai sottolineato (il calciatore Richarlyson, presumibilmente etero o perlomeno sedicente tale, che ritiene che la definizione omosessuale sia un’offesa e che, in forza della propria omofobia, si senta a sua volta deluso dalla sentenza del giudice che non lo riconosce come parte offesa), sono d’accordo.

Nella sentenza del giudice, però, sono ravvisabili almeno due parti: la prima che, non riconoscendo la qualifica di “omosessuale” come un’offesa (e deludendo perciò il calciatore), mi può trovare consenziente.

La seconda parte della sentenza, però, non solo mi pare del tutto fuori luogo (in quanto formula auspici sull’organizzazione generale del sistema calcistico che niente hanno a che fare con la causa giudiziaria specifica), ma ritorna alla vecchia e abusata storiella dell’impossibilità di far convivere, in una stessa squadra, persone con orientamenti sessuali diversi.

Non solo: la seconda parte della sentenza dà per scontato un aspetto che scontato non è affatto, se non in un’ottica machista lontana dalla realtà: che una prestazione atletica di buon livello (tipo qeulla del Brasile dei Mondiali del ’70) possa essere assicurata solo da una squadra “immune” da presenze omosessuali.

D’accordo dunque sul paradosso da te evidenziato rispetto alla prima parte della sentenza (ovviamente se ho compreso bene il senso del tuo intervento), ma resta il “ritorno” alle posizioni omofobe che il giudice Junquela manifesta nella seconda parte: ed è proprio l’impronta di questa seconda parte ciò che mi dà fastidio.

damiano

@kilowatt:

hai detto:

Vi voglio spiegare un paio di cose, le ultime.

1) Qui ci si confronta sulle idee. Se un’idea non vi piace (o meglio: non vi trova d’accordo) discutetela criticamente, contestatela anche in modo aspro, fatela a pezzi da un punto di vista concettuale.

Non hai ancora detto che cosa ne pensi dell’idea di questo giudice. E’ possibile criticarla senza per questo seguire colui che si sente infamato ad essere chiamato omosessuale?

Magar

Non ho molta voglia di entrare nei litigi qui sopra, dico soltanto che la decisione è giusta (essere chiamati “omosessuali” da un omofobo non è un’offesa, come essere chiamati “sporco negro” o “amico dei negri” da un razzista non è offesa – al più, un onore!), ma le motivazioni del giudice Junqueia sono razziste e schifose (e il paragrafo grassettato da chi ha inserito la notizia lo illustra bene). Come, del resto, avevano già detto altri qui prima di me.

kilowatt

@damiano

Sono contentissimo della domanda che mi hai rivolto.
Ne sono molto contento perché mi sembra dimostri che non è del tutto impossibile dire la propria senza venirsi per forza a trovare in mezzo alla bufera sol che ciò suoni vagamente eccentrico, anomalo, strampalato.
Grazie.

Mi è stato detto di tutto: che io vorrei sminuire l’importanza di certi (non so quali) episodi di aggressione, trasformare “vittime” in “carnefici”, fare un “Macho Pride” ecc. Non c’è nulla di più estraneo alla mia natura. E soprattutto mi è stato dato a intendere che farei meglio ad andarmene, ché certe opinioni danno fastidio.

In realtà io non credo di aver affermato alcunché di mostruoso, concentrando l’attenzione non sul giudice, bensì sul calciatore e sull’eco della sua denuncia. La mia unica intenzione era rovesciare una prospettiva che rischia ormai di diventare soltanto ridicola. Una prospettiva mediatica molto volgare e banalizzante, capace solo di dipingere una realtà in bianco e nero, dove ottenere un coro di reazioni sdegnate, un buuu gigantesco (e grossolano), all’abominevole sentenza del giudice Junqueia: a costo, altrimenti, di iscriversi al club dei mostri (com’è accaduto infatti al sottoscritto).

Ma a cosa serve, perdio, a cosa? Di cori sdegnati ne stiamo levando da anni. Essi hanno avuto la loro utilità, non lo nego. Sono serviti a una presa di coscienza. Ma una presa di coscienza matura non può restare aggrappata a una fase infantile, di collera, di irritazione inconcludente.

Il giudice Junqueia è un idiota integrale e non vedo che altro dirne. Cosa vorresti che ne pensassi. È la più grande stronzata di questo mondo, confutabile da un bambino di dieci anni: e questo tizio ci ha tanto di laurea…

Ma è un idiota la cui idiozia non avrebbe mai avuto alcun peso se un altro idiota non gliene avesse dato occasione. E certo che dobbiamo criticare la sentenza! Anzi no, dobbiamo proprio vergognarcene, compatirla, ridicolizzarne la grossezza, la viltà.

Però se non facciamo un passo avanti ce ne ritroveremo tra i piedi più di quante siamo in grado di sopportarne (io sono già arrivato al limite, evidentemente). Quanto agli episodi di aggressione, discriminazione ecc. che sono stato accusato di minimizzare, io credo che il modo migliore per non dico incentivarli, ma quanto meno per non combatterli efficacemente, sia proprio quello di rinunciare a cambiare mentalità noi per primi.

Perché ho detto a Maurizio che “da nulla” si evincevano le mie preferenze sessuali? Perché non hanno alcuna importanza: perché oggi, 4 agosto 2007, dovremmo a mio avviso già avere un’espressione di assoluto stupore di fronte a tanta ignoranza. Di fronte a uno che si risente per l’epiteto di omosessuale dovremmo essere capaci, magari anche forzandoci, perché la cultura preme effettivamente in tal senso, di guardarlo come una bestia rara. Ma che cazzo dice?

Altrimenti questa cultura quando la cambiamo?

Se uno (come potrei essere io) si permette uscite in apparenza scandalose, attenzione. È un esempio che ho fatto: immaginate che io venga qui a dire “i gay sono una massa di stronzi, come gli altri”. Succederebbe un putiferio. Ma sono io, io solo a dire “come gli altri”. Pur con un’espressione di stima negativa (che in effetti, sia chiaro, mi garberebbe) io mostro di considerare le persone tutte uguali. A questo punto c’è ancora qualcosa da superare, perché ho pur sempre diviso gli homo sapiens in etero e gay (categorie che solo a immaginarle mi fanno schifo, ma già, “schifo” non si può dire). Ma è già diverso.

Può anche darsi che io dica tante stronzate: non ho nessuna pretesa di essere nel giusto e men che meno di avere l’illuminazione.

Però, lik: certi inviti tienili per qualcun altro che magari conosci un po’ meglio.
E Maurizio: io non ti ho dato del pappagallo; se vuoi te lo posso perfino dimostrare.

All’inizio ho detto “stiamo più calmi”.
Mi convinco sempre di più di questa necessità. 🙁

lik

@ Kilowatt

“In realtà io non credo di aver affermato alcunché di mostruoso, concentrando l’attenzione non sul giudice, bensì sul calciatore e sull’eco della sua denuncia.”

Quel giudice puo’ fare altri danni puo’ emettere sentenze omfobe è più pericoloso del calciatore che comunque non ha invitato a discriminare direttamente i gay. E poi comunque lo abbiamo notato tutti solo che tu sei intervenuto per primo nel post

“Ma una presa di coscienza matura non può restare aggrappata a una fase infantile, di collera, di irritazione inconcludente.”

Al contrario, negli altri paesi europei dove sono stati ottenuti i diritti è proprio perché la gente è un po’ più inkazzata contro le ingiustizie, invece qua ci dobbiamo sorbire pure il tuo moralismo della persona matura che vuole insegnare ai pivelli. Anche perché in Italia c’è stata una sentenza simile su Vialli:

“Sulla presunta omosessualita’ di molti calciatori (complice anche la “calda” atmosfera delle docce ed una certa “fratellanza” negli spogliatoi) si e’ sempre vociferato, ma nel 1994 le voci su Gianluca Vialli (all’epoca pilastro della nazionale italiana) diventarono sempre piu’ inistenti, tanto che il calciatore denuncio’ un giornalista per “diffamazione” (a conferma di come omosessuale fosse percepito come un’offesa); peggio pote’ fare solo il giudice del processo che diede ragione a Vialli in quanto “un calciatore è un simbolo per la società… essere gay non è consono ad un soggetto che viene preso ad esempio da migliaia di giovani”

Forse se all’epoca (io non avevo ancora l’età) ci fosse stata più indignazione oggi la musica sarebbe diversa. Spero che i brasiliani non seguano i tuoi consigli.
PS La prossima volta evita le polemiche sterili che ci fanno perdere tempo, potevamo parlare un po’ di rugby 🙂
Buon Week end

rossotoscano

un calciatore italiano, in pieno anonimato, ha detto in un intervista che solo nella serie a di calcio italiana ci sono una cinquantina di giocatori omosessuali ma non lo ammetteranno mai visto il forte maschilismo regnante… comunque non sapevo che per giocare bene a pallone bisognasse aver rapporti sessuali con donne… ci dimentichiamo spesso di omosessuali con le palle che hanno fatto la storia e la cultura, non cadiamo nel luogo comune gay= femminuccia… io quando ero piccolo non ho mai giocato con le bambole nè mi truccavo… mi dispiace per quelli che vogliono vederci come creature deboli e piene di insicurezza…

Sandra

Non c’è niente di male neppure ad essere femminucce, se il contesto è giusto. L’attuale gioco nazionale cileno, il pellín, gioco piuttosto rude, veniva giocato sia da uomini che da donne, fin dall’antichità, come raccontano scandalizzati i missionari spagnoli (beh, si giocava praticamente ignudi e si solletticavano le loro fantasie), e quando ti beccavi la mazzata, non era femmina ne maschia, era soltanto dolorosa…

rosso toscano

@ Sandra
infatti sono d’accordo con te, quello che non mi va è il solito luogo comune gay= femminuccia eppure nella sessualità gay c’è anche il sado/maso a vari livelli e non mi sembrano femminucce…

Asatan

LOL!! Io faccio arti marziali… condiglierei al sti coglioni di provare a litigare con le nostre “femminuccie”, sia che siano gay oppure donne!!

Gabriele Porri

dovrebbero fare una giurisdizione a parte per i guidici mentecatti e razzisti, se è per questo. E poi, a me risulta che nel Brasile del 1970 di gay ce ne fossero, quindi il tipo è anche piuttosto ignorante…

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