Intervista ad Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay
La manifestazione del 20 ottobre «ha senso» perchè va espressa «una critica forte» a questo governo, che in materia di diritti civili ha deluso, e perchè, viste le vocazioni «neocentriste» del Pd, in Italia è a rischio la stessa esistenza di un «blocco progressista». Ma il cuore dell’evento non sta tutto qui. Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay e firmatario (a titolo personale) dell’appello alla mobilitazione pubblicato da Liberazione e il manifesto , lancia un suo «appello». La giornata deve servire per «voltare pagina», dice rivolgendosi ai partiti di sinistra che scenderanno in piazza: «Attenti a non calcare troppo solo su pensioni e welfare, sennò per noi diventa difficile esserci in massa».
Come te lo immagini il 20 ottobre?
Il mio sostegno alla manifestazione è un atto di fiducia. Mi spiego. Nell’appello ci sono temi sui quali ho una posizione differente rispetto ai partiti di sinistra. Penso che la Tav vada realizzata, per esempio, pur con il confronto con le popolazioni locali. Non mi piace l’accentuazione da parte dei politici che scenderanno in piazza su temi come le pensioni, ci andrei più cauto. Vorrei discutere a sinistra del patto generazionale, della precarietà, del ruolo del sindacato che è di grande presidio sociale ma che tende a privilegiare chi le garanzie già ce le ha. Nonostante queste differenze, ho firmato con convinzione l’appello perchè è necessario che chi nella società si posiziona a sinistra prema affinchè il governo, che continua a ignorare gli impegni scritti nel programma, sposti la sua attenzione verso i temi sociali e dei diritti civili. C’è una parte del paese, che va ben oltre la sinistra radicale, che si sente tradita. Urge lanciare dei segnali per spostare l’asse a sinistra, non tanto per la sinistra politica, ma per le persone di sinistra, altrimenti si rischia che le riforme sociali e civili non si faranno mai.
Perchè “atto di fiducia”?
Capisco che alcuni leader di partito premano su pensioni e welfare in vista del 20 ottobre, ma voglio lanciare un appello: attenzione a pensare e dire che la manifestazione è principalmente legata a quei temi perchè come movimento ci metterebbe in difficoltà. Noi immaginiamo una manifestazione a due voci: diritti sociali e diritti civili. Se la discussione cade solo sui primi diventa più difficile per noi esserci in massa. Deve essere un evento che parli alle libertà e ai diritti delle persone in quanto tali. Il problema vero sta nel mancato rinnovamento della sinistra nel suo complesso.
Cosa vuoi dire? Ti riferisci anche alle forme della manifestazione?
Da militante, apprezzo i cortei, ma per diverse tipologie di persone e associazioni non sono coinvolgenti. Va trovata una formula, comunque politica, ma che dia il senso di una pluralità. Mi piacerebbe molto che in questa manifestazione ci fossero anche carri allegorici, musica, non vorrei la solita liturgia corteo-comizio. Penso a forme che già in fase di preparazione della manifestazione, nei territori e a Roma, denuncino quanto questo paese rischia di essere arretrato. Bisogna coinvolgere: negli ultimi anni alle manifestazioni della sinistra i numeri sono un po’ diminuiti, mentre le nostre hanno dimostrato volontà di coinvolgimento.
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Il testo integrale dell’articolo di Angela Mauro è stato pubblicato sul sito di Liberazione