A costo zero l’asta di una legge sui trans

Bene. Ora siamo venuti a sapere che hanno pestato a sangue anche la pornostar ex trans, Maurizia Paradiso dal tg di Italia 1. Bene si fa per dire, ma dopo il totale silenzio dell’assassinio di Emanuela di un mese fa, le poche righe dell’omicidio di Maurizia (essendo un personaggio televisivo quindi esisteva), forse si inizierà a ragionare in termini diversi da un casuale elenco di fatti di cronaca come fossero l’uno indipendente dall’altro e relativi a personaggi strani e virtuali.

Pur senza divertirmi, da anni curo per l’Italia il triste elenco delle vittime trans nel nostro territorio per l’evento mondiale del Transgender day of remembrance, in cui vengono ricordate le vittime dell’odio e del pregiudizio di tutto il mondo ogni 20 novembre. L’Italia è sempre in una posizione molto elevata in questa odiosa classifica, ma quest’anno ho notato una differenza.

Fino all’anno scorso il 99/% delle vittime erano transgender extracomunitarie e senza permesso di soggiorno. Questa tripla discriminazione le rendeva facili bersagli della violenza tout court. Ammazzate perché trans? Perché di colore? Perché non in regola? Perché prostitute? Forse un mix di queste cose le rendeva vulnerabili. Quest’anno – per la prima volta – le vittime sono quasi tutte italiane. Non cambia sul piano umano, né su quello sociale. Ammazzare persone che forse non hanno neppure una famiglia che le reclamerà è troppo «facile». Uccidere ragazze italiane rappresenta un’escalation precisa di transfobia. Un maggior rischio di non «farla franca» con la legge, famiglie che si battono per la memoria della figlia scomparsa e magari chissà.. anche qualche cliente importante…

Il clima è quello che è. Alla fine siamo anche stanche di dovere ogni volta ripetere le stesse cose come, per esempio, richiedere una maggiore attenzione dei media sui nostri problemi di cittadinanza di serie zeta che rappresentano la leva su cui gli assassini costruiscono il loro senso di impunità.

Ho speso troppe parole su questo tema. Ora deve intervenire la politica. La legge. Non esiste protezione sociale per le persone transgender se non sono garantite: la privacy del percorso di transizione; l’applicazione delle norme antidiscriminatorie; l’aggravante dei delitti di odio o pregiudizio.

Per garantire la privacy del percorso di transizione non c’è altra strada di quella intrapresa da Gran Bretagna e Spagna: documenti adeguati il più presto possibile, senza vincoli di pezzi di carne da consegnare allo stato.

Per garantire in questa Italia di giudici pigri e avvocati distratti i diritti già riconosciuti per legge alle persone transgender dalle direttive europee e dalle leggi applicative italiane, è necessario scrivere molto chiaramente nel prossimo aggiornamento legale obbligato, i motivi per cui le persone trans rientrano fra chi gode dei diritti alle pari opportunità. L’abstract di una sentenza della Corte di giustizia europea del ’98, richiamata dalla recentissima direttiva sulle Pari opportunità, deve essere scritta «pari pari» nel testo della conversione in legge della stessa. Senza equivoci e che la possa leggere anche l’avvocato più distratto, il giudice meno attento agli aggiornamenti legislativi su casi delle minoranze estreme.

Per l’aggravante, basterebbe che si decidessero a trasformare una promessa in fatto, con l’aggiornamento della legge Mancino.

Certo noi trans non rischiamo di essere nella lista delle morti bianche sul lavoro: non ci fanno lavorare proprio, salvo rare eccezioni metropolitane. Allora vorrei fare un passo avanti. Io una bozza di un possibile testo di legge l’ho scritta al fine di ridurre questi e altri rischi altrettanto pesanti per la vita delle persone trans (il non trovare lavoro che poi porta alla prostituzione che poi porta ai rischi di essere ammazzate, ad esempio). […]

Allora sono disponibile a metterla in piazza. Magari su un blog per discuterla con chiunque voglia partecipare: legali, trans, politici. Oppure la metto all’asta a costo zero per verificare se possa incuriosire un onorevole, un partito, cui interessi anche la sorte del peggior bacino di voti che un gruppo sociale possa portare: le persone trans, che, se sono 5 mila in tutta Italia, è già tanto! L’asta è aperta. Scrivete a mirella@mirellaizzo.it.

Il testo integrale dell’articolo di Mirella Izzo è stato pubblicato su Il Manifesto e può essere letto sul sito gaynews.it

Archiviato in: Generale