Ha promesso imparzialità e garantito che la Turchia rimarrà uno Stato laico. A sentirlo, ieri, Abdullah Gul, in corsa per la seconda volta per la Presidenza della Repubblica, sembrava quell’uomo del compromesso che il Paese sta cercando da tanto tempo. Il ministro degli Esteri è stato ricandidato dal partito islamico-moderato Akp, nonostante proprio sul suo nome, nei mesi scorsi, la parte laica e filo islamica si siano scontrate a più riprese. Fino alle elezioni dello scorso 22 luglio, quanto la formazione politica guidata da Recep Tayyip Erdogan e di cui Gul fa parte ha conquistato quasi il 47% delle preferenze, aprendo la strada alla sua riconferma.
«Mi sono candidato perché ho seguito il volere del popolo – ha detto Gul -. Questa candidatura è l’espressione della democrazia. La Turchia è uno stato laico e democratico e io sarò un presidente imparziale. Di questo non deve avere dubbi nessuno». Un pensiero anche per Bruxelles: «La Turchia in questi anni è cresciuta, anche nella considerazione internazionale: adesso dobbiamo andare avanti con le riforme necessarie per entrare in Europa». Parole importanti, a cui però una parte del Paese continua a non credere. Il Chp, il Partito repubblicano del Popolo, principale voce dell’opposizione, ha definito la candidatura di Gul a capo dello Stato una «minaccia per la democrazia». I militari, due settimane fa hanno chiesto «un presidente laico nei fatti e non solo a parole».
Il suo nome non entusiasma neanche il Mhp, il Partito nazionalista, che però parteciperà alla votazione in Parlamento per non fare mancare il numero legale. Contenti i deputati indipendenti curdi, che per questo appoggio potrebbero chiedere in cambio a Erdogan quelle leggi speciali che l’est del Paese aspetta da tempo. […]
Gul fa il laico, ma la Turchia non ci crede
2 commenti
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In Italia non ci sono nemmeno i presidenti “laici solo a parole” 🙁
Arredatece Atatürk!
Tra un po’ interverrà Steve per spiegare che bisogna fare entrare la turchia in europa e che Gul è un saggio islamico moderato. Mi piacerebbe si riflettesse un po’ di più sulle conseguenze dell’entrata della Turchia non solo del punto di vista dell’islam, ma anche dal punto di vista delle istituzioni. L’entrata dei paesi dell’est ha fortemente indebolito l’UE figuratevi l’entrata della Turchia. Del resto a sponsorizzarla è la Gran Bretagna che è fuori da Schenghen e dall’euro. Perché non vuole un’europa politica forte solo uno spazio economico.