Teodicea peruviana

In Perù due lunghe scosse di terremoto a partire dalle 18.41 locali di mercoledì 15 agosto (le ore 1,41 italiane di giovedì), rispettivamente di magnitudo 7,9 e 7,5 della scala Richter, hanno seminato morte e terrore: sono 510 le vittime accertate e 1.500 i feriti. […] A Ica, per tutta la notte totalmente immersa nel buio, la gente, disorientata ed impaurita per il timore dei gruppi di sciacalli che sono entrati in azione, si è raccolta in zone aperte con le poche cose che ha potuto recuperare dalle case crollate. Qui è inoltre crollato il santuario del Senor de Luren, una costruzione del XVI secolo al cui interno si trova tra l’altro la venerata immagine del patrono della città. «Al momento del sisma – spiega il sacerdote Carlos Henao – i fedeli stavano uscendo dalla chiesa al termine dell’eucarestia, ancora non sappiamo con certezza se ci sono state vittime; nonostante i crolli – ha proseguito padre Henao – che hanno fatto cadere le numerose immagini della chiesa, quella del Signore di Luren è rimasta incredibilmente intatta». […]

Testo integrale sul sito del Sole24Ore

La terra ha tremato mentre si trovavano a messa, per l’Assunzione. Improvvisamente, la chiesa di San Clemente – a Pisco – è crollata come cartapesta. Sotto le macerie potrebbero esserci ancora decine di corpi: i fedeli – all’interno – erano 300. […]

Testo integrale su Avvenire

Come nel 79 a Pompei, o nel 1756 di fronte al terremoto di Lisbona, ci si può interrogare sulla giustizia divina. Ogni catastrofe porta con sé la domanda a cui i credenti non sanno proprio dare risposta: come si giustifica il male con l’esistenza di una divinità onnisciente, onnipotente e infinitamente buona? Ogni tanto qualcuno cerca di cavarsela sostenendo che deve trattarsi di un “castigo di Dio”: ma vale anche per chi stava a messa, ed è morto proprio perché stava a messa? L’unica risposta è affidarsi ai “misteri della fede”, ammettendo però, implicitamente, di non capire proprio nulla delle azioni del dio in cui si crede. A meno di non cavarsela con una risposta stile ‘padre Henao’: che importa quanti morti ci sono? L’importante è che si sia ‘miracolosamente’ salvata l’immagine prediletta. Non sono certo un credente, ma se fossi Ratzinger lo scomunicherei seduta stante per idolatria.

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11 commenti

Steve

http://www.nogod.it/noncadefoglia.htm

1/06/06 – Palestrina, Roma. Cede una botola sotto i piedi di un sacerdote che pregava in una chiesetta, ma si salva la madre che stava accanto a lui. Qualcuno griderà al miracolo per la salvezza della madre, qualcun altro imprecherà contro dio che non ha avvertito il sacerdote proprio mentre era in diretta comunicazione con lui.

Salvo Zappala'

e allora?…

1. I credenti in fondo sono dei fatalisti. qualsiasi cosa buona o cattiva è da attribuire a Dio. In un certo senso Dio “permette” lo scandalo del male. Gli eventi catastrofici possono essere letti in una duplice veste: come segno delle potenze del male che si oppongono a Dio, o come esempio di pedagogia divina.

2. I credenti sono molto affezionati ai loro simboli: immagini sacre, luoghi, statue. Nonostante spesso le religioni siano iconoclaste, hanno sempre utilizzato immagini, statue, eventi portentosi. La religione non è il libro sacro, i dogmi, ma piuttosto un’esperienza. Per questo molti fanno esperienza del sacro e del religioso, pur non conoscendo ne’ il testo sacro della propria religione, nè i suoi dogmi.
Secondo me dietro le religioni stanno delle strategie linguistiche comuni sempre uguali in tutti i secoli e in tutte le culture, talmente semplici che spesso sono quasi “genetiche” dell’uomo. Credo che la psicanalisi e la sociologia delle religione abbiano approfondito bene l’argomento.

jsm

qualche centinaio di morti ma l’immagine del signore di luren è incredibilmente intatta.
miracolo!

Sailor-Sun

I telegiornali (ho visto raidue) mi sembrano abbastanza filoclericali. Morte e distruzione in mezzo perù e vanno a occuparsi di una chiesetta.

Ernesto

Per un vero credente la morte non è una cosa negativa perché c’è sempre il paradiso ad aspettarli, quindi una catastrofe naturale che uccida 100 mila persone non dovrebbe essere vista come un “male” da spiegare.

Daniela

come disse un signore su radio maria, ila male proviene da noi e dalla natura ma il bene proviene da dio.

Sailor-Sun

“come disse un signore su radio maria, ila male proviene da noi e dalla natura ma il bene proviene da dio.”

E qui c’è la più grande ipocrisia finalistica esistente al mondo.

Steve

Quel signore di Radio Maria all’indomani dello tsunami disse che era un castigo per i turisti pedofili. Senza pensare che la metà dei 300.000 morti erano bambini, che i turisti morti furono una esigua minoranza e che i preti pedofili non furono coinvolti!

Nerone

Steve, ma non capisci che il Signore mandato lo tsunami e fatto morire quei bambini per non farli cadere nelle mani dei turisti pedofili?

fulf

un consiglio ai teisti di ogni latitudine: se identificano il “male” coll’attività tettonica di questa palla chiamata (dai suoi abitanti dotati di linguaggio) TERRA, si trovano di fronte a due conclusioni:
1- il loro dio è un gran bastardo (ma non si parlava di disegno intelligente?)
2- meglio cambiar pianeta, perchè -a quanto pare – sotto c’è il magma…
e come non ricordare l’annuncio di altri simpatici picciotti islamici (tanto amati dai nipotini di stalin -cosiddetti pacifisti) che lessero l’uragano katrina come una punizione divina contro il regno del male?
circa una settimana dopo il pakistan (proprio nella zona degli amici di bin-guevara) fu devastato da un terremoto catastrofico…ma non seguì nessun comunicato.
(a meno chè il dio dei wasp e quello degli islamici non siano -come piaceva a santo woityla- uno, ma DUI, e quindi si facciano la “guerra per placche” e quella atmosferica)

Sandra

Il Perú è un Paese meraviglioso; qualcuno lo descrisse come uno straccione seduto su un cumulo d’oro, ed è proprio così, possiede ricchezze favolose ma il grosso della popolazione è povera, quando non indigente. Non è semplice scrivere del Perú se non lo si conosce, è facile sbagliarsi, perfino il nome riferito è sbagliato, si tratta di Lurín e non di “luren”. Quel prete ha fatto l’unica cosa che sa fare, ha cercato di vedere un miracolo perchè altrimenti dovrebbe vedere la realtà, ed al contempo ha posto le basi per un prossimo culto che porterà schiere di fedeli e revitalizzerà l’economia locale; è stato così da sempre, gli esempi sono innumerevoli; in Cuzco, nel Lunedì Santo, si rende culto al Taitacha Temblores, traducibile come “Nostro Signore dei terremoti”, secondo la ritualità cristiana, in ricordo dell’esposizione del sudario del Cristo de la Buena Muerte che del 1650 si dice, fermò un forte terremoto; ma la cattedrale di Cuzco si erge sui resti del tempio dedicato ad Apulla Tikse Wiracocha, e proprio lì si conserva l’effige del Taitacha Temblores detto anche Cristo Moreno (Cristo negro); si tratta di un dipinto del volto del Cristo, annerito dal fumo dei ceri e perciò identificato come negro. Dalla cattedrale si muove una processione recante numerose effigi oggetto di devozione popolare, diretta verso specifici luoghi della città, per poi far ritorno in chiesa e ricevere la benedizione del parroco; esattamente come in epoca preispanica si faceva con le mummie dei sacerdoti, i capi e gli Inca defunti, affinché ricevessero il tributo da parte dell’Inca regnante, non solo, ma l’effige cristiana, viene adornata con corone di fiori purpurei di ñucchu (Salvia esplendens), lo stesso fiore che costituiva offerta votiva sia per il dio Kon che per Wiracocha. Il Señor de Tayankany, si chiama così perchè la sua immagine apparì miracolosamente su una roccia verso dell’Ocangate, montagna nella quale si registra uno dei più numerosi pellegrinaggi andini; e così per un mucchio di altre immagini venerate alle quali corrispondono altrettante feste e che nella quasi totalità o si sono stratificate su culti ancestrali od almeno ne utilizzano in parte la ritualità. Quanto a quelle persone infreddolite e spaventate, beh, in questo nostro mondo, così diverso per colori, lingue, credenze e tradizioni, non si può essere troppo severi con coloro utilizzano modi di spiegare la realtà che paiono paradossali e che pure rispondono al trame più intime del loro tessuto esistenziale e rinunziare alle quali li renderebbe ancora più sperduti di come sono. Io sento in me parte di tutto quel dolore; non credere in alcun dio, tra le molte cose, mi allevia anche del fardello di dover credere di dovermelo ingraziare per non incorrere nelle sue ire o per doverne supplicare la compiacenza, ma so bene che la gran parte delle persone non possono capirlo, che molti sacerdoti indigeni e non stanno compiendo i loro differenti riti, so che non solo questo non cambierà ma che per molti è fonte di consolazione, non li capisco, però li accetto. Certo, per dirne una, se quel terremoto fosse accaduto in Giappone, le vittime sarebbero state forse due, il problema è che quando c’è di mezzo il terzo mondo, le vittime sono tante perchè in primis sono vittime dello stato in cui vivono che, in questo caso, non consentirebbe loro di costruire con criteri antisismici.
@ Salvo Zappalà ha fatto un’analisi che condivido in pieno e che non avrei saputo scrivere così bene.

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