Di recente la posizione della Chiesa in tema di aborto è stata oggetto di attacco, specialmente da quando ha puntato il dito verso certe organizzazioni internazionali che proclamano l’aborto come un diritto da diffondere al pari del diritto all’acqua o ai farmaci salvavita. Il fatto che non viene compreso è che la condanna non nasce unicamente da valutazioni morali (la vita è sacra dal momento del concepimento) che tuttavia hanno un indiscutibile fondamento scientifico (l’analisi del DNA attesta che dal concepimento è presente e vivo un essere umano diverso dalla madre), ma riguarda anche l’impatto psicologico e talora negativo sul piano fisico che l’aborto ha su chi lo compie. Vediamo di capire dunque due punti: primo, se permettere l’aborto sia un passo a favore della salute della donna, e secondo, se la definizione di “salute” che implica il diritto all’aborto ci soddisfa.
Salute della donna: Varie legislazioni permettono l’aborto in base all’idea che la nascita di un bambino non voluto sia un rischio per la salute della donna. In realtà questo è l’unico caso in tutta la medicina in cui il paziente (in questo caso la donna) si autodiagnostica la malattia (il fatto che la nascita sia pericolosa per la sua salute) e fa le sue scelte “terapeutiche” in totale autonomia dal medico, almeno nei primi mesi. Quante sbagliano “diagnosi”? Possono esserci soluzioni “terapeutiche” alternative? L’assoluta discrezionalità della scelta ci impedisce di saperlo.
Ma è il bambino un pericolo per la salute della madre oppure è l’aborto ad essere pericoloso per la donna? Il Journal of Child Psychology & Psychiatry del 2006, riporta che le donne che abortiscono sono a maggior rischio di problemi mentali (depressione, ansia, comportamenti suicidi) rispetto alle altre; e già molti studiosi hanno parlato dei rischi da aborto chimico (Ann Pharmacother. 2005 Sep;39(9):1483-8). Non solo, ma una recente ricerca pubblicata dal British Medical Journal mostra che portare a termine senza abortire una gravidanza non desiderata ha lo stesso livello di rischio di depressione per la madre che l’aborto di una gravidanza non desiderata, dunque l’argomento che abortendo si preserva la madre da patologie depressive legate alla nascita indesiderata viene meno.
Ma ancora, uno studio norvegese mostra che le donne che hanno avuto un aborto spontaneo mostrano problemi psicologici maggiori di quelle che hanno avuto un aborto volontario, ma solo nei primi giorni; a distanza di 2 e poi di 5 anni, i problemi delle prime scompaiono, mentre persistono i disagi psicologici di quelle che hanno avuto un aborto volontario. Dunque, ciò che secondo questa ricerca provoca disagio mentale profondo non è la perdita del figlio, ma averlo fatto volontariamente. E’ dunque l’aborto una maniera per preservare la salute della donna? Esistono motivi per dubitarne.
Forse è per questo che i medici inglesi sono sempre più restii a praticare aborti, come recentemente segnala il quotidiano britannico Independent; anche perché ormai si sa bene che dalla 20° settimana il feto ha la possibilità di provare dolore durante l’intervento e perché con le ecografie possiamo chiaramente renderci conto della sua umanità. Per esempio possiamo vedere il feto piangere o camminare. […]
Il testo integrale dell’articolo di Carlo Valerio Bellieni* è stato pubblicato sul sito di Zenit
*Dirigente del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita
mmm….ma sa cosa sono prove scientifiche?
Sono ateo, ma non riesco ad essere favorevole all’ aborto.
O forse proprio per questo,
Siccome l’ anima non esiste, non si puo’ identificare un momento in cui
viene infusa. Quindi e’ impossibile determinare razionalmente il limite ad di sotto
del quale l’ aborto puo’ essere consentito.
Un feto di 2 mesi sta a uno di 8 mesi come un bimbo di 2 anni sta a un bimbo di 8 anni.
Carmelo
Sarà, ma di questi studi mi fido poco. Avere un bambino puo’ essere il completamento di una donna, o la rovina di un altra, non ci possono essere risposte univoche, visto anche il numero di neonati abbandonati.
“l’analisi del DNA attesta che dal concepimento è presente e vivo un essere umano diverso dalla madre”
quindi costui asserisce che l’anima non è altro che un biopolimero? Un po’ ereticheggiante, merita una tirata d’orecchi (o una sculacciata) dal suo padrone…
Legge pure il giornale, se riesci a farlo entrare…
La 20esima settimana corrisponde al quinto mese di gravidanza. L’aborto in genere non è consentito così avanti, salvo patologie o rischio (autentico) per la madre.
Comunque il pezzo sulla depressione è solo un’altra versione di quella che i provita chiamano “Sindrome del boia”, patologia a dir poco opinabile nel contesto in cui la usano.
la necessità dell’aborto deriva spesso dalla totale assenza di educazione sessuale e contraccettiva che c’è nelle società, ii italia particolarmente……….a loro le conclusioni…
in risposta ad Azathoth…. se inizi a mettere in discussione anche studi confermati (sono un medico) allora non so cosa dirti… Buono studio!!!
@Carmelo, e un feto di due minuti sta a uno di 8 minuti, come uno di 2 secoli sta a uno di 8 secoli… ma cose e su che basi poggia questo rapporto di 1 a 4?
Eh beh ale, però sai, spesso certi studi non trovano d’accorso l’intero corpus medico, un po’ di scetticismo è lecito direi (sono un extraterrestre).
nessuno obbietta che dal concepimento ci sia nel corpo della FUTURA madre del MATERIALE GENETICO diverso dal suo, soltanto, noi sosteniamo che esso non sia assolutamente nè un bambino, nè un esserre umano, ma solo un gruppetto di cellule non differenziate, sostenere che fin dal concepimento vi è un nuovo individuo con diritti pari a quelli di un adulto o di un bambino è solo una ideologica e strumentale presa di posizione, come ho già espresso, una corretta educazione sessuale e contraccettiva circoscriverebbe di molto gli interventi abortivi, ed il volerli negare es a chi subisce violenza è solo barbarie inumana, pura soppraffazione animale e mancanza di empatia…
spero in un mondo più compassionevole…
sopraffazione, ovviamente, mi è partita un P di troppo
Mi firmo come “Anonimo” perché temo che molti di coloro che leggono queste pagine, in quanto Italiani, non siano ancora pronti a capire.
La sterilizzazione, maschile e/o femminile, previene l’aborto.
In parte, anche la contraccezione seria, ma è meno sicura.
Io sono ateo ma condivido la difesa della vita.
Abortire secondo me è giusto se per rischio della salute della madre si intende un parto ad alto rischio oppure se il feto presenta gravi malformazioni o anomalie tali che farlo nascere e vivere sarebbe impossibile o drammatico. Non credo che un rischio “psicologico” della madre sia superiore alla vita di bambino.
Perchè è vero che fin dal concepimento vi è un individuo diverso e nuovo rispetto alla madre e abortire significa ucciderlo. E’ una parola forte ma è così. Quale è la differenza tra uccidere un individuo di 4 settimane ed uno di 50 anni? e la differenza tra uccidere un ragno ed un uomo?. Probabilmente si ragiona erroneamente in termini di superiore evoluzione che determina un minore o maggiore diritto a vivere. Qui si entra in un campo filosofico ed esistenziale molto arduo.
Comunque quel che penso è che la donna, ed anche l’uomo, deve essere consapevole che un rapporto sessuale, se non protetto, porta ad una gravidanza con tutto quel che comporta in termini di responsabilità verso un nuovo individuo.
Una piena consapevolezza nasce solo da una vera educazione sessuale, che in molti paesi del mondo manca, Italia compresa.
Quindi il nocciolo della questione è il fatto che la Chiesa pur difendendo giustamente la vita non vuole mettere a disposizione delle donne gli adeguati strumenti per difendere questa vita, che non sono altro che educazione sessuale in primis e poi una contraccezione vera, non quei “metodi” che la chiesa propina come alternativi al profilattico.
Io non sono completamente a favore dell’aborto, nel senso che non lo trovo opportuno come mezzo contraccettivo.
Ma a tutti quelli che sono completamente contrari, vorrei ricordare che pochi mesi fa il cardinale Lopez Trujillo scomunicò i medici che fecero abortire una bambina di undici (11!) anni ripetutamente violentata dal patrigno.
Ah la compassione cristiana…
Una volta su questi post bazzicava una certa marija… una vera signora! Sarebbe bello sentire la sua posizione.
io sono contrario all’aborto ma per nessun motivo lo si deve vietare a chi è favorevole… inutile inventare storielle per avallare i propri ragionamenti anti-abortisti specialmente se poi si vogliono velare di una certa subdola scientificità… a nessuna donna fa piacere abortire e se sceglie di farlo è solo perchè è il male minore e poi sono faccende troppo private e differenti per poter giudicare… tra pochi mesi ci diranno che fare figli fa bene alla pelle e che se ne partorisci dieci sarebbe come ringiovanire di 20 anni… tutte stron… ate… pensiamo prima alla dignità dei vivi e poi a quella dei probabili nascituri
A chi dice che non esisterebbe un pericolo “psicologico” (generalmente maschi) domando: cosa provereste voi a portare per nove mesi una creatura che non desiderate in nessun modo, la cui presenza è solamente un danno/fastidio/etc, la cui fisicità è considerata un corpo estraneo?
Oppure sperate che con l’obbligo al parto questa “madre snaturata” si innamori perdutamente del figliolo e torni sulla retta via della sacrà maternità obbligo sociale? Oppure sperate ancora che il pargolo vada a rinfocolare la natalità zero dei paesi occidentali?
Detto questo, la maggior parte delle donne che abortisce sono cattoliche (ma che caso..), straniere (ma tu guarda che altro caso…….) e ragazzine imbecilli e poco informate (ma tu guarda!! un altro CASO!!!). [[C’è una piccola percentuale che interrompe la gravidanza per motivi psicologici: tipo, ad esempio, le gravidanze poste in essere da uno stupro. Se non è un motivo psicologico questo ditemi voi cos’è.]]
Ma tutto ciò Cosa significa? Che tante e tanti (coppie o meno) usano l’aborto come metodo contraccettivo perchè prima, mentre si sollazzavano nella ginnastica a due, il cervello aveva momentaneamente staccato i neuroni della razionalità e non hanno minimamente pensato ad usare un fottuto guanto.
Alla base c’è un groppone di ignoranza (e di maschietti furbetti: “no, dai sono allergico” “no dai poi non sento niente.. :(” e di fanciulle – solitamente piccole di età e di cervello – che si bevono ‘ste stronzate e poi rimangono col regalino) alla base del quale indovina che ce sta?
Su dai, la risposta è facile facile.
Il punto, secondo me, è il seguente.
Cattolici e antiabortisti sono un po’ per la linea d’azione “Hai trombato? Sei incinta? Adesso ne paghi le conseguenze”.
Per il semplice motivo che anche gli spermatozoi e gli ovuli non fecondati sono potenzialmente delle vite; gli spermatozoi che non vengono usati e rimangono nei testicoli non saranno usabili in eterno, immagino, e comunque è impensabile che un individuo li possa usare tutti, visto che se producono MILIARDI, in una vita. Di conseguenza, migliaia e migliaia di potenziali vite vi muoiono nelle palle (scusate il francesismo).
Adesso qualcuno obietterà: “sì, ma muoiono naturalmente, non a seguito di un aborto!”
Proprio qui vi volevo. Allora il punto è che finché muoiono naturalmente, chi se ne sbatte della potenziale vita spezzata (se ve ne importasse qualcosa, vi attacchereste ai cancelli degli istituti medici perché si trovasse il modo di usare più spermatozoi e ovuli possibile, a prescindere dai rapporti sessuali); se muoiono quando sono ancora un feto di venti giorni, allora siamo dei criminali. Mi pare che la differenza stia solo nel fatto che in un caso si è fatto sesso e nell’altro no. Chi decide di non fare figli, secondo questa logica, è un criminale. Perché uccide TUTTI le potenziali vite che vengono generate al suo interno nel corso della sua vita. Solo perché lo fa in modo passivo (cioè non agendo, astenendosi dai rapporti sessuali) e non in modo attivo con un aborto, non mi pare che ci sia una differenza enorme. Se c’è, vorrei che mi venisse indicata.
Certo, poi i cattolici se ne vengono con le loro balle religiose, dicendo che il sesso serve solo a riprodursi e riprodursi in un altro modo è peccato, rendendo le donne potenziali sfornafigli a vita.
Ma gli atei come giustificano questa contraddizione?
Ci risiamo…rifiutare una gravidanza deve essere per forza uno strazio, un dramma, una macchia indelebile sulla coscienza della donna che osa sottrarsi al diktat catto-biologico che la vuole prima di tutto strumento di riproduzione (divinamente dolorosa mi raccomando eh!…) causando così la propria “perdita” (squilibrio mentale di vario grado…) e quella di un’eventuale futura progenie rimanendo una pericolosa non-madre per sempre.
CHE PALLE!
Come mai questi studi non contemplano mai la testimonianza di persone che vivono serenamente e in equilibrio con il proprio presente il fatto di aver abortito?
Eppure ce ne sono di donne che hanno interrotto una gravidanza indesiderata consapevoli non tanto di “tutelare la propria salute” (concetto in effetti un po’ ipocrita e molto restrittivo) ma di proteggere e “capitanare” la propria vita intesa come qualcosa di costruito sommando elementi psicologici, sociali, economici (e chi più ne ha più ne metta).
…e poi smettiamola di usare il termine aborto, il concetto esatto è interruzione VOLONTARIA di gravidanza.
sigh…ma non erano tornate le streghe?
Straquoto darkzero, inoltre mi sembra sempre peculiare che chi si proclama antiabortista anche ateo sia sempre uomo (e grazie al …. diranno i più smaliziati)…
I preti diano il buon esempio facendo dei figli. Ma non vogliono, ed esibiscono motivazioni “teologiche”. Lo sanno, la famiglia è un limite oggettivo al loro “magistero”. Questi vagabondi non possono prendersi reali responsabilità e si inventano responsabilità fittizie. Non lavorano, non producono nulla, sono dei parassiti, sono quello che resta del medioevo. Mandiamoli a lavorare, togliamoli i soldi rubati a chi produce veramente, quelli tolti al proletariato. I proletari producono tutto, anche i futuri produttori, ecco cosa sono i loro figli! Ecco perché essi sono contro l’aborto, perché essi sono per la “vita”, sì perché la loro vita da vermi solitari, dipende dal lavoro altrui, dal continuare, da madre in figlio, la schiavitù del salario! I preti sono per la proprietà privata, e da ignoranti quali sono, non distinguono la proprietà in generale, dalla proprietà dei mezzi di produzione. Sono contro il comunismo, ma anche contro la miseria! Pazzi ignoranti ed imbelli! I proletari, la momento giusto, spezzeranno il dominio del capitale e libereranno l’umanità dal bisogno e dalla necessità dell’aborto. Solo la rivoluzione proletaria permetterà la liberazione da quel medioevo che si chiama religione: essa giustifica ogni miseria materiale e morale, ed è necessaria al capitalismo come la creazione del plusvalore! La libertà è giustizia sociale, il resto sono solo balle, laiche o religiose che siano.
Un saluto internazionalista.
Non credo proprio che una donna che ha abortito volontariamente abbia problemi psicologici dopo..i problemi vengono a tenere un figlio non voluto! A portare 9 mesi dentro se stesse un essere odiato o non riconosciuto come figlio (per stupro, per malattia, perchè non ci si sente pronte, le motivazioni sono 20000), vengono problemi psichici! L’aborto non è un omicidio, basta!