Londra espelle la lesbica iraniana: rischia la lapidazione

Il governo britannico ha deciso la deportazione di Pegah Emambakhsh, la lesbica fuggita due anni fa dall’Iran passando dalla Turchia: la richiesta di asilo è stata rifiutata perché non c’è modo di dimostrare il suo orientamento sessuale. Quindi che rischi pure le cento frustate previste dal codice penale iraniano. Una pena inferiore rispetto alla condanna morte prevista per il reato di sodomia ma da non sottovalutare tenuto conto che, tornata in cella, non sarà certo un medico a occuparsi delle ferite.
Detenuta in un centro di accoglienza nei pressi di Bedford, Pegah sarà deportata martedì 28 agosto con il volo diretto della British Airways delle 21.55 dall’aeroporto londinese di Heathrow. Le assistenti di volo dovranno avere l’accortezza di liberarla dalle manette poco prima dell’atterraggio per darle modo di indossare spolverino e foulard, altrimenti rischierà un’ulteriore dose di frustate per avere contravvenuto all’obbligo del velo.
Ad attenderla in aeroporto non ci saranno i due figli, frutto di un matrimonio combinato, che non può più vedere. E non ci sarà nemmeno la sua compagna, arrestata tempo fa e di cui nulla si è più saputo. Al loro posto ci saranno le poliziotte, una novità voluta dal presidente Ahmadinejad: sono in servizio da pochi mesi ma già si sono fatte la fama di essere spietate.
Pegah finirà in carcere, giusto il tempo di calmare le acque e dare avvio al solito processo sommario, visto che la magistratura è da tempo controllata dai falchi conservatori. Nel suo caso non si tratterà soltanto di un reato che ha a che vedere con l’orientamento sessuale. Visto il polverone che ha sollevato, potrebbe essere persino accusata di avere attentato alla sicurezza dello Stato.
I rischi che corre Pegah sono gli stessi di Yasmin K., a rischio espulsione in Germania, e che avrebbe corso la lesbica iraniana ventisettenne che nel 2006 non fu deportata perché i giudici di Stoccarda decisero che, pur non avendo le carte in regola per la concessione dell’asilo, non la si poteva condannare a morte sicura.
La campagna affinché Pegah ottenga l’asilo è portata avanti da Matteo Pegoraro e Roberto Malini dell’associazione italiana EveryOne, che sta gestendo il caso con la cooperazione dell’Iranian queer organization, una delle numerose organizzazioni omosessuali iraniane all’estero.
A salvare la vita di Pegah – suggerisce Arcigay – potrebbe essere la richiesta del premier Romano Prodi al britannico Gordon Brown, affinché il Regno Unito rispetti la Convenzione dell’Onu per i rifugiati che obbliga i Paesi firmatari a offrire protezione a tutti coloro che temono di essere perseguitati per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare «gruppo sociale» od opinione politica. È dal 1999 che Londra riconosce gli omosessuali «gruppo sociale» e per questo due anni fa Pegah aveva scelto proprio il Regno Unito.

Fonte: laStampa.it 

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8 commenti

Daniela

che decisione assurda, altro che convenzione dell’onu, che schifo, speramo che si possa fare qualcosa.

Soqquadro

Vorrei vedere un convertito cristiano che non vuole tornare in Afghanistan espulso perchè non può dimostrare di essere un convertito davvero… bah.

Aldissimo

@Soqquadro

se non erro il devoto ex ministro Fini ha fatto adottare ai contribuenti italiani quel convertito afghano, in contrasto con la sua legge Fini.
Ah, dimenticavo, i musulmani puniscono l’apostasia, non la conversione (che è un eventuale passo successivo all’apostasia), chissà se Fini ci avrebbe fatto adottarre un semplice apostata ateo.

Nerone

la mia idea di aiuto per le popolazioni che vivono in situazioni sociopolitiche simili a quelle iraniane è di lasciare quei paesi nel loro brodo, a meno che non diventino una minaccia reale, ma OFFRIRE aiuto e sostegno per i cittadini di quei paesi che non possono vivere in tali situazioni. Esattamente come avveniva ai rifugiati dell’ex blocco sovietico. Noto che l’UK si comporta in maniera esattamente contraria. Non sono sicuro che altri paesi occidentali si comporterebbero in maniera diversa.
Dopo l’assegnazione del premio Giuda a Tony Blair, per aver tradito tutto ciò che si poteva tradire degli ideali socialisti (tranne lo scrocco, tipico dei socialisti, vedi vacanze a sbafo nelle ville dei suoi amichetti miliardari), potremmo proporre il premio Ponzio Pilato per Gordon Brown, per la sua inimitabile abilità nel lavarsi le mani, ma stia attento all’alro concorrente, la sciura Merkel da Berlino, che è una temibile concorrente

anteo

amnesty o altri ha scritto qualche appello che si possa sottoscrivere?

Marco

Uno dei pochi casi in cui siamo più civili di altri paesi:noi ce l’ abbiamo scritto in Costituzione che non si possono estradare o espellere persone che sarebbero sottoposte a trattamenti contro i diritti umani nei paesi d’ origine!

Flavio

Riporto un mio commento al post più recente:

Da http://www.ukgaynews.org.uk/Archive/07/Aug/2301.htm

Letters of support of for Pegah Emambakhsh should be sent to: Rt. Hon. Jacqui Smith MP, Home Secretary, 2, Marsham St, London, SW1P 4DF. Because of the urgency and the holiday weekend, faxing the letter is suggested. The fax numbers are: + 44 (0) 207 035 3262 or +44 (0) 207 035 2362.
In either case the letter (envelope or fax) should be clearly marked for ‘The personal attention of The Home Secretary’. The Home Secretary’s email address is homesecretary.submissions(at)homeoffice.gsi.gov.uk – replace “(at)” with “@”.
“So we can keep a record of what has been written please send a brief email to: pegahletters(at)mac.com to let the campaign group know who you have written to and by what form (letters, fax, email),” the Assist spokesperson requested.

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